Il già visto dei bellicisti
Dopo che gli Statunitensi incitarono i Ben Laden contro i Russi, si accorsero che i Ben Laden s’erano messi contro di loro. Le “Torri Gemelle” offrirono il casus belli, gli Statunitensi andarono in Afganistan e il consuntivo fu un’altra sconfitta da cui uscirono forti i talebani.
Poi gli Statunitensi offrirono, con false prove di “armi di distruzione di massa”, il casus belli con l’Irak e la conclusione fu la nascita dello Stato Islamico. C’è mancato poco che gli Statunitensi
si precipitassero sulla Siria con la storia dei gas, ma i Russi sottrassero questo pretesto.
Adesso l’Irak risorto combatte lo Stato Islamico, ma domanda: chi è che continua ad armare lo Stato Islamico? Il Papa lo sa e l’ha forse detto.
Intanto gira per internet una cosa già sentita: l’attentato alle Torri Gemelle era orchestrato da potentati che strumentalizzavano i Ben Laden.
La novità è che la voce che lo ammette è statunitense.
don Ennio Innocenti
http://www.fraternitasaurigarum.it/wordpress/?p=556Cia e sauditi, la premiata ditta dei tagliatori di teste
Non fanatici, ma mercenari. Dirottati in mezzo mondo – Afghanistan, Balcani, Medio Oriente – per scatenare il terrore, fornendo l’alibi per la “guerra infinita” degli Usa. Al-Qaeda e Isis sono due maschere dello stesso network, organizzato dai sauditi sotto la regia di Washington. «Dalle viscere del carcere di massima sicurezza statunitense di Florence (Colorado), il componente di Al-Qaeda Zacarias Moussaui, condannato all’ergastolo, fa luce su quello che certamente è il segreto più sporco della “guerra al terrore”», scrive Pepe Escobar. «In più di 100 pagine di testimonianze rese nei giorni scorsi in una corte federale di New York, Moussaui fa “esplodere” delle autentiche bombe legate alla “Casa di Saud”».
Tra i più importanti finanziatori di Al-Qaeda prima dell’11 Settembre compaiono i principali esponenti del potere saudita, alleato di Washington. Le prime avvisaglie dello scandalo esplodono adesso, spiega Escobar, perché gli Usa ricattano l’Arabia Saudita: guai se Riyadh si sfilasse dall’alleanza, cessando di sostenere sottobanco il network del terrore, che oggi si chiama Califfato, o a scelta Isis, Isil o semplicemente Daesh. E guai se smettono di pompare petrolio, facendone crollare il prezzo per colpire Putin.
Nelle rivelazioni dell’ergastolano Moussaui, scrive Escobar in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”, troviamo nientemeno che l’ex capo dell’intelligence saudita, il principe Turki al-Faisal, già grande amico di Osama Bin Laden, insieme un personaggio come il principe Bandar Bin Sultan, detto “Bandar Bush”, già ambasciatore saudita negli Stati Uniti «e mancato sponsorizzatore di jihadisti in Siria». Turki e Bandar sono in compagnia «di un caro amico dei mercati occidentali (e di Rupert Murdoch)», cioè il principe Al-Waleed Bin Talal, e con lui «tutti i maggiori “chierici” wahhabiti dell’Arabia Saudita». In altre parole, «nessuno di loro è nuovo a chi segue fin dai tempi dell’Afghanistan degli anni ’80 le sporche vicende degli jihadisti finanziati dai wahhabiti sauditi». Le informazioni, aggiunge Escobar, assumono maggiore importanza se messe in relazione al prossimo libro di Michael Springmann, ex capo della sezione visti a Jeddah, in Arabia Saudita. In “Visto per al-Qaeda”, svelando «tutti gli sdoganamenti della Cia che hanno sconvolto il mondo», Springmann descrive in dettaglio le mosse dell’armata del terrore messa in piedi dagli Usa.
Negli anni ’80, la Cia reclutò e addestrò «agenti musulmani» per contrastare l’invasione sovietica in Afganistan. «Più tardi, la Cia avrebbe spostato questi agenti dall’Afganistan ai Balcani, poi in Iraq, in Libia e in Siria, facendoli viaggiare con visti statunitensi illegali». Questi guerriglieri addestrati dagli Usa «si sarebbero poi riuniti in un’ organizzazione che è sinonimo di terrorismo jihadista: Al-Qaeda». Lo scopo politico di queste rivelazioni, dal punto di vista di Washington, secondo Springmann «è di esercitare pressioni sulla Casa di Saud per continuare a pompare le loro eccedenze petrolifere: i recenti rimbalzi petroliferi stanno provocando l’isterismo a Washington, poiché potrebbero essere il segnale di un ripensamento dei sauditi sulla loro guerra dei prezzi del petrolio contro, prima fra tutti, la Russia». Dunque, verso la metà degli anni ’80, “Al-Qaeda” era solo un database in un computer collegato al dipartimento delle comunicazioni del segretariato della Conferenza Islamica, scrive Escobar. «A quel tempo, quando Osama Bin Laden non era che un agente “delegato” Usa che operava a Peshawar, l’intranet di Al-Qaeda era un ottimo sistema di comunicazione per lo scambio di messaggi in codice tra i guerriglieri».
“Al-Qaeda” non era un’organizzazione terrorista – ovvero un esercito islamico – e neanche proprietà privata di Osama Bin Laden. «In seguito, verso la metà degli anni 2000 in Iraq, Abu Musab al-Zarqawi – il precursore giordano di Isis/Isil/Daesh – stava reclutando giovani militanti-fanatici-arrabbiati, senza un diretto input da parte di Bin Laden. La sua copertura era Aqi (Al-Qaeda in Iraq)». Quindi, continua Escobar, Al-Qaeda era e resta un marchio di successo. «Non è mai stata un’organizzazione; piuttosto era un elemento operativo essenziale di un’agenzia di intelligence. Da qui l’imperativo categorico: Al-Qaeda è essenzialmente una derivazione dell’intelligence saudita». La miglior prova è il ruolo oscuro, fin dall’inizio, del principe Turki, ex direttore generale per lungo tempo del Mukhabarat, l’intelligence della Casa di Saud («ma Turki non parla, e mai lo farà»). L’intelligence turca, per parte sua, «non ha mai creduto al mito dell’“organizzazione” Al-Qaeda». Le rivelazioni di Moussaui, aggiunge Escobar, «diventano davvero esplosive quando si collegano tutti i punti tra l’ideologia politica della Casa di Saud, la piattaforma politica di Al-Qaeda e l’abbozzo ideologico del falso Califfato di Isis/Isil/Daesh. La matrice di tutti questi è il wahhabismo del 19° secolo – e la sua interpretazione/appropriazione medievale dell’Islam. Tutti usano metodi diversi, alcuni più rumorosi di altri, ma tutti hanno lo stesso fine: il proselitismo wahhabita».
La differenza fondamentale, secondo Escobar, è che Al-Qaeda e Isis/Isil/Daesh «sono dei rinnegati wahhabiti che intendono, alla fine, prendere il posto della Casa di Saud – fantoccio comandato dall’Occidente – instaurando in modo ancora più intollerante il potere salafita e/o del Califfato». Per cui, «quando questa “bomba” ancora segreta verrà fuori dal vaso di pandora arabico, crolleranno i presupposti che reggono quel dono che viene continuamente elargito dagli Usa, la “Guerra al Terrore” (guerra infinita)». Non è rassicurante nemmeno il nuovo capo della Casa di Saud, il principe Salman, che «negli anni ’90 era uno strenuo sostenitore del salafismo e del Jihad», inclusa la pratica Bin Laden. Più tardi, come governatore di Riyadh, «si distinse nell’avversione più totale verso gli sciiti, che poi si espandeva nell’odio verso l’Iran nel suo complesso – per non parlare poi del suo odio per qualsiasi cosa che lontanamente ricordasse la democrazia all’interno dell’Arabia Saudita». Assurdo aspettarsi che Salman sia un “riformatore”, «come è assurdo aspettarsi che l’amministrazione Obama interrompa una volta per tutte la sua storia d’amore con i suoi “bastardi preferiti” del Golfo Persico».
Ma ora, aggiunge Escobar, c’e’ un nuovo elemento chiave: «La Casa di Saud è disperata. Non è un segreto a Riyadh e in tutto il Golfo che il nuovo Re e i suoi consiglieri ammaestrati dall’Occidente stiano letteralmente perdendo la testa. Si ritrovano circondati dall’Iran – che, per giunta, è sul punto di concludere un accordo nucleare con il Grande Satana l’estate prossima». La situazione non è allegra: i sauditi «vedono il falso Califfato di Isis/Isil/Daesh che controlla gran parte del “Siraq” – e con gli occhi già puntati verso la Mecca e Medina. Vedono gli sciiti Houthi pro-Iran che controllano lo Yemen. Vedono gli sciiti della maggioranza in Bahrein repressi con grandi difficoltà dalle forze mercenarie. Vedono disordini sciiti diffusi nelle province orientali dell’Arabia Saudita, dove c’è il petrolio. Sono sparsi in tutto il Medio Oriente ancora in preda alla psicosi “Assad deve andarsene” (mentre lui non va da nessuna parte). Hanno bisogno di finanziare la “junta” militare al potere in Egitto con miliardi di dollari (l’Egitto è al verde). E oltre a tutto questo, si sono bevuti la storia America-contro-Russia, impegnandosi in una guerra dei prezzi del petrolio che sta consumando il loro budget».
Non ci sono prove che Salman sia deciso a compiere lo sforzo di cooperare con il governo di maggioranza sciita a Baghdad, né che tenterà di raggiungere un compromesso con Teheran: «Al contrario, regna la paranoia, poiché nel momento in cui l’Iran riaffermasse la sua supremazia nucleare, una volta concluso l’accordo atteso per l’estate prossima, i sauditi si ritroveranno emarginati ideologicamente e politicamente». Soprattutto, conclude Escobar, non ci sono prove che l’amministrazione Obama abbia la capacità di riconsiderare le relazioni coi sauditi. «Ciò che è certo è che il più sporco segreto della “guerra al terrore” resterà off-limits. Tutto il “terrore” che stiamo vivendo, sia quello reale sia quello costruito a tavolino, proviene da un’unica fonte: non è “l’Islam”, ma l’intollerante e demente wahhabismo», irresponsabilmente incoraggiato, organizzato e finanziato con la piena collaborazione della Cia. Stesso film: dalla strage di americani innocenti l’11 Settembre alla ricomparsa dei “tagliatori di teste” in Siria, in Iraq e ora in Libia.
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Gli Usa vogliono distruggere l'ISIS ma si oppongono a tutte le forze che lo stanno combattendo sul campo. Noam Chomsky
Washington e i suoi alleati sono responsabili della nascita del gruppo
L'Iraq ha lanciato una nuova operazione militare per riconquistare la città di Tikrit con il sostegno di unità della Guardia della Rivoluzione iraniana. La città è controllata delle milizie dello Stato islamico dallo scorso giugno.L'offensiva si presenta mentre l'esercito iracheno si prepara per una grande operazione sostenuta dagli Stati Uniti per riprendere Mosul nelle prossime settimane.
L'ISIS "nasce dalla decisione americana di voler colpire
una società molto vulnerabile, suscitando conflitti settari che non
esistevano", sostiene Noam Chomsky, professore emerito del Massachusetts Institute of Technology, intervistato da DemocracyNow. "E
'difficile capire come l'Iraq possa anche solo essere tenuto insieme a
questo punto. E' stato devastato dalle sanzioni americane, la guerra, le
atrocità che sono seguite ad essa.
Alla domanda riguardo l'efficacia della strategia degli Stati Uniti, costretti dai loro legami con l'Arabia Saudita e dal rifiuto di impegnarsi con l'Iran e gruppi come Hezbollah, che sono efficaci nel combattere l'ISIS, Chomsky riprende la definizione data da Patrick Cockburn alla strategia americana, descrivendola come "la strategia di Alice nel paese delle Meraviglie". Gli Stati Uniti vogliono distruggere ISIS , ma si oppongono a tutte le forze che stanno combattendo l'ISIS . Così, lo stato principale che è contrario all'ISIS è l'Iran. Essi sostengono il governo iracheno, il governo sciita. Ma l'Iran è, si sa, nella lista dei nemici degli Stati Uniti. Probabilmente le principali forze di terra che combattono l'ISIS sono il PKK e i suoi alleati, che sono sulla lista dei terroristi degli Stati Uniti. Questo sia in Iraq e in Siria. L'Arabia Saudita, il nostro principale alleato insieme ad Israele, è stata per lungo tempo il finanziatore principale dell'ISIS e gruppi simili, non necessariamente il governo; ricchi sauditi non sono solo i finanziatori, ma anche la sorgente ideologica. L'Arabia Saudita è dominata da una versione estremista fondamentalista dell'Islam: la dottrina wahhabita. E l'ISIS è un ramo estremista della dottrina wahhabita. L'Arabia Saudita è uno stato missionario. Fonda scuole, moschee per diffondere la sua versione radicale dell'Islam. Ed è un alleato degli Usa. I nostri nemici sono quelli che combattono l'ISIS.
L'ISIS è una mostruosità, prosegue Chomsky. Non c'è
molto dubbio. Ma non è venuto dal nulla. E' il risultato ottenuto dagli
Stati Uniti, di aver colpito una società molto vulnerabile, suscitando
conflitti settari che non esistevano. Sono diventati molto violenti. La
violenza degli Stati Uniti ha fatto peggio. Siamo tutti a conoscenza dei
crimini. Da questo è venuto un sacco di violenza, forze assassine.
L'ISIS è una di queste. Ma le milizie sciite non sono poi così diverse.
Quando diciamo "l'esercito iracheno sta attaccando", probabilmente chi
combatte sono e milizie sciite con l'esercito iracheno sulle retrovie.
Voglio dire, il modo in cui l'esercito iracheno è crollato è un fatto militare stupefacente.
Si tratta di un esercito di, credo, 350.000 soldati, pesantemente
armati dagli Stati Uniti e addestrati dagli Stati Uniti per 10 anni.
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=10785
Attenzione a Putin
E’ uscita in Francia una nuova biografia di Putin. Nato nel 1952 egli fu subito segretamente battezzato, ma ebbe conoscenza di questo soprannaturale sigillo soltanto in coincidenza col crollo del regime sovietico. Precedentemente il giovane Wladimiro, affascinato dalla leggenda spionistica, aveva frequentato un corso di formazione nel quale c’era anche l’insegnamento del diritto: in questo contesto aveva notato il contrasto tra la supremazia della legge rivendicata dal docente e il cinico prevalere degli ordini “superiori” al di fuori della legge, tanto che preferì interrompere gli studi di diritto e farsi mandare in Germania (dove potette notare il cinismo affaristico del mondo cosiddetto libero, coperto dalla maschera del libero mercato).
Col crollo del regime egli riprese e completò gli studi di diritto col suo vecchio docente, il quale – diventato sindaco di Pietroburgo – restituì il nome di fondazione della città voluto in onore di san Pietro e volle accanto a sé come fiduciario ad omnia il discepolo Wladimiro.
Perdute le elezioni, Wladimiro passò all’amministrazione presidenziale sbaragliando tutti i competitori in carriera e diventando l’erede del potere russo (1999). In pochi mesi egli riformò la struttura governativa ristabilendo il primato della competenza al servizio del bene comune, poi schiantò la rivolta cecena e fece rinascere la sua capitale, infine subordinò il potere economico all’interesse nazionale
Il boiardo Berezovski tentò di tutto per opporsi a Putin, ma morì nel più completo discredito nel 2013. Il boiardo Khordorkovski, volendo sfuggire al fisco, fu espropriato, condannato al carcere e infine graziato per ragioni umanitarie (2013).
Poi venne il fantastico risanamento del debito russo. Ma a causa della connessione con l’Europa occidentale, la Russia ne ha importato la recessione e, colpita dalle sanzioni imposte dagli USA, ha reimpostato la sua politica militare e finanziaria internazionale.
In armonia con il Patriarcato Ortodosso, Wladimiro ha innalzato la bandiera dei valori cristiani e nazionali. Egli è stato decisivo nel preservare la Siria dal caos (voluto in Irak, Afganistan e Libia dalle potenze “democratiche”). In Serbia, in Georgia e in Ucraina Putin ha imposto il suo realistico punto di vista e ora denuncia le fonti finanziarie del terrorismo islamico. Putin ha dietro di sé più dell’80% dell’elettorato russo.
don Ennio Innocenti
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