ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 21 gennaio 2015

Ciellini scippati vendicansi?



Don Mauro Inzoli, parroco a Crema, esponente di «Comunione e Liberazione», era stato obbligato «a vita ritirata», ha partecipato al convegno per la «difesa della famiglia»


Don Mauro Inzoli (nel cerchio rosso) in platea al convegno (Fotogramma) Don Mauro Inzoli (nel cerchio rosso) in platea al convegno (Fotogramma)
Ha scatenato polemiche sui social la presenza di don Mauro Inzoli, ex parroco accusato di abusi sui minori, al quale l’anno scorso la Santa Sede aveva imposto il ritiro a vita privata. Il parroco, come si vede nella foto in alto, era seduto sabato 17 in seconda fila al Pirellone nel Convegno organizzato dalla Regione Lombardia per tutelare i valori «della famiglia tradizionale».
 Convegno accusato di omofobia e che ha provocato reazioni indignate tra le associazioni per la difesa dei diritti civili e degli omosessuali. L’ex parroco sedeva proprio dietro il presidente della Regione , Roberto Maroni , il senatore Roberto Formigoni, il presidente del Consiglio Raffaele Cattaneo e l’assessore alla Cultura, Cristina Cappellini. Il primo a denunciare la presenza di don Inzoli al convegno è stato il deputato di Sinistra Ecologia Libertà Franco Bordo che ha riconosciuto il sacerdote della sua città, Crema, nelle foto pubblicate dai quotidiani. Era stato Bordo a presentare un anno fa un esposto alla procura che ha aperto un’inchiesta e ha avviato una rogatoria con lo stato Vaticano. «Proprio un bel quadretto familiare», è il commento indignato del parlamentare di Sel che appare su Twitter.

Lo chiamavano Don Mercedes
Personaggio molto noto - punto di riferimento di «Comunione e Liberazione» in Lombardia, fondatore del Banco Alimentare e dell’Associazione della Fraternità - noto per una vita di lussi eccessivi, tra auto, sigari e ristoranti alla moda (lo chiamavano Don Mercedes) il sacerdote, 64 anni, l’anno scorso era stato invitato a una vita di preghiera e di riservatezza, come conseguenza dei reati a lui contestati.


shadow carousel
Milano, al convegno sulla famiglia un prete accusato di abusi sui minori

LE RESTRIZIONI IMPOSTE DALLA SANTA SEDE
La Santa Sede gli aveva prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza avrebbe comportato la dimissione dallo stato clericale. «Don Mauro», era stato l’obbligo prescritto « non potrà celebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri Sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano».

Il prete accusato di pedofilia «Mio diritto andare al convegno»

Maroni: «Avessi saputo l?avrei allontanato». Giallo su chi gli ha rilasciato l?accredito La difesa Il sacerdote: «Le accuse a mio carico? Passeranno, mi rimetto al giudizio divino»Stefano Zecchi «Mi ha detto solo che in Danimarca non nascono down perché li fermano prima»

MILANO Caldamente consigliato di star zitto per evitare «ulteriori danni» da quello che a lungo è stato il suo mondo e il suo entourage, don Mauro Inzoli passa un lunedì braccato nella casa della povera mamma alla quale le ultime ore hanno provocato un «angosciante dolore», e della gentile sorella che infine verso sera abbandona la «resistenza» e ci consegna il memoriale difensivo. Scende in cortile dalla scala «D» e con un discorso interrotto dal rumore del treno che passa dietro il palazzo, nella periferia nord di Milano, la sorella parla per conto del sacerdote ex «punto di riferimento» di Comunione e Liberazione, già «espulso» da papa Francesco per abusi sessuali sui minori eppure sabato ben visibile e assai fotografato in seconda fila al convegno in Regione sulla «famiglia tradizionale», un convegno promosso dalla stessa Regione insieme ad Alleanza Cattolica e Fondazione Tempi ma che più voci e partiti hanno definito «omofobo». Il 64enne don Mauro rivendica «il diritto» ad andare dove vuole essendo «libero di farlo», spiega che era a conoscenza da tempo del convegno e subito s?era ripromesso di parteciparvi, afferma che non si è imbucato ma si è registrato come chiunque altro; e fondamentalmente non giudica tutta questa storia «una questione di vita e di morte» come invece «sembra che sia diventata». Nulla cambia invece per le accuse di abusi che gli sono state mosse: lui s?appella al «giudizio divino», il resto «passerà».Di sicuro don Mauro, sotto indagine dalla Procura di Cremona, innamorato di belle macchine e di sigari, originario di Torlino Vimercati, nemmeno cinquecento abitanti in provincia di Cremona, non è passato inosservato: sabato in parecchi di Cl l?hanno notato. I posti non erano assegnati come conferma un altro dei presenti, vicino di seggiolino del sacerdote, il professor Stefano Zecchi, che giura essere ignaro dell?identità e dei trascorsi di don Mauro. Dice Zecchi: «Sono arrivato in anticipo e mi sono sistemato. Poi è arrivato lui, ha visto quel posto libero, ha chiesto scusa e si è accomodato. Se n?è stato zitto tutto il tempo. Applaudiva parecchio e con entusiasmo. Terminato il convegno quel prete mi ha parlato di come in Danimarca non ci sono bimbi down perché a suo dire fanno in modo di fermarli prima. Ammetto che mi ha inquietato...».Fonti del Corriere , domenica, hanno rivelato due elementi: la conferma che il sacerdote non è entrato casualmente ma lo ha fatto grazie a «un lasciapassare» ottenuto dagli uffici di Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale ed esponente di spicco di Cl. Ieri dallo staff di Cattaneo hanno precisato che «gli accrediti istituzionali sono stati gestiti dalla Giunta regionale». Vero o falso? Nel sottolineare che la presenza di don Mauro è stata «inopportuna» il governatore Roberto Maroni ha manifestato rammarico: peccato che il «cerimoniale non mi abbia informato altrimenti il sacerdote sarebbe stato allontanato». Abbiamo detto di Maroni e adesso diciamo del suo predecessore alla guida della Regione Roberto Formigoni, peraltro accostato al sacerdote in quanto questi sarebbe stato uno dei suoi confessori. Anche qui: vero o falso? Premesso che pure Formigoni ha definito «inopportuna la presenza di don Inzoli» e ha aggiunto che «la polemica montata è abnorme e strumentale», ripete che «non è mai stato il mio confessore, l?avrò visto un paio di volte». Chiusa qua? No, per niente. C?è la parentesi, lunga, di insulti e di gazzarra che ha accompagnato l?intervento di Angelo Antinoro, 22 anni, studente di Giurisprudenza offeso dall?avvocato ed ex ministro Ignazio La Russa che gli ha urlato «culattone» come documentato dal labiale in un video. La Russa, «impegnato in riunione», ha lasciato fare al portavoce con una nota diffusa in serata: «Non ho minimamente offeso il giovane gay venuto a interrompere e disturbare un incontro al quale peraltro ero solo spettatore». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Galli Andrea

LE POLEMICHE

Forum famiglia, caso sul prete accusato di pedofilia

Espulso dal Papa, era in seconda fila. E Lupi critica l?uso del logo di Expo per l?iniziativa

MILANO Da Comunione e Liberazione si limitano a dire che si è trattato di uno scherzo da preti. Ma dopo una vigilia tesissima per tutta la scorsa settimana e dopo uno svolgimento (sabato) con tensioni sia dentro che all?esterno, sul convegno della famiglia tradizionale, definito da più voci «omofobo», si è aperto un nuovo fronte di polemiche. Al convegno, organizzato da Regione Lombardia, Alleanza Cattolica e Fondazione Tempi , ha partecipato anche don Mauro Inzoli. Era in seconda fila. Dietro l?ex governatore Roberto Formigoni e il successore Roberto Maroni. Don Inzoli, 64 anni, ex sacerdote di riferimento di Cl, è stato «espulso» dalla Chiesa con delibera di papa Francesco per abusi sessuali su minori. Voci dalla Regione rivelano che don Inzoli sarebbe stato accreditato dalla segreteria del presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo. Il sacerdote non si sarebbe «imbucato»: più d?uno, anzi, sapeva. Del resto il convegno era «blindato» per la paura di contestazioni e per la presenza di autorità come il ministro Maurizio Lupi. Il quale all?evento in Regione era arrivato a sorpresa: «Ho deciso di esserci dopo le falsità che avevo letto e soprattutto dopo le scritte ingiuriose sui muri della sede di Tempi. Nella nostra società il concetto di democrazia va chiarito». Il senso è subito spiegato: «Nel nome del rispetto di ciascuno, qualcuno cerca però di impedire il giudizio. Io rispetto, ma voglio dire chiaramente cosa per me è bene o male, vero o falso. Ed esprimere un giudizio non significa discriminare». Durante il convegno un ragazzo ha preso la parola ponendo una domanda diretta ed è stato fischiato e portato via. «L?intervento ? osserva il ministro ? non era previsto e poteva parere strumentale. È stato un errore fischiare e avremmo dovuto dare noi per primi un segno di grande responsabilità. Ma questo clima è stato costruito ad arte per giorni e probabilmente nell?aria c?era una tensione che ha provocato questa reazione». La domanda del giovane è rimasta sospesa: «Lei cosa farebbe se avesse un figlio omosessuale? Lo farebbe curare?». Lupi non ha dubbi: «Nella mia famiglia accoglierei un figlio omosessuale, cercando di aiutarlo, rispettandolo e paragonandomi alla sua libertà proprio come un padre fa con il proprio figlio ogni giorno. Ma come educatore devi essere chiaro nel tuo giudizio». Ovvero? «La famiglia è un luogo naturale composto da un uomo e da una donna, fondamento della società e che lo Stato deve sostenere. E ogni bambino ha diritto ad avere un padre e una madre. Il mio giudizio non è discriminatorio, come invece chi ha osteggiato il convegno ha cercato di far credere».Il caso, don Inzoli a parte, non è affatto chiuso. Altra questione è quella aperta da Maroni, intenzionato a riproporre il convegno sulla famiglia durante l?Expo. «Con tutta l?amicizia e la stima per Maroni, credo che dovremmo tutti evitare di cadere nella trappola delle strumentalizzazioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ravizza Simona

Farsi dare degli omofobi per niente, a Milano (con tante brutte gaffe)

di Maurizio Crippa | 20 Gennaio 2015 

Papa Francesco (foto LaPresse)
Dall’altra parte del mondo, non per forza in periferia, Papa Francesco aveva appena terminato di dire a sei milioni di cristiani che bisogna imparare a piangere davanti ai bambini abusati. Da questa parte del mondo, non proprio nel centro, insomma all’Auditorium della regione Lombardia a Milano, un più piccolo ma fiero manipolo di cattolici, nella chiesa c’è spazio per tutti, preferiva buttarla in rissa. Che non sempre è un motivo per piangere.

ARTICOLI CORRELATI Il giochetto dello straw man mi ha veramente stancato Il Papa: "C'è chi vuole ridefinire il matrimonio mediante il relativismo" Il pasticcio delle “due mamme”Non c’è nulla di male a difendere la famiglia, intesa tradizionale, monogamica, stabile e con figli. Non c’è nulla di male nemmeno a ritenere che l’omosessualità non debba diventare l’unica versione di sessualità e affettività degna di essere insegnata nelle scuole, come nuova e insindacabile dogmatica. Dalle Filippine anche il Papa, il Papa che secondo alcuni cattolici parla sempre troppo poco della famiglia e della morale sessuale, ha detto: “Attenti alle colonizzazioni ideologiche che vogliono distruggere la famiglia”. Il problema è come farlo. Finita la lunga stagione di una mobilitazione organizzata, variegata, che ha coinvolto gerarchie e base cattolica, nonché alcune sponde laiche, oggi l’evidenza dice che lo sfondamento di quella che chiamiamo “secolarizzazione” sui temi etico-sensibili è fenomeno compiuto e concluso. L’impressione è che un certo modo di voler condurre le battaglie già dette dei “valori non negoziabili”  – senza più sponde ma soprattutto senza più un campo dove giocare la partita – si riduca all’applicazione di soltanto la metà del vecchio (e oramai infungibile) motto ruiniano: meglio contestati. E basta. Era questo lo scopo? Non siamo proprio gli ultimi arrivati a saper distinguere le turlupinature della stampa dai fatti. Ma sbraitare dal palco “portatelo fuori!” a un ragazzino molesto che se ne esce per fare la sua provocazione, nel bel mentre che ci si fa riprendere in un video che in tre nanosecondi farà il giro d’Italia; ma farsi bastonare dall’accusa di “omofobia” – ne ha di fiato da vedere Massimo Introvigne a dire che “omofobia” è nient’altro che la nuova parola mostrificante (ma qualsiasi persona di normale intelligenza sa che non conta se l’accusa è vera, conta la bastonatura); ma organizzare un convegno già sotto schiaffo e farsi beccare con in platea (dietro a Maroni e Formigoni, non proprio su uno strapuntino) un sacerdote che ha avuto qualche suo rilevante problema di giustizia ecclesiastica e forse era semplicemente meglio non fosse stato lì, così che adesso persino Maroni fa la bocca a culo di gallina, “era opportuno che non fosse lì”. Ecco, infilarsi in un casino così, un casino improduttivo (controproducente è un concetto diverso) non è la stessa cosa di aver provato a portare, e tenere vivo nell’arena pubblica, un dibattito non residuale, non di retrovia.

Non basta la buona fede tradita. La buona fede non è che l’altra faccia di medaglia della cattiva coscienza. Intesa per cattiva il non averne: a essere consci delle scelte che si compiono, gli errori in buona fede si evitano. Il risultato è che il convegno “Difendere la famiglia per difendere la comunità” è stato nient’altro che l’occasione per costituirsi come nemico. Nella più classica dialettica politica amico/nemico. C’era bisogno? Qui sta il punto. Se il convegno milanese voleva essere la data di nascita della destra religiosa italiana, forse l’operazione è riuscita. Non nel senso da che parte votano i partecipanti (posto che a destra, in Italia, ci sia qualcuno che la pensa come loro), ma destra intesa come modalità di azione pubblica della destra religiosa di matrice protestante (ma in Francia anche no). Il nemico non è che non ci sia, è chiaro. Ma la strumentazione ideologica e la dialettica barricadera con cui viene affrontato oggi è inservibile, marginale. Pare una fissazione.
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/124741/rubriche/papa-francesco/farsi-dare-degli-omofobi-per-niente-a-milano-con-tante-brutte-gaffe.htm
Perché al Foglio certi convegni non piacciono?
di Luigi Santambrogio21-01-2015
Il governatore lombardo Maroni al convegno sulla famiglia
Che certi argomenti non piacessero al Foglio l’avevamo capito da tempo. Che Sentinelle in Piedi, legge Scalfarotto, dittatura gender e, più in generale, tutto ciò che trova rubrica sotto “iniziative pro family” non gli stavano più troppo simpatici, anzi erano materia di “fastidio” e tignosi distinguo, ce lo aveva segnalato lo stesso Ferrara in una lettera alla Nuova Bq di qualche tempo fa (clicca qui). Replica amara e disincantata di un Elefantino riluttante, demoralizzato da «penoso realismo» e terrorizzato dall'essere inchiodato «nella retroguardia delle idee giuste». «Se a voi della Bussola», ci aveva simpaticamente ammonito, «interessa la polemica politica e di costume, mi va benissimo. Basta che non cerchiate di rinnovare i fasti del "Family day": molta acqua è passata sotto i ponti e anch'io, come il cardinal Ruini, non mi sento tanto bene». 
Beh, l’indisposizione di Ferrara non ha impedito ad alcune associazioni cattoliche di collaborare al recente convegno della Regione Lombardia sulla famiglia, e così l’Elefantino è tornato a colpire. Dapprima rilanciando la vergognosa panzana sui gay da curare spacciata daRepubblica, poi, a cose fatte, il bis con un indispettito pezzo del suo vice Maurizio Crippa. Da “omofobi” e scemi col botto che erano nel primo colpo ferrariano, le menti del convegno sono da Crippa descritti come «piccolo, ma fiero manipolo di cattolici» che invece di argomentare di famiglia «preferiva buttarla in rissa». Una squadretta anti gay con Maroni Dux seduto in prima fila? Improbabile. Chissà che ha visto il vicedirettore, ma in quell’incipit da Istituto Luce c’è tutto il fastidio per un’iniziativa che non andava fatta, non in quel modo e comunque aggravata dalla dabbenaggine degli organizzatori.
E non solo perché hanno «sbraitato dal palco “portatelo fuori” contro un ragazzino», ma «farsi beccare con in platea (dietro a Maroni e Formigoni) un sacerdote che ha avuto qualche suo rilevante problema di giustizia ecclesiastica», scrive Crippa, è davvero il guiness della pirlaggine. Buona fede? Per il vice Ferrara «la buona fede non è che l’altra faccia di medaglia della cattiva coscienza. Intesa per cattiva il non averne: a essere consci delle scelte che si compiono, gli errori in buona fede si evitano». E questo basta al giudice fogliante per emettere la sentenza di condanna: «Il risultato è che il convegno “Difendere la famiglia per difendere la comunità” è stato nient’altro che l’occasione per costituirsi come nemico. Nella più classica dialettica politica amico/nemico. C’era bisogno?». 
Domanda interessante, ma retorica: il Foglio la risposta la sa già. Non c’era affatto bisogno. Già ce lo diceva Ferrara quando ammoniva sul Family Day, ora Crippa lo ripete con parole sue: finita la stagione delle marce e della presenza pubblica dei cattolici, oggi l’evidenza dice che «lo sfondamento di quella che chiamiamo “secolarizzazione” sui temi etico-sensibili è fenomeno compiuto e concluso». Dunque, abbiamo perso, non ci sarà più un’altra partita perché ci siamo svenduti anche il campo da gioco. E allora, cari manipoli della mutua che sognate un’impossibile destra religiosa (?), datevi una calmata, toglietevi gli anfibi e inforcate le pantofole. Fuori fa freddo, ma in Tv son tornati Bonolis e la Carrà. Oddio, concede Crippa, il nemico c’è ancora, ma «la dialettica barricadera con cui viene affrontato oggi è inservibile, marginale. Pare una fissazione». Insomma, non solo pirla, pure fissati. 
Dunque? Dunque se non c’è più partita, i cattolici la smettano di frequentare convegni,assemblee o raduni (almeno quelli non autorizzati da Ferrara) giacché il pubblico destino è segnato. Anche senza i vaffa dal palco o qualche sacerdote impresentabile in platea. E Il Popolo dei Passeggini, le Sentinelle in Piedi, le giornate per la libertà di educazione e la scuola paritaria? Massì, tutto “giusto”, ma irrimediabilmente vintage. Sécularisation oblige, e se chiedete al comandante in seconda del Foglio che fare, vi risponderà così: bisogna provare «a portare, e tenere vivo nell’arena pubblica, un dibattito non residuale, non di retrovia». Capito? Noi no, pare di sentire Vendola quando straparla sulla dialettica della visione e della necessità di una nuova narrazione politica e popolare. Allora, facciamola più semplice e diciamo con Adinolfi e Amicone che il convegno sulla famiglia «è stata una festa», felice e necessaria. E non saranno state due gaffe a rovinarla. Al diavolo pure le dotte considerazioni foglianti: anche a noi dellaBussola piace considerarlo esempio di aggregazione sociale, di resistenza popolare, di risposta politica a un pensiero unico e violento che vorrebbe ci occupassimo solo di farfalle o allegri divertimenti, laicamente libertini. Auguriamo di nuovo a Ferrara e a Crippa che, come il cardinal Ruini oggi “non si sentono tanto bene”, una pronta e completa guarigione. 
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-perche-al-fogliocerti-convegninon-piacciono-11564.htm

Il Foglio e il popolo di Milano

Tre indizi fanno una prova. Al Foglio vanno in uggia le iniziative pro family e pro life se non le organizzano loro. Fare una lista alle elezioni antiabortista per prendere lo zerovirgolatre e mandare in vacca decenni di movimenti di popolo a favore della cultura della vita, è testimonianza. Organizzare un convegno a Milano che mobilita e entusiasma persone da tutta Italia facendo essere protagonista un popolo di cattolici non rassegnati ai falsi miti di progresso, è “casino improduttivo”. Almeno così scrive Maurizio Crippa sul giornale di Giuliano Ferrara, che già prima del convegno aveva dato retta alla notizia completamente falsa inventata da Repubblica di un incontro sulle teorie riparative “per curare i gay”, per poi scusarsi ma solo un po’, anzi “tenendo il punto”. E talmente è stato tenuto ‘sto punto che nel mezzo della polemica che ha provato a mettere sulla graticola tutti i partecipanti al convegno, arriva la bella sventagliata di mitra amico ed è Crippa a premere il grilletto, con una supercazzola che pare, essa sì, “casino improduttivo”. Vabbè, magari domani Ferrara correggerà il tiro. E deve sapere che gli vogliamo bene lo stesso, che la prossima volta alla festa lo invitiamo e gli facciamo fare il suo discorsetto dal palco, così non ci mette il broncio.

di Mario Adinolfi


2 commenti:

  1. il prete è stato sospeso a divinis e non era stato invitato. si è introdotto con inganno per continuare a fare del male

    rocco

    RispondiElimina
    Risposte
    1. il prete in questione non è sospeso; dopo una condanna (a quanto pare ingiusta per abusi sessuali) è stato accolto il suo appello. non esiste decreto alcuno della santa sede ma solo del vescovo di crema il quale non parla di abusi sessuali su minori ma di abuso su minori (evidentemente non sessuale altrimenti ci sarebbe stata l'immediata dimissione)

      Elimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.