Cardini: “Per me la croce è la miseria. C'é un'idea forte in Papa Francesco"
Intervistato da IntelligoNews, Franco Cardini, storico e saggista, analizza la figura di Papa Francesco nel giorno della via Crucis e fornisce il suo punto di vista sugli attacchi terroristici che stanno terrorizzando la Turchia.
Oggi la via Crucis. Si può dire che quella di Bergoglio sia diversa rispetto a quella degli altri Papi?
«Può darsi di sì, non c’è atto che faccia il Papa a Roma che non sia simbolicamente molto calcolato e non riporti al principio che il Papa è il Vescovo di Roma, quindi è un’autorità ecumenica, universale. L’attuale Pontefice ha ridotto molto il carattere di autorità universale del Papa, ad esempio rinunciando agli ornamenti, elementi che derivavano al Papa dalla funzione imperiale che, secondo la tradizione, l’Imperatore Costantino avrebbe affidato al Vescovo di Roma.
Poi sappiamo bene che tutto questo è nato da un falso, ma non ha importanza. Papa Francesco fin dall’inizio ha detto che lui è il Vescovo di Roma, ciò non vuol dire che non sia Papa, termine familiare con cui i romani chiamano il loro Vescovo, ma che tende a non ritenersi più il capo assoluto e indiscusso della Chiesa universale, in quanto la Chiesa Occidentale è una Chiesa che si sta avviando lentamente a una conduzione di tipo federale, cioè ad essere di tipo episcopale, come lo era la Chiesa delle origini. Nella logica di questo pontificato è possibile tornare a una posizione che possa consentire al Vescovo di Roma di trattare con i suoi pari grado che sono tutti gli altri vescovi della cristianità occidentale, ma anche di quella Orientale e forse anche anglicana. C’è un’idea forte in Papa Francesco: ricostituire l’unità dei cristiani e uno degli ostacoli principali è il primato del Vescovo di Roma, in termini di potere».
Qual è la via Crucis che sta attraversando il mondo?
«I 9/10 dell’umanità stanno attraversando una via Crucis, perché la concentrazione della ricchezza è nelle mani di pochi. Cito dati ufficiali dell’Unesco che dicono che la ricchezza del mondo è gestita da 1/10 della popolazione mondiale. I poveri sono sempre di più, quella è la vera via Crucis, quella della miseria del mondo, anche perché è la miseria che provoca la violenza, se fossero tranquilli si rivolgerebbero molto meno a un Dio di violenza o di vendetta».
A livello personale qual è la sua “croce”?
«Arrivato a 74 anni, la mia preoccupazione principale non riguarda il mio futuro, ma quello dei miei figli, dei miei nipoti, di quelli che resteranno. Non si sta preparando un mondo facilissimo e questa è la mia personale via Crucis».
Passiamo alla situazione internazionale, in Turchia escalation di violenza. Chi si nasconde dietro il tentativo di destabilizzare il presidente Erdogan?
«E’ difficile da dire, se salta un negozio e accanto si trova una svastica è puerile pensare ai neonazisti, anche se è possibile che siano stati loro. Non mi risulta che ci siano grossi movimento di estrema sinistra in giro, si può sempre pensare ai curdi e hanno anche buoni motivi per pensarci, visto tutte le porcate che gli hanno fatto. La storia che i curdi sono tutti comunisti è un lietmotiv che è servito in passato, ma non penso che ai curdi convegna fare i terroristi in Turchia. E’ probabile che ci sia un tentativo di destabilizzazione da parte degli avversari di Erdogan, bisogna cercare anche nelle forze laiche. Le rivendicazioni di estrema sinistra sarei portato a svalutarle, se poi dovesse essere così si tratta di quattro gatti che la polizia turca farà sparire facilmente. Che ci sia un fronte anti Erdogan è sicuro, così come che questo fronte sia duramente represso, che gli atti terroristici siano espressione di questa opposizione repressa è molto probabile perché non si vede altrimenti chi potrebbe avere interesse a creare difficoltà a Erdogan, se non il fronte direttamente opposto».
Molti sostengono che dietro ci siano gli Stati Uniti. Teorici del complotto o ipotesi credibile?
«Ci sono due Americhe, almeno per la politica estera, da un lato quella di Obama che adesso ha svelato il trucco sull’Iran. Il governo iraniano lo avevano sempre detto che volevano sviluppare il nucleare civile, restava il problema delle ispezioni nei luoghi di produzione, ma qualunque Paese dotato di un minimo di dignità nazionale, tranne il nostro, reagisce davanti alla pretesa della comunità internazionale di andargli a guardare ovunque. I nostri media invece hanno sostenuto, mentendo, che non c’era la volontà del governo iraniano di trattare. Oltre alla linea Obama c’è anche la linea repubblicana. Quella più ragionevole è quella di Obama, l’altra invece è energica, stile Bush. E’ possibile, quindi, che si voglia provocare l’irrigidimento di Erdogan, ma questo potrebbe servire solo a collegarlo con i suoi alleati-obiettivi: l’Arabia Saudita, Israele e il Califfato. Io dico ironicamente che Erdogan è alleato con il Califfato, per sottolineare che hanno due nemici comuni rispetto al Califfato: Assad e i curdi. Questo ovviamente non deve portarci a conclusioni di tipo dietrologico. Il Califfo è militarmente irrilevante, lo ha detto il professor Luttwak, uno dei massimi esperti del settore, e lo si sarebbe potuto spazzare da tempo, invece di mandarci qualche giordano per vendicare il sottotenente bruciato. La Nato e gli Stati Uniti non si muovono, al contrario di quanto pensavamo tutti e a questo punto c'è da chiedersi: “Questo Califfo sta facendo il gioco di chi?”. Si potrebbe eliminare con poco ma nessuno si muove. A che razza di gioco stiamo giocando? Temo sia un gioco criminale, temo sia anche un gioco stupido, credo che se volevano riorganizzare il vicino Oriente il Califfo ormai sia un’arma spuntata. Probabilmente stanno pensando di riorganizzarlo in un’altra maniera, quello a cui adesso si deve stare attenti sono le conseguenze della guerra nello Yemen».
Oggi la via Crucis. Si può dire che quella di Bergoglio sia diversa rispetto a quella degli altri Papi?
«Può darsi di sì, non c’è atto che faccia il Papa a Roma che non sia simbolicamente molto calcolato e non riporti al principio che il Papa è il Vescovo di Roma, quindi è un’autorità ecumenica, universale. L’attuale Pontefice ha ridotto molto il carattere di autorità universale del Papa, ad esempio rinunciando agli ornamenti, elementi che derivavano al Papa dalla funzione imperiale che, secondo la tradizione, l’Imperatore Costantino avrebbe affidato al Vescovo di Roma.
Poi sappiamo bene che tutto questo è nato da un falso, ma non ha importanza. Papa Francesco fin dall’inizio ha detto che lui è il Vescovo di Roma, ciò non vuol dire che non sia Papa, termine familiare con cui i romani chiamano il loro Vescovo, ma che tende a non ritenersi più il capo assoluto e indiscusso della Chiesa universale, in quanto la Chiesa Occidentale è una Chiesa che si sta avviando lentamente a una conduzione di tipo federale, cioè ad essere di tipo episcopale, come lo era la Chiesa delle origini. Nella logica di questo pontificato è possibile tornare a una posizione che possa consentire al Vescovo di Roma di trattare con i suoi pari grado che sono tutti gli altri vescovi della cristianità occidentale, ma anche di quella Orientale e forse anche anglicana. C’è un’idea forte in Papa Francesco: ricostituire l’unità dei cristiani e uno degli ostacoli principali è il primato del Vescovo di Roma, in termini di potere».
Qual è la via Crucis che sta attraversando il mondo?
«I 9/10 dell’umanità stanno attraversando una via Crucis, perché la concentrazione della ricchezza è nelle mani di pochi. Cito dati ufficiali dell’Unesco che dicono che la ricchezza del mondo è gestita da 1/10 della popolazione mondiale. I poveri sono sempre di più, quella è la vera via Crucis, quella della miseria del mondo, anche perché è la miseria che provoca la violenza, se fossero tranquilli si rivolgerebbero molto meno a un Dio di violenza o di vendetta».
A livello personale qual è la sua “croce”?
«Arrivato a 74 anni, la mia preoccupazione principale non riguarda il mio futuro, ma quello dei miei figli, dei miei nipoti, di quelli che resteranno. Non si sta preparando un mondo facilissimo e questa è la mia personale via Crucis».
Passiamo alla situazione internazionale, in Turchia escalation di violenza. Chi si nasconde dietro il tentativo di destabilizzare il presidente Erdogan?
«E’ difficile da dire, se salta un negozio e accanto si trova una svastica è puerile pensare ai neonazisti, anche se è possibile che siano stati loro. Non mi risulta che ci siano grossi movimento di estrema sinistra in giro, si può sempre pensare ai curdi e hanno anche buoni motivi per pensarci, visto tutte le porcate che gli hanno fatto. La storia che i curdi sono tutti comunisti è un lietmotiv che è servito in passato, ma non penso che ai curdi convegna fare i terroristi in Turchia. E’ probabile che ci sia un tentativo di destabilizzazione da parte degli avversari di Erdogan, bisogna cercare anche nelle forze laiche. Le rivendicazioni di estrema sinistra sarei portato a svalutarle, se poi dovesse essere così si tratta di quattro gatti che la polizia turca farà sparire facilmente. Che ci sia un fronte anti Erdogan è sicuro, così come che questo fronte sia duramente represso, che gli atti terroristici siano espressione di questa opposizione repressa è molto probabile perché non si vede altrimenti chi potrebbe avere interesse a creare difficoltà a Erdogan, se non il fronte direttamente opposto».
Molti sostengono che dietro ci siano gli Stati Uniti. Teorici del complotto o ipotesi credibile?
«Ci sono due Americhe, almeno per la politica estera, da un lato quella di Obama che adesso ha svelato il trucco sull’Iran. Il governo iraniano lo avevano sempre detto che volevano sviluppare il nucleare civile, restava il problema delle ispezioni nei luoghi di produzione, ma qualunque Paese dotato di un minimo di dignità nazionale, tranne il nostro, reagisce davanti alla pretesa della comunità internazionale di andargli a guardare ovunque. I nostri media invece hanno sostenuto, mentendo, che non c’era la volontà del governo iraniano di trattare. Oltre alla linea Obama c’è anche la linea repubblicana. Quella più ragionevole è quella di Obama, l’altra invece è energica, stile Bush. E’ possibile, quindi, che si voglia provocare l’irrigidimento di Erdogan, ma questo potrebbe servire solo a collegarlo con i suoi alleati-obiettivi: l’Arabia Saudita, Israele e il Califfato. Io dico ironicamente che Erdogan è alleato con il Califfato, per sottolineare che hanno due nemici comuni rispetto al Califfato: Assad e i curdi. Questo ovviamente non deve portarci a conclusioni di tipo dietrologico. Il Califfo è militarmente irrilevante, lo ha detto il professor Luttwak, uno dei massimi esperti del settore, e lo si sarebbe potuto spazzare da tempo, invece di mandarci qualche giordano per vendicare il sottotenente bruciato. La Nato e gli Stati Uniti non si muovono, al contrario di quanto pensavamo tutti e a questo punto c'è da chiedersi: “Questo Califfo sta facendo il gioco di chi?”. Si potrebbe eliminare con poco ma nessuno si muove. A che razza di gioco stiamo giocando? Temo sia un gioco criminale, temo sia anche un gioco stupido, credo che se volevano riorganizzare il vicino Oriente il Califfo ormai sia un’arma spuntata. Probabilmente stanno pensando di riorganizzarlo in un’altra maniera, quello a cui adesso si deve stare attenti sono le conseguenze della guerra nello Yemen».
Fusaro: “Per me la Croce è il nichilismo. Francesco l'ultimo allievo di Marx e Gesù"
03 aprile 2015, Lucia Bigozzi
Dalle dimissioni di Lupi col ridimensionamento del peso di Ncd al governo alla nomina di Delrio alle Infrastrutture, Renzi pare sempre più un uomo solo al comando. E’ così? E’ un paradosso se applicato a un uomo di sinistra?
«Io parlerei di Renzi usando una formula che mutuo da Gramsci, cioè parlerei di ‘cesarismo finanziario’, cesarismo perché è un solo uomo che tiene tutto il potere nelle mani e finanziario perché questo solo uomo in realtà è subordinato al potere finanziario. Lo ha affermato lo stesso Renzi quando qualche tempo fa disse che c’era chi lo voleva farlo fuori riconoscendo che gli stessi che lo hanno sostenuto in quel ruolo, erano pronti a togliergli il potere. Parlo di ‘cesarismo finanziario’ perché c’è un solo uomo che decide per tutti ma è espressione dei poteri forti. Dire poi che Renzi è un leader di sinistra da un certo punto di vista fa sorridere, nel senso che Renzi sta a Gramsci come il banchiere vaticano Marcinkus sta a Gesù Cristo».
Qual è secondo lei la Via Crucis della politica?
«Nel liberismo sfrenato al quale aggiungerei la distruzione del vecchio mondo borghese basato sull’etica, la religione, i diritti sociali, il riconoscimento della famiglia, spazzati via perché ormai incompatibili con l’ordine mondiale liberista che non può accettare tutte queste cose e deve imporre un piano liscio del mercato, senza alto e basso, senza valori di riferimento, senza destra e sinistra e che fa della politica una pura continuazione dell’economia con altri mezzi».
In cosa identifica la Via Crucis e la Resurrezione dell’uomo di oggi?
«Se la Via Crucis sta negli elementi che ho appena elencato, in questa notte del mondo come direbbe Heidegger, in questo buio totale, la sola Resurrezione sta nel sapere che Dio è morto e dopo tre giorni può risorgere se noi non ci arrendiamo a questo scenario totalmente alienato e manteniamo un orientamento positivo a tutto questo».
E’ anche una questione etica e di valori di riferimento?
«Sì, perché il mondo neoliberista si regge sulla distruzione di tutti i valori e sul nichilismo pienamente realizzato. Quindi, occorre recuperare anche i valori di riferimento come ad esempio, almeno per quello che mi riguarda, la solidarietà».
Hanno colpito molto le immagini del Papa tra i detenuti di Rebibbia durante il rito della lavanda dei piedi. Da ateo, pensa che il Giubileo straordinario incentrato sulla misericordia possa rappresentare un passaggio cruciale anche per i non credenti?
«Io non mi definisco affatto ateo e anzi, mi sottraggo a questa demenziale divisione tra atei e credenti che è l’equivalente ideologico di destra e sinistra. Ciò detto, riconosco nella religione, sia islamica sia cristiana, una eroica forma di resistenza al monoteismo del mercato. Per la religione, Dio sta in cielo e non è merce, mercato, denaro. Non posso che guardare con ammirazione a gesti come quelli di Papa Francesco, l’ultimo allievo di Marx e di Gesù Cristo rimasto sulla terra».
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