Perché lunedì Papa Francesco entrerà in una chiesa valdese
Il Santo Padre, a Torino per la Sindone, farà un gesto che in 800 anni nessun Pontefice ha fatto. Parla il Moderatore della Tavola
Papa Francesco (foto LaPresse)
Torino. Più di 800 anni dopo la scomunica di Valdo, lunedì un Papa entrerà in una chiesa degli eredi di questo movimento confluito nella Riforma protestante nel XVI secolo, in un’atmosfera di gioiosa fratellanza, pur nel rispetto delle restanti differenze reciproche. Non una chiesa qualsiasi, ma la prima costruita fuori del ghetto alpino dopo l’emancipazione del 1848, a Torino. Una grande chiesa protestante in stile neogotico inglese nel futuro Borgo Nuovo, nel Viale del Re (ora corso Vittorio Emanuele II) era un oltraggio agli occhi degli ultraclericali piemontesi che la osteggiarono ad oltranza, conte Solaro della Margarita e don Bosco in testa. Quando finalmente nel 1853 il tempio valdese venne inaugurato, le campane delle chiese cattoliche suonarono a morto.
ARTICOLI CORRELATI La rivoluzione arriva per Pasqua Non ci si può liberare di Medjugorje razionalisticamenteIl Moderatore della Tavola Valdese, Eugenio Bernardini sottolinea come l’invito a Papa Francesco sia frutto di vari decenni di esperienze ecumeniche a svariati livelli, non solo all’estero ma anche in Italia. Ci sono state importanti iniziative di tipo accademico teologico come la traduzione comune della Bibbia e altre più “dal basso” come la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, le letture ecumeniche e lo scambio di pulpiti in molti luoghi, dai piccoli centri alle metropoli. Il progresso comune nelle realtà delle parrocchie è stato essenziale come i contatti ai livelli più alti, vescovi e ora Pontefice, compresi. Francesco oltre alla carica umana ha aggiunto il nome, essendo il primo che ha osato chiamarsi come un santo amato e riverito anche da chi non condivide il culto dei santi e a cui i Valdesi sono particolarmente sensibili per i pochi decenni che separano l’inizio del movimento valdese dalla sua conversione. E soprattutto per il tema della povertà, essenziale per i Poveri di Lione come per Francesco e i suoi seguaci. Inviti e incontri avevano avuto luogo fin dai tempi di Paolo VI, ma sempre in maniera formale e dentro la cerchia vaticana.
Papa Francesco fin dall’inizio ha preso l’iniziativa e nel luglio scorso ha direttamente coinvolto i Valdesi definendoli “religiosi di prim’ordine” in un’intervista con Scalfari. Del resto già conosceva bene la Chiesa valdese del Rio de la Plata, sorta a fine Ottocento con l’arrivo di un sostenuto gruppo di immigrati dalle Valli del Piemonte. Non a caso a Torino sarà presente, appena giunto dall’Uruguay, il Moderador dell’altra metà della chiesa valdese, Oscar Oudri, amico personale di Bergoglio quando non era ancora salito sul soglio pontificio.
Dio, cui tu non credi, c'è e ti vede, Quisling.
RispondiElimina