Scontro finale sul vescovo che difende la famiglia nelle scuole cattoliche
Mons. Cordileone che fa piangere i prof pro-gay a San Francisco
L'arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone (foto LaPresse)
Roma. Siamo alla conta delle firme, a San Francisco. Da una parte docenti e studenti che invocano un passo indietro del vescovo, reo d’aver chiesto che nelle scuole cattoliche si insegnino cose conformi al Magistero cattolico. Dall’altra, le organizzazioni pro life che si schierano dalla parte di monsignor Salvatore Cordileone, il presule che ha messo nero su bianco un regolamento in cui spiega che non è proprio il caso di impiegare ore per raccontare ai giovani alunni che la contraccezione va bene, che è giusto proseguire la ricerca sulle cellule staminali e che la legge naturale non impedisce le unioni omosessuali.
Niente di straordinario o di nuovo, aveva subito chiarito il prelato: “Sono tutte cose prese dal Catechismo della chiesa cattolica”. La giustificazione non è bastata, visto che il caso non s’è limitato a far piangere di dolore la professoressa Jessica Hyman – “i nostri insegnanti sono terrorizzati”, ha detto tra sinceri singhiozzi – ma è approdato perfino al Senato dello stato della California: otto senatori hanno inviato una lettera a Cordileone – diventata subito di pubblico dominio – in cui si bollavano le sue disposizioni come qualcosa che “istiga alla discriminazione nelle comunità in cui operiamo”. Due di questi otto sono andati oltre, chiedendo che si aprisse subito un’inchiesta sulle azioni dell’arcidiocesi. L’attorney di San Francisco, il cattolico latino Dennis Herrera, che già s’era scontrato con Cordileone sulla questione delle nozze gay – ha definito “agghiacciante” la direttiva del vescovo: è un documento che “non può trovare alcun posto nella società moderna e serve solo a rendere più difficile il lavoro dei genitori cattolici intenzionati a instillare nei proprio figli buoni valori religiosi”. E questi valori, ha aggiunto Herrera in un commento pubblicato sul seguìto portale liberal National Catholic Reporter, non hanno nulla a che fare con “il tentativo di ordinare agli insegnanti di astenersi da ciò che per mons. Cordileone sono atti ‘gravemente perversi’, come la fornicazione, la masturbazione, le relazioni omosessuali e la pornografia”. I buoni valori, spiega l’attorney cittadino, sono invece ben altra cosa, come l’apprezzamento del “lodevole progresso nel campo dei diritti civili, nella scienza e nel mondo in cui una più giusta società afferma la dignità delle famiglie non tradizionali e delle minoranze, un tempo prese di mira”.
ARTICOLI CORRELATI San Francisco contro il vescovo che vuole il rispetto dei valori cattolici nelle scuole cattolicheLifesitenews, il principale portale al mondo a sostegno delle politiche a favore della famiglia (quella tradizionale), ha già raccolto in tre giorni più di ventitremila adesioni alla campagna in difesa dell’arcivescovo: “Sta semplicemente facendo il suo dovere paterno in qualità di capo spirituale della diocesi che guida, assicurando che gli studenti cattolici ricevano un’educazione autenticamente cattolica. I genitori che mandano i loro figli alle scuole cattoliche hanno infatti il diritto di credere che essi siano seguiti da insegnanti che, a seconda di come vivono le loro vite, non minino ciò in cui credono”, si legge nel comunicato a sostegno della campagna per la raccolta firme. A difesa del presule – che alle petizioni contro la sua persona ha ormai fatto il callo, vuoi per la sua scelta di aderire alla Marcia per la vita o per l’opposizione alla legge sui matrimoni tra persone dello stesso sesso – contro le schiere di silenziosi manifestanti che si sono messi in marcia verso la cattedrale di St. Mary imbracciando cartelli con la scritta “chi sono io per giudicare?”, s’è schierato pure il Wall Street Journal: “La politica dovrebbe proteggere la decisione dell’arcivescovo Cordileone di assicurare che le scuole superiori cattoliche preservino l’autentica identità cattolica. Le revisioni ai manuali scolastici (ordinate dal prelato, ndr) promuovono un equilibrio tra l’integrità istituzionale e le libertà personali. E la libertà è esattamente ciò che consente a tutti gli americani di vivere in una sfera pubblica diversa e civile”, hanno scritto Ryan T. Anderson e Leslie Ford in un commento pubblicato qualche giorno fa. L’arcivescovo, si legge ancora, ha semplicemente “spiegato che la missione dell’istruzione cattolica è di assicurare che gli studenti ricevano un’educazione completa a livello intellettuale, spirituale e morale. Se gli insegnanti sono chiamati a raggiungere questo obiettivo, devono mostrarsi coerenti tra ciò che insegnano in aula e ciò che sostengono in piazza”. Anche per evitare che si moltiplichino iniziative analoghe a quella del sindaco di Washington, Muriel Bowser: “A gennaio ha firmato quel che eufemisticamente è intitolato ‘Human Rights Amendment Act’. Si tratta della carta che – se approvata dal Congresso, scrive il WSJ – obbligherebbe le scuole private religiose a violare ciò in cui credono riguardo la sessualità umana, riconoscere i gruppi di studenti lgbt e ospitare nei propri campus i gay pride”.
di Matteo Matzuzzi | 10 Marzo 2015
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