Porporati tedeschi agli stracci: “Quelle di Marx sono chiacchiere da bar”
Il cardinale Marx
Roma. “Il cardinale Marx ha dichiarato lapidario: ‘Non siamo una filiale di Roma. Ogni conferenza episcopale è responsabile per la pastorale all’interno della propria sfera culturale e ha il compito peculiare di annunciare il Vangelo’. Da persona che si occupa di etica sociale, il cardinale Marx s’intende di indipendenza delle filiali delle grandi aziende. Ma nel contesto della chiesa, dichiarazioni di questo tipo appartengono piuttosto a discorsi da bar”.
A parlare così è un cardinale di santa romana chiesa, Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio consiglio Cor Unum. Tedesco come Marx, ha preso carta e penna e ha inviato al giornale Tagespost una lunga lettera in cui contesta “le dichiarazioni non confermate ma neppure smentite della Conferenza episcopale tedesca”. Si riferisce, Cordes, alle frasi dell’arcivescovo di Monaco e Frisinga sulle aspettative della chiesa di Germania riguardo il prossimo Sinodo ordinario di ottobre. Marx aveva chiarito che, qualunque fosse stato l’esito dell’assise convocata dal Papa, i vescovi tedeschi sarebbero andati avanti nell’aprire le porte dell’eucaristia a divorziati e risposati e a rivoluzionare la teologia del matrimonio: “La frase ‘non possiamo aspettare fino a quando un Sinodo ci dirà come dobbiamo organizzare, qui, una pastorale sul matrimonio o sulla famiglia’ non è ispirata dallo spirito ecclesiastico della comunione. L’eccitazione antiromana – aggiunge il prelato – non è un’invenzione a tavolino, bensì una realtà con forza centrifuga alle latitudini settentrionali. Per l’unità della fede, essa è comunque altamente distruttiva”. Reinhard Marx, nel suo intervento, aveva spiegato che in Germania si attendono risultati concreti e importanti dal Sinodo: “Già questo è sorprendente”, ribatte Cordes, che ha aggiunto: “In un sondaggio della Fondazione Bertelsmann è risultato che solo il 16,2 per cento dei cattolici della Germania occidentale crede in Dio. Tutti gli altri equiparano Dio a una Provvidenza senza volto, a un destino anonimo, a una forza primordiale. O semplicemente lo negano. Insomma, non abbiamo alcun motivo di metterci in mostra per la nostra fede di fronte alle chiese degli altri paesi”. Non sorprendono – ha detto ancora il cardinale – “soltanto le particolari attestazioni di valore che all’interno del mondo cattolico sembrerebbero essere riservate alla chiesa tedesca. Ancora di più irritano le indeterminatezze e le dichiarazioni teologiche del presidente della conferenza episcopale”.
ARTICOLI CORRELATI Che natura immagina il Papa? Cordiali botte da orbi sull’Enciclica (con risposta) Marx lancia la sfida: "Non siamo una filiale di Roma e non sarà un Sinodo a dirci cosa fare qui"Ma cosa vorrà mai intendere, Marx, con “la competenza per la pastorale all’interno della propria sfera culturale?”, si domanda Cordes. “Su questioni come una nuova edizione del Gotteslob (il libro comune di inni e preghiere in uso nelle diocesi cattoliche di lingua tedesca, ndt) o su decisioni che riguardano il tracciato del pellegrinaggio ad Altötting, è già riconosciuta la competenza della presidenza della Conferenza episcopale tedesca. Pare diverso, invece, per quel che riguarda il dibattito sui problemi dei divorziati risposati. Questa materia è legata al cuore della teologia”. E qui “neanche un cardinale può separare, con un colpo di mano, la pastorale dalla dottrina. Sarebbe come volersi porre al di là del vincolante significato delle fede della parola di Gesù e delle altrettanto vincolanti dichiarazioni del Concilio di Trento”. Il problema, chiarisce il presidente emerito di Cor Unum, “è che Marx non è solo. Il presidente della commissione pastorale della conferenza, mons. Franz-Josef Bode, gli è corso in aiuto con la pretesa che pastorale e dottrina debbano stimolarsi a vicenda. Si tratta di una visione ‘di importanza storica’, che lui stesso definisce addirittura come ‘un cambio di paradigma’. Per dire ciò, scomoda persino la costituzione pastorale del Concilio Gaudium et spes, in cui s’afferma che ‘non c’è nulla di veramente umano che non abbia eco nel suo cuore (di Cristo)’. Da queste premesse prosegue: ‘Non soltanto il messaggio cristiano deve trovare risonanza negli uomini, ma gli uomini devono trovare risonanza presso di noi. In che rapporto la dottrina della chiesa sta ancora oggi con la vita quotidiana degli uomini? Includiamo a sufficienza nella dottrina l’esperienza concreta degli uomini?’. Ma il tentativo di trarre contenuti di fede dall’esperienza di vita degli uomini non è così nuovo come qui viene fatto credere e non può neppure reclamare il termine ‘cambio di paradigma’”.
(ha collaborato Pierluigi Mennitti)
di Matteo Matzuzzi | 11 Marzo 2015
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