Rimbomba ancora l’eco della pseudo-catechesi condotta dal comico toscano Benigni e benedetta dal papa argentino Bergoglio, quand’ecco balenare nell’aria un’altra notizia illuminante, e questa volta non solo metaforicamente, ma concretamente, con tanto di illuminazione pubblica.
Come la pseudo-catechesi pseudo-cattolica è stata offerta in modo da incuriosire milioni di persone, così questa pubblica illuminazione natalizia, quanto meno strana, è stata offerta nelle strade di una grande città come Bologna, notoriamente detta “la dotta”, almeno un tempo, quando c’erano i cattolici.
Come la pseudo-catechesi pseudo-cattolica è stata offerta in modo da incuriosire milioni di persone, così questa pubblica illuminazione natalizia, quanto meno strana, è stata offerta nelle strade di una grande città come Bologna, notoriamente detta “la dotta”, almeno un tempo, quando c’erano i cattolici.
I mezzi d’informazione si sono buttati sulla “notizia” e hanno tirato fuori le deduzioni più diverse, tra le quali la più che colpisce è l'etichetta di “massonico”, perfino più specifica di “Loggia P2”, che in Italia non guasta mai per vendere qualche copia in più.
In Comune dicono che si tratta di un’opera d’arte che rientra in un più ampio disegno culturale che si sta portando avanti a Bologna; così che la luminaria pseudo-esoterica non sarebbe casuale, ma voluta, perché, si dice, possa servire da memento: Bologna è la città della strage alla stazione, la cui matrice sembra potersi ricondurre alle mene della Loggia “Propaganda 2”, la stessa che, a seguire i giornali, ci avrebbe regalato un trentennio di vita movimentata e spesso esilarante, impedendo che vivessimo in una nazione di ebeti lobotomizzati.
Ma in tutto questo, oltre a certi elementi un po’ risibili, che ben si legano all’ilarità sollecitata dallo spettacolo comico di Benigni, c’è qualcosa di inquietante, che ben si sposa col capo dei Vescovi che, trovandosi a Milano in mezzo a cattolici da ritenersi ferrati, non dice Messa sull’altare, ma sul tavolo di redazione.
Se siamo giunti ad introdurre il Natale con le carnevalate di un buffone insignito, non a caso, del premio Nobel, e se il capo dei Vescovi fa capire che l’altare non serve più neanche a celebrare Messa, e se arriviamo ad illuminare questo Natale con luminarie che richiamano più l’anti-Natale, sarebbe colpevolmente sciocco non chiedersi il perché e quale senso nascosto possa esserci in tutto questo, perfino all’insaputa degli autori.
Se si guarda la prima immagine da noi riportata qui, si nota in primo piano il triangolo con l’occhio raggiante, antico simbolo dell’onniscienza divina, presente in innumerevoli chiese cattoliche fin dal basso medioevo - ancora oggi lo si ritrova nella Basilica di San Petronio a Bologna - e fatto proprio nel 1700 dalla massoneria moderna con l’averlo ricavato dalla massoneria antica.
Siamo parlando in pratica di un esempio di inversione dei simboli, e proprio di uno di quegli esempii che ci ricorda come il diavolo preferisca utilizzare simboli di verità per propagandare la menzogna; esattamente come accade nel caso dello spettacolo comico dei “dieci comandamenti” e della Messa detta senza altare.
Ma come spesso accade con le opere del diavolo, questi fa le pentole, ma non i coperchi, finendo col palesare i suoi veri disegni, sempre che si abbia voglia di vedere e non si preferisca chiudere gli occhi per sentirsi meglio.
In questo caso, non è affatto peregrino considerare che ci troviamo al cospetto di un “illuminato” messaggio proveniente dagli artefici del Nuovo Ordine Mondiale, messaggio che vuole stabilire con chiarezza che è giunto il tempo del “grande occhio” che tutto vede e tutto controlla, il “grande occhio” del “grande fratello” di orwelliana memoria.
Sarebbe quindi finito il tempo dei camuffamenti, non servono più messaggi criptati, oggi si può dire chiaramente chi è che dirige il mondo: il dio denaro.
Dopo aver volgarizzato, commercializzato e banalizzato il Natale, sembra sia giunto il momento di rimpiazzare il vero Dio con una delle sue scimmiottature terrene, o almeno di provare a farlo, intanto con le luminarie.
È infatti il simbolo del dio denaro quello che vediamo raffigurato nella luminaria di Bologna. Simbolo che non necessita di alcuna esegesi esoterica massonica o paramassonica, cose ormai superate, perché si tratta palesemente della raffigurazione “luminosa” del “one dollar bill”: il biglietto da un dollaro americano.
In questo biglietto sono presenti tutti gli elementi atti a far capire qual è l’importanza che riveste il denaro nell’ottica del Nuovo Ordine Mondiale, quello stesso denaro che regge ormai le sorti del mondo sulla base dell’americanismo e del “dollaro”, appunto.
Intanto questi elementi sono presenti solo su questa moneta, “un dollaro”, con chiaro richiamo simbolico al doppio senso che in inglese ha il termine “one”: uno e unico.
Poi la scritta che sovrasta “one”:“in god we trust”, fidiamo in dio; dove la combinazione tra il dio a cui ci si rferisce e l'uno - one -, fa comprendere che si tratta del dio denaro: un dollaro, il dollaro, l'unico dollaro.
E ancora, troviamo il medaglione a sinistra della scritta centrale, che contiene una piramide, che è quella a cui si ispira la luminaria di Bologna.
Questo medaglione è definito da una sorta di titolazione, in basso: the great seal: il grande sigillo; il quale sancisce che ci si trova al cospetto della raffigurazione simbolica del Nuovo Ordine Mondiale, come spiega chiaramente la scritta: novus ordo seclorum. Tale nuovo ordine, secondo una supposta approvazione superiore, annuit coeptis, sarà sovrastato da una gerarchia piramidale, ispirata, diretta e controllata dal “grande occhio” che tutto vede.
È infatti il simbolo del dio denaro quello che vediamo raffigurato nella luminaria di Bologna. Simbolo che troviamo nel medaglione a sinistra della scritta centrale del one dollar bill; medaglione che non a caso viene definito come the great seal: il grande sigillo.
Cosa sancisce questo sigillo? Innanzi tutto che si tratta del simbolo del Nuovo Ordine Mondiale:novus ordo seclorum, che, secondo una supposta approvazione superiore, annuitcoeptis, sarà sovrastato da una gerarchia piramidale, ispirata, diretta e controllata dal “grande occhio” che tutto vede.
Ed è proprio questo grande occhio che sovrasta la piramide, che a sua volta sovrasta tutto, che vediamo raffigurato nella luminaria di Bologna; a conferma che quella dichiarata opera d’arte che dovrebbe servire da memento di chissà quali vicende mai veramente chiarite, non è altro che un messaggio in chiaro – illuminato – che indica la suprema autorità terrena che sola possa e debba essere universalmente riconosciuta.
In Comune dicono che si tratta di un’opera d’arte che rientra in un più ampio disegno culturale che si sta portando avanti a Bologna; così che la luminaria pseudo-esoterica non sarebbe casuale, ma voluta, perché, si dice, possa servire da memento: Bologna è la città della strage alla stazione, la cui matrice sembra potersi ricondurre alle mene della Loggia “Propaganda 2”, la stessa che, a seguire i giornali, ci avrebbe regalato un trentennio di vita movimentata e spesso esilarante, impedendo che vivessimo in una nazione di ebeti lobotomizzati.
Ma in tutto questo, oltre a certi elementi un po’ risibili, che ben si legano all’ilarità sollecitata dallo spettacolo comico di Benigni, c’è qualcosa di inquietante, che ben si sposa col capo dei Vescovi che, trovandosi a Milano in mezzo a cattolici da ritenersi ferrati, non dice Messa sull’altare, ma sul tavolo di redazione.
Se siamo giunti ad introdurre il Natale con le carnevalate di un buffone insignito, non a caso, del premio Nobel, e se il capo dei Vescovi fa capire che l’altare non serve più neanche a celebrare Messa, e se arriviamo ad illuminare questo Natale con luminarie che richiamano più l’anti-Natale, sarebbe colpevolmente sciocco non chiedersi il perché e quale senso nascosto possa esserci in tutto questo, perfino all’insaputa degli autori.
Se si guarda la prima immagine da noi riportata qui, si nota in primo piano il triangolo con l’occhio raggiante, antico simbolo dell’onniscienza divina, presente in innumerevoli chiese cattoliche fin dal basso medioevo - ancora oggi lo si ritrova nella Basilica di San Petronio a Bologna - e fatto proprio nel 1700 dalla massoneria moderna con l’averlo ricavato dalla massoneria antica.
Siamo parlando in pratica di un esempio di inversione dei simboli, e proprio di uno di quegli esempii che ci ricorda come il diavolo preferisca utilizzare simboli di verità per propagandare la menzogna; esattamente come accade nel caso dello spettacolo comico dei “dieci comandamenti” e della Messa detta senza altare.
Ma come spesso accade con le opere del diavolo, questi fa le pentole, ma non i coperchi, finendo col palesare i suoi veri disegni, sempre che si abbia voglia di vedere e non si preferisca chiudere gli occhi per sentirsi meglio.
In questo caso, non è affatto peregrino considerare che ci troviamo al cospetto di un “illuminato” messaggio proveniente dagli artefici del Nuovo Ordine Mondiale, messaggio che vuole stabilire con chiarezza che è giunto il tempo del “grande occhio” che tutto vede e tutto controlla, il “grande occhio” del “grande fratello” di orwelliana memoria.
Sarebbe quindi finito il tempo dei camuffamenti, non servono più messaggi criptati, oggi si può dire chiaramente chi è che dirige il mondo: il dio denaro.
Dopo aver volgarizzato, commercializzato e banalizzato il Natale, sembra sia giunto il momento di rimpiazzare il vero Dio con una delle sue scimmiottature terrene, o almeno di provare a farlo, intanto con le luminarie.
È infatti il simbolo del dio denaro quello che vediamo raffigurato nella luminaria di Bologna. Simbolo che non necessita di alcuna esegesi esoterica massonica o paramassonica, cose ormai superate, perché si tratta palesemente della raffigurazione “luminosa” del “one dollar bill”: il biglietto da un dollaro americano.
In questo biglietto sono presenti tutti gli elementi atti a far capire qual è l’importanza che riveste il denaro nell’ottica del Nuovo Ordine Mondiale, quello stesso denaro che regge ormai le sorti del mondo sulla base dell’americanismo e del “dollaro”, appunto.
Intanto questi elementi sono presenti solo su questa moneta, “un dollaro”, con chiaro richiamo simbolico al doppio senso che in inglese ha il termine “one”: uno e unico.
Poi la scritta che sovrasta “one”:“in god we trust”, fidiamo in dio; dove la combinazione tra il dio a cui ci si rferisce e l'uno - one -, fa comprendere che si tratta del dio denaro: un dollaro, il dollaro, l'unico dollaro.
E ancora, troviamo il medaglione a sinistra della scritta centrale, che contiene una piramide, che è quella a cui si ispira la luminaria di Bologna.
Questo medaglione è definito da una sorta di titolazione, in basso: the great seal: il grande sigillo; il quale sancisce che ci si trova al cospetto della raffigurazione simbolica del Nuovo Ordine Mondiale, come spiega chiaramente la scritta: novus ordo seclorum. Tale nuovo ordine, secondo una supposta approvazione superiore, annuit coeptis, sarà sovrastato da una gerarchia piramidale, ispirata, diretta e controllata dal “grande occhio” che tutto vede.
È infatti il simbolo del dio denaro quello che vediamo raffigurato nella luminaria di Bologna. Simbolo che troviamo nel medaglione a sinistra della scritta centrale del one dollar bill; medaglione che non a caso viene definito come the great seal: il grande sigillo.
Cosa sancisce questo sigillo? Innanzi tutto che si tratta del simbolo del Nuovo Ordine Mondiale:novus ordo seclorum, che, secondo una supposta approvazione superiore, annuitcoeptis, sarà sovrastato da una gerarchia piramidale, ispirata, diretta e controllata dal “grande occhio” che tutto vede.
Ed è proprio questo grande occhio che sovrasta la piramide, che a sua volta sovrasta tutto, che vediamo raffigurato nella luminaria di Bologna; a conferma che quella dichiarata opera d’arte che dovrebbe servire da memento di chissà quali vicende mai veramente chiarite, non è altro che un messaggio in chiaro – illuminato – che indica la suprema autorità terrena che sola possa e debba essere universalmente riconosciuta.
di Belvecchio
NATALE FUORI LUOGO
ovvero
Il capo dei Vescovi dice Messa sul tavolo di redazione
di A. Nonim
Ho visto su AVVENIRE del 18 c.m. (pag. 2) una foto che ritrae il Segretario della CEI Mons. Nunzio Galantino mentre celebra la Messa di Natale in una sala della redazione del giornale a Milano [vedi il filmato].
A parte che non vedo che bisogno ci sia che per delle persone, che si suppongono cattoliche, si celebri una Messa di Natale prima del 25 dicembre [forse perché quel giorno a Messa non ci vanno?], mi sembra davvero diseducativo offrire ai lettori di Avvenire quello “spettacolo” di una Messa celebrata non su un altare per quanto “improvvisato”, ma su un tavolo delle riunioni di amministrazione e di redazione del giornale, senza tovaglia, senza crocifisso, senza alcun segno e alcun senso del sacro, in barba a tutte le norme liturgiche pre- e post-conciliari.
Bella roba!
Bella lezione dall’alto!
Ma non si avvedono costoro che così facendo vanificano tutti gli sforzi di chi si impegna ad osservare e far osservare le norme liturgiche e che non solo danno man forte agli indisciplinati, ma anche rafforzano sempre di più, in coloro che non accettano la Riforma Liturgica, la convinzione di essere (anche se, e in non secondari aspetti, lo sono più che legittimamente) dalla parte del giusto e della ragione?
Ma smettiamola una volta per tutte, e soprattutto chi di dovere si impegni decisamente a che la si smetta con questa continua banalizzazione del più santo, del più grande, del più sublime atto di culto che è il Santo Sacrificio dell’Altare!
Dell’Altare, appunto! Tanto è fondamentale l’Altare che il Santissimo Sacramento del Sacrificio della Croce è anche denominato Santo Sacrificio dell’Altare.
E dov’è invece che Mons. Galantino ha celebrato Messa nella redazione di Avvenire a Milano?
Perché si compiono così gravi abusi ad opera addirittura di chi dovrebbe invece preoccuparsi, specie per la fiducia riposta in lui dal S. Padre e per l’alta rappresentatività che ha nell’episcopato italiano, di non dare cattivo esempio?
E non bisogna nemmeno dimenticare i gravi danni ecumenici che ne conseguono, perché gli Ortodossi sicuramente inorridiscono davanti a una tale superficiale riduzione della sinassi eucaristica a semplice incontro fraterno per scambiarsi gli auguri di Natale, considerando con ciò noi cattolici distruttori della Tradizione e privi del senso del sacro e del mistero.
Fino a quando dovremo ancora sopportare tutto questo? Io sono sempre stato e sono convinto che i tradizionalisti abbiano le loro sacrosante ragioni, ma se si continua di questo passo con gli abusi, persino con l’avallo e il cattivo esempio dall’Alto, finirò per convincermi che le ragioni siano tutte sacrosantamente dalla loro parte.
Ho visto su AVVENIRE del 18 c.m. (pag. 2) una foto che ritrae il Segretario della CEI Mons. Nunzio Galantino mentre celebra la Messa di Natale in una sala della redazione del giornale a Milano [vedi il filmato].
A parte che non vedo che bisogno ci sia che per delle persone, che si suppongono cattoliche, si celebri una Messa di Natale prima del 25 dicembre [forse perché quel giorno a Messa non ci vanno?], mi sembra davvero diseducativo offrire ai lettori di Avvenire quello “spettacolo” di una Messa celebrata non su un altare per quanto “improvvisato”, ma su un tavolo delle riunioni di amministrazione e di redazione del giornale, senza tovaglia, senza crocifisso, senza alcun segno e alcun senso del sacro, in barba a tutte le norme liturgiche pre- e post-conciliari.
Bella roba!
Bella lezione dall’alto!
Ma non si avvedono costoro che così facendo vanificano tutti gli sforzi di chi si impegna ad osservare e far osservare le norme liturgiche e che non solo danno man forte agli indisciplinati, ma anche rafforzano sempre di più, in coloro che non accettano la Riforma Liturgica, la convinzione di essere (anche se, e in non secondari aspetti, lo sono più che legittimamente) dalla parte del giusto e della ragione?
Ma smettiamola una volta per tutte, e soprattutto chi di dovere si impegni decisamente a che la si smetta con questa continua banalizzazione del più santo, del più grande, del più sublime atto di culto che è il Santo Sacrificio dell’Altare!
Dell’Altare, appunto! Tanto è fondamentale l’Altare che il Santissimo Sacramento del Sacrificio della Croce è anche denominato Santo Sacrificio dell’Altare.
E dov’è invece che Mons. Galantino ha celebrato Messa nella redazione di Avvenire a Milano?
Perché si compiono così gravi abusi ad opera addirittura di chi dovrebbe invece preoccuparsi, specie per la fiducia riposta in lui dal S. Padre e per l’alta rappresentatività che ha nell’episcopato italiano, di non dare cattivo esempio?
E non bisogna nemmeno dimenticare i gravi danni ecumenici che ne conseguono, perché gli Ortodossi sicuramente inorridiscono davanti a una tale superficiale riduzione della sinassi eucaristica a semplice incontro fraterno per scambiarsi gli auguri di Natale, considerando con ciò noi cattolici distruttori della Tradizione e privi del senso del sacro e del mistero.
Fino a quando dovremo ancora sopportare tutto questo? Io sono sempre stato e sono convinto che i tradizionalisti abbiano le loro sacrosante ragioni, ma se si continua di questo passo con gli abusi, persino con l’avallo e il cattivo esempio dall’Alto, finirò per convincermi che le ragioni siano tutte sacrosantamente dalla loro parte.
Certamente che abbiamo ragione, la Santa Messa è il sacrificio redentivo di Nostro Signore Gesù Cristo e non una cenetta tra amici . E coloro che celebrano il Santo Sacrificio con nessuna riverenza ne' timor di Dio dovrebbero battersi il petto e piangere le loro colpe prima che sia per loro pianto e stridor di denti. E la città di Bologna è rossa ? Spero di vergogna . jane
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