ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 30 agosto 2015

Antonio e gli irati bergoglio(eugenio)boys

La Chiesa che non ti aspetti: "Emigranti statevene a casa vostra"

La Chiesa Cattolica e il «partito di Bergoglio» si contrappongono anche sul tema dell' immigrazione. Bergoglio afferma che ci sono masse di persone che, per fame, hanno il diritto assoluto e indiscriminato di emigrare nei nostri Paesi. Ma se l' attuale flusso migratorio fosse davvero scatenato dalla fame si dovrebbe affrontare lì il dramma del cibo non costringere gli affamati anche a sradicarsi e mettersi nelle mani dei mercanti di morte.
La Chiesa ha sempre insegnato diversamente da Bergoglio.
Giovanni Paolo II per esempio proclamò che «il diritto primario dell' uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all' emigrazione». E Benedetto XVI ribadì: «Nel contesto socio-politico attuale... prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra». Peraltro la Chiesa africana, in linea col magistero di sempre, fino a Wojtyla e Ratzinger, parla oggi addirittura del dovere di non emigrare.
Nei giorni scorsi i vescovi africani hanno lanciato un appello ai giovani dei loro popoli: «Non fatevi ingannare dall' illusione di lasciare i vostri Paesi alla ricerca di impieghi inesistenti in Europa e in America». Sono queste le parole chiare usate dal vescovo Nicolas Djomo, presidente della Conferenza episcopale del Congo, inaugurando l' incontro panafricano dei cattolici.
Mons. Djomo ha aperto il forum invitando i giovani africani «a guardarsi dagli inganni delle nuove forme di distruzione della cultura di vita, dei valori morali e spirituali», perché l' identità culturale e spirituale di un popolo è una ricchezza e solo un mondialismo nichilista può pensare che gli uomini e i popoli siano come merci che si possono sradicare e trapiantare dovunque. Poi Djomo ha esortato i giovani africani a non cercare illusorie scorciatoie di benessere con la fuga dal proprio Paese: «Utilizzate i vostri talenti e le altre risorse a vostra disposizione per rinnovare e trasformare il nostro continente e per la promozione della giustizia, della pace e della riconciliazione durature in Africa. Voi siete il tesoro dell' Africa. La Chiesa conta su di voi, il vostro continente ha bisogno di voi».
L' accusa di egoismo -  È questo che manca sempre negli interventi di Bergoglio. Mai egli afferma che l' emigrazione è un impoverimento economico e spirituale per le società africane. Né esorta i giovani africani a non emigrare e impegnarsi nello sviluppo dei loro Paesi. Anzi. Al Terzo Mondo lui descrive l' Europa come un Bengodi, un paese delle meraviglie opulento e sazio, dove c' è ricchezza per tutti. Ma noi saremmo egoisti, quindi ci accusa di negare il benessere a milioni di africani affamati che vogliono venire qua (saremmo colpevoli perfino dei loro naufragi in mare, mentre la verità è che li abbiamo sempre soccorsi e salvati). Lo storico viaggio bergogliano a Lampedusa, nell' ottobre 2013, lanciò questo disastroso messaggio, che di fatto suonò come l' ordine di abbattere le frontiere per l' Italia e l' Europa (ma non per il Vaticano) e come un implicito invito a partire per migliaia di africani.
È un po' l' ideologia immigrazionista delle sinistre che ha dominato finora in Occidente. C' è chi ritiene che proprio il falso umanitarismo tipico dell' Unione europea (che poi ha lasciato sola l' Italia) abbia attratto in questi due anni un fiume di emigranti (salpati spesso da una Libia allo sbando prodotta dalla vergognosa guerra euroamericana). Di fatto mafie e terroristi si sono arricchiti come mercanti di carne umana, moltissimi poveretti sono morti ammazzati da questi carnefici o dal mare, infine le società europee rischiano di essere destabilizzate.
Al colossale errore ideologico dell' umanitarismo astratto, si contrappone la saggezza dei vescovi africani.
Le loro ragioni sono confermate da una studiosa dell' Africa, Anna Bono, la quale ha recentemente spiegato che a emigrare non sono gli affamati, ma i giovani istruiti: «In gran parte la motivazione non è un pericolo di vita incombente né la miseria estrema. Gli emigranti dall' Africa per lo più non stavano morendo di fame, non vivevano sotto le bombe o nel terrore di un regime spietato. Difatti pochi ottengono lo status di rifugiato».
C' è fra loro «una netta prevalenza di giovani, maschi, istruiti, partiti da centri urbani dove avrebbero potuto continuare a vivere, così come fanno i loro coetanei rimasti a casa».
Costoro emigrano per l' illusorio sogno del benessere europeo a portata di mano. E per questo pagano «somme di denaro ben superiori a quelle necessarie per percorrere le stesse distanze in autobus e con voli di linea, sufficienti in patria ad avviare o a migliorare delle imprese artigianali, agricole o commerciali».
In questo modo non solo si rovinano economicamente, non solo impoveriscono i propri paesi di risorse economiche e umane, non solo si mettono a rischio di subire violenze e morte, ma anche arricchiscono reti criminali.
A muovere questi giovani africani, oltre all' illusione di un Bengodi europeo, c' è l' insicurezza del futuro in una società africana che fino a ieri - nella cultura tribale - «era basata su un progetto comunitario» che garantiva una certa solidarietà fra generazioni. Mentre oggi, malamente modernizzata, lascia soli i giovani.
Ecco perché la Chiesa africana si muove per creare nuovi legami di solidarietà che aiutino lo sviluppo e «i giovani sono la parte più importante della popolazione africana sulla quale la Chiesa conta in modo prioritario per l' evangelizzazione e la promozione della pace, della giustizia, della riconciliazione e dello sviluppo del nostro continente».
L' approccio della Chiesa africana è opposto all' ideologia bergogliana, mentre è in consonanza col magistero di sempre della Chiesa. Prendiamo il Catechismo della Chiesa cattolica, varato da Giovanni Paolo II e da Ratzinger, in attuazione del Concilio. Si è detto giustamente che col Catechismo «la Chiesa difende il diritto dell' uomo a emigrare e tuttavia non ne incoraggia l' esercizio, riconoscendo che "la migrazione ha un costo molto elevato e a pagarne il conto sono sempre i migranti"» (Magister).
Benedetto XVI in America Latina e in Centroamerica vide «il grave problema della separazione delle famiglie» dovuto all' emigrazione e definì questo fenomeno «veramente pericoloso per il tessuto sociale, morale e umano di questi Paesi».
Quindi affermò: «La soluzione fondamentale è che non ci sia più bisogno di emigrare, perché ci sono in Patria posti di lavoro sufficienti, un tessuto sociale sufficiente, così che nessuno abbia più bisogno di emigrare. Quindi, dobbiamo lavorare tutti per questo obiettivo, per uno sviluppo sociale che consenta di offrire ai cittadini lavoro ed un futuro nella terra d' origine».
Approccio realista - Del resto nello stesso Catechismo si dice che le nazioni più ricche «sono tenute ad accogliere lo straniero», ma solo «nella misura del possibile». Inoltre «le autorità politiche» devono «subordinare l' esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L' immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri» (n. 2241).
Le parole del Catechismo non ricordano affatto Bergoglio, ma il grande discorso del cardinal Biffi alla Fondazione Migrantes, nel 2000. Quando osservò che c' è un colossale problema di integrazione rappresentato dall' immigrazione islamica. E quando spiegò che - stante il principio dell' ospitalità - «non se ne può dedurre - se si vuol essere davvero "laici" - che una nazione non abbia il diritto di gestire e regolare l' afflusso di gente che vuol entrare a ogni costo. Tanto meno se ne può dedurre che abbia il dovere di aprire indiscriminatamente le proprie frontiere».
di Antonio Socci

Il falsario – Nuove deliranti parole di Antonio Socci contro Papa Francesco


Che la storia di Socci Antonio sia un continuo cambiare è ovviamente conosciuto da tutti, ma gli sprovveduti che lo leggono ancora (pochi clic per la verità e tantomeno condivisioni sulla sua pagina ufficiale di facebook) si stanno accorgendo articoletto dopo articoletto che IL VELENO che questo… uomo INIETTA nella sua PENNA (o MACCHINA DA SCRIVERE) è diventato raffinato.
Così anche oggi, come già fatto nelle scorse ore, prendiamo le ultime FESSERIE scritte dal GIULLARE e vi facciamo capire come siano TOTALMENTE FALSE e costruite ad Hoc per ‘SPARARE CONTRO PAPA FRANCESCO’ sostenendo che è un PONTEFICE ABUSIVO. D’altra parte ha scritto un libro il buon SOCCI e deve continuare a venderlo, ormai è una posizione pressochè irremovibile. Ecco che cosa scrive IL FALSARIO oggi.
(in rosso i nostri appunti)
La Chiesa che non ti aspetti: “Emigranti statevene a casa vostra”
Già nei titolo l’ex comunista ateo ci dimostra che non sa veramente cosa è la Chiesa, e che la Chiesa nasce dal Vangelo. A proposito:  ‘Esci dalla tua terra e va… dove ti mostrero’. E’ Dio che parla a … Socci? No! 
La Chiesa Cattolica e il «partito di Bergoglio» non esiste Socci il Partito di Bergoglio, è una tua costruzione mentale con la qule continui anche oggi ad infangae il Capo della Chiesa Cattolica e tutti i credenti. Compresi quelli che ti leggono convinto che tu sia invece di un bugiardo, semplicemente un Nuovo Messia. si contrappongono anche sul tema dell’ immigrazione. Bergoglio afferma che ci sono masse di persone che, per fame, hanno il diritto assoluto e indiscriminato di emigrare nei nostri Paesi. Ecco una grande falsità del FALSARIO SOCCI. Il Santo Padre Francesco non ha mai sostenuto questo. Ma se l’ attuale flusso migratorio fosse davvero scatenato dalla fame si dovrebbe affrontare lì il dramma del cibo non costringere gli affamati anche a sradicarsi e mettersi nelle mani dei mercanti di morte.
La Chiesa ha sempre insegnato diversamente da Bergoglio. La Chiesa ha insegnato sempre come Papa Francesco. Millimetro per millimetro. Giovanni Paolo II per esempio proclamò che «il diritto primario dell’ uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’ emigrazione». E Benedetto XVI ribadì: «Nel contesto socio-politico attuale… prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra». Peraltro la Chiesa africana, in linea col magistero di sempre, fino a Wojtyla e Ratzinger, parla oggi addirittura del dovere di non emigrare. Caro FALSARIO SOCCI, prendi 3 pezzetti a caso pronunciati da Santi Discorsi e li immischi in una frase viziata da un errore che scrivi, per sostenere la tua idiozia. 
Nei giorni scorsi i vescovi africani hanno lanciato un appello ai giovani dei loro popoli: «Non fatevi ingannare dall’ illusione di lasciare i vostri Paesi alla ricerca di impieghi inesistenti in Europa e in America». Sono queste le parole chiare usate dal vescovo Nicolas Djomo, presidente della Conferenza episcopale del Congo, inaugurando l’ incontro panafricano dei cattolici. Mons. Djomo ha aperto il forum invitando i giovani africani «a guardarsi dagli inganni delle nuove forme di distruzione della cultura di vita, dei valori morali e spirituali», perché l’ identità culturale e spirituale di un popolo è una ricchezza e solo un mondialismo nichilista può pensare che gli uomini e i popoli siano come merci che si possono sradicare e trapiantare dovunque. Poi Djomo ha esortato i giovani africani a non cercare illusorie scorciatoie di benessere con la fuga dal proprio Paese: «Utilizzate i vostri talenti e le altre risorse a vostra disposizione per rinnovare e trasformare il nostro continente e per la promozione della giustizia, della pace e della riconciliazione durature in Africa. Voi siete il tesoro dell’ Africa. La Chiesa conta su di voi, il vostro continente ha bisogno di voi».
L’ accusa di egoismo –  È questo che manca sempre negli interventi di Bergoglio. Mai egli afferma che l’ emigrazione è un impoverimento economico e spirituale per le società africane. Papa Francesco parlerà dell’Africa in maniera specifica quando andrà in Africa, molto presto. Ma vuoi dedcidere tu quello che il PAPA deve dire. Papa Francesco non ha detto molte cose ad oggi, per esempio, non ha mai detto: ANTONIO SOCCI è un ex cattolico! Oppure: ANTONIO SOCCI è un FALSARIO! Né esorta i giovani africani a non emigrare e impegnarsi nello sviluppo dei loro Paesi. Anzi. Al Terzo Mondo lui descrive l’ Europa come un Bengodi, un paese delle meraviglie opulento e sazio, dove c’ è ricchezza per tutti. Grande falsità che esce dalla mente (malata?) di SOCCI. Francesco non hai detto queste cose. SOCCI CONTINUA AD INVENTARE DI SANA PIANTA ARGOMENTI SCONSLUSIONATI E SENZA SENSO. Ma noi saremmo egoisti, quindi ci accusa di negare il benessere a milioni di africani affamati che vogliono venire qua (saremmo colpevoli perfino dei loro naufragi in mare, mentre la verità è che li abbiamo sempre soccorsi e salvati). Non ci accusa di egoismo su un episodio specifico caro FALSARIO. Egoista è anche chi vuole vendere libri incassando il ricavato nelle proprie tasche e se ne frega di chi va a colpire. Ecco, terrosimo vero e proprio e falsità. Lo storico viaggio bergogliano a Lampedusa, nell’ ottobre 2013, lanciò questo disastroso messaggio, che di fatto suonò come l’ ordine di abbattere le frontiere per l’ Italia e l’ Europa (ma non per il Vaticano) e come un implicito invito a partire per migliaia di africani. Con questa frase IL FALSARIO SOCCI addirittura ci dimostra di non comprendere che è in atto una devastazione terroristica di popoli e culture che scappano come povere bestie al macello dalla morte. E di chi è la colpa dei barconi? Di Francesco! Strano che SOCCI non capisca di terrorismo, tra colleghi di solito ci si intende….
È un po’ l’ ideologia immigrazionista delle sinistre che ha dominato finora in Occidente. C’ è chi ritiene che proprio il falso umanitarismo tipico dell’ Unione europea (che poi ha lasciato sola l’ Italia) abbia attratto in questi due anni un fiume di emigranti (salpati spesso da una Libia allo sbando prodotta dalla vergognosa guerra euroamericana). Di fatto mafie e terroristi si sono arricchiti come mercanti di carne umana, moltissimi poveretti sono morti ammazzati da questi carnefici o dal mare, infine le società europee rischiano di essere destabilizzate. SE LEGGETE BENE QUESTA FRASE UN PAIO DI VOLTE CAPIRETE CHE SOCCI NON DICE NIENTE. HA MESSO INSIEME 5 RIGHE SENZA DIRE NIENTE! 
Al colossale errore ideologico dell’ umanitarismo astratto, si contrappone la saggezza dei vescovi africani.
Le loro ragioni sono confermate da una studiosa dell’ Africa, Anna Bono, la quale ha recentemente spiegato che a emigrare non sono gli affamati, ma i giovani istruiti: «In gran parte la motivazione non è un pericolo di vita incombente né la miseria estrema. Gli emigranti dall’ Africa per lo più non stavano morendo di fame, non vivevano sotto le bombe o nel terrore di un regime spietato. Difatti pochi ottengono lo status di rifugiato». In questo altro periodo contrappone il NULLA che ha scritto nel paragrafo precedente ai Vescovi africani. 
C’ è fra loro «una netta prevalenza di giovani, maschi, istruiti, partiti da centri urbani dove avrebbero potuto continuare avivere, così come fanno i loro coetanei rimasti a casa».
Costoro emigrano per l’ illusorio sogno del benessere europeo a portata di mano. E per questo pagano «somme di denaro ben superiori a quelle necessarie per percorrere le stesse distanze in autobus e con voli di linea, sufficienti in patria ad avviare o a migliorare delle imprese artigianali, agricole o commerciali».
In questo modo non solo si rovinano economicamente, non solo impoveriscono i propri paesi di risorse economiche e umane, non solo si mettono a rischio di subire violenze e morte, ma anche arricchiscono reti criminali. Questa è la ricetta di Socci per salvare l’Africa. Inizia parlando di emigranti che arrivano per colpa di Papa Francesco – e non dell’Isis – ma il pezzo centrale del suo articolo è scopiazzato in toto dalle posizioni dei Vescovi dell’Africa che hanno la solita posizione di Papa Francesco e che sono stati peraltro da poco visti ed ascoltati, e consigliati proprio dal Santo Padre.  
A muovere questi giovani africani, oltre all’ illusione di un Bengodi europeo, c’ è l’ insicurezza del futuro in una società africana che fino a ieri – nella cultura tribale – «era basata su un progetto comunitario» che garantiva una certa solidarietà fra generazioni. Mentre oggi, malamente modernizzata, lascia soli i giovani.
Ecco perché la Chiesa africana si muove per creare nuovi legami di solidarietà che aiutino lo sviluppo e «i giovani sono la parte più importante della popolazione africana sulla quale la Chiesa conta in modo prioritario per l’ evangelizzazione e la promozione della pace, della giustizia, della riconciliazione e dello sviluppo del nostro continente». Questo ultimo periodo di 4 righe è VERO! UN MIRACOLO! SOCCI IL FALSARIO CHE SCRIVE COSE VERE! 
L’ approccio della Chiesa africana è opposto all’ ideologia bergogliana, AH ECCO è ritornato immediatamente alla falsità! Proprio i Vescovi dell’Africa hanno invitato Papa Francesco per farsi aiutare a percorrere questo periodo storico di difficoltà! mentre è in consonanza col magistero di sempre della Chiesa. Prendiamo il Catechismo della Chiesa cattolica, varato da Giovanni Paolo II e da Ratzinger, in attuazione del Concilio. Si è detto giustamente che col Catechismo «la Chiesa difende il diritto dell’ uomo a emigrare e tuttavia non ne incoraggia l’ esercizio, riconoscendo che “la migrazione ha un costo molto elevato e a pagarne il conto sono sempre i migranti”» (Magister).
Benedetto XVI in America Latina e in Centroamerica vide «il grave problema della separazione delle famiglie» dovuto all’ emigrazione e definì questo fenomeno «veramente pericoloso per il tessuto sociale, morale e umano di questi Paesi». Quindi affermò: «La soluzione fondamentale è che non ci sia più bisogno di emigrare, perché ci sono in Patria posti di lavoro sufficienti, un tessuto sociale sufficiente, così che nessuno abbia più bisogno di emigrare. Quindi, dobbiamo lavorare tutti per questo obiettivo, per uno sviluppo sociale che consenta di offrire ai cittadini lavoro ed un futuro nella terra d’ origine». Copia incolla reale dalle parole di Benedetto XVI. C’entrano poco in questo articolo contro Papa Francesco ma il ‘copèiaggio’ gli è riuscito! 
Approccio realista – Del resto nello stesso Catechismo si dice che le nazioni più ricche «sono tenute ad accogliere lo straniero», ma solo «nella misura del possibile». Inoltre «le autorità politiche» devono «subordinare l’ esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L’ immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri» (n. 2241).
Le parole del Catechismo non ricordano affatto Bergoglio, ma il grande discorso del cardinal Biffi alla Fondazione Migrantes, nel 2000. Addirittura va a ripescare un discorso del 2000 del grande Cardinale Biffi per tenere in piedi la fuffa nuova che prova a scrivere. Poveretto, che grande disperazione di giornalista che è diventato. Quando osservò che c’ è un colossale problema di integrazione rappresentato dall’ immigrazione islamica. E quando spiegò che – stante il principio dell’ ospitalità – «non se ne può dedurre – se si vuol essere davvero “laici” – che una nazione non abbia il diritto di gestire e regolare l’ afflusso di gente che vuol entrare a ogni costo. Tanto meno se ne può dedurre che abbia il dovere di aprire indiscriminatamente le proprie frontiere».
di Antonio Socci per Libero Quotidiano
«La situazione nell’intero Medio oriente è difficile, è da tempo preoccupazione della Chiesa ma dovrebbe essere preoccupazione di tutta le società civili e delle nazioni». È quanto ha affermato l’arcivescovo Cyril Vasil’, segretario della Congregazione per le Chiese orientali, intervenendo giovedì alla XXIII assemblea annuale diocesana dell’eparchia di Lungro. L’arcivescovo ha messo in evidenza come i cristiani delle zone perseguitate soffrano senza che all’orizzonte si profili una «luce di speranza e di soluzione» della crisi. In questo contesto, ha ricordato, «i cristiani non hanno milizie né potenze, né qualcuno che possa difenderli, sono vasi d’argilla fra vasi di ferro».
Per il segretario della Congregazione per le Chiese orientali, «la speranza è che la situazione si risolva nei luoghi dove si trovano» i cristiani senza che questi siano costretti a emigrare, ma anche quando debbano «inevitabilmente» farlo, che almeno «si possano rifugiare presso le nostre comunità cristiane». Da qui, un invito a «tenere duro, anche se è facile dirlo noi da qui, dalla nostra sicurezza a chi vive quotidianamente un pericolo concreto».
Secondo l’associazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), tra i tanti profughi che approdano sulle coste italiane, i siriani rappresentano il gruppo più numeroso e tra loro è alto il numero di cristiani, una percentuale cresciuta negli ultimi anni del 30 per cento. «Molti cristiani — si legge in un comunicato — hanno cercato un futuro migliore in Europa attraversando il Mediterraneo. Alcuni ce l’hanno fatta, altri hanno trovato la morte in mare. Ma la disperazione continua a spingere i nostri fratelli nella fede a far salire i propri figli su quei barconi». «Almeno tre volte a settimana — ha raccontato ad Acs Samaan Daoud, ex guida turistica di Damasco — un pullman parte da Duelha e Tabbale, due dei principali quartieri cristiani di Damasco, con a bordo 20 o 30 ragazzi in cerca di un futuro migliore. Un mio amico ha da poco fatto partire il figlio, di appena sedici anni». Il viaggio costa almeno 2500 dollari. Dalla capitale siriana si arriva a Beirut, da dove i profughi si imbarcano per la Turchia e poi l’Europa. «Chi può permettersi di pagare di più — dice Daoud — può viaggiare in navi sicure. Gli altri rischiano la vita».

L'Osservatore Romano, 30 agosto 2015

Il Papa, i migranti, e l'aiuto degli angeli custodi

Francesco negli Usa invocherà la libertà per i profughi nei loro Paesi d'origine. "Ama il prossimo tuo" è il motto del Pontefice, ma anche della sinistra

NELLE prossime settimane papa Francesco andrà a Cuba, poi a Filadelfia e infine a Washington dove incontrerà Obama e parlerà al Congresso degli Stati Uniti e a New York dove parlerà all'Assemblea dell'Onu e alle grandi potenze del Consiglio di sicurezza. Sappiamo già quale sarà - al Congresso Usa e all'Assemblea Onu - il tema fondamentale di Francesco: quello dei migranti. Lui li chiama così ed è perfettamente corretto dal suo punto di vista; per alcuni Paesi sono persone che vogliono emigrare e lo fanno a prezzo della vita; per altri Paesi sono immigranti che vengono in certi casi accolti, in altri respinti per mancanza dei requisiti richiesti. Ma per Francesco la parola giusta è quella che Lui usa sempre più spesso: migranti. Sono popoli che per una quantità di ragioni si trasferiscono da un continente all'altro, quasi sempre in condizioni di schiavitù imposte da trafficanti di persone. Popoli che, solo pensando all'Africa sub-sahariana dal Ciad alla Somalia, dalla Nigeria al Sudan, ammontano a cinque milioni per il 2015-16, ma a 50 milioni entro i prossimi trent'anni. Ma non è solo in Africa che avviene questo fenomeno: sta sconvolgendo tutto il Medio Oriente, i Balcani, la Turchia, la Siria, gran parte dell'Indonesia e delle Filippine. Insomma mezzo mondo è in movimento, individui, comunità e interi popoli. Le migrazioni non sono un fenomeno nuovo ma nella società globale il fenomeno coinvolge masse imponenti come non era mai accaduto prima.

Venerdì scorso ho avuto un lungo colloquio telefonico con papa Francesco, che ha toccato vari temi, ma soprattutto quello delle migrazioni. Non starò a raccontare ciò che ci siamo detti su altri argomenti ma su questo sì, penso e desidero farlo perché è dominante nella coscienza del Papa e perché comunque sarà tra pochi giorni direttamente affrontato in due sedi della massima importanza. Francesco sa benissimo che le immigrazioni dirette verso continenti di antica opulenza e di antico colonialismo, anche se riconoscono alcuni diritti di asilo con più ampia tolleranza di quanto finora non sia avvenuto, saranno comunque limitate. Ma il suo appello al Congresso americano e a tutte le potenze che rappresentano il cardine dell'Onu e quindi del mondo intero, verterà necessariamente su un altro aspetto fondamentale delle migrazioni: una conquista di libertà dei migranti che avviene, per cominciare, nei luoghi stessi dove ancora risiedono e dai quali vorrebbero fuggire. È lì, proprio in quei luoghi, che il diritto di libertà va riconosciuto, oppure nelle loro adiacenze, creando se necessario libere comunità da installare in aggregati che esse stesse avranno costruito e amministreranno con l'aiuto di centinaia o migliaia di volontari che le assisteranno con una serie di servizi e con un'educazione allo stesso tempo civica e professionale. Questo è il progetto che papa Francesco sta coltivando e che ovviamente ha bisogno del sostegno delle grandi potenze indipendentemente dalla loro civiltà, storia, religione.

La Chiesa missionaria di Francesco sarà naturalmente presente in tutti i luoghi dove le sarà possibile, ma i volontari da mobilitare non saranno ovviamente tutti cristiani. Saranno però soprattutto i giovani ai quali fare appello. I giovani d'oggi hanno una gran voglia di fare che a volte si identifica addirittura alla violenza e al terrorismo. Ma non è il male la radice più naturale. Francesco crede e spera che la radice più diffusa sia quella del fare e dell'aiutare il bene degli altri. Per questo prega e questo pensa e di questo parlerà nel prossimo viaggio. Riuscirà ad ottenere la sponsorizzazione dei Grandi del mondo? Riuscirà a mobilitare al massimo le Chiese missionarie cattoliche e cristiane in un'impresa di questa levatura? Collaboreranno nei loro modi anche le altre grandi religioni del mondo, non inquinate da germi fondamentalisti che portano al terrorismo e alla strage? Una cosa è certa, almeno per me ma credo per immense moltitudini di persone: non c'è che papa Francesco che sia in grado di tentare una simile iniziativa. Ascoltando il suo linguaggio direi che chieda il soccorso di migliaia e migliaia di angeli custodi, in tutte le parti del mondo, ispirati dal Dio che è uno soltanto, quali che siano le forme, le liturgie e le scritture con le quali è venerato.

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