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domenica 2 agosto 2015

Fedeltà andran cercando?

Anche san Paolo era un cacciatore di teste. Primo criterio: la fedeltà


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L’intervento su www.chiesa del teologo ed economista australiano Paul A. McGavin, con l’elenco di dodici criteri per la selezione dei vescovi, ha registrato un picco notevolissimo di lettori, evidentemente molto attratti dal tema:
McGavin, della diocesi di Canberra, ha oltretutto maturato in campo profano una notevole esperienza in materia. È stato preside della School of Business della University of New South Wales, ha scritto numerosi saggi di economia e management e ha pubblicato quest’anno un libro di 450 pagine che tocca molto da vicino i processi di selezione in una prospettiva economica.
Ma c’è anche chi ha voluto aggiungere ai dodici criteri per la scelta di un buon vescovo elencati da McGavin un criterio in più, e non di poco conto.

Ecco, infatti, che cosa ci ha scritto dalla basilica romana di San Clemente il padre domenicano Ezra Sullivan.
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Gentile signor Magister,
È stato con un certo interesse che ho letto la lista di Paul McGavin con i dodici criteri per la selezione dei vescovi, in un recente articolo sul suo sito web. Leggo dal 2004  i suoi articoli, dai quali ho imparato molto e con grande profitto. Non solo i suoi scritti si sono dimostrati utili, ma anche i testi di altri che lei pubblica sono molto preziosi. Penso alla divulgazione di lavori meno noti di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, così come al dibattito di qualche tempo fa tra il professor Martin Ronheimer e i suoi oppositori per quanto riguarda l’uso dei preservativi all’interno del matrimonio, e alla storia dei martiri di Otranto, che è una fonte di ispirazione per me.
La lista di McGavin, sebbene dettagliata in alcuni aspetti, non fa che un piccolo cenno a un elemento che è assolutamente fondamentale per ogni vescovo, soprattutto nel nostro tempo. Si potrebbe chiamare questa qualità “fedeltà”, intesa nel senso più ampio. Cioè, la fedeltà alla fede e alle tradizioni della Chiesa come tramandate attraverso i secoli.
San Paolo insiste spesso su questo, nelle sue lettere al giovane vescovo san Timoteo. Egli dice, per esempio:
- “Combatti la buona battaglia della fede” (1 Tim 6, 12);
- “Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai Seguito” (1 Tim 4, 6);
- “Rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso” (2 Tim 3,14).
E queste sono forse le parole più significative:
“Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero” (2 Tim 4, 1-5).
In sintesi, un buon vescovo deve conoscere la fede, amare la fede, mettere la fede in pratica nella sua vita, e, soprattutto nella sua predicazione, trasmettere la fede al suo gregge senza errori o ambiguità. Siccome la previsione di san Paolo in 2 Tim 4, 1-5 si applica ai nostri giorni, mi auguro che chiunque dovrà scegliere dei vescovi nel futuro tenga in mente questo criterio.
Cordiali saluti,
P. Ezra Sullivan, O.P.
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L’originale inglese della lettera:
Gentile Mr. Magister,
It was with some interest that I read Paul McGavin’s list of twelve criteria for the selection of bishops in a recent article on your website. Since 2004 I have been reading your articles, from which I have learned very much and with great profit. Not only have your writings proved useful, the works of others which you publish are also quite valuable. I am thinking now of the less well-known works of Joseph Ratzinger/Benedict XVI, as well as the debate some time ago between Martin Ronheimer and his opponents regarding the use of condoms within marriage, and the story of the martyrs of Otranto which is inspiring to me.
McGavin’s list, while detailed in some respects, only hints at one element that is absolutely crucial for every bishop, especially in our times. One might call this quality “faithfulness” understood in a wide respect. That is, fidelity to the Faith and the traditions of the Church as handed on through the centuries.
St. Paul insists on this often in his letters to the young bishop St. Timothy. He says, for example:
- “Fight the good fight of the faith” (1 Tim 6:12);
- “If you put these instructions before the brethren, you will be a good minister of Christ Jesus, nourished on the words of the faith and of the good doctrine which you have followed” (1 Tim 4:6);
- “Continue in what you have learned and have firmly believed, knowing from whom you learned it” (2 Tim 3:14).
And, perhaps most significantly:
“I charge you in the presence of God and of Christ Jesus who is to judge the living and the dead, and by his appearing and his kingdom: preach the word, be urgent in season and out of season, convince, rebuke, and exhort, be unfailing in patience and in teaching. For the time is coming when people will not endure sound teaching, but having itching ears they will accumulate for themselves teachers to suit their own likings, and will turn away from listening to the truth and wander into myths. As for you, always be steady, endure suffering, do the work of an evangelist, fulfil your ministry” (2 Tim 4:1-5).
In sum, a good bishop must know the Faith, love the Faith, put the Faith into practice in his own life, and hand on the Faith, especially in his preaching, to his flock without error or ambiguity. Because St. Paul’s prediction in 2 Tim 4:1-5 applies to our day, I would hope that whoever chooses bishops in the future would keep in mind this criterion.
Best regards,
Fr. Ezra Sullivan, O.P.

Settimo Cielo  di Sandro Magisterhttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/07/30/anche-san-paolo-era-un-cacciatore-di-teste-primo-criterio-la-fedelta/“San Paolo è il mio eroe”. McGavin concorda con padre Sullivan

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Paul A. McGavin, il teologo ed economista australiano che su www.chiesa aveva indicato dodici criteri di selezione per i futuri vescovi, ha reagito molto positivamente al commento del padre domenicano Ezra Sullivan, pubblicato nel precedente post di Settimo Cielo:
Ecco che cosa ci ha scritto.
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Caro Magister,
Apprezzo il suo briefing, e in realtà sono d’accordo con le parole di commento del padre domenicano. Il mio diploma post-laurea in teologia era in teologia biblica (Nuovo Testamento, lucano in particolare) e io mi considero un “cristiano della Bibbia” nel modo in cui Joseph Ratzinger è tale: non si può leggere le sue opere senza implicitamente leggere la Bibbia! E tra gli autori delle Scritture, san Paolo è il mio eroe!
Suppongo che il mio punto di vista deriva dal fatto ho incontrato vescovi che formalmente “sostengono la fede”, ma i cui difetti di carattere sono tali che contraddicono la fede. Al punto 9, ho le seguenti parole:
- “… impegnando la Chiesa nei settori in cui vi è stata della convenzionalità al posto di una ricerca attenta e della difesa della fede”;
- “una solida formazione in teologia, filosofia e diritto canonico è ovviamente essenziale”.
Se dovessi riscrivere, darei alla prima lettera di Paolo a Timoteo un risalto più forte.
Grazie ancora.
Benedizioni,
Padre McGavin

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