ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 1 aprile 2015

Tutto bene dunque?

 Se il gesuita diffonde il

 verbo gay e Lgbt

La Camera federale dei deputati degli Stati Uniti ha un cappellano, cattolico, Patrick J. Conroy, gesuita, ed è una bella cosa. Testimonia che la laicità vera non ha mai paura della fede, e conferma quel che a metà Ottocento diceva il sempre profetico Alexis de Tocqueville: la democrazia può reggersi solo se non si fa nemica della religione. Tutto bene dunque? Mica tanto perché il gesuita è impegnato pure a diffondere il “verbo” Lgbt.


La Camera federale dei deputati degli Stati Uniti ha un cappellano, cattolico, Patrick J. Conroy, gesuita, ed è una bella cosa. Testimonia che la laicità vera non ha mai paura della fede, e conferma quel che a metà Ottocento diceva il sempre profetico Alexis de Tocqueville: la democrazia può reggersi solo se non si fa nemica della religione. Ma se il cappellano Conroy perde il nord, e appiattisce all’aria che tira la fede che rappresenta anche sul proscenio pubblico, sono guai seri. Soprattutto se l’aria che tira è quel vento insistente che cerca di sdoganare definitivamente l’omosessualismo in tutte le sue forme e persino di normalizzarlo all’interno della Chiesa. Perché esattamente questo fa padre Conroy nel momento in cui dice: «Gli esseri umani procreano maschi e femmine, ma la sessualità umana non è semplicemente questo. Riguarda, com’è evidente, molte più cose», soprattutto perché lo dice in un cortometraggio di poco più di 14 minuti tutto dedicato nientemeno che agli omosessuali “cattolici”, e pure ai trans “cattolici”.
Diretto da Michael Tomae, intitolato Owning Our Faith (“Possedere la propria fede”) e sottotitolato senz’alcuna remora LGBT Catholics (clicca qui), il documentario è disponibile gratuitamente su YouTube o al sito internet dedicato e ha nel dissenso spavaldo alla morale sessuale insegnata dalla Chiesa il proprio leit-motiv. L’operazione è propaganda pura, ottimamente realizzata sul piano tecnico e quindi verosimilmente ben pagata, frutto dell’arcobaleno che si ritrova e si riconosce in Out @ St Paul (clicca qui) (nel logo la “t” del primo vocabolo è una croce cristiana adagiata sopra un Vangelo), vale a dire una organizzazione proclamatesi «missione gay, lesbica, bisessuale e transgender della parrocchia di San Paolo Apostolo a New York», per la precisione Manhattan. Il parroco, il sacerdote paolino Gilbert Martinez, è ripreso mentre celebra la Messa in diverse scene del filmato.
E però, come opportunamente si domanda Rachel Lu dalle colonne del quotidiano cattolico statunitense online Crisis (clicca qui) che cosa resta davvero di cattolico in una pellicola così eccentrica e squinternata rispetto all’insegnamento della Chiesa? Se il sonoro non ripetesse continuamente l’aggettivo, e se non fosse per certi inserti d’immagini nella trama o un clergyman che spunta ogni tanto qua e là, nessuno collegherebbe seriamente il documentario alla vera fede, tale è l’omologazione al pensiero non cattolico oggi dominante che il filmato esiste proprio per veicolare. E soprattutto, che cosa significa l’aberrante “LGBT cattolici” se non la palese volontà di sfondare mura invalicabili per portarvi l’incendio devastatore all’interno, con una cattiveria e una pervicacia che ha pochi pari?Nel documentario compare Matteo Williamson, transgender, che definisce la sua “transizione” una cosa «per me immensamente spirituale». Poi c’è Mike Roper, omosessuale, per il quale «la sessualità è il modo in cui esprimiamo l’intimo della nostra anima, la nostra energia interna». E c’è persino nonna Nana Fotsch, che con trasporto invita i genitori di cattolici omosessuali ad accettare disinvoltamente la cosa e lo stile di vita che ne consegue, altrimenti «li perderete»...
Tristemente nulla di nuovo, si dirà; vero. Ma che interi settori del mondo cattolico si schierino con Owning Our Faith è allarmante. Jamie Manson, per esempio, lo premia con una recensione asciutta di quell’asciuttezza che si riserva alle cose importanti e oggettive sul diffuso settimanale National Catholic Reporter (clicca qui) (da non confondere con il National Catholic Register), cioè una delle armi più appuntite del progressismo cattolico statunitense. Aggiungendo: «Non tutti gli spettatori saranno d’accordo con tutte le opinioni espresse in Owning Our Faith, ma solo i credenti più rigidi metterebbero in discussione l’amore che questi cattolici hanno per la loro Chiesa», salvo però non dire come si possa amare la Chiesa combattendola in radice. Il film è già disponibile con i sottotitoli in spagnolo e in italiano (clicca qui). Aspettiamoci dunque presto un soprassalto di cattolicesimo fraudolento anche dalle nostre parti.
di Marco Respinti
Giacomo-Poretti_h_partb

Giacomo Poretti contro le famiglie omogenitoriali – figli OGM


Nella sua apparente semplicità, nel suo eloquio che talvolta ha le caratteristiche di una chiacchierata attorno al caminetto, Papa Francesco ci ha ricordato che senza una mamma ben difficilmente un figlio può venire al mondo, perfino il figlio di Dio, il quale non ha scelto la finale del Superbowl per materializzarsi miracolosamente tra fuochi d’artificio e le canzoni di Madonna, ma scegliendo una Madonna che di mestiere faceva la mamma anziché la cantante. Ogni essere umano deve la vita a una madre, e il Papa ci ricorda che le mamme sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. “Individuo” vuol dire “che non si può dividere”. Le madri invece si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere. Il Papa ci ammonisce perché se le mamme dedicano la loro vita ai figli e alla famiglia, noi invece, la società, ne siamo altrettanto riconoscenti?”. “Sembrerà strano rammentarlo di questi tempi, come ha fatto il Papa, ma oltre a una mamma per fare un figlio ci vuole anche un padre. Consentitemi una digressione a questo proposito: ben strano è l’essere umano, il quale è pronto a scendere in piazza se sull’etichetta del proprio cereale da colazione c’è scritto Ogm (organismo geneticamente modificato), evidentemente perché con questa manipolazione si è contravvenuto alla naturalità con cui cresce il frumento o la quinoa, naturalità che non ha inventato l’uomo, che riceviamo miracolosamente ogni volta che mettiamo un seme nella terra e che se ci ricordiamo di innaffiarlo, la primavera successiva si trasformerà in spiga. Ecco, l’essere umano è disposto a morire purché la spiga di frumento che darà da mangiare ai propri figli, sia solo naturale, incontaminata, e assolutamente non modificata «perché la modificazione dello stato naturale può indurre aberrazioni genetiche sino alla non remota possibilità di essere causa di malattie mortali per l’uomo»”. Che lodevole fermezza , che principi, quale appassionata difesa di Madre Natura! Strano che poi per lo stesso essere umano, quando si tratta di famiglia, l’identico concetto di natura e naturalità diventi ingombrante e obsoleto; anzi, su questo argomento l’essere umano di questi tempi sta dando il meglio in termini di fantasia e immaginazione: modificazione del gene dell’embrione; utilizzo, temporaneo, di seme o di ovulo di persone sconosciute per poter fecondare l’ovulo di famiglia fallato o per poter sostituire il seme, sempre di famiglia, inadempiente; affitto, temporaneo, di uteri per poter far lievitare un bel bimbo (si può scegliere, non lo sapevate?) che poi verrà accolto da due papà o da due mamme, non è escluso che in futuro le mamme possano essere anche tre: una mette l’ovulo, la seconda ci mette l’utero e la terza lo fa crescere, di solito la nonna o la tata. Sulla figura del papà, il Papa ha detto che siamo messi un po’ peggio“. Via Avvenire.

Dopo i figli sintetici di Dolce & Gabbana ci mancavano pure le famiglie omogenitoriali in salsa OGM di Giacomo Poretti.
Ma dove caspita sta andando a finire, questo strambo Paese.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.