BERGOGLIO E’ PASSATO DALLA PADELLA BERTONE ALLA BRACE PELL - IL “MORALIZZATORE” DELLE FINANZE VATICANE HA SPESO MEZZO MILIONE DI EURO IN POCHI MESI TRA ARREDI E VOLI IN BUSINESS CLASS -
Se Bertone è stato crocifisso per essersi trasferito in un mega appartamento con terrazzo panoramico, il primo atto di George Pell è stato quello di assumere il suo economo personale, Danny Casey, con un appannaggio da 15 mila euro al mese. Esentasse, naturalmente. Il monsignore per il suo protégé vuole il meglio…
Emiliano Fittipaldi per “l’Espresso”
Francesco dal suo braccio destro proprio non se l'aspettava. Così, qualche settimana fa, l'ha preso da parte e gli ha sussurrato: «Caro George, mi spieghi come hai fatto a spendere mezzo milione di euro? Ci sono voli in business class, vestiti su misura, hai comprato anche un sotto-lavello a 4.600 euro. Che è, d'oro massiccio?». George Pell, il cardinale australiano che il papa ha messo a capo della nuova potentissima Segreteria dell'Economia, ha capito che qualcuno aveva girato al pontefice tutte le voci di spesa fatte finora dal dicastero.
Un elenco di spese pazze che nemmeno le cene con tartufo di Tarcisio Bertone. Il prelato venuto da Melbourne per mettere a posto i conti, però, non ha battuto ciglio. Ha guardato in faccia Bergoglio e ha risposto secco: «Santità, si fidi di me. Ho comprato solo quello che serve. So io quello che faccio». Sarà.
Ma Oltretevere sono in tanti ad essere rimasti di stucco davanti alle uscite del centro di costo del ministero (numero D70000) nato un anno fa con un "motu proprio" con l'obiettivo dichiarato di moralizzare la corrotta curia romana. Da luglio 2014 a gennaio 2015 gli esborsi hanno toccato infatti i 501 mila euro, tra computer, stampati interni, stipendi monstre per amici degli amici, vestiti messi in conto al Vaticano, affitti, biglietti aerei, arredi di lusso e tappezzeria su misura.
Non male, per un ente che non è ancora operativo (gli statuti sono stati approvati solo domenica scorsa) e per un ufficio dove lavorano appena tre persone. Per fare un confronto, il neo Consiglio per l'economia ha speso nello stesso periodo 95 mila euro, meno di un quinto, nonostante sia composto da ben 15 membri. Le cifre scovate da "l'Espresso" sono un paradosso per chi, come Pell, in un rapporto sulle "Politiche di Financial Management" ha invitato gli altri cardinali a capo di ministeri a «rafforzare il processo di pianificazione affinché le risorse economiche siano destinate alla missione della Chiesa secondo criteri di efficienza, efficacia e una gestione saggia e ragionevole delle risorse».
«Siamo passati dalla padella alla brace», mormorano alti prelati delusi dall'homo novus venuto dal Paese dei canguri. Se Bertone è stato crocifisso per essersi trasferito in un mega appartamento con terrazzo panoramico, il primo atto di George è stato quello di assumere il suo economo personale, Danny Casey, con un appannaggio da 15 mila euro al mese. Esentasse, naturalmente. Il monsignore per il suo protégé vuole il meglio.
Così la Segreteria gli ha pure affittato una casa da 2900 euro al mese a via dei Coronari e ha pagato arredi di qualità per l'ufficio e per l'abitazione: le tabelle segnano alla voce «tappezzeria» 7.292 euro, quasi 47 mila euro per «mobili e armadi» (tra cui il «sottolavello» da 4.600 euro), oltre a lavoretti vari da 33 mila euro.
Spulciando i dati riservati, il cardinale ha messo in nota spese anche gli acquisti fatti al negozio Gammarelli, sartoria storica che dal 1798 veste la curia della città eterna: in genere i porporati pagano di tasca loro tuniche e berretta, ma stavolta la segreteria ha fatturato direttamente abiti per 2.508 euro (che si sia fatto cucire la Cappa Magna, l'abito con strascico chilometrico indossato nelle occasioni solenni?).
Il nuovo boss del Vaticano non ha badato a spese nemmeno per i viaggi. Il "ranger", come lo chiamò Francesco presentandolo alla stampa, per andare da Roma a Londra lo scorso 3 luglio ha speso 1.103 euro. Un prezzo da business class. Il suo accompagnatore, il prete australiano Mark Withoos ne ha pagati sullo stesso aereo solo 274: Pell probabilmente lo ha piazzato in economica.
Quando vola, il cardinale al lusso non rinuncia mai: quattro giorni dopo si è fatto rimborsare dal suo ministero un volo Roma-Dresda, in Germania, da 1.150 euro, un altro per Monaco da 1.238, mentre lo scorso settembre la Scuola dell'Annunciazione del Devon, di cui l'ultraconservatore è diventato "patrono", ha dovuto sganciare per un Roma-Londra 1.293 euro.
Pell e Casey si accomodano in business anche quando devono partire per Malta, dove vanno ad ascoltare i consigli del finanziere Joseph Zahra. Ma sono tutti gli uomini vicini al cardinale a volare in prima classe: da Lord Christopher Patten (ex presidente della BBC che dovrebbe riformare la comunicazione della Santa Sede) all'industriale di Singapore George Yeo, sugli aerei Pell paga champagne e tartine a tutti. Qualcuno, in Segreteria, ha provato a fargli notare che in Vaticano «chi predica bene deve razzolare benissimo», pare senza successo. Lui è uno che fa di testa sua, e non è un caso che sia il cardinale Reinhard Marx, a capo del Consiglio dell'Economia, sia il segretario del dicastero Alfred Xuereb contino pochissimo.
Se lo zar che dovrebbe fare spending rewiew ha speso più denari del previsto, contemporaneamente i risultati della sua azione tardano a manifestarsi. Le invidie dei colleghi sono tante, le resistenze pure, i tempi biblici della curia leggendari, mentre è innegabile che i capi dei vecchi dicasteri sono assai restii a mollare il loro potere.
Ma anche le gaffe dell'australiano pesano sullo stallo: il prelato non solo ha irritato le gerarchie sparando cifre a caso su presunti "tesoretti" nascosti fuori bilancio (vedere l'articolo precedente), ma resta obiettivo facile per lo scandalo dei preti pedofili australiani. Dopo le proteste delle vittime per alcune dichiarazioni di Pell («i pedofili sono come camionisti che molestano autostoppiste: né la Chiesa né l'azienda di trasporto possono esserne considerati responsabili»), l'ultima tegola è caduta in testa a Pell la scorsa settimana: il cardinale amante del buon vino quando era vescovo di Sydney non avrebbe agito da buon cristiano, negando con forza le accuse delle vittime e offrendo risarcimenti ridicoli in sede civile.
«Pell così facendo voleva scoraggiare altri potenziali querelanti dal citare in giudizio la Chiesa per abusi sessuali», si legge sul Rapporto preliminare della Commissione nazionale d'inchiesta sulla pedofilia voluta dal governo. «Il prelato mancò di agire equamente da un punto di vista cristiano. L'arcidiocesi preferì difendere il suo patrimonio piuttosto che dare giustizia e compassione».
Parole durissime, ma è improbabile che Pell perda la poltrona. Non solo perché a Roma la stampa non le ha praticamente riportate, ma perché è stato Bergoglio in persona a promuoverlo prima tra i membri del cosiddetto C9 (il gruppo di cardinali che deve consigliare il papa nel governo della Chiesa universale) e poi prefetto del nuovo dicastero. Sarebbe impossibile per la Chiesa fare marcia indietro dopo appena un anno dall'investitura: i contraccolpi, innanzitutto mediatici, rischierebbero di essere devastanti.
BERTONE IOR
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/bergoglio-passato-padella-bertone-brace-pell-95857.htmVATICANO, SEDE IOR
Emiliano Fittipaldi per “l’Espresso”
Francesco dal suo braccio destro proprio non se l'aspettava. Così, qualche settimana fa, l'ha preso da parte e gli ha sussurrato: «Caro George, mi spieghi come hai fatto a spendere mezzo milione di euro? Ci sono voli in business class, vestiti su misura, hai comprato anche un sotto-lavello a 4.600 euro. Che è, d'oro massiccio?». George Pell, il cardinale australiano che il papa ha messo a capo della nuova potentissima Segreteria dell'Economia, ha capito che qualcuno aveva girato al pontefice tutte le voci di spesa fatte finora dal dicastero.
Un elenco di spese pazze che nemmeno le cene con tartufo di Tarcisio Bertone. Il prelato venuto da Melbourne per mettere a posto i conti, però, non ha battuto ciglio. Ha guardato in faccia Bergoglio e ha risposto secco: «Santità, si fidi di me. Ho comprato solo quello che serve. So io quello che faccio». Sarà.
Ma Oltretevere sono in tanti ad essere rimasti di stucco davanti alle uscite del centro di costo del ministero (numero D70000) nato un anno fa con un "motu proprio" con l'obiettivo dichiarato di moralizzare la corrotta curia romana. Da luglio 2014 a gennaio 2015 gli esborsi hanno toccato infatti i 501 mila euro, tra computer, stampati interni, stipendi monstre per amici degli amici, vestiti messi in conto al Vaticano, affitti, biglietti aerei, arredi di lusso e tappezzeria su misura.
Non male, per un ente che non è ancora operativo (gli statuti sono stati approvati solo domenica scorsa) e per un ufficio dove lavorano appena tre persone. Per fare un confronto, il neo Consiglio per l'economia ha speso nello stesso periodo 95 mila euro, meno di un quinto, nonostante sia composto da ben 15 membri. Le cifre scovate da "l'Espresso" sono un paradosso per chi, come Pell, in un rapporto sulle "Politiche di Financial Management" ha invitato gli altri cardinali a capo di ministeri a «rafforzare il processo di pianificazione affinché le risorse economiche siano destinate alla missione della Chiesa secondo criteri di efficienza, efficacia e una gestione saggia e ragionevole delle risorse».
«Siamo passati dalla padella alla brace», mormorano alti prelati delusi dall'homo novus venuto dal Paese dei canguri. Se Bertone è stato crocifisso per essersi trasferito in un mega appartamento con terrazzo panoramico, il primo atto di George è stato quello di assumere il suo economo personale, Danny Casey, con un appannaggio da 15 mila euro al mese. Esentasse, naturalmente. Il monsignore per il suo protégé vuole il meglio.
Così la Segreteria gli ha pure affittato una casa da 2900 euro al mese a via dei Coronari e ha pagato arredi di qualità per l'ufficio e per l'abitazione: le tabelle segnano alla voce «tappezzeria» 7.292 euro, quasi 47 mila euro per «mobili e armadi» (tra cui il «sottolavello» da 4.600 euro), oltre a lavoretti vari da 33 mila euro.
Spulciando i dati riservati, il cardinale ha messo in nota spese anche gli acquisti fatti al negozio Gammarelli, sartoria storica che dal 1798 veste la curia della città eterna: in genere i porporati pagano di tasca loro tuniche e berretta, ma stavolta la segreteria ha fatturato direttamente abiti per 2.508 euro (che si sia fatto cucire la Cappa Magna, l'abito con strascico chilometrico indossato nelle occasioni solenni?).
Il nuovo boss del Vaticano non ha badato a spese nemmeno per i viaggi. Il "ranger", come lo chiamò Francesco presentandolo alla stampa, per andare da Roma a Londra lo scorso 3 luglio ha speso 1.103 euro. Un prezzo da business class. Il suo accompagnatore, il prete australiano Mark Withoos ne ha pagati sullo stesso aereo solo 274: Pell probabilmente lo ha piazzato in economica.
Quando vola, il cardinale al lusso non rinuncia mai: quattro giorni dopo si è fatto rimborsare dal suo ministero un volo Roma-Dresda, in Germania, da 1.150 euro, un altro per Monaco da 1.238, mentre lo scorso settembre la Scuola dell'Annunciazione del Devon, di cui l'ultraconservatore è diventato "patrono", ha dovuto sganciare per un Roma-Londra 1.293 euro.
Pell e Casey si accomodano in business anche quando devono partire per Malta, dove vanno ad ascoltare i consigli del finanziere Joseph Zahra. Ma sono tutti gli uomini vicini al cardinale a volare in prima classe: da Lord Christopher Patten (ex presidente della BBC che dovrebbe riformare la comunicazione della Santa Sede) all'industriale di Singapore George Yeo, sugli aerei Pell paga champagne e tartine a tutti. Qualcuno, in Segreteria, ha provato a fargli notare che in Vaticano «chi predica bene deve razzolare benissimo», pare senza successo. Lui è uno che fa di testa sua, e non è un caso che sia il cardinale Reinhard Marx, a capo del Consiglio dell'Economia, sia il segretario del dicastero Alfred Xuereb contino pochissimo.
Se lo zar che dovrebbe fare spending rewiew ha speso più denari del previsto, contemporaneamente i risultati della sua azione tardano a manifestarsi. Le invidie dei colleghi sono tante, le resistenze pure, i tempi biblici della curia leggendari, mentre è innegabile che i capi dei vecchi dicasteri sono assai restii a mollare il loro potere.
Ma anche le gaffe dell'australiano pesano sullo stallo: il prelato non solo ha irritato le gerarchie sparando cifre a caso su presunti "tesoretti" nascosti fuori bilancio (vedere l'articolo precedente), ma resta obiettivo facile per lo scandalo dei preti pedofili australiani. Dopo le proteste delle vittime per alcune dichiarazioni di Pell («i pedofili sono come camionisti che molestano autostoppiste: né la Chiesa né l'azienda di trasporto possono esserne considerati responsabili»), l'ultima tegola è caduta in testa a Pell la scorsa settimana: il cardinale amante del buon vino quando era vescovo di Sydney non avrebbe agito da buon cristiano, negando con forza le accuse delle vittime e offrendo risarcimenti ridicoli in sede civile.
«Pell così facendo voleva scoraggiare altri potenziali querelanti dal citare in giudizio la Chiesa per abusi sessuali», si legge sul Rapporto preliminare della Commissione nazionale d'inchiesta sulla pedofilia voluta dal governo. «Il prelato mancò di agire equamente da un punto di vista cristiano. L'arcidiocesi preferì difendere il suo patrimonio piuttosto che dare giustizia e compassione».
Parole durissime, ma è improbabile che Pell perda la poltrona. Non solo perché a Roma la stampa non le ha praticamente riportate, ma perché è stato Bergoglio in persona a promuoverlo prima tra i membri del cosiddetto C9 (il gruppo di cardinali che deve consigliare il papa nel governo della Chiesa universale) e poi prefetto del nuovo dicastero. Sarebbe impossibile per la Chiesa fare marcia indietro dopo appena un anno dall'investitura: i contraccolpi, innanzitutto mediatici, rischierebbero di essere devastanti.
BERTONE IOR
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/bergoglio-passato-padella-bertone-brace-pell-95857.htmVATICANO, SEDE IOR
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/bergoglio-passato-padella-bertone-brace-pell-95857.htmVATICANO, SEDE IOR
Chi tiene i conti della borsa di Pietro
Gli statuti del nuovo dicastero economico assegnano al cardinale Pell il controllo sui patrimoni di tutti gli uffici vaticani. Ma le proprietà e le gestioni restano separate. Ecco la storia di una battaglia non ancora finita
di Sandro Magister
di Sandro Magister
ROMA, 6 marzo 2015 – Le due nomine più brillanti sinora fatte in curia da papa Francesco portano i nomi dei cardinali Pietro Parolin e George Pell.
Il primo, diplomatico di alta scuola, alla segreteria di Stato e il secondo, manager di grinta anglosassone, alla neonata segreteria per l'economia. Tutti e due fanno parte del "C9", il consiglio di cardinali che il papa ha voluto attorno a sé per la riforma della curia.
Eppure proprio tra loro due l'intesa non c'è.
Peggio. Alle loro spalle e a loro danno è riesplosa la baraonda di carte contundenti, di accuse velenose, di egoismi corporativi che funestarono il precedente pontificato. Un pessimo viatico per la tanto annunciata riforma della curia romana.
La nomina di Pell, un anno fa, era stata preceduta da un fuoco di fila di consulenze su come riorganizzare la struttura economico-finanziaria vaticana, richieste a società come McKinsey, Promontory, Ernst & Young, KPMG, tra le più pregiate e costose al mondo ma certo inesperte del profilo unico che distingue la Santa Sede.
Anche la commissione vaticana "ad hoc" dava scarso affidamento, viste le più che motivate proteste che arrivavano fino al papa contro i suoi due esponenti più in vista, il sacerdote dell'Opus Dei Lucio Angel Vallejo Balda e l'esperta in comunicazione Francesca Immacolata Chaouqui.
Sta di fatto che dopo tanti fuochi d'artificio papa Francesco chiama Pell dall'Australia e lo mette a capo di una nuovissima segreteria per l'economia senza ancora che egli abbia un ufficio, una squadra e nemmeno uno statuto che ne certifichi i poteri e le competenze.
Quel che si capisce da subito è che la nuova segreteria per l'economia assorbirà in tutto o in parte due organismi preesistenti: la prefettura per gli affari economici della Santa Sede e l'amministrazione del patrimonio della sede apostolica, in sigla APSA.
Questi però continuano a restare in vita, con a capo due pupilli del famigerato Tarcisio Bertone, i cardinali Giuseppe Versaldi e Domenico Calcagno, i quali non mostrano affatto di volersi ritirare in buon ordine, nonostante la manifesta inefficienza della prefettura e i freschi rovesci giudiziari dell'APSA, nella persona di monsignor Nunzio Scarano, suo contabile finito agli arresti.
L'8 luglio, finalmente, un motu proprio papale mette nero su bianco che la gestione del patrimonio dell'APSA passerà alla segreteria per l'economia.
Ma il cardinale Calcagno non si dà affatto per vinto. L'8 settembre va dal papa e gli strappa un "Rescriptum ex audientia", con tanto di chiose autografe di Francesco, che sembra riportare le cose in alto mare.
L'intero board dell'APSA si ribella a Pell, con i cardinali Attilio Nicora e Giovanni Battista Re particolarmente agguerriti.
Ma lui tira avanti sicuro, forte del fatto che non è subordinato a nessuno tranne che al papa. Il quale però sembra dire di sì a tutti, con una visibile punta di fastidio per il marasma di una curia che non gli è mai piaciuta e di cui fa sistematicamente a meno, decidendo da solo le cose che gli stanno davvero a cuore.
Quando poi Pell prende di mira la segreteria di Stato, rivelando di aver trovato in essa un tesoro di centinaia di milioni di euro gestito nel massimo segreto e di voler portare anche questo alla luce del sole, cioè sotto il proprio controllo, la battaglia si fa generale e contro il cardinale australiano scende in campo anche il cardinale Parolin.
La segreteria di Stato, infatti, teme che la perdita di controllo sui fondi propri e sulle strutture amministrative e finanziarie vaticane, a vantaggio della nuova segreteria per l'economia, sia solo il primo passo di una ulteriore diminuzione dei suoi poteri e quindi della capacità di rappresentare compiutamente la Santa Sede nei rapporti internazionali.
Nel concistoro segreto dello scorso febbraio tutte questi conflitti sono esplosi. Con Pell stanno i cardinali nordamericani e tedeschi, ma in curia non ce n'è uno che lo appoggi.
Il punto debole di Pell è che ancora manca lo statuto che ne stabilisca i poteri. La bozza da lui presentata è stata fatta a pezzi dal pontificio consiglio per i testi legislativi presieduto dal cardinale Francesco Coccopalmerio.
Il papa vede, ascolta, e nessuno sa dove vuole arrivare.
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Questa nota è uscita su "L'Espresso" n. 6 del 2015, in edicola dal 6 marzo, nella pagina d'opinione dal titolo "Settimo cielo" affidata a Sandro Magister.
Ecco l'indice di tutte le precedenti note:
> "L'Espresso" al settimo cielo
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Aggiornamento e cronistoria
La precedente nota era già in stampa quando finalmente hanno visto la luce con la firma di papa Francesco – e per il momento solo in lingua italiana – gli statuti della segreteria per l'economia, del consiglio per l'economia e dell'ufficio del revisore generale:
> Statuti dei nuovi organismi economici
Alla segreteria per l'economia sono assegnati "il controllo e la vigilanza" su tutti gli uffici amministrativi e finanziari vaticani. Non però la gestione diretta dei patrimoni degli stessi, che resta di competenza degli attuali titolari.
Quindi l'APSA, ad esempio, manterrà la proprietà e la gestione dei propri beni immobiliari, contrariamente a quanto prefigurato dal motu proprio papale dell'8 luglio 2014 contro il quale si era inalberata.
Nello stesso tempo, però, dovrà sottostare a controlli molto penetranti e talora vincolanti della segreteria per l'economia, che nel caso in cui venisse a conoscenza di "possibili danni al patrimonio" avrà la facoltà di adottare "misure correttive ivi incluse azioni civili o penali e sanzioni amministrative".
Gli statuti stabiliscono inoltre che "la segreteria per l'economia agisce in collaborazione con la segreteria di Stato, la quale ha competenza esclusiva sulle materie afferenti alle relazioni con gli Stati e con gli altri soggetti di diritto pubblico internazionale".
Per un'analisi più dettagliata degli statuti:
> Non è più lo "zar", ma neanche un canguro azzoppato
Ma ecco qui di seguito la cronistoria di come è nato questo nuovo dipartimento della curia romana e di come è arrivato all'assetto attuale.
*
Il motu proprio del 24 febbraio 2014 col quale papa Francesco ha creato la segreteria per l'economia con a capo il cardinale George Pell:
> Fidelis dispensator et prudens
Il comunicato dello stesso giorno nel quale si specifica tra l'altro il futuro ruolo dell'APSA come "banca centrale del Vaticano":
> "Il Santo Padre ha costituito…"
E la nomina, l'8 marzo successivo, degli otto cardinali e vescovi e dei sette esperti laici del consiglio per l'economia, anch'esso di nuova creazione:
> Comunicato
Coordinatore del consiglio è il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, mentre tra gli esperti figurano il maltese Joseph F.X. Zahra, vicecoordinatore, e il francese Jean-Baptiste de Franssu, entrambi legatissimi al cardinale Pell.
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Il motu proprio papale dell'8 luglio 2014 che ordina il trasferimento della sezione ordinaria dell'APSA, con il suo patrimonio, alla segreteria per l'economia:
> "Confermando…"
__________
La conferenza stampa del 9 luglio in cui il cardinale Pell comunica di aver chiamato da Sydney il business manager Danny Casey come direttore di un "Project Management Office" annesso alla segreteria per l'economia:
> Conferenza stampa
Da questo stesso giorno Jean-Baptiste de Franssu è il nuovo presidente dell'Istituto per le Opere di Religione. E viene data notizia che il consiglio per l'economia ha nominato un comitato tecnico per valutare la solidità del Fondo pensioni vaticano.
__________
Il bollettino di fine settembre diramato dalla segreteria per l'economia presieduta dal cardinale Pell e il precedente – e apparentemente contraddittorio – "rescriptum ex audientia" emesso l'8 settembre dal cardinale Calcagno, presidente dell'APSA, a seguito di un'udienza col papa:
> Misteri di curia. Vale di più il bollettino di Pell o il "rescriptum" papale?
__________
L'articolo di Pell sul settimanale inglese "Catholic Herald" del 3 dicembre:
> We’ve discovered hundreds of millions of euros off the Vatican’s balance sheet, says cardinal
E la susseguente reazione vaticana, in un documento interno pubblicizzato il 19 dicembre dal vaticanista Gerard O'Connell sul settimanale dei gesuiti di New York "America":
> I "fondi nascosti" in Vaticano sono veramente una "scoperta"?
__________
Nel concistoro del 12-13 febbraio 2015, dedicato alla riforma della curia, il cardinale Pell – coadiuvato da Zahra e de Franssu – ha riferito all'intero collegio dei cardinali circa la riorganizzazione delle strutture economico-finanziarie.
Dopo di che Pell ha dato tre interviste. Il 23 febbraio al sito "Crux" del "Boston Globe:
> Vatican’s finance czar reports $1.5 billion in hidden assets
Il 14 febbraio al "Corriere della Sera":
> "In Vaticano 1,4 miliardi extra bilancio. Servono più soldi per aiutare i poveri"
Il 15 febbraio a "La Croix":
> Cardinal George Pell: "Il y a moins d’opposition à la réforme de la Curie que je ne le prévoyais"
Ma gli hanno replicato polemicamente il 16 febbraio "Vatican Insider" con un articolo molto informato di Andrea Tornielli:
> Vaticano, crescono i dubbi sui troppi poteri di Pell
E il 20 febbraio il Fondo pensioni vaticano, con una nota mirata a ribadire la solidità dei suoi conti:
> Comunicato
Quanto all'articolo di Tornielli, va segnalato che la sua versione iniziale – poi purgata – conteneva un attacco personale molto pesante a Pell, volgendo contro di lui un passo dell'invettiva di papa Francesco contro le "malattie" degli uomini di curia:
> Ma sopra Pell c’è uno “zar” più potente di lui
Mentre per quanto riguarda il Fondo pensioni va notato che il suo consiglio d'amministrazione è presieduto dal cardinale Calcagno e comprende i rappresentanti degli enti vaticani impegnati a difendere in tutti i modi la propria autonomia amministrativa e finanziaria contro il piano accentratore di Pell:
> Diario Vaticano / Caccia al canguro e altre storie
Il 27 febbraio è poi uscito in edicola "L'Espresso" con i verbali riservati di una riunione del 12 settembre tra i cardinali dell'APSA, tutti contro Pell:
> Scontro di potere in Vaticano
E con dettagli inediti sulle spese fatte dal cardinale:
> George Pell, quanti lussi per il moralizzatore vaticano
Alla "cover story" de "L'Espresso" sono seguiti un commento di padre Federico Lombardi diffuso dalla Radio Vaticana:
> Padre Lombardi: articoli Espresso indegni e meschini
E una nota del dicastero presieduto da Pell:
> Segreteria per l’economia smentisce articoli su scontro Papa-Pell
Pochi giorni dopo hanno visto la luce gli statuti del nuovo dicastero, promulgati dal papa.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351002
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