Ogni papa proviene da una specifica tradizione storica e culturale. Francesco è il primo papa che viene da una megalopoli dell’emisfero sud. Queste megalopoli sono difficilmente paragonabili a una delle grandi città europee, non soltanto quanto a grandezza, ma anche quanto a molteplicità di origine e di cultura della loro popolazione.
Buenos Aires, dove Jorge Bergoglio è cresciuto e dove poi operò come vescovo, è caratterizzata innanzitutto dalla cultura europea e fu considerata all’inizio del XIX secolo la Parigi dell’America latina. A ciò si aggiunge la cultura tipicamente argentina dei Gauchos, gli abitanti originari, idealizzati nel XIX secolo in senso folcloristico, come pure la cultura dei diversi immigrati, soprattutto italiani.
Infine si devono citare le desolanti periferie con i poveri (casas miserias).L’evangelizzazione di queste culture cittadine pluraliste e soprattutto delle loro periferie è stata per l’arcivescovo Jorge Bergoglio una sfida e un compito
pressante. Solo su questo sfondo si può comprendere la teologia che ha segnato papa Francesco. Il suo più importante maestro di teologia è stato Lucio Gera (19242012).
Quanto l’arcivescovo Bergoglio lo abbia stimato risulta anche solo dal fatto che egli lo fece seppellire nella cripta vescovile della cattedrale di Buenos Aires, per onorarlo come padre della teologia argentina. Lucio Gera prese parte, insieme a Gustavo Gutiérrez, considerato il padre della teologia della liberazione, e con altri, alla conferenza di Petrópolis, convocata nel 1964 dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e ritenuta l’ora di nascita della teologia della liberazione. In questa conferenza Gera ha tenuto una relazione su «Il significato del messaggio cristiano nel contesto di povertà e oppressione ». Questo tema è diventato fondamentale per tutte le forme della teologia della liberazione.
In virtù del determinante influsso di Lucio Gera, il tipo argentino di teologia della liberazione ha però imboccato la propria strada, sviluppando uno specifico profilo. Diversamente da altre forme, da noi meglio conosciute, di teologia della liberazione, essa non parte da un’analisi delle condizioni socio-politiche ed economiche né dai contrasti attivi nella società, per poi interpretarli spesso marxisticamente nel senso della teoria della dipendenza. Parte da un’analisi storica della cultura del popolo, unito da un éthos comune. È teologia del popolo e della sua cultura.
Procedendo in questo modo essa non vuole indottrinare la gente, ma porsi in ascolto della saggezza popolare. Perciò alla religiosità del popolo compete un valore elevato. Naturalmente questa teologia del popolo non passa sotto silenzio i contrasti sociali esistenti, ma non
è guidata dall’idea della lotta di classe, bensì dal pensiero dell’armonia, della pace e della riconciliazione. In papa Francesco questa esigenza balena di continuo nelle prese di posizione riguardo a situazioni di conflitto, per esempio nella intensa veglia per la pace nel Vicino Oriente il 7 settembre 2013, in piazza San Pietro, allorché egli parlò del mondo come creazione di Dio, come casa dell’armonia e della pace, nella quale ognuno può trovare il suo posto e sentirsi a casa.
Questa comprensione del popolo corrisponde allo spirito del romanticismo democratico, che fece il suo ingresso in Argentina alla fine del XIX secolo e sostituì la precedente politica culturale di impronta illuminista europea. Ciò avvenne sotto l’influsso della filosofia del tedesco Karl Christian Friedrich Krause (1781-1832), la cui ricezione nell’ambito linguistico latino portò le idee del romanticismo e dell’idealismo tedesco in Spagna e America Latina. Si parla qui di krausismo. Quest’orientamento si è sedimentato nel poema epico nazionale argentino Martín Fíerro (1872).
Papa Francesco vi si riferisce esplicitamente. Il poema descrive il cammino di un gaucho che, dopo un lungo percorso, perviene alla saggezza di un mondo di giustizia e di vita comune, un mondo che permette anche al più piccolo dignità e possibilità di sviluppo.
(...) Jorge Mario Bergoglio ha accolto in sé molteplici correnti. Egli, però, non si lascia incasellare in nessuno degli specifici indirizzi di scuola. È uomo dell’incontro e della prassi, contrario a ogni ideologia miope. Per lui il primato della realtà conta più dell’idea. Deve la sua ricca conoscenza della vita non a libri teologici, ma alla grande esperienza pastorale come religioso, provinciale e vescovo, alla cultura sia di segno europeo sia specificamente argentina di Buenos Aires e dei suoi desolanti quartieri della miseria. Inoltre, è per lui importante il mondo dei film, della musica e della letteratura sia classica che moderna. Cita Manzoni, Dostoevskij, Hopkins e altri. Tutte queste sono le fonti da cui papa Francesco attinge e che egli ha elaborato autonomamente nella sua esperienza personale, spirituale e pastorale.
Tra Sudamerica ed Europa. Quali sono le «fonti» di Papa Francesco? Teologi, scrittori, anche opere musicali e film. A riconoscerli ci aiuta ora il cardinale Walter Kasper (nella foto), già presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, nel volume in uscita per Queriniana «Papa Francesco. La rivoluzione della tenerezza e dell’amore» (pp. 134, euro 13), dal quale riprendiamo uno stralcio in anteprima in questa pagina. Kasper indaga appunto le «radici teologiche e prospettive pastorali» di Bergoglio in modo sistematico: dalla «parola chiave del pontificato», la misericordia, all’«ecclesiologia del popolo di Dio», alla visione ecumenica e del dialogo interreligioso, all’accento posto sulla sfida della povertà. Interessante l’individuazione delle fonti bergogliane in un misto di cultura latino-americana ma anche europea, per esempio nell’influsso del teologo tedesco Romano Guardini come pure in quello del poema epico nazionale argentino, l’ottocentesco «Martín Fierro».
http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/FRANCESCO-.aspx#
Visita della Merkel in Vaticano – Retroscena e riflessioni
Merkel-Bergoglio – Riso amaro in Vaticano?
Lettera al Direttore
Redazione Qui Europa, Lettera al Direttore
di Silvano Timpanaro
Iniziativa di Libero Confronto, "Pensa e Scrivi" di Qui Europa
Sorriso amaro in Vaticano – Lettera al Direttore
Roma – Lettera al Direttore, di Silvano Timpanaro – Gentile Direttore, ciò che ho visto ieri mi ha scaraventato nella più abissale disperazione. Ho visto Bergoglio ricevere in pompa magna laMerkel e stringere le mani appena inzuppate fino ai gomiti nel sangue greco. E la Grecia è solo il primo atto! Con la cerimonia di ieri – mi chiedo – la Merkel ha ottenuto il nulla osta, il via libera, l'imprimatur, il viatico, l'approvazione preventiva, lo sprone ai successivi genocidi? (vedi qui Cavia Grecia – La Visita del Mastino e la Via del Male Assoluto, qui Sangue – In Grecia è Emergenza qui Follia Grecia – Questa non è Austerity, sono Sacrifici Umani qui Eurocasta Denunciata per Crimini contro l’Umanità e qui Grecia, il silenzio dei Media Continua: Anche Questi sono Crimini contro l’Umanità).
Contro il dio danaro…
Eccolo lì, colui che fino a ieri si scagliava contro il dio denaro, colui che fino a ieri lasciava diffondersi la voce d'una sua viscerale allergia ai potenti, colui che fino a ieri scomunicava i mafiosi. Io sono ateo da tempo immemore, ma si sa, nessuno mai è ateo fino in fondo, eppure di Bergoglio mi ero invaghito a prima vista, per la prima volta a 64 anni avevo caricato tutte le mie speranze su un papa. Nell'intimo ero convinto che sarebbe stato lui il solo a riportarmi prima o poi a Dio per un orecchio. Ma – mi pare di capire – che assistiamo allo spettacolo di un papa che glorifica i cannoni! O no? Il pensiero corre impetuoso a Umberto I. Dicono che firmò la sua condanna a morte decorando Bava Beccaris, il gran cannoneggiatore d'inermi. Intanto Satana ride nell'ombra, si stropiccia la mani e ringrazia commosso. Un cordiale saluto.
Silvano Timpanaro
Una breve replica – di Sergio Basile – Sulla politica dello scappellotto
Roma – di Sergio Basile – Gentile Signor Timpanaro, il cerimoniale vuole in questi casi che tra capi di stato e/o di governo ci si scambino sorrisi di cortesia e strette di mano di "protocollo". Ma francamente, ricordando l'esempio dello scappellotto o del "doveroso" pugno verso chi offende la propria madre, usato due settimane orsono da Papa Bergoglio, non posso che constatare – da cristiano praticante – l'inopportunità di questa calorosa accoglienza verso un leader politico complice e primo reggente delle indicibili atrocità commesse negli ultimi 4/5 anni ai danni dell'inerme popolo greco.
Cosa rivolgere verso chi ammazza la "Madre Grecia"?
Cosa dovrebbe minacciare Bergoglio, dunque, verso chi ammazza - e non offende – la "Madre Grecia"? Uno strano silenzio aleggia da troppo tempo sull'Europa e sulle terrazze vaticane. Fino ad ora solo qualche timido monito… ma non basta! A volte "incazzarsi" – scusi ma non trovavo termine più appropriato – e rompere il buonista e decoroso "protocollo" farebbe proprio bene e aiuterebbe tutti a riguadagnare quell'umanità, fragile e scomposta che, spesso e volentieri, soccorre l'uomo e lo aiuta – sempre con carità cristiana e mai con violenza – a svegliare le coscienze ed il senso del peccato che sembra aver abbandonato ormai da tempo il mondo, stordito dall'ipocrisia. Spero francamente che Bergoglio lo abbia fatto almeno a telecamere spente… e lontano dai riflettori.
Non c'è nulla di "normale"!
Certo i media presentano la crisi come un qualcosa di "normale" e funzionale ad una serie di "errori" economici e finanziari. Perfino la politica della Merkel è/potrebbe essere ammessa… in quest'ottica falsata e paradossale. Noi sappiamo benissimo che così non è! (vedi qui Speciale – L’Inganno monetario dietro le grandi manovre di Bruxelles e Francoforte). Oggi la Grecia- come del resto la nostra Italia - sta morendo non di errori economici e finanziari, ma di usura! Usura programmata! Essa sta soccombendo come un'anziana madre malata sotto i mortali colpi inflitti dalla moneta-debito (vedi qui La lupa, il massone e la madre di tutte le schiavitù): arma peggiore delle bombe perchè poco rumorosa ma altrettanto efficace nel distruggere vite e sogni.
La denuncia che il mondo aspetta
Mi auguro che Papa Bergoglio una volta tanto metta da parte la diplomazia e torni a lanciare moniti seri e adeguate azioni di sostegno, denunciando una volta per tutte non solo "l'economia che uccide", ma – nello specifico – qualcosa di più subdolo e malefico: la truffa più grande della storia, quella monetaria. E' tempo che si affermi la proprietà popolare della moneta! (vedi qui – Proprietà popolare della moneta: unica via). Bergoglio ha tutti i mezzi per farlo! (vedi qui Lettera a Papa Francesco – Uniti contro la Grande Usura Internazionale). Il sottoscritto – in aggiunta e ad ulteriore prova di ciò - l'anno scorso ricevette una lettera di conferma – con tanto di foto autografa del Papa - da parte della segreteria vaticana in merito all'avvenuta presa visione da parte di Bergoglio di un nostro dettagliato scritto concernente il problema monetario e quello correlato dell'usurocrazia dominante, con le ricette suggerite dal Professor Giacinto Auriti (vedi qui Lettera a Papa Francesco – Uniti contro la Grande Usura Internazionale).
Il tempo della diplomazia è finito!
Tuttavia, in febbrile attesa che qualcosa possa muoversi, va ricordato come ciascun uomo di buona volontà – specie se cristiano e amante della verità – ha il dovere di gridare il suo sdegno verso gli aguzzini delle nuove generazioni e dei nostri vecchi. Per replicare alla Sua accorata domanda, non so se Bergoglio glorifichi l'operato della Merkel, non penso, ma so di certo che il Vangelo parla chiaro e i cristiani fedeli a "madre Chiesa" – come amava definirla San Pio da Pietrelcina, tra mille persecuzioni subite in seno alla stessa Chiesa - fortunatamente hanno lo Spirito Santo che, malgrado gli errori commessi, porta avanti, tra sofferenze e persecuzioni di ogni sorta, un miliardo di cristiani in tutto il mondo, da oltre duemila anni. Per contro, una cosa è certa: il tempo del silenzio e della diplomazia è finito! (vedi qui – Draghi, i draghi delle Banche Centrali e il ruolo della Chiesa di Cristo). Ringraziandola per la segnalazione e per lo sfogo, Le Porgiamo i Sensi della Nostra più Alta Considerazione.
Sergio Basile (Copyright © 2014 Qui Europa)
Buenos Aires, dove Jorge Bergoglio è cresciuto e dove poi operò come vescovo, è caratterizzata innanzitutto dalla cultura europea e fu considerata all’inizio del XIX secolo la Parigi dell’America latina.
RispondiElimina---
L'inizio del XIX secolo, corrisponde al 1.800 , l'appellativo Parigi dell’America latina risale a circa 150 anni dopo; metà degli anni '50.
"A ciò si aggiunge la cultura tipicamente argentina dei Gauchos, gli abitanti originari, idealizzati nel XIX secolo in senso folcloristico, come pure la cultura dei diversi immigrati, soprattutto italiani."
---
I Gauchos erano dei "criollos", ovvero figli di emigrati; uno di loro Martin Fierro è il personaggio del maggior poema epico argentino, un eroe nazionale , anche se forse non è mai esistito.
"Infine si devono citare le desolanti periferie con i poveri (casas miserias).L’evangelizzazione di queste culture cittadine pluraliste e soprattutto delle loro periferie è stata per l’arcivescovo Jorge Bergoglio una sfida e un compito
pressante. Solo su questo sfondo si può comprendere la teologia che ha segnato papa Francesco."
---
"Villas misera!" Anche a Roma fino a circa trent' anni fa ce n'erano. Tu che hai scritto, pensa che negli anni della dittatura(76-83) se solo ti azzardavi a portare aiuto ad una di queste miserevoli realtà, venivi accusato di "comunismo" e fatto "sparire nel nulla"
Ragazzi, volete scrivere delle stronzate?! Bene, Ma Almeno prima documentatevi!!....