La Messa in latino per una Chiesa in uscita?
“La Messa in latino per una Chiesa in uscita?” è il provocatorio titolo della conferenza che il prof. Roberto Spataro, docente presso la Pontifica Università Salesiana, terrà venerdì 20 marzo alle ore 18,30 presso l’Istituto Marcelline, viale Otranto 67, in Lecce.
Un titolo che dietro l’apparente ossimoro (che riecheggia uno dei principi più noti di Papa Francesco) intende proporre una lettura vivace ed attualissima della “Messa in latino” che, a partire dal Summorum Pontificum di Benedetto XVI, tanto favore sta ottenendo tra i giovani, contraddicendo nei fatti una diffusa ostilità di coloro che la considerano un orpello “per vecchi nostalgici”.
Ancor più chiaro è il sottotitolo della conferenza “fecondità pastorale della Messa vetus ordo nella Chiesa di Francesco”, ad indicare l’efficacia insuperata della Messa antica quale strumento della nuova evangelizzazione, voluta da San Giovanni Paolo II e di cui tanti parlano senza riuscire ad individuare gli antidoti al dilagante analfabetismo religioso che - quando non è indifferenza - si risolve in un vago e accomodante sentimentalismo che lascia campo libero alle invenzioni più spettacolari e avventurose della liturgia.
Ancor più chiaro è il sottotitolo della conferenza “fecondità pastorale della Messa vetus ordo nella Chiesa di Francesco”, ad indicare l’efficacia insuperata della Messa antica quale strumento della nuova evangelizzazione, voluta da San Giovanni Paolo II e di cui tanti parlano senza riuscire ad individuare gli antidoti al dilagante analfabetismo religioso che - quando non è indifferenza - si risolve in un vago e accomodante sentimentalismo che lascia campo libero alle invenzioni più spettacolari e avventurose della liturgia.
Un’occasione per scoprire (o riscoprire) – nel tempo del minimalismo sciatto e delle improvvisazioni - i grandi tesori della liturgia, a partire dalla insuperata forza della lingua latina, nervatura della civiltà europea e archetipo di chiarezza espressiva, per riflettere sul lapidario nitore del linguaggio che per secoli è stato forma della liturgia e del diritto. L’introduzione è affidata a padre Vladimiro Caroli, giovane sacerdote domenicano, docente presso la Facoltà Teologica Pugliese.
L’incontro è organizzato da UNA VOCE ITALIA che sin dal 1964 opera per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana e che autorizzando la costituzione della “Sezione di Lecce”, ha voluto accogliere tra le sue fila il gruppo di fedeli che ormai da sei anni a Lecce opera per la celebrazione regolare della Messa antica e che da pochi mesi ha anche ottenuto l’avallo della Curia leccese.
Hanno collaborato all’organizzazione il Coordinamento Nazionale Summorum Pontificum, la Scuola Ecclesia Mater e l’Associazione ex-Allievi Marcelline di Lecce.
Infine, Domenica 22 marzo alle 11,00 don Roberto Spataro celebrerà la Messa in latino presso la chiesa di San Francesco di Paola.
Fonte : Cordialiter
Quanta pena e commiserazione fanno quegli individui che affannandosi di compiacere il Prence si fanno lecchini de l’ENTURAGE del Prence non immaginando che sono essi stati giudicati negativamente "in primis" proprio da coloro che sono oggetti ignari ed innocenti delle interessate attenzioni degli aspiranti "cortigiani".
Eppure il Prence ha più volte chiaramente dichiarato di DISDEGNARE ogni forma di servilismo .
In cotal modo quegli aspiranti cortigiani perdendo l’altissima dignità di uomini liberi offuscano anche la nobilitazione che il Verbo, incarnato e fatto uomo, ha gratuitamente elargito a tutti.
Al fine di sbirciare come servette dentro qualche porta degli sgabuzzini dentro le Mura a qualcuno fa comodo sparlare ORA (ma non prima ... )di un Principe Elettore universalmente conosciuto ed amato per il suo devoto ed indiscusso “sentire cum Ecclesia” e per la sua diamantina fedeltà al Prence.
Nel delirio di sentirsi più principeschi del Prence essi non disdegnano scagliare termini come “cripto-lefebvriani” affibbiati a quei malcapitati che per disgrazia gli passano accano, facendo finta di non sapere che quella discussa e discutibile Comunità è assai più dignitosa e leale di chi ne prende a prestito, a mo’ di dileggioso disprezzo, l’aggettivo derivante.
Lasciamo sparlare quegli individui ( già uomini liberi e nobili; buoni per tutte le stagioni ) : le loro stesse parole, che cambiano continuamente a seconda di dove soffia il vento, li accompagneranno come magigno pesante sulle loro curve spalle quando si presenteranno al cospetto del giusto Giudice.
Aspettatiamoci di tutto da quegli individui che hanno contemporameamente perso dignitas et humanitas.
Daltronde cosa ci può aspettare dai cortigiani, o aspiranti tali ?
La coerenza ?
La lealtà?
La bontà?
La misericordia?
No ... solo siacallaggio ideologico .
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