ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 25 gennaio 2015

Meglio non sfidare le profezie...e i corvi..




Papà Francesco "abolisce" il Lancio delle colombe: "Meglio i palloncini"

Papà Francesco Nell'incontro con l'Azione Cattolica Papa Francesco rinuncia al tradizionale "Lancio" delle colombe ...Quella che vedete è una istantanea del “tradizionale” lancio delle colombe bianche dalla finestra papale, con papa Ratzinger che completava il cerimoniale dell’incontro con i giovani dell’Azione Cattolica. Un incontro atteso con grande trepidazione da migliaia di ragazzi che quest’anno, a differenza di quanto sempre avvenuto, non ha visto la liberazione delle colombe da parte del Pontefice. Papa Francesco ha infatti deciso di rispettare il “copione tradizionale” dell’ultima domenica di gennaio, facendosi accompagnare alla finestra della terza loggia del palazzo Apostolico da un bambino e una bambina appartenenti a due diverse parrocchie romane (che hanno letto un messaggio dell’Azione Cattolica di Roma), ma facendo un’eccezione per quanto riguarda il lancio delle colombe.

Al loro posto, una “mongolfiera contenente messaggi di pace e palloncini”, che i ragazzi hanno fatto librare in volo per la gioia del Pontefice, che ha commentato: “Vi ringrazio, e vi incoraggio a proseguire con gioia il cammino cristiano, portando a tutti la pace di Gesù Grazie, ragazzi! A tutti auguro buona domenica e buon pranzo. Per favore, pregate per me”.

Durante l’Angelus, invece, Bergoglio aveva ricordato le persecuzioni e le divisioni nel mondo cristiano, rinnovando l’appello all’unità del mondo cattolico. Infine un accorato invito affinché si fermino le operazioni belliche in Ucraina e si persegua l’obiettivo della pace ad ogni costo.
http://www.fanpage.it/papa-francesco-abolisce-il-lancio-delle-colombe-meglio-i-palloncini/

Uccellacci e santarellini

Da Malachia alla beata Emmerick, le nefaste profezie sul Papato
di Matteo Matzuzzi | 28 Gennaio 2014 
“Fra i volatili terrete in abominio questi, che non dovrete mangiare, perché ripugnanti: l’aquila, l’ossìfraga e l’aquila di mare”, recita il Levitico. Non c’è il gabbiano, ma il genere è più o meno quello. La Bibbia mette in guardia da quegli uccellacci: sono impuri, deplorevoli. Abramo fu costretto a scacciarli mentre si calavano sulle prede sacrificate a suggello dell’alleanza con Dio. Presagio nefasto, segno che la sua discendenza sarebbe stata perseguitata. E dopotutto, come diceva san Paolo, la discendza di Abramo è quella cristiana. Qualcuno in piazza San Pietro, domenica al termine dell’Angelus, ha ricordato questi episodi, mentre guardava il gabbiano attaccare la povera colomba. Inseguirla, sbranarla, divorarla. Scena raccapricciante che assumeva tinte ancor più fosche se si considerava che insieme al gabbiano reale c’era pure un’enorme cornacchia nera – immediato e scontato il collegamento con i corvi (umani, però) che azzopparono il pontificato ratzingeriano – intenta a dare la caccia ai poveri volatili appena liberati dal Papa.  Niente di strano, tranquillizzano laicamente e con un sorriso divertito gli etologi: non avete mai visto un gabbiano reale che stordisce, colpisce e mangia un piccione in un parco, una piazzetta o più semplicemente sul tetto del palazzo di fronte al vostro? Accade continuamente, soprattutto quando il gabbiano affamato non ne può più di rovistare tra i rifiuti lasciati in mezzo alla strada e di pesce fresco in giro non ce n’è neanche l’ombra. Ecco, la colomba è nient’altro che un piccione, cambia solo la livrea, ma la sostanza è quella. Ha pure lo stesso nome latino, columba livia.
Tutto vero, ma se l’attacco avviene in piazza San Pietro, se la colomba a essere colpita e finita a colpi di becco è quella poco prima liberata dal Papa, a pensar male ci vuole poco. Per i celti, il gabbiano annunciava la tempesta incombente, l’arrivo di qualcosa di spaventoso, tormentato, oscuro. Così, qualcuno non propriamente in sintonia con il magistero di Papa Francesco ha subito visto in quel rapido inseguimento tra volatili il compimento della profezia di san Malachia, con Francesco ultimo Papa prima della fine dei tempi; ha ricordato le profezie della beata Emmerick sulla distruzione della chiesa quando a Roma ci sarebbero stati due pontefici. Tutto torna, dopotutto: il fulmine che colpisce la cupola di San Pietro il giorno in cui Benedetto XVI rinuncia al ministero petrino, la folgore che danneggia la mano del Cristo Redentore sul Corcovado una settimana fa, e ora corvidi e gabbiani che divorano le colombe papali. E quel gabbiano – che è uno degli attributi di sant’Ambrogio –, mica sarà lo stesso che se ne stava appollaiato sul comignolo della Sistina per ore intere, aspettando la fumata bianca? Non ci sarà un significato nascosto anche qui? Notavano poi acuti osservatori presi dall’angoscia e convinti di aver intravisto i contorni ancora sfumati del mysterium iniquitatis, che questa è la prima volta che le colombe scappano dal Palazzo apostolico: di solito rientravano nella casa del Papa. Giovanni Paolo II rideva mentre i volatili si appoggiavano sullo zucchetto: “Lo spirito santo sotto forma di colomba  – i Vangeli ricordano che quando Gesù fu battezzato, lo spirito divino discese su di lui nella forma di una colomba – controlla che il Papa faccia tutto bene”, diceva mentre con la mano tentava di liberarsi dalla presenza del volatile. E così anche con Benedetto XVI. Pure l’anno scorso un gabbiano si diede alla caccia della colomba liberata da Ratzinger, ma questa riuscì a salvarsi nascondendosi dietro la serranda della finestra della camera da letto del Papa. Aperta, visto che il Papa in quel palazzo c’abitava ancora.
Forse, per evitare di scomodare san Giovanni e l’Apocalisse con tanto di trombe e sigilli pronti ad annunciare la fine di tutto, sarebbe bastato tenere aperta la finestra accanto a quella dello studio papale. La sciagurata colomba si sarebbe salvata, nonostante rapaci deplorevoli e impuri pronti a sbranarla.
AP 
(Frances D'Emilio) Dove lovers, rejoice.Balloons, not doves, were released as a gesture of peace Sunday in St. Peter's Square, a year after an attack by a seagull and a crow on the symbolic birds sparked protests by animal protection groups. For years children, flanking the pope at a window of the papal studio overlooking the square, set free a pair of doves on the last Sunday in January. (...)





Vaticano: corvi e profezie

L'attacco alle colombe durante l'Angelus spaventa i fedeli.

di Antonino D'Anna
|
28 Gennaio 2014


Le colombe liberate all'Angelus dal papa in San Pietro e attaccate da un corvo e un gabbiano sotto gli occhi sbalorditi dei presenti hanno messo inquietudine anche in qualche fedele.
Anche perché i precedenti non mancano. E così la mente corre al gabbiano che nel gennaio 2013 spaventò la colomba liberata da Benedetto XVI durante un’udienza generale in San Pietro, facendola rientrare nell’appartamento papale.
L'ANELLO PERDUTO. La storia del Vaticano, del resto, è zeppa di presagi: quando Benedetto XVI nel gennaio del 2008 perse l'anello piscatorio qualcuno vaticinò drammi e problemi di ogni genere per la Chiesa cattolica (ma anche Giovanni Paolo II perse l’anello - poi ritrovato, come accadde a Ratzinger - almeno per due volte). E ancora: la fumata del Conclave che elesse Giovanni Paolo I, nell’estate 1978, inizialmente fu grigiastra per poi virare decisamente al nero (e anche questo fu letto - a posteriori - come segno di malaugurio). Per non parlare della notte di Natale 1974, quando Paolo VI venne colpito dai calcinacci della Porta Santa che si apriva per l’Anno Santo. Giovanni Battista Montini rimase per qualche istante pietrificato.

Su Facebook: «Lo spirito santo ci liberi dai corvi»

Presagi ai quali non ci si abitua fino in fondo. L'atmosfera plumbea scatenata dalla battaglia tra volatili si respira anche sui social network. Basta leggere la fan page papa Francesco-Jorge Mario Bergoglio su Facebook, per trovare commenti preoccupati.
«UNA VICENDA INQUIETANTE». Per Maria Antonietta la vicenda è «un po' inquietante se letta con gli occhi della fede. La pace che viene attaccata ma la preghiera trionferà». Eliana la butta sul pratico: «Mah...secondo me è meglio lasciare in pace le colombe, perché questa mania di 'liberare' uccelli...meglio palloncini con legati al cordino pensieri di pace». Mentre per Daniela «nessun animale può simboleggiare il male sono tutte creature di Dio, compresi i corvi».
Ninetta, invece, è quasi apocalittica: «Lo Spirito santo ci liberi dai corvi, segni del male. Che la santissima trinità ci guidi e assista sempre».
IL DEMONOLOGO: «IL MALIGNO NON C'ENTRA». Eppure c'è chi si chiede se valga la pena preoccuparsi così tanto. Lo studioso di demonologia Vincenzo Scarpello non ha dubbi. «Quando succedono queste cose, è normale collegarle a chissà quale simbologia», spiega a Lettera43.it. «Ricordiamoci che siamo a Roma, dove la superstizione pagana dell'ornitomanzia (trarre presagi dagli uccelli) non è poi così lontana nel tempo».
Ma il punto, secondo l'esperto, è che non si tratta di un presagio del maligno. «Se proprio vi fosse un significato sarebbe la persecuzione che i cristiani vivono in ogni parte del mondo, Europa compresa. Escluderei profezie su complotti contro il papa o annunci di sciagure di ogni genere».
LA LOTTA CONTRO IL DEMONIO. Qualcuno, però, continua a pensarla diversamente. Normale dunque chiedersi che rapporto abbia Francesco con il nemico numero uno. «Ne parla sempre. Ha il merito di continuare sulla strada di Benedetto XVI, che già aveva riportato il demonio all'attenzione dei fedeli», continua Scarpello. «C'è stata la tendenza, negli ultimi decenni, a rimuovere la figura di Satana, a mostrarlo come un problema per pochi qundo invece riguarda tutti. E Francesco infatti sottolinea la necessità di combattere il Male».

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