Estratto dell'omelia diPapa Bergoglio in occasione dell'ordinazione di nuovi cardinali (15/02/15): “Gesù non pensa alle persone chiuse che si scandalizzano addirittura per una guarigione, che si scandalizzano di fronte a qualsiasi apertura, a qualsiasi passo che non entri nei loro schemi mentali e spirituali. [Non pensa a quanti si scandalizzano difronte] a qualsiasi carezza o tenerezza che non corrisponda alle loro abitudini di pensiero e alla loro purità ritualistica. Egli ha voluto integrare gli emarginati, salvare coloro che sono fuori dall’accampamento”.
A queste parole che, camuffate di misericordia e ambiguo buonismo, esprimono durezza e livore nei confronti del solito bersaglio sagacemente mai nominato esplicitamente (coloro che difendono la Tradizione), rispondiamo con quelle, sofferte e santamente profetiche, di mons. Marcel Lefebvre (dalla "Lettera aperta ai cattolici perplessi") :
“L'obbedienza costituisce un argomento grave. Restare uniti al magistero della Chiesa e particolarmente al Sommo Pontefice è una delle condizioni indispensabili alla salvezza. Noi ne siamo sempre profondamente coscienti […]. Siamo attaccati al Papa finché si fa eco delle tradizioni apostoliche e degli insegnamenti di tutti i suoi predecessori. Per definizione stessa, il successore di Pietro è tenuto a custodire questo deposito. Pio IX ci insegna nella Pastor aeternus: – Lo Spirito Santo non è stato infatti promesso ai successori di Pietro per consentire loro di pubblicare in seguito a personali sue rivelazioni una nuova dottrina, ma di custodire strettamente e di esporre fedelmente, con la sua assistenza, le rivelazioni trasmesse dagli Apostoli, vale a dire il deposito della fede -.
L'autorità delegata da Nostro Signore al Papa, ai vescovi e al sacerdozio in generale, è al servizio della fede. Servirsi del diritto, delle istituzioni, dell'autorità per annientare la fede cattolica e non comunicare più la vita, è praticare l'aborto o la contraccezione spirituale! Ecco perché noi siamo sottomessi e pronti ad accettare tutto ciò che è conforme alla nostra fede cattolica, tale e quale è stata insegnata per duemila anni, mentre rifiutiamo tutto ciò che le è contrario.
[…] Nella prima metà del secolo V, san Vincenzo di Lerino […] dà una regola di condotta sempre valida: – Cosa farà il cristiano cattolico se qualche piccola parte della Chiesa si staccherà dalla comunione, dalla fede universale? Quale altra decisione prendere, se non preferire alla parte cancrenosa e corrotta il corpo nel suo insieme che è sano? E se qualche altro nuovo contagio cerca di avvelenare non più una piccola parte della Chiesa, ma tutta quanta, allora sarà sua massima cura attenersi all'antico, che evidentemente non può essere sedotto da alcuna novità menzognera -.
[…] Nella Chiesa non c'è alcun diritto, alcuna giurisdizione che possa imporre a un cristiano una diminuzione della propria fede. Ciascun fedele può e deve resistere a chiunque attenti alla sua fede. Se si trova di fronte a un ordine che la mette in pericolo di corruzione, la disobbedienza è un dovere tassativo. Ora, siccome noi riteniamo che la nostra fede sia in pericolo a causa delle riforme e degli orientamenti postconciliari, abbiamo il dovere di disobbedire e di attenerci alla Tradizione.
Aggiungiamo: è il più grande servizio che possiamo rendere alla Chiesa e al successore di Pietro, quello di rifiutare la Chiesa riformata e liberaleggiante. Gesù Cristo, figlio di Dio fatto uomo, non è né liberale né riformabile.
[…] Due religioni si affrontano. Ci troviamo in una situazione drammatica, in cui è impossibile non fare una scelta. […] Il Santo Padre, infatti, non può chiederci di abbandonare la nostra fede. Noi scegliamo dunque di conservarla, sapendo che non possiamo ingannarci rimanendo attaccati a ciò che la Chiesa ha insegnato per ben duemila anni. La crisi è profonda, sapientemente organizzata e diretta, tanto che si può veramente credere che il maestro concertatore non sia un uomo, bensì satana in persona. È un colpo magistrale di satana l'essere arrivato a far disobbedire i cattolici a tutta la Tradizione in nome dell'obbedienza.
[…] San Tommaso d'Aqiono, al quale bisogna sempre fare riferimento, arriva fino a domandarsi nella Summa theologica, se la “correzione fraterna” prescritta da Nostro Signore possa esercitarsi anche verso i superiori. Dopo aver esaminato tutte le distinzioni utili, risponde: – Si può esercitare la correzione fraterna verso i superiori quando si tratta della fede -. Se noi fossimo più fermi su questo principio, eviteremmo di arrivare sino ad assimilare gradualmente le eresie".
Non abbiamo null'altro da aggiungere.
La Redazione
[Comunicato n.8 - febbraio 2015]
http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=1135
Attacco al cardinale Burke su più fronti. Non permettiamolo! – di Maria Guarini
di Maria Guarini
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Riprendo da La Stampa del 16 febbraio 2015.
Marco Tosatti [qui], riferisce gli esiti della recente intervista a France 2 del cardinale Leo Raymond Burke, già prefetto della Segnatura Apostolica, che nel Sinodo 2014 aveva chiaramente assunto, insieme ad altri, una netta opposizione alla «linea Kasper».
Ricordo quanto abbiamo pubblicato [qui] con esauriente tempestività, nel sottolineare anche come il servizio della TV francese fosse dedicato a papa Francesco, presentato come il «grande riformatore» sia della curia romana che della dottrina della Chiesa cattolica. Mentre le sue «grandi riforme» sarebbero ostacolate da quella che viene definita «fronda» nel collegio cardinalizio, della quale il card. Burke viene capziosamente presentato come leader.
Questa la notizia di oggi riferita all’intervista di cui sopra:
L’intervista ha provocato lo sdegno della rivista progressista francese “Golias”, nota fino ad ora per la sua difesa della libertà d’espressione nella Chiesa. Secondo un editoriale, il Papa deve punire Burke, con «un lungo tempo di penitenza». «Non mancano monasteri per esaminare la propria coscienza davanti a Dio», e Burke potrebbe anche essere «decardinalizzato». Un eventuale scisma? «Questa eventualità appare sempre di più una buona soluzione: la Chiesa deve purgarsi di questi elementi infinitamente minoritari che sono diventati la maggioranza fra il 1978 e il 2013».
Dunque questa maggioranza (ma dov’è?) sarebbe frutto dei precedenti pontificati: «Cioè con il papa San Giovanni Paolo e con Benedetto XVI», nota Tosatti.
Purtroppo la campagna denigratoria non finisce qui. Nei giorni scorsi Vatican Insider – la Pravda del Vaticano – ha riportato [qui] un velenoso intervento del cardinale Wuerl, arcivescovo di Washington il quale, nell’affermare che (sintetizzo di seguito):
«c’è sempre stata una corrente di dissenso nella Chiesa» si rifà alla storia, richiama il caso del gesuita Billot, «molto poco discreto nella sua opposizione verso Pio XI, che aveva condannato il movimento politico e religioso dell’Action Française». Egli fu per questo motivo «convinto a rinunciare alla sua dignità cardinalizia».
Wuerl non manca nemmeno di rifarsi a situazioni precedenti ed infine alla situazione determinatasi nel 1968 quando
«il dissenso di alcuni preti verso l’insegnamento dell’Humanae vitae li ha portati a lasciare il loro ministero sacerdotale». E individua «un filo comune che attraversa tutti questi dissidenti» nel fatto che «Essi sono in disaccordo con il Papa, perché lui non è d’accordo con loro e non segue le loro posizioni. Il dissenso è forse qualcosa che avremo sempre, deplorevole in quanto tale, ma avremo anche sempre Pietro e suo successore come una roccia e pietra di paragone della nostra fede e della nostra unità».
Qui siamo davvero fuori strada. Questi laudatores del bergoglismo non si rendono neppure conto che il termine «dissenso» appartiene alla politica e non al linguaggio della Chiesa docente dimenticando che il papa è Servus Servorum Dei e non il capo di un regime tirannico. La confusione di ambiti, linguaggi, identità e ruoli ha ormai superato il livello di guardia.
Non dimentichiamo che c’è un limite al potere papale1 e una linea che il Papa non può attraversare senza tradire la Chiesa e il suo divino Fondatore, mettendo in pericolo le anime dei fedeli. E c’è una responsabilità – sua e della Gerarchia ecclesiale in primis, senza escludere quella di ogni battezzato – innanzitutto di fronte a Dio e poi anche di fronte agli uomini di questa generazione e di quelle che verranno.
In questa situazione paradossale basti notare il fatto che una volta chi dissentiva dal papa contestava la dottrina della Chiesa, mentre oggi avviene esattamente il contrario: chi formula alcune critiche al papa, lo fa per difendere quella stessa dottrina. Naturalmente quando parliamo di dottrina cattolica, ci riferiamo all’insegnamento che Cristo ha trasmesso ai suoi apostoli e consegnato alla sua Chiesa nei Vangeli, creduto dai Santi Padri e trasmesso sino a noi dalla Santa Chiesa: insegnamento che dobbiamo seguire fedelmente se vogliamo conoscere la verità e se vogliamo essere liberi e salvi. Infatti, la verità donataci da Cristo è una verità salvifica, presupposto della libertà e della vita eterna: «chi crederà sarà salvo» (Mc 16, 16). Una pastorale che non sia ancorata saldamente nella verità rivelata non conduce alla libertà e non porta alla salvezza.
Quanto alla posizione del card. Burke, sottolineiamo che è riferita ad una ipotesi che egli spera ardentemente non si verifichi e non è concretizzata perché non si è dato un evento che sia già definito e definitivamente interpellante nel senso temuto.
Respingiamo con sdegno, perseverando nella preghiera (anche per il Papa) e nella fiducia nel Signore che non abbandona la Sua Chiesa, tutte queste manovre capziose e subdolamente destabilizzatrici, rinnovando al Cardinal Raymond Leo Burke tutta la nostra gratitudine e solidarietà di fedeli in Cristo, nella Roma perenne.
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fonte: Chiesa e post concilio
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Riprendo da La Stampa del 16 febbraio 2015.
Marco Tosatti [qui], riferisce gli esiti della recente intervista a France 2 del cardinale Leo Raymond Burke, già prefetto della Segnatura Apostolica, che nel Sinodo 2014 aveva chiaramente assunto, insieme ad altri, una netta opposizione alla «linea Kasper».
Ricordo quanto abbiamo pubblicato [qui] con esauriente tempestività, nel sottolineare anche come il servizio della TV francese fosse dedicato a papa Francesco, presentato come il «grande riformatore» sia della curia romana che della dottrina della Chiesa cattolica. Mentre le sue «grandi riforme» sarebbero ostacolate da quella che viene definita «fronda» nel collegio cardinalizio, della quale il card. Burke viene capziosamente presentato come leader.
Questa la notizia di oggi riferita all’intervista di cui sopra:
L’intervista ha provocato lo sdegno della rivista progressista francese “Golias”, nota fino ad ora per la sua difesa della libertà d’espressione nella Chiesa. Secondo un editoriale, il Papa deve punire Burke, con «un lungo tempo di penitenza». «Non mancano monasteri per esaminare la propria coscienza davanti a Dio», e Burke potrebbe anche essere «decardinalizzato». Un eventuale scisma? «Questa eventualità appare sempre di più una buona soluzione: la Chiesa deve purgarsi di questi elementi infinitamente minoritari che sono diventati la maggioranza fra il 1978 e il 2013».
Dunque questa maggioranza (ma dov’è?) sarebbe frutto dei precedenti pontificati: «Cioè con il papa San Giovanni Paolo e con Benedetto XVI», nota Tosatti.
Purtroppo la campagna denigratoria non finisce qui. Nei giorni scorsi Vatican Insider – la Pravda del Vaticano – ha riportato [qui] un velenoso intervento del cardinale Wuerl, arcivescovo di Washington il quale, nell’affermare che (sintetizzo di seguito):
«c’è sempre stata una corrente di dissenso nella Chiesa» si rifà alla storia, richiama il caso del gesuita Billot, «molto poco discreto nella sua opposizione verso Pio XI, che aveva condannato il movimento politico e religioso dell’Action Française». Egli fu per questo motivo «convinto a rinunciare alla sua dignità cardinalizia».
Wuerl non manca nemmeno di rifarsi a situazioni precedenti ed infine alla situazione determinatasi nel 1968 quando
«il dissenso di alcuni preti verso l’insegnamento dell’Humanae vitae li ha portati a lasciare il loro ministero sacerdotale». E individua «un filo comune che attraversa tutti questi dissidenti» nel fatto che «Essi sono in disaccordo con il Papa, perché lui non è d’accordo con loro e non segue le loro posizioni. Il dissenso è forse qualcosa che avremo sempre, deplorevole in quanto tale, ma avremo anche sempre Pietro e suo successore come una roccia e pietra di paragone della nostra fede e della nostra unità».
Qui siamo davvero fuori strada. Questi laudatores del bergoglismo non si rendono neppure conto che il termine «dissenso» appartiene alla politica e non al linguaggio della Chiesa docente dimenticando che il papa è Servus Servorum Dei e non il capo di un regime tirannico. La confusione di ambiti, linguaggi, identità e ruoli ha ormai superato il livello di guardia.
Non dimentichiamo che c’è un limite al potere papale1 e una linea che il Papa non può attraversare senza tradire la Chiesa e il suo divino Fondatore, mettendo in pericolo le anime dei fedeli. E c’è una responsabilità – sua e della Gerarchia ecclesiale in primis, senza escludere quella di ogni battezzato – innanzitutto di fronte a Dio e poi anche di fronte agli uomini di questa generazione e di quelle che verranno.
In questa situazione paradossale basti notare il fatto che una volta chi dissentiva dal papa contestava la dottrina della Chiesa, mentre oggi avviene esattamente il contrario: chi formula alcune critiche al papa, lo fa per difendere quella stessa dottrina. Naturalmente quando parliamo di dottrina cattolica, ci riferiamo all’insegnamento che Cristo ha trasmesso ai suoi apostoli e consegnato alla sua Chiesa nei Vangeli, creduto dai Santi Padri e trasmesso sino a noi dalla Santa Chiesa: insegnamento che dobbiamo seguire fedelmente se vogliamo conoscere la verità e se vogliamo essere liberi e salvi. Infatti, la verità donataci da Cristo è una verità salvifica, presupposto della libertà e della vita eterna: «chi crederà sarà salvo» (Mc 16, 16). Una pastorale che non sia ancorata saldamente nella verità rivelata non conduce alla libertà e non porta alla salvezza.
Quanto alla posizione del card. Burke, sottolineiamo che è riferita ad una ipotesi che egli spera ardentemente non si verifichi e non è concretizzata perché non si è dato un evento che sia già definito e definitivamente interpellante nel senso temuto.
Respingiamo con sdegno, perseverando nella preghiera (anche per il Papa) e nella fiducia nel Signore che non abbandona la Sua Chiesa, tutte queste manovre capziose e subdolamente destabilizzatrici, rinnovando al Cardinal Raymond Leo Burke tutta la nostra gratitudine e solidarietà di fedeli in Cristo, nella Roma perenne.
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- Nell’intervista, a France2, che provocatoriamente chiedeva:come pensa di mettere il papa sul retto cammino… Card. Burke: “In questo bisogna essere attenti e guardare al potere del papa. La frase classica è che il papa ha la pienezza del potere, questo è vero, ma non è un potere assoluto. È al servizio della dottrina della fede. Non ha il potere di cambiare l’insegnamento, la dottrina… Lasciamo da parte la questione del papa. Nella nostra fede è la verità della dottrina che ci guida”.
fonte: Chiesa e post concilio
Meravigliose parole, quelle di Mons. Léfèbvre, voglio stamparle e tenerle sempre a portata di mano per replicare a questi noiosissimi "normalisti", sempre pronti ad accusare noi tradizionalisti di disobbedienza al papa. E se rispondo loro che Roncalli, Montini, , Lercaro, Bea, disobbedivano eccome a Pio XII (Montini addirittura lo tradì), allora ecco due pesi e due misure: con lui si poteva, anzi si doveva fare, con i papi conciliari e postconciliari è inammissibile. Capito l'antifona? Sono proprio "a servizio" da Lucifero, questi modernisti, è innegabile. Bè, speriamo che facciano presto a raggiungerlo ed a rimanerci, se ci tengono tanto; comunque io prego ogni sera per loro, ché il signore li illumini e li salvi, ci mancherebbe altro. Pace e bene.
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