ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 23 maggio 2015

La rivincita della grazia

Exsurgat Deus, et dissipentur inimici eius (Sal 67, 2).

Nessun Sinedrio, antico o moderno, potrà mai tappare la bocca agli apostoli di Cristo: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5, 29). Queste parole di san Pietro, tante volte citate a sproposito dai disobbedienti alla legittima autorità della Chiesa, erano rivolte a coloro che avevano condannato a morte il Maestro per le sue pretese divine e, ora, stavano cercando di soffocare la predicazione cristiana. Avevano le loro ragioni: il Capo del collegio apostolico si stava imponendo, con la sola autorità spirituale conferitagli da Cristo, come guida del nuovo Popolo eletto, l’Israele rinnovato dalla fede nel Messia e in procinto di accogliere nel suo seno, secondo le antiche profezie, i pagani convertiti; il suo ascendente religioso era tale che la gente deponeva gli ammalati sul suo passaggio perché almeno la sua ombra li coprisse (cf. At 5, 15). Stava così emergendo una nuova gerarchia, sempre più riconosciuta anche da sacerdoti, anziani e dottori della Legge (cf. Lc 23, 50; At 6, 7; 15, 5); quella antica, ormai esautorata da Dio, sarebbe stata spazzata via, pochi decenni più tardi, dalla guerra giudaica.

Gli uomini ai quali non bisogna obbedire – come appare chiaramente – sono quindi quelli che rigettano la divinità di Gesù e la sua unicità assoluta come Salvatore. Quelli invece che sono non solo autorizzati, ma obbligati a disobbedire ai primi sono quelli che continuano a professare pubblicamente questa fede, noncuranti del fatto che essa sia rinnegata perfino da uomini di Chiesa che ne fanno ancora formalmente parte unicamente perché nessuno ha condannato ufficialmente le empietà che affermano. Che sia il capo di un dicastero vaticano dedicato alla cultura o un “monaco” mediatico, fondatore di una pseudo-comunità monastica priva di precisa identità confessionale, nel momento in cui negano la Risurrezione come evento reale si escludono da sé dal Corpo mistico e dalla salvezza eterna; che sia un cardinale amante del sassofono o rubicondi bevitori di birra scappati fuori da un quadro di Brügel, se giustificano la sodomia e l’adulterio permanente sono degni di un’orrenda pira… a meno che non ritrattino una volta per sempre.

Ad ogni modo, la situazione odierna è un’evidente dimostrazione del fatto che certi perfidi Iudaei, malgrado i ripetuti castighi divini, non si sono mai arresi; se non altro, bisogna dar loro atto di tenace perseveranza – intelligente per la capillare infiltrazione nella Chiesa, un po’ meno per l’essersi messa al servizio di un perdente. Intendiamoci: non siamo antisemiti, caso mai qualcuno si fosse già messo a urlare allo scandalo. I poveretti che morirono nei campi di sterminio – quanti furono realmente, non lo sapremo mai – ci finirono inviati dai loro stessi correligionari più ricchi e potenti che, invece, si trasferirono in America e, presi i comandi del potere politico e finanziario, hanno poi utilizzato la shoah come un’arma imbattibile per ottenere tutto ciò che volevano, a cominciare dalla creazione di uno Stato ebraico in pieno ambiente arabo…

Il sionismo dietro l’olocausto?!? A parte il fatto che Adolf Hitler, come molti dei suoi più stretti collaboratori, aveva sangue giudeo nelle vene, ci sono sufficienti testimonianze per farsi venire il legittimo sospetto che la storia del secolo scorso vada riscritta: dei privilegiati, selezionati da commissioni composte di Ebrei, ebbero la possibilità di evitare la deportazione (come per esempio Etty Hillesum, che tuttavia preferì patire con il suo popolo). Quanta gente, ahimé, dovrebbe tapparsi la bocca, anziché profondersi in espressioni di sdegno interessato!… Non c’è bisogno di diventare revisionisti: basta guardare la realtà storica senza retorica né manipolazioni. E poi, chi mai si è strappato le vesti per i milioni di Ucraini che Stalin, negli anni Trenta, fece crepare di fame? Qualcuno ha mai sentito parlare di holodomor? O forse quelli erano meno uomini degli altri? E i dieci milioni di contadini sterminati allo stesso modo già dal buon Lenin, che requisì tutti i raccolti per sfamare l’Armata Rossa durante la spaventosa guerra civile provocata dal suo colpo di Stato? Ebreo anche lui, nessuno ne parla…

In realtà, il nostro amore inesprimibile a Gesù, a Maria, agli Apostoli e ai primi Martiri ci fa amare visceralmente il popolo che Dio ha scelto per rivelarsi e incarnarsi. È questo amore che ci spinge a gridare loro: «Venite a Cristo, al Messia che Dio vi ha mandato! Non abbiate paura di aprirgli le porte!». San Pietro non si trattenne dall’esortare alla conversione nemmeno il supremo tribunale d’Israele, responsabile della crocifissione del Salvatore (cf. At 5, 30-31). Se oggi i successori degli Apostoli si guardano bene dall’imitarlo, seguiamo l’esempio della Vergine Madre. Nella chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte, nel 1842, con la sua apparizione convertì all’istante l’agnostico Alfonso Ratisbonne, poi divenuto col fratello ardente evangelizzatore degli Ebrei. Tutto è possibile a Dio; basta sottomettersi a Lui acconsentendo all’azione dello Spirito Santo e accogliendo la testimonianza apostolica (cf. At 5, 32).

Spiritus Domini replevit orbem terrarum (Sap 1, 7): non c’è neppure un angolo dell’universo che possa sottrarsi alla sua presenza benefica, tranne il cuore dell’uomo che lo respinge. La Pentecoste, quest’anno, cade nel giorno dedicato a Maria Ausiliatrice e Corredentrice: invochiamo con forza la Sua intercessione perché lo Spirito Santo ci colmi nella mente e nel cuore, in modo che possiamo rivolgere a tutti un’efficace chiamata alla conversione, specie a coloro che, pur possedendo con noi le promesse divine, non ne hanno ancora riconosciuto l’adempimento. Nel giorno fissato, Cristo sorgerà per disperdere quelli che, fra di loro, hanno scelto il campo avverso pur di non piegarsi alla volontà del loro Dio. Allora, rimosse le cause della corruzione e della violenza che devastano la terra, ogni uomo vedrà la salvezza – e chi l’avrà desiderata ne godrà in eterno.

Confirma hoc, Deus, quod operatus es in nobis. […] Regna terrae, cantate Deo […] qui ascendit super caelum caeli, ad orientem […]. Mirabilis Deus in sanctis suis; Deus Israel ipse dabit virtutem et fortitudinem plebi suae. Benedictus Deus! (Sal 67, 29.33-34.36).
 

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