Il Papa e Comunione e liberazione, chi è il vescovo ciellino che rimbrotta i gesuiti
Fatti,
ricostruzioni e curiosità
Cosa succede tra Papa Francesco e
Comunione e Liberazione? Durante l’udienza riservata concessa al movimento
cattolico nel decennale della morte del fondatore, Luigi Giussani, Bergoglio non ha usato toni troppo teneri.
In un discorso durato diciassette
minuti e quattro secondi davanti a 80 mila ciellini giunti da tutta Italia, il
Pontefice ha intessuto un elogio del fondatore, di cui ha ribadito d’essere un
estimatore. Ha però riservato la seconda parte del suo discorso a mettere in
guardia i ciellini dall’indugiare sul passato e, così facendo, di mal
interpretare il carisma stesso di Giussani.
Sta di fatto che, pochi giorni dopo,
Comunione e Liberazione è risalita alla cronache per
la vicenda che ha coinvolto - per il momento solo in senso mediatico - Maurizio Lupi.
Il ministro delle
Infrastrutture per ora non è indagato, ma di certo è stato investito da
indagine e intercettazioni, visto il suo rapporto molto stretto con Ercole Incalza (l’ex consulente del ministro delle Infrastrutture arrestato
per corruzione) e i favori fatti daStefano
Perotti a suo figlio, Luca Lupi, compreso il
regalo di un Rolex da 10 mila euro. Si tratta dell’ultimo
scandalo che ha lambito il variegato mondo di Comunione e liberazione
negli ultimi anni.
Alcuni vaticanisti hanno minimizzato, sottolineando
come la “ramanzina” di Bergoglio fosse perfettamente in linea con il suo stile
abituale, fatto di amorevoli scappellotti più che di “ipocrite” carezze.
Altri, soprattutto ciellini – come
raccontato su Italia Oggi da Bonifacio Borruso - hanno giudicato le parole di
Bergoglio un po’ eccessive nei confronti del movimento.
A confermarlo è il commento, pubblicato
sul Sussidiario,
sito che fa riferimento alla Fondazione per la Sussidiarietà presieduta da Giorgio
Vittadini, che il
vescovo di Taranto, Filippo Santoro, ha riservato all’incontro con Bergoglio.
Monsignor Santoro è stato in passato
responsabile per Comunione e Liberazione nell’America Latina, dove ha
svolto svariati incarichi, compreso quello di vescovo di Petropolis, in
Brasile. Incarichi che presumibilmente gli hanno permesso di conoscere a suo
tempo Papa Francesco, quando questi era ancora in Argentina.
“Come Vescovo… – ha scritto - manifesto
la mia gratitudine al Santo Padre per l’invito a non ridurre il carisma di
Comunione e Liberazione a etichetta… a metodo autoreferenziale, ad essere meri
impresari di una Ong“.
Poi, però, il vescovo ha aggiunto: “Il Papa ci ha ripetuto quanto ha detto nell’intervista alla
Civiltà Cattolica della sua Compagnia di Gesù. “La Compagnia è in se stessa
decentrata: il suo centro è Cristo e la sua Chiesa. Se invece guarda troppo a
se stessa, mette sé al centro come struttura ben solida, molto ben “armata”,
allora corre il pericolo di sentirsi sicura e sufficiente”. E siccome i gesuiti
di errori nella loro ammirabile storia di missionari e di santi ne hanno fatti
ben più di noi -
ha rimarcato (polemicamente?) Santoro – impariamo la lezione perché, con il nostro volto, possiamo “essere
braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa in uscita“.
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