ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 31 marzo 2015

Chi ha paura del Babau?


 «Chi ha paura del cardinale Burke?»

Il 22 marzo scorso leggevo su La Nuova Bussola [qui] un articolo a firma di Andrea Zambrano, dal titolo: «Chi ha paura del cardinale Burke?», che replicava efficacemente alle accuse rivolte al Cardinale da Pierluigi Castagnetti, ex deputato del Pd, democristiano di sinistra, di girare l’Italia «per fare conferenze contro le tesi del Card. Kasper (in effetti contro Papa Francesco) sul tema della famiglia».
Questo mantra che chi si oppone alla tesi-Kasper, per la verità più volte elogiato dal papa, si opponga al papa stesso, è ricorrente nelle performances dei nuovi corifei della rivoluzione conciliare che sta procedendo a gonfie vele come mai prima d'ora. Come pure il ritornello che sia anti-Bergogliano chi si azzarda a rimanere interdetto da fatti e detti che la cronaca di ogni giorno ci offre incalzanti e ne denuncia gli scostamenti dalla dottrina e dalla Tradizione. Questo sito ne è la cronaca in diretta, documentata e sofferta. Ribadisco di seguito alcune considerazioni, che di fatto non sono "anti" nessuno ma "per" la fedeltà alla verità rivelata.

Un nuovo fronte, da un ennesimo contesto tendenzialmente normalizzatore, che accusa il card. Burke
Ieri leggevo su MiL un articolo riguardante una analoga denuncia da parte di Massimo Introvigne, sociologo torinese e reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, al quale sarebbero da attribuire critiche ancora più pesanti di quelle di Castagnetti rivolte al Cardinale Burke, contenute in una circolare interna che deve aver colto di sorpresa molti dei destinatari. Tant'è che alcuni stralci ne sono finiti sulla Rete, destando non poca meraviglia anche da parte nostra. Anzi alla damnatio nei confronti del Cardinale, vengono associati i nomi di altri due pastori, che sono punti di riferimento di chi ama la Tradizione. Nei seguenti termini (cito da MiL):
«Alleanza Cattolica raccomanda ai suoi soci di non partecipare, e come associazione non partecipa, a iniziative che vedano protagonista S.E. il cardinale Burke», aggiungendo che le «stesse considerazioni fatte per Burke valgono per alcuni vescovi, come S.E. mons. Schneider e S.E. mons. Oliveri, ma la loro visibilità è molto minore di quella di S.E. il cardinale Burke». Per la ragione che [il cardinale] «appare organicamente inserito in un network anticonciliarista», «non per quello che dice – può anche reiterare le professioni di fedeltà al Papa e al Concilio al mattino, al pomeriggio e alla sera, anche se qualche volta si esprime diversamente – ma per quello che fa» : «interviste ripetute a blog anticonciliaristi», parteciperebbe a «riunioni carbonare» in cui «si parla di come “resistere” al Papa», sarebbe colpevole di «interferenze improprie nella questione dei Francescani dell’Immacolata» e di «sostegno alla prossima Marcia della Vita» del 10 maggio.
Il fantasma del conciliarismo

Dunque, se il cardinale «appare inserito in un network anticonciliarista» la cosa non può che fargli onore, dal momento che nella storia il “conciliarismo” è conosciuto come l’eresia che sottomette il Papa al Concilio ecumenico.

Non tocco tutti i vari punti controversi di questo caveat e resto sull'essenziale.
Appare quanto meno capzioso che un Cardinale, che propone conferenze per difendere la dottrina dei Papi e del Magistero e rilascia interviste come molti altri fanno sulla scia del loro Capo, da alcuni sia visto come un pericoloso precedente, da altri come anticonciliarista1 mentre altri ancora lo presentino fautore di dissenso. Ma il card. Burke non ha fatto né fa altro che riaffermare la dottrina teologica, canonica e magisteriale in materia di comunione ai divorziati e sulla famiglia. Argomento emblematico - non l'unico ma quello con le maggiori potenzialità di un pericoloso grimaldello - di un'Assise Sinodale sui generis per i metodi e per i contenuti, sui quali molto abbiamo dibattuto.
Continua a stupirmi la logica distorta di tutte queste esternazioni, purtroppo ripresa anche dai media di regime [qui]. Mi riferisco anche : lo ricorderete e potrete ritrovare i dettagli dal link 
  1. alla TV francese che nel febbraio scorso presentava il papa come «grande riformatore» sia della curia romana che della dottrina della Chiesa cattolica, mentre le sue «grandi riforme» sarebbero ostacolate da quella che viene definita «fronda» nel collegio cardinalizio, della quale il card. Burke viene capziosamente presentato come leader; 
  2. a Vatican Insider, alias pravda vaticana, che contemporaneamente riportava un velenoso intervento del cardinale Wuerl, arcivescovo di Washington: ... «un filo comune attraversa tutti questi dissidenti» nel fatto che «Essi sono in disaccordo con il Papa, perché lui non è d’accordo con loro e non segue le loro posizioni. Il dissenso è forse qualcosa che avremo sempre, deplorevole in quanto tale, ma avremo anche sempre Pietro e suo successore come una roccia e pietra di paragone della nostra fede e della nostra unità». 
Basta col disprezzo e i proclami apodittici: torniamo al Logos!
Riprendo alcune considerazioni dal mio intervento di allora, più che mai attuali e riferibili anche alle più recenti esternazioni richiamate all'inizio. E ribadisco che, se si tira in ballo l'unità, non sono le strategie umane a farla ma essa si realizza, nel Signore, tra chi Gli è fedele. 

Questi laudatores del bergoglismo non si rendono neppure conto che termini come «fronda» e «dissenso» appartengono alla politica e non al linguaggio della Chiesa docente. E cos'altro fa il Cardinale se non esercitare il suo munus docendi diffondendo i retti insegnamenti che appartengono al Depositum fidei che il Signore ci ha consegnato? Costoro dimenticano che il papa è Servus Servorum Dei e non il capo di un regime tirannico. La confusione di ambiti, linguaggi, identità e ruoli ha ormai superato il livello di guardia.
Ricordiamo che c'è un limite al potere papale2 e una linea che il Papa non può attraversare senza tradire la Chiesa e il suo divino Fondatore, mettendo in pericolo le anime dei fedeli. E c'è una responsabilità - sua e della Gerarchia ecclesiale in primis senza escludere quella di ogni battezzato - innanzitutto di fronte a Dio e poi anche di fronte agli uomini di questa generazione e di quelle che verranno.
In questa situazione paradossale basti notare il fatto che una volta chi dissentiva dal papa contestava la dottrina della Chiesa, mentre oggi avviene esattamente il contrario: chi formula alcune critiche al papa, lo fa per difendere quella stessa dottrina. Naturalmente quando parliamo di dottrina cattolica, ci riferiamo all’insegnamento che Cristo ha trasmesso ai suoi apostoli e consegnato alla sua Chiesa nei Vangeli, creduto dai Santi Padri e trasmesso sino a noi dalla Santa Chiesa: insegnamento che dobbiamo seguire fedelmente se vogliamo conoscere la verità e se vogliamo essere liberi e salvi. Infatti, la verità donataci da Cristo è una verità salvifica, presupposto della libertà e della vita eterna: «chi crederà sarà salvo» (Mc 16, 16). Una pastorale che non sia ancorata saldamente nella verità rivelata non conduce alla libertà e non porta alla salvezza.

Quanto alla posizione di eventuale resistenza del card. Burke, sottolineiamo che è riferita ad una ipotesi che egli spera ardentemente non si verifichi e non è concretizzata perché non si è dato un evento che sia già definito e definitivamente interpellante nel senso temuto.
Respingiamo con sdegno, perseverando nella preghiera (anche per il Papa) e nella fiducia nel Signore che non abbandona la Sua Chiesa, tutte queste manovre capziose e subdolamente destabilizzatrici, rinnovando al Cardinal Raymond Leo Burke tutta la nostra gratitudine e solidarietà di fedeli in Cristo,  in unione di preghiera, nella Roma perenne.
Maria Guarini
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1. Abbiamo appena pubblicato la presentazione a Chester del libro “Permanere nella Verità di Cristo: Matrimonio e Comunione nella Chiesa Cattolica”, scritto con altri cardinali e studiosi, piena di citazioni tratte dal Magistero post-conciliare.
2. Nell'intervista, a France2, che provocatoriamente chiedeva: come pensa di mettere il papa sul retto cammino... Card. Burke: «In questo bisogna essere attenti e guardare al potere del papa. La frase classica è che il papa ha la pienezza del potere, questo è vero, ma non è un potere assoluto. È al servizio della dottrina della fede. Non ha il potere di cambiare l’insegnamento, la dottrina... Lasciamo da parte la questione del papa. Nella nostra fede è la verità della dottrina che ci guida».

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