C’era una volta…
C’era una volta un mondo felice, dove tutti volevan
la pace e condannavano la guerra, facevan l’amore ed eran fra loro fratelli,
cantavan canzoni al suon della chitarra per costruire ponti da un continente
all’altro… Una volta fermato il conflitto del Vietnam, finita la crisi
energetica e passati gli anni di piombo, una nuova èra paradisiaca sembrava
ormai sul punto d’instaurarsi. Quei cattivoni
del far west da una parte e
dei gulag dall’altra, certo,
continuavano a farsi la guerra fredda, ma chi avrebbe mai creduto che, un
giorno, sarebbe pur caduta la ferrea cortina che spaccava il Vecchio Continente
in due fortezze fieramente opposte? A questo punto il vento della libertà
soffiò ormai incontrastato; gli uomini dei due mondi, non più trattenuti da muri,
poterono scambiarsi entusiasti i doni delle rispettive ricchezze – il
materialismo teorico e pratico – con i loro specifici effetti, i quali,
sommandosi, avrebbero prodotto un meraviglioso risultato: un assoluto disprezzo
per la verità, la giustizia, la legge, l’onestà e la vita stessa.
Nel frattempo, la bella addormentata nel bosco dei suoi documenti, convegni,
programmi, discorsi e istruzioni per l’uso celebrava trionfalmente la propria
trasformazione da crisalide in… lepidottero orribile e sgraziato, elaborando a
mo’ di giustificazione una nuova teoria del
sublime convertito in laida, banale e offensiva celluloide. Scaricata nella
spazzatura la ricchissima eredità del passato come fosse ingombrante ciarpame,
libera da qualsiasi zavorra corse incontro al nuovo mondo che nasceva, agile e
leggera come un’innamorata. Per mirabile prodigio, non s’era accorta che non
era ancor giunto alcun principe a svegliarla; così non vedeva né sentiva quanto
il nuovo mondo, tanto amato, tramava a suo danno – e a quello dell’umanità intera.
Ma no, non c’era nulla da temere: come per incanto, eravamo diventati tutti
buoni; bastava avere le idee giuste. Che importa che, nelle cosiddette comuni, i bambini fossero costretti ad
assistere all’accoppiamento selvaggio e promiscuo di uomini e donne, fra cui il
papà e la mamma (sempre che sapessero chi erano)? In fin dei conti, un fondo di
bene c’è in tutti, compreso chi si batte per divorzio, aborto, contraccezione,
fecondazione artificiale, manipolazioni genetiche, eutanasia e quant’altro…
Così i fautori radicali di questa barbarie bestiale, zitti zitti, occuparono a
poco a poco i posti-chiave della società civile e dei poteri mediatici; venuti
oggi allo scoperto, impongono ormai apertamente, anche agli infanti dell’asilo,
masturbazione e pratiche omosessuali.
In simile temperie socio-culturale, non ricordo che qualcuno
– nemmeno al catechismo – m’abbia fatto imparare a memoria (che parolaccia!) i Dieci Comandamenti… tant’è vero che,
adolescente, li confondevo ancora. Eppure la Bibbia era stata la base di tutto:
catechesi, predicazione, preghiera… tutto era biblico. Il gruppo-giovani della
parrocchia meditava ogni settimana il santo Vangelo, sul quale ognuno metteva a
parte gli altri dei propri elevati pensieri, compresi i quotidiani diverbi col
babbo o con la mamma… Poi ci si sposò, si divorziò, ci si riaccoppiò… come da
manuale. È impressionante come certe storie di ferventi cattolici assomiglino a
quelle di gente che a Messa c’è stata, l’ultima volta, il giorno della prima
comunione – a parte la farsa degli sponsali che, un po’ per le foto, un po’ per
la suocera, veniva meglio in chiesa. Che qualcosa sia andato storto?… non dico
nel privato, ma in tutto l’insieme. Eppure sembrava che fosse solo questione di
comprendere e accettare determinate idee (tanto che, sempre nell’adolescenza, i
Sacramenti mi sembravano, stando così le cose, un sovrappiù abbastanza
superfluo); il tutto della salvezza e delle promesse divine, del resto, era qui
sulla terra e consisteva nel nostro stare insieme – talvolta un tantino
conflittuale, ma contenente pur sempre la pienezza assoluta del bene supremo.
Ma
questo è disfattismo, qualunquismo,
menefreghismo! È per partito preso che non vuoi vedere i magnifici
frutti del
rinnovamento post-conciliare… O è per ordine di scuderia – se è permesso
replicare – che non si possono ammettere i suoi catastrofici risultati?
La
conoscenza del vero Dio, necessaria per vivere in modo a lui gradito e
accogliere con frutto la grazia che salva, si è dileguata per fare
spazio a un
attivismo convulso e scomposto con il quale non di rado lo si offende o
si dà
scandalo, come se non bastassero i peccati mortali pacificamente ammessi
o
tollerati… Giusto per fare un esempio, uno studente che aveva passato in
parrocchia infanzia, adolescenza e giovinezza, dirigendo il servizio
dell’altare e facendo catechismo ai bambini, poté tranquillamente
provare la
vita a due, prima di sposarsi: visto che si volevan tanto
bene, avrebbero fatto ancora in tempo a lasciarsi, se non avesse
funzionato. Il suo fidato mentore (poi diventato direttore
spirituale niente meno che nel seminario del Papa, che lo ha scelto di recente
come vescovo ausiliare), interpellato sul fatto, risponderà candidamente: «E vabbè, tanto mo’ se sposano»…
Che potranno
insegnare ai giovani i sacerdoti da lui “formati”? Tutt’al più i rudimenti di
quel nebuloso nuovo umanesimo nel
quale la retta fede e lo stato di grazia sono perfettamente irrilevanti: basta
praticare un volontariato di cui
anche gli atei sono capaci, dato che non esige alcun esercizio delle virtù
teologali infuse nei battezzati, ma unicamente quello delle forze naturali,
guidato oltretutto non dalla Parola divina, ma dalle idee umane del momento;
così andiamo tutti d’amore e d’accordo, credenti o meno. Non c’è che dire: come
antidoto contro il nichilismo imperante (grazie al quale un pilota depresso non
ha scrupolo alcuno a schiantarsi con l’aereo e con tutti i passeggeri a bordo),
questo ritrovato sarà certamente risolutivo. L’importante è sbracciarsi per
fornire vitto e alloggio gratuiti a chiunque sbarchi sul nostro suolo, compresi
i maomettani che buttano a mare i compagni di traversata di fede cristiana (oggi
ospiti delle patrie galere a spese di chi lavora per non arrivare neanche a
fine mese, domani liberi di scorrazzare indisturbati dovunque)… e se non concordi,
ti bollano come razzista xenofobo.
Questa non è una favola, ahimé, è tutta storia vera,
esperienza di vita di chi scrive e di chi legge. Se l’idiozia e l’indecenza
dilagano entro il sacro recinto, figuriamoci fuori… A che pro strapparsi le
vesti, a questo punto, per bullismo, pedofilia, violenza sulle donne, stragi
stradali, criminalità organizzata, disastri ambientali, cataclismi naturali, sfruttamento
selvaggio delle risorse e dei popoli, con le guerre, le guerriglie e il terrorismo
che ne sono corollario? Poste certe premesse – e tolta ogni barriera – ci si
poteva aspettare qualcosa di meglio?… Ma che c’entra? Chi convive, si sposa, si
separa, si risposa, si rilascia… non fa del male a nessuno (a parte i figli).
Il fatto è che, come qualunque ingegnere sa bene, se si tocca anche un solo
pilastro si mette in pericolo la stabilità di tutto un edificio, il quale
potrebbe anche polverizzarsi nel giro di pochi secondi con tutti gli abitanti che
custodisce, come accadde a Roma una notte di dicembre del 1998. Dato che
mancava poco a Natale, il giorno dopo capitai, senza saperlo, a casa di
un’ammalata il cui figlio era rimasto sotto. Non ricordo cosa riuscii a dirle
con la mia “formazione” del seminario…
Con buona pace dei “preti di strada” e affini, la legalità non basterà mai a correggere
l’uomo e a salvare il mondo. A parte i legittimi dubbi circa i contenuti di
detta legalità, sollevati dal fatto che le legislazioni civili permettono
crimini orrendi come l’aborto e la selezione genetica, mi sembra che si dovrebbe
piuttosto ricominciare a parlare di moralità.
Che dire poi del fatto che l’esponenziale moltiplicarsi di leggi e regolamenti è
inversamente proporzionale alla loro efficacia, vista pure l’inefficienza della
giustizia? Al massimo è un tentativo di nascondere la marea di corruzione che
ha travolto la società e lo Stato: corruptissima republica, plurimae leges,
come già asseverato da Tacito. Chi non conosce né osserva la legge divina, per
qual motivo dovrebbe sentirsi obbligato a rispettare le leggi umane? Non si
farebbe prima, allora, ad andare alla radice dei comportamenti illeciti, cioè
alla responsabilità morale dell’individuo? Ma chi è, oggi, in grado di educare
a tale responsabilità? I preti del vabbè?…
o non piuttosto quelli attualmente torchiati dalla stessa gerarchia a causa
della loro fedeltà alla dottrina cattolica e alla vera liturgia della Chiesa?
In ogni caso, degli uomini di Dio che non credano alle favole, ma a Lui.
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