Albenga, sette espulsi dal seminario: il vescovo Borghetti fa pulizia nel collegio chiacchierato da tempo
Albenga - Sette in un colpo, come nella famosa fiaba. Anzi, addirittura sette e mezzo. La scure del nuovo vescovo coadiutore Guglielmo Borghetti si abbatte sul seminario e si può dire che lo sgomberi, mettendo sostanzialmente alla porta 5 seminaristi (dopo i due che si erano ritirati volontariamente nelle scorse settimane), confermandone solo 4 e invitando l’ultimo a “declassare” le sue ambizioni intraprendendo un percorso formativo da diacono anziché da sacerdote.
Una decimazione per certi versi attesa, visto che il seminario è stato indicato fin da subito come una delle priorità tra le indicazioni ricevute da Papa Francesco al momento dell’insediamento ad Albenga. E poi già nei giorni scorsi il vescovo Guglielmo era stato chiaro: «I futuri sacerdoti della diocesi saranno persone provenienti dal territorio della diocesi, ed espressione di questo territorio», ha ribadito più volte Borghetti, che in qualche occasione ha anche utilizzato l’espressione “chiudere le frontiere” per sottolineare il concetto, e i seminaristi cacciati appartengono tutti alla folta schiera di coloro che sono arrivati ad Albenga in cerca di accoglienza da altre diocesi, spesso dopo esperienze negative nei seminari di provenienza.
In realtà nelle decisioni di Borghetti dovrebbero avere avuto un peso non solo la provenienza dei seminaristi, ma anche le relazioni sulla preparazione spirituale e sui comportamenti di ciascuno di loro. Per i seminaristi dimissionati o dimissionari non si annunciano tempi facili, perché difficilmente troveranno una diocesi ed un seminario pronti ad accoglierli, considerato che Albenga è sotto gli occhi dei vertici vaticani e che Borghetti sembra muoversi in piena sintonia con il Pontefice.
Luca Rebagliati
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