ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 4 marzo 2015

Dedicato a Balducci (perché non a Ravasi?)

Gesù Cristo, as you like it

 
«As you like it», «Come vi piace»: così s’intitola la commedia pastorale in cinque atti composta da William Shakespeare fra il 1599 e il 1600. Come vi piace: fate voi, ciascuno si serva a suo modo. È il motto che si potrebbe apporre a numerose pseudo-ricostruzioni del cristianesimo che oggi vanno abbastanza di moda, sebbene il loro momento d’oro sia stato qualche anno or sono, quando, complici il cinema e la televisione, quasi ogni settimana compariva in libreria un nuovo sedicente best-seller pronto a svelarvi la “vera” storia del cristianesimo e il “vero” significato della figura storica di Gesù, della sua missione, delle sue parole, delle sue azioni.
In questo ricco, anche se ormai alquanto sfruttato filone, si colloca l’ennesimo prodotto del genere, «Nuove ipotesi su Gesù» di Ambrogio Donnini; nel quale, per la verità, l’apparente modestia del titolo viene subito smentita dal tono assertivo del testo, ove, sin dall’introduzione, si dà per scontato che tutto quanto sappiamo, o crediamo di sapere, sull’argomento, non è che inganno e illusione, e buon per noi che ci viene data ora l’occasione di venire edotti su tutte quelle cose che un clero interessato e fanatico aveva voluto tenerci nascoste o, peggio, travisare da cima a fondo, rendendo così irriconoscibile il contenuto autentico delle Scritture.
Siamo nel tempo del consumismo imperante e la storia delle religioni non sfugge alla tendenza generale. Dilagano il fai-da-te, l'usa-e-getta e il prodotto preconfezionato a un tanto il chilo. Le religioni non si accettano o si rifiutano così come sono, per quello che sono; si pretende di rivederle, di aggiornarle, di svelarne il "vero" significato, che, chissà come (ma in fondo è presto detto: per le solute trame occulte dei perfidi preti reazionari), era rimasto sepolto per migliaia di anni, ma che chiunque o quasi, al giorno d'oggi, in questi nostri tempi di libera ricerca e di disinvolto pluralismo culturale, per non dire di relativismo assoluto, si sente autorizzato a cercare e rivelare, liberandolo da incrostazioni, menzogne e credenze superstiziose.
Così, non basta andare al supermercato delle religioni e comprare quella che piace di più; c’è una strada ancora più comoda e pratica da seguire: se ne prende una, che piace solo in parte, e la si "depura" degli elementi ritenuti sgradevoli e fastidiosi, la si restituisce alla sua supposta purezza originaria, la si emenda di miti e leggende, et voilà, il gioco è fatto; senza contare che, così facendo, ci si rende benemeriti del progresso e, in ultima analisi, della civiltà umana, perché si aiutano le folle ignoranti e oscurantiste a divenire degne protagoniste della modernità, adoperando finalmente la ragione e lasciando perdere le favole, come si conviene all'homo sapiens dopo la rivelazione nuova e definitiva del Verbo darwinista.
Una di queste disinvolte operazioni culturali è quella condotta da David Donnini nel suo libro «Nuove ipotesi su Gesù» (1998), nel quale afferma, con la massima noncuranza, che non val la pena di impegolarsi nel terreno vischioso e controverso dei fatti storici relativi alla vita di Gesù, di perder tempo a discutere sulla Sindone, le reliquie o – sono parole sue – i manoscritti veri o falsi - e su altre quisquilie del genere, perché quello che conta è stabilire, una volta per tute (e lui lo stabilisce, non lo dimostra) che il Vangelo è stato radicalmente manipolato dai preti e che al "vero" Gesù, vale a dire un Messia che voleva restaurare la dinastia di Davide sul trono d'Israele e, nello stesso tempo, instaurare il regno di Jahvé, è stata sovrapposta una costruzione mitica, una proiezione delle attese messianiche dei Giudei in chiave esclusivamente interiore e religiosa, riveduta e universalistica, ovviamente ad opera del solito Paolo di Tarso.
Roba vecchia, dirà qualcuno, e giustamente; quel che c'è di nuovo, se così si può dire, è la perfetta nonchalance con cui si continua a sostenere che il cristianesimo, quale noi lo conosciamo da duemila anni, non ha niente a che fare con il Gesù della storia, del quale nulla sappiamo (tranne Donnini, che ne sa abbastanza  da qualificarlo un Messia politico), ma è una pura e semplice costruzione mitica, ripresa da analoghe costruzioni mitiche che erano antiche di migliaia di anni quando paolo, anzi Shaul, mise mano alla sua: come se un mito religioso si potesse creare in quattro e quattr'otto, e non richiedesse, viceversa, generazioni e generazioni per affermarsi; e come se lo si potesse costruire così, semplicemente a tavolino, per iniziativa di poche persone,  e non nascesse, invece, da lunghi e complessi movimenti spirituali collettivi.
Perché, proprio come affermava Ambrogio Donini (nella sua «Breve storia delle religioni»), rispetto al quale David Donnini non dice nulla di sostanzialmente nuovo, l'idea di un dio che si fa uomo, muore e risorge, è presente, sì, anche in altre religioni antiche (basti pensare al mito egiziano di Iside e Osiride); ma si dà il piccolo particolare che i più antichi testi cristiani, rappresentati da alcune lettere di Paolo e dalle prime redazioni dei Vangeli, sono stati scritti pochi anni, al massimo un paio di decenni dopo la morte del Gesù storico: ed è semplicemente assurdo pensare che, nello spazio di quindici o vent'anni, cioè in meno di una generazione, si possa creare un mito religioso basato sull'idea dell'incarnazione, della passione e della resurrezione divine. I testimoni dei fatti erano ancora vivi e vegeti, quando quelle pagine venivano scritte: chi mai avrebbe osato inventarsi di sana pianta una storia del genere? E a quale scopo, poi? Se Cristo era uno dei tanti predicatori religiosi che percorrevano l'inquieta Palestina del I secolo, e se davvero morì sulla croce, come avrebbero osato i suoi seguaci affermare che era risorto, e chiamarne a testimoni delle persone ben precise, dei fatti specifici, delle circostanze sin troppo facilmente confutabili?
Ancora: se era tutta una truffa, una impostura, perché mai chi la ideò non si sarebbe preso la briga di fare le cose per bene, e concordare una versione univoca di essa? Le piccole differenze nei resoconti della resurrezione stanno proprio a dimostrare che la tradizione cristiana era in assoluta buona fede: ciascun testimone ricordava i fatti come li aveva vissuti, senza preoccuparsi troppo di sintonizzarla con i ricordi di altri testimoni. Già il pagano Celso cercava di cogliere in flagrante contraddizione i Vangeli, mettendo a confronto le diverse versioni del sepolcro scoperchiato e dell'angelo annunziante la resurrezione di Cristo: senza rendersi conto che proprio queste differenze DI DETTAGLIO rendono più credibile L'INSIEMEdel racconto.
Sono duemila anni che i nemici del cristianesimo adoperano sempre le stesse armi e non si sono ancora accorti di come esse siano spuntate: o la storia di Cristo è un mito leggendario, o è realtà. Se è un mito, come spiegare che si sia formato nel giro di pochi anni, anziché in qualche secolo? Se non è reale, come spiegare il fatto che i primi cristiani si siano esposti all'evidenza di essere sbugiardati da migliaia e migliaia di testimonianze contrarie alla loro? Sarebbe stata la maniera più sicura per esporre alla dissoluzione il loro credo: prestare il fianco all’accusa di mendacio, vedersi rimproverare la ingenuità della propria frode. Ma questo non avvenne. Essi vennero combattuti, questo sì; vennero accusati di empietà, di sacrilegio, vennero denunciati e condannati a morte: ma nessuno riuscì a dimostrare che raccontavano una storia inverosimile. Certo, i giudei negavano che Cristo fosse mai risorto da morte: ma tutto ciò che poterono fare fu di spargere la voce che i suoi discepoli ne avevano trafugato il cadavere. Non negarono che il corpo fosse scomparso; e, quanto all’esistenza storica di Gesù – che tanti “studiosi” moderni hanno messo in dubbio, come appunto Ambrogio Donini – sta di fatto che i giudei non la negarono affatto: sostennero invece di aver processato e mandato a morte un impostore, che affermava di essere il Figlio di Dio.
David Donnini ha dedicato  il suo libro a Ernesto Balducci, con parole di altissima lode, così come Ambrogio Donini si diceva discepolo devoto di Ernesto Buonaiuti: niente di nuovo, anche in questo senso. Così come il modernismo cattolico è sfociato, nel giro di neppure una generazione, nella storiografia religiosa anticristiana, atea e marxista, così il "nuovo" modernismo di un certo Vaticano II è sfociato, con altrettanta rapidità, nei medesimi risultati: una sedicente storiografia religiosa che non si dice anti-cristiana, ma che di fatto lo è, senza nemmeno avere l'onestà di riconoscersi tale. Perché come altro si potrebbe definire uno storico il quale voglia insegnare a un paio di miliardi di credenti che essi brancolano, da duemila anni, in un guazzabuglio di credenze totalmente erronee, mentre lui, finalmente, è in grado di mostrare loro la retta via, libera dalle perfide e interessate manipolazioni dei preti? E che Cristo è stato semplicemente un predicatore messianico, dalle cui dottrine si possono ricavare anche alti insegnamento morali, come peraltro da quelle di Budda, Zoroastro, Lao Tze?
Relativizzare il cristianesimo, umanizzare e politicizzare Cristo: ecco l’operazione che codesti “storici delle religioni” portano avanti imperturbabili, partendo da una grossolana alterazione dei fatti (la post-datazione dei testi paolini ed evangelici) e da una serie di cliché e luoghi comuni, peraltro piuttosto kitsch, quali si trovano in romanzi come «Il Codice da Vinci», nei quali si descrive una Chiesa cattolica che, da duemila anni, altro non fa che ingannare i suoi fedeli e travisare deliberatamente il significato del messaggio di Cristo, che pure essa conosce, ma che vuol tenere nascosto per i suoi ignobili scopi.
Perché il lettore possa farsene un’idea, ecco alcune perle tolte solo dalle prime pagine del libro di David Donnini:

«Da secoli i cristiani si domandano se la narrazione evangelica sia da considerarsi storica, oppure no. Cioè se in fatti comunemente noti, relativi alla morte, alla vita e alla presunta resurrezione di Gesù Cristo, siano realmente avvenuti come il Vangelo li presenta, o non sioano piuttosto il fritto di una costruzione teologica motivata da una serie di circostanze storiche e culturali. […]

Oggi dobbiamo assolutamente riconoscere, che una grossa fetta della storia, che tutti abbiamo studiato sui banchi del liceo,  è stata scritta, o comunque opportunamente censurata, e resa compatibile, dagli scribi della Chiesa.  Il Cattolicesimo ha avuto il monopolio assoluto  su ogni forma di cultura, di arte, di scienza,  e quindi anche sulla storia, per numerosi e lunghi secoli. Su ogni prodotto della mente umana occidentale la Chiesa ha posto il suo imprimatur. Oggi abbiano ottimi motivi  per credere che numerosi documenti canonici ed extracanonici siano il frutto di una confezione su misura, dettata nel corso dei secoli da esigenze catechistiche,  dottrinarie, culturali, ideologiche, politiche e, perché no, economiche. […]
Il problema si pone in questi termini:è essenziale che i presupposti della fede siano fatti storici realmente avvenuti? La consapevolezza del carattere mitologico dei presupposti comporta  immancabilmente il decadimento della fede stessa? Nel mondo di oggi e, soprattutto, con le problematiche di oggi, ha veramente un senso evolutivo continuare a proporre come verità storica un substrato sostanzialmente mitologico? Non é forse arrivato il momento in cui le fiabe hanno cessato di aiutare gli uomini a prendere coscienza di sé? […]
Le leggenda neocristiana del figlio di Dio, re degli umili, principe di amore, aveva i requisiti della teologia adeguata alle esigenze etiche, psicologiche e culturali del momento. […] Naturalmente i cristiani di oggi, ancorati al loro incorreggibile  ed irrinunciabile dogmatismo, sono ben lontani dal poter ammettere che la loro fede è il frutto di un complicato assemblaggio teologico. Eppure è così: si è trattato della più colossale operazione sincretistica nella storia del pensiero umano. […]
Il cristianesimo ha già fatto il suo transito nella storia: da un lato la Chiesa ha offerto troppe performances di secolarizzazione, trasformando se stessa in un regno così terreno  e materiale, da perdere una buona parte del suo diritto di rappresentare  il regno celeste e spirituale; dall’altro lato la mole e la qualità dei problemi  planetari sono tali da rendere superata e inattuale una mitologia fantastica, per quanto meravigliosa, a base di incarnazioni divine, e miracolose resurrezioni,. Insomma, non potranno essere queste vecchie eredità delle più antiche religioni orientali a salvare gli uomini dei duemila.[…]
La mitologia del Figlio di Dio che paga col proprio sacrificio  la cauzione espiatoria per i peccati del genere umano ha dato tutto quello che aveva da dare, ha guidato lo sviluppo  della civiltà cristiana fino al suo limite massimo; da qui in poi il suo ruolo è negativo, ritardante e pericoloso. […] … Se duemila anni fa il cristianesimo seppe  offrire una valida alternativa alle illusioni dell’impero pagano e a quelle del messianismo rivoluzionario, chi e cosa, oggi, sapranno offrire una valida alternativa alle illusioni dell’impero capitalista e a quelle del messianismo comunista o rivoluzionario in genere? Qualcosa che ancora non c’è: una nuova visione del mondo e soprattutto una nuova religiosità, quella già in gestazione nel cuore di tutti noi, quella il cui atto di nascita sarà LA DISCESA DEL SACRO DAL CIELO ALLA TERRA. Alla sacertà dei santi, degli angeli, del cielo e del paradiso, ovverossia di quel mondo che è al di fuori della natura, sarà sostituita la sacertà dei fiori, degli animali, degli elementi, delle cose in cui si manifesta l’eterno miracolo della vita universale.»

Si tratta di restaurare il paganesimo, insomma, e più precisamente l’animismo; anche qui, nulla di originale: le varie correnti New Age lo dicono e lo ripetono da alcuni decenni.
È interessante, comunque, apprendere che lo stesso studioso che si accinge a rivelarci il vero significato della figura e dell’opera di Gesù Cristo; che ci vuole illuminate su come tale figura e tale opera siano state sistematicamente alterate e falsate dalla Chiesa cattolica, nel corso di duemila anni, abbia già bella e pronta, per i poveri orfani del cristianesimo, delusi da un così bieco inganno, una religione sostitutiva e consolatoria: quella dei fiori e degli animali. David Donnini, dunque, non è solo uno studioso delle religioni, è un predicatore religioso e un profeta egli stesso: preannuncia la religione del terzo millennio, che sarà all’altezza dei tempi nuovi, libera da costruzioni mitologiche e da favole alienanti, che tengono l’umanità nello stato infantile.
Certo, il cristianesimo è andato bene..., finché è andato bene; ha dato quel che aveva da dare; ora deve farsi da parte, perché è divenuto d’impiccio. Un po’ come nello schema dialettico marxista (ed hegeliano): una classe sociale va bene per un certo tempo, costituisce un elemento di progresso; ma poi diventa superata, ed è un ostacolo al progresso: bisognerà sostituirla con una forma più adeguata ai tempi. È la tipica filosofia del progresso illimitato, inesorabile, come guida e ragione del mondo. Ed ecco la filosofia della religione usa-e-getta, della religione che, da bambini, s’indossa come un vestito, ma che poi, quando si diventa grandi, si getta via, perché è diventata stretta.
Che una religione possa anche avere una verità ETERNAda rivelare agli uomini, un annuncio PERENNE, che non teme la sfida del tempo, perché il problema fondamentale dell’uomo è sempre lo stesso, nell’età delle piramidi come in quella del viaggi interspaziali, questa è una cosa che non viene in mente a simili storici della religione. Perché la religione, per loro, figli di Marx e di Freud, non può essere che inganno o illusione, oppure entrambe le cose insieme; e l’unica vera religione è quella del progresso, che (contraddizione in termini, ma loro soli non se ne accorgono) progredisce sempre. Eppure, incredibile dictu, per inseguire questa idea del progresso illimitato, perfino teologi e porporati cattolici, dal Concilio Vaticano II in poi, si sono messi ad inseguire i tempi nuovi e vanno dicendo che il cristianesimo andrebbe aggiornato ad ogni nuova situazione storica, altrimenti chi lo capisce più…

Padronissimi di crederlo, così come sono padroni certi studiosi di riscrivere il “vero” significato del cristianesimo sulla base delle loro supposizioni ed interpretazioni. Ma non sarebbe più serio, più professionale e, come dire?, più signorile, da parte degli storici delle religioni, sospendere il giudizio DI MERITO e limitarsi a studiare il fenomeno “religione” per quello che essa afferma di essere, e non per quello che loro hanno deciso, a priori, che sia, mantenendo un minimo di imparzialità e di distacco e sospendendo il giudizio sui contenuti reali ed effettivi di essa, cosa che forse, dopotutto, non spetta nemmeno a loro, ma a qualcun altro, per esempio alla coscienza e all’intelligenza di ciascun essere umano?

di Francesco Lamendola - 03/03/2015


Fonte: Arianna editrice 

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