Il momento più nuovo e originale dell’incontro con il patriarca ecumenico di Costantinopoli non è stato certo l’inchino di papa Francesco a Bartolomeo, con la richiesta di pregare per lui.
Per Jorge Mario Bergoglio questo è un gesto usuale. Lo fa con tutti. L’ha fatto più di una volta con le folle, fin dalla sua prima apparizione come papa in piazza San Pietro. L’ha fatto il 1 giugno scorso nello stadio olimpico di Roma gremito da migliaia di cattolici e protestanti. L’ha fatto nel 2006 nel Luna Park di Buenos Aires mettendosi in ginocchio sul palco a ricevere la benedizione di un leader protestante pentecostale.
Piuttosto, il momento saliente dell’incontro tra Pietro e Andrea, come simbolicamente i due amano chiamarsi l’un l’altro, è stato lo scambio delle promesse di unità tra le Chiese, al termine della “divina liturgia” celebrata nella chiesa di San Giorgio al Phanar nel giorno della festa di sant’Andrea apostolo.
Il patriarca Bartolomeo ha riconosciuto al capo della Chiesa di Roma il merito di far sperare “che l’avvicinamento delle nostre due grandi antiche Chiese continuerà a edificarsi sulle solide fondamenta della nostra comune tradizione, la quale da sempre rispettava e riconosceva nel corpo della Chiesa un primato di amore, di onore e di servizio, nel quadro della sinodalità, affinché con una sola bocca ed un sol cuore si confessi il Dio Trino e si effonda il suo amore nel mondo”.
Bartolomeo, riferendosi al campo ortodosso, ha aggiunto che “la divina provvidenza attraverso l’ordine costituito dai santi concili ecumenici, ha assegnato la responsabilità del coordinamento e della espressione della omofonia delle santissime Chiese ortodosse locali” proprio al patriarca ecumenico di Costantinopoli, cioè a lui stesso. E con questo ruolo ha detto di preparare il “santo e grande Sinodo della Chiesa ortodossa” che si terrà finalmente nel 2016 dopo mezzo secolo di tentativi: Sinodo panortodosso al quale auspica di vedere presenti osservatori cattolici.
Da parte sua, papa Francesco si è richiamato al decreto del Concilio Vaticano II sulla ricerca dell’unità dei cristiani, promulgato esattamente mezzo secolo fa. “Con quel decreto – ha sottolineato – la Chiesa cattolica riconosce che le Chiese ortodosse hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della successione apostolica, il sacerdozio e l’eucaristia, per mezzo dei quali restano ancora unite con noi da strettissimi vincoli”.
Il ristabilimento della piena comunione, quindi, “non significa né sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno”:
“Voglio assicurare che, per giungere alla meta sospirata della piena unità, la Chiesa cattolica non intende imporre alcuna esigenza, se non quella della professione della fede comune, e che siamo pronti a cercare insieme, alla luce dell’insegnamento della Scrittura e dell’esperienza del primo millennio, le modalità con le quali garantire la necessaria unità della Chiesa nelle attuali circostanze”.
Dalla lettura congiunta dei discorsi di Francesco e Bartolomeo, il blog ultrabergogliano Vatican Insider ha subito dedotto che “per l’attuale successore di Pietro il ripristino della piena comunione tra cristiani cattolici e ortodossi sarebbe possibile già ora, senza porre ai fratelli ortodossi pre-condizioni di carattere teologico o giurisdizionale”.
Ma la realtà è tutt’altra. Il cammino verso l’unità tra cattolici e ortodossi continua ad essere impervio e ha nel primato del successore di Pietro il suo maggiore problema irrisolto.
È un primato che va contemperato con la “sinodalità”, come Bartolomeo ha ricordato e come la stessa Chiesa cattolica accetta. Ma il pur necessario rimando a “l’esperienza del primo millennio”, quando Occidente e Oriente erano indivisi, non basta a disegnare le forme in cui tale equilibrio può oggi configurarsi per essere reciprocamente accettato. Sono anni che una commissione mista di teologi cattolici e ortodossi si affatica sulla questione, senza sostanziali passi avanti. Le Chiese ortodosse per prime sono tra lorodivise, non accordandosi nemmeno sul tipo di primato che la tradizione assegna al patriarca ecumenico di Costantinopoli e che Bartolomeo è tornato a rivendicare, nel suo scambio di messaggi col papa.
Tutti i discorsi di papa Francesco ad Ankara e Istanbul:
> Viaggio apostolico in Turchia, 28-30 novembre 2014
> Viaggio apostolico in Turchia, 28-30 novembre 2014
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