UCCELLI DI ROVO IN BAGNA CAUDA IL PARROCO DI UN PAESE NEL CUNEESE ANNUNCIA DURANTE LA MESSA CHE DIVENTERÀ PAPÀ. E I PARROCCHIANI LO APPLAUDONO
Don Cavallo ha 50 anni, la futura mamma 47, ed è una sua parrocchiana, conosciuta quando si è trasferito dalla missione in Africa in Piemonte - Della relazione sapevano molti, ma non era uno scandalo: “E’ un prete bravo e preparato, ma anche un uomo. Che male c’è se ha trovato una compagna e si amano?”…
Matteo Borgetto per “la Stampa”
Uscendo dalla chiesa, tutti a dire «lo sapevo che era vero e sarebbe finita così». Ma non era affatto scontato che don Claudio Cavallo, parroco della chiesa di San Dalmazzo di Pedona a Borgo, nel Cuneese, concludesse la messa domenicale di ieri annunciando alla comunità che quella era la sua ultima celebrazione. Perché a marzo diventerà padre di un bambino e dunque deve lasciare l’abito religioso.
La futura mamma ha 47 anni ed è una sua parrocchiana. Lui ne ha cinquanta, dieci dei quali trascorsi come missionario in Africa. Si sono conosciuti quando il sacerdote è stato nominato parroco a Borgo San Dalmazzo, cittadina di dodicimila abitanti a nove chilometri da Cuneo. Si sono innamorati e presto diventeranno una famiglia.
«UN AVVISO INSOLITO»
In città la voce correva da tempo, ma nessuno, a Borgo, ha voltato le spalle al suo parroco. Al termine di quello che don Cavallo ha definito «un avviso insolito da darvi», la folla che gremiva la chiesa l’ha salutato con un lungo e caloroso applauso, durato diversi minuti. E molti dei fedeli non sono riusciti a trattenere le lacrime, per l’addio a «un bravo sacerdote entrato nel cuore della gente».
Non era scontato che la «confessione» arrivasse davanti a una cinquantina di ragazzini, seduti in prima fila per ricevere la benedizione dei parrocchiani in vista del sacramento della Cresima. Accanto a loro famiglie con bambini, adulti, anziani e religiosi, hanno seguito la funzione che il loro sacerdote ha officiato con lo stesso stile, moderno, diretto e carismatico, con cui si era presentato a Borgo cinque anni e quattro mesi fa.
«Il senso dell’essere prete oggi lo puoi trovare se sei una persona che sta in mezzo alla comunità – disse il giorno del suo ingresso in parrocchia -. Il sacerdote può essere strumento di comunione perché impara ogni giorno la comunione vivendo rapporti reali, storici, con tutti». Comunità, famiglia, sentirsi prete solo se in relazione con gli altri.
«È UNA BENEDIZIONE»
Di «quella relazione», a Borgo, molti sapevano. Ma guai a chiamarla scandalo. «È un prete bravo e preparato, ma anche un uomo - il pensiero dei più ieri mattina sul sagrato della chiesa -. Che male c’è se ha trovato una compagna e si vogliono bene? Un figlio è solo una benedizione».
«UNA NUOVA SCELTA»
Claudio Cavallo è diventato sacerdote il 21 aprile del 1990, nella chiesa di San Giovanni Bosco a Cuneo (sua città d’origine). La chiesa cattolica proibisce i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, a tutti i fedeli. Questo il «peccato» commesso da don Claudio, né più né meno grave di chi «perde la verginità» prima delle nozze.
«Ma nella Chiesa - ha detto ieri, emozionato - non è ancora ammessa la possibilità di svolgere il ministero sacerdotale e al contempo portare avanti una famiglia. Dopo una lunga e seria meditazione, preghiera, confidenza e confronto con i miei superiori, ho preso la mia decisione di affrontare una nuova scelta». Lascerà Borgo mercoledì. Per il futuro, niente di definito. «La Chiesa è madre - ha aggiunto -: per questo vorrei continuare a lavorare per la Chiesa che amo, e per la quale ho dedicato tutto me stesso».
SOSPESO E SOSTITUITO
Per ora è stato sospeso e sostituito con un altro parroco dal vescovo di Cuneo, monsignor Giuseppe Cavallotto, che in una nota ha comunicato che don Claudio ha avviato la procedura per chiedere la dismissione dallo stato clericale. «Una decisione vissuta con sincerità e dettata da coerenza con il suo nuovo orientamento di vita - scrive il vescovo -. Continuerà a essere un figlio di questa chiesa e nostro fratello che amiamo».
CHIESA DI SAN DALMAZZOHTTP://WWW.DAGOSPIA.COM/RUBRICA-29/CRONACHE/UCCELLI-ROVO-BAGNA-CAUDA-PARROCO-PAESE-CUNEESE-ANNUNCIA-93188.HTM
SACROSANTING REVIEW - ANCHE PAPA FRANCESCO METTE A DIETA I CONTI DEL VATICANO: SPARIRANNO 30 DIOCESI - QUELLE CON MENO DI 100 MILA ABITANTI SARANNO ACCORPATE - RISCHIANO GUBBIO, ISCHIA, JESI, SESSA AURUNCA, URBINO -
Bergoglio vuole semplificare la Chiesa nazionale e alleggerire le articolazioni locali che in territori di limitata estensione provocato la moltiplicazione di strutture formative, caritative, culturali e assistenziali - Le diocesi italiane sono 226, mentre gli accordi concordatari del 1984 indicavano il traguardo di scendere a 113...
Giacomo Galeazzi per “la Stampa”
Il precedente è storico: il decreto con cui nel 1986 Karol Wojtyla cancellò un centinaio di diocesi. Una massiccia «spending review» per istituzioni, risorse materiali e personale. Adesso il dossier per ridurre il numero delle Chiese locali italiane è sotto osservazione al dicastero vaticano dei Vescovi guidato dal cardinale Marc Ouellet. Sono una trentina le diocesi con meno di 100mila abitanti che presto potrebbero essere accorpate.
A fissare i criteri, tra i quali le quote di parrocchie, sacerdoti e studenti iscritti ai seminari diocesani, è stato il gruppo di lavoro istituito alla Conferenza episcopale e presieduto dall’arcivescovo metropolita di Potenza, Agostino Superbo.
Due mesi dopo la sua elezione, papa Francesco ha fatto conoscere all’assemblea generale della Cei il proprio orientamento favorevole ad una semplificazione della Chiesa nazionale e ad un alleggerimento delle articolazioni locali che in territori di limitata estensione provocato la moltiplicazione di strutture formative, caritative, culturali e assistenziali.
Le diocesi italiane sono 226, mentre gli accordi concordatari del 1984 indicavano il traguardo di scendere a 113. Una «anomalia» dovuta alla storica centralità dell’Italia nella geografia ecclesiale.
Una ipertrofia che oggi non ha più ragion d’essere alla luce di quella «universalità» che ha reso fondamentali gli episcopati di nazioni un tempo periferiche. così ora rischiano l’accorpamento diocesi come Gubbio,Ozieri, Ischia, Jesi, sessa Aurunca, Urbino, Lanusei. Sulla base del fascicolo istruito dalla congregazione dei vescovi sarà Francesco a stabilire tempi e modi degli accorpamenti. Un taglio da realizzare «in spirito di fratellanza», non un’abolizione che assuma la forma di un colpo di scure.
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/sacrosanting-review-anche-papa-francesco-mette-dieta-conti-93166.htm
Nuovi cardinali e riforme, il febbraio caldo in Vaticano
26 - 01 - 2015Matteo Matzuzzi
Il prossimo 14 febbraio, il Papa consegnerà la berretta a venti nuovi cardinali. Ed è a loro che si è rivolto con la lettera diffusa ieri dall’Osservatore Romano ma datata 4 gennaio, vale a dire il giorno in cui al termine dell’Angelus ha reso noti i nomi dei prescelti. Punta tutto, Francesco, sul significato che riveste la creazione cardinalizia: è un “servizio di aiuto, sostegno e speciale vicinanza alla persona del Papa per il bene della Chiesa”. E, prosegue il Pontefice, “proprio in ordine ad esercitare questa dimensione di servizio, il cardinalato è una vocazione”. Non un premio o un onore, dunque: “ Il Signore, mediante la Chiesa, ti chiama ancora una volta a servire; e ti farà bene al cuore ripetere nella preghiera l’espressione che Gesù stesso suggerì ai suoi discepoli per mantenersi in umiltà: ‘Dite: “Siamo servi inutili’”.
“IL CARDINALATO E’ UN SERVIZIO, NON UN PREMIO”
La richiesta è semplice: “Mantenersi in umiltà nel servizio”, anche se – ammette il Papa – “non è facile quando si considera il cardinalato come un premio, come culmine di una carriera, una dignità di potere o di superiore distinzione”. Per chiarire meglio il concetto, Francesco osserva che “molti si rallegreranno” per la “nuova vocazione”, al punto che “faranno festa”. Atteggiamento proprio del cristiano e che va “accettato con umiltà”. Tuttavia, scrive Francesco rivolgendosi ai porporati, si faccia in modo che “in questi festeggiamenti, non si insinui lo spirito di mondanità che stordisce più della grappa a digiuno, disorienta e separa dalla croce di Cristo”.
IL PAPA INDICA AI CARDINALI “ABBASSAMENTO E UMILTA’”
Il testo ricalca concetti che il Papa aveva già messo per iscritto un anno fa, quando decise di scrivere ai prescelti per il suo primo concistoro. “Il cardinalato” – scriveva Francesco – “non significa una promozione, né un onore, né una decorazione; semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore. E, benché sembri un paradosso, questo poter guardare più lontano e amare più universalmente con maggiore intensità si può acquistare solamente seguendo la stessa via del Signore: la via dell’abbassamento e dell’umiltà, prendendo forma di servitore”. Perciò, proseguiva il Pontefice, “ti chiedo, per favore, di ricevere questa designazione con un cuore semplice e umile. E, sebbene tu debba farlo con gaudio e con gioia, fa’ in modo che questo sentimento sia lontano da qualsiasi espressione di mondanità, da qualsiasi festeggiamento estraneo allo spirito evangelico di austerità, sobrietà e povertà”.
IL MESE DELLE RIFORME
Il concistoro per la creazione di nuovi cardinali si inserisce in un febbraio piuttosto intenso per la curia romana. L’appuntamento del 14 febbraio, infatti, seguirà la riunione del cosiddetto C9, il consiglio dei nove cardinali consiglieri incaricati di preparare la riforma della governance vaticana (9-11 febbraio) e il successivo concistoro del 12 e 13 febbraio, quando la riforma della curia romana sarà presentata – nelle sue linee essenziali – al collegio cardinalizio per un primo e ampio scambio di vedute e opinioni. Nulla sarà deciso in tale sede, considerato che è improbabile un debutto del nuovo assetto già nel 2015. Anche perché su molti punti allo studio dei nove porporati i pareri divergono, come è naturale che sia quando sul tavolo dei nove sono giunte proposte e richieste da ogni episcopato del mondo.
I DUBBI E LE PERPLESSITA’
Già sull’idea di accorpare alcuni pontifici consigli in un unico dicastero, elevato a congregazione, per la Giustizia e la Carità (o Pace e Carità), alcuni alti prelati hanno chiesto di procedere con calma nel corso della riunione che s’è tenuta lo scorso 24 novembre. In tale occasione, il segretario del C9, il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, aveva reso partecipi i titolari degli attuali dicasteri dello stato dei lavori sul piano delle riforme. In qualche caso, si faceva notare, è emersa “una comprensibile preoccupazione per l’incertezza” riguardo il futuro dell’assetto di governo.
LE PROPOSTE ALLO STUDIO
Poco successo, inoltre, pare aver avuto la proposta del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga – che del C9 è il coordinatore – di unificare tutti i gli uffici che si occupano di giustizia o di attività legislativa: dalla Segnatura ai Testi legislativi, fino alla Penitenzieria. Più d’uno ha fatto notare che si tratterebbe di una soluzione sconosciuta a qualunque sistema moderno, visto che si finirebbe per mettere insieme la Cassazione (tale è la Segnatura) con il dicastero che prepara e interpreta i testi legislativi, unendo a essi la Penitenzieria, che si occupa di confessioni. Più semplice è invece la creazione di una congregazione per i Laici e la Famiglia, che potrebbe comportare la nomina a sottosegretari di laici o religiose.
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