Chi prende sul serio la Bibbia deve prendere sul serio anche gli Angeli. Gli Angeli e naturalmente gli Angeli ribelli: i Demoni. Vi è forse un argomento più imbarazzante per la moderna teologia cattolica progressista e post-conciliare? di F.Lamendola
Chi prende sul serio la Bibbia deve prendere sul serio anche gli Angeli
Già: gli Angeli. Gli Angeli – e, naturalmente, anche gli Angeli ribelli: i Demoni. Vi è forse un argomento più desueto, più scomodo, persino più imbarazzante di questo, per la moderna teologia cattolica, progressista e post-conciliare?
Francamente, crediamo di no. Tutto, o quasi tutto, riescono a masticare, triturare, digerire ed espellere, i teologi ed anche i preti e i vescovi progressisti e modernisti; fra le poche cose che non riescono ad assimilare e a liquidare tanto facilmente, vi è la credenza negli angeli (e, ripetiamo, la corrispettiva credenza nei demoni). Quella, proprio no.
Osservate il viso di uno di quei signori, allorché qualcuno – magari in uno di quei salotti televisivi che costoro amano tanto, e in cui sono così sovente invitati, graditissimi ospiti di conduttori faziosi, che se li lisciano e li accarezzano allo scopo evidente di far loro schizzare un po’ di veleno contro l’establishment ecclesiastico, e gettare un po’ di sabbia nell’antipatico ingranaggio della teologia cattolica tradizionale, vale a dire della teologia cattolica tout-court - lo interpella a proposito degli angeli. Angeli che, si badi bene, non sono affatto un orpello tardivo . e tutto sommato poetico e superfluo, della tradizione, ma una verità di fede, affermata a chiare note nelle sedi più ufficiali: nel IV Concilio Lateranense del 1215, la Chiesa ha affermato: «Dio con la sua onnipotente virtù, all’inizio del tempo, ha creato dal nulla nello stesso tempo ambedue le creature, la spirituale e la materiale, l’angelica e l’umana». E il Concilio Vaticano I (il primo, non il secondo!), nel 1870, ha ripreso parola per parola questa affermazione. Ebbene, su quella faccia vedrete passare, l’una dopo l’altra, tutte le possibili sfumature e le gradazioni dell’incredulità, dello scetticismo, del fastidio, dell’ironia, dell’impazienza. E in quegli occhi vedrete lampeggiare una muta domanda, seguita da un non meno tacito, e quasi scandalizzato, rimprovero: «Ma che razza di scherzo è questo, che mi state giocando? Io credevo di essere venuto qui per parlare di cose serie».
Eppure, quei signori progressisti non demordono e non disarmano. Se non hanno osato scagliarsi contro la dottrina sugli angeli in maniera aperta ed esplicita, anche perché si sarebbero trovati, automaticamente, su un terreno infido e, secondo loro, anche un po’ ridicolo, che li avrebbe di per sé squalificati, in compenso tentano e sperano di “stancare” i seguaci di tale credenza - come se non fossero dei veri cattolici, ma dei passatisti un po’ rimbambiti, dei tradizionalisti chiusi e inveterati -, per mezzo dell’arma del silenzio. Non parlandone, si augurano che la cosa, prima o poi, svapori da sé: ci penserà la mentalità scientifica - ormai trionfante ovunque, insieme al pragmatismo dilagante negli atti della vita quotidiana, all’insegna della fretta e della massima efficienza - a dare il colpo di grazia ad una credenza che sembra fatta apposta per mettere in imbarazzo chi vorrebbe presentarsi con le carte in regola per essere arruolato, a pieno titolo di parità con la cultura laicista contemporanea, nell’esercito degli immanentisti, dei razionalisti, dei riduzionisti.
In verità, codesti teologi e codesti preti, che s’immaginano di esser all’avanguardia (non si sa bene di che cosa), sono, invece, penosamente alla retroguardia della cultura odierna: non si sono accorti, nella loro macroscopica ignoranza, che ormai quasi nessuno scienziato serio, nessun fisico, nessun chimico, nessun cosmologo, parla più con disprezzo e sufficienza degli elementi immateriali del reale. Chiusi, loro sì, in un conservatorismo positivista di stretta matrice ottocentesca, i cattolici progressisti pensano di essere “moderni”, ma sono vecchi e decrepiti, perché non hanno capito, né si sono accorti che i più recenti sviluppi della scienza, e dello stesso metodo scientifico, non vanno nella direzione da essi auspicata, grossolanamente quantitativa e materialistica, ma prospettano, al contrario, un quadro della realtà infinitamente più variegato e complesso, nel quale c’è spazio, eccome, per gli aspetti non misurabili e non quantificabili.
Inoltre, gli angeli esistono per soccorrere gli uomini, per richiamarli, talvolta per punirli, ma quasi sempre per ispirarli, consigliarli, incoraggiarli, sostenerli sulla via del bene e trattenerli dal male e dalla disperazione; in breve: sono l’espressione diretta e attiva della tensione provvidenziale che attraversa il Creato, nel quale le creature non sono abbandonate a se stesse, ma premurosamente assistite dal Creatore. Come disse Gesù in persona (Mt., 18, 10): «Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio, che è nei cieli». E forse è proprio questa la cosa che fa problema, oggi, per certi teologi e a certi cattolici: ammettere che la Provvidenza esiste, e che i nostri angeli custodi sono sempre al cospetto di Dio. Ora, è chiaro che pretendere di dirsi “cristiani” e poi rifiutare la fede negli angeli, è una pura e semplice contraddizione.
Scriveva Otto Hophan nella sua bella monografia «Gli Angeli» (titolo originario: «Die Engel», Räber & Cle., Luzern, 1956; traduzione dal tedesco di W. Sanvito e G. Antonelli, Roma, Edizioni Paoline, 1956, pp. 12-15):
«[…] una cosa è certa: gli angeli sono presenti dal primo all’ultimo libro della Bibbia. Sono nominati in più di trecento passi […]. Si presentano sotto diversi nomi; stanno dinanzi al tono di Dio ora soli ora a schiere, se non addirittura a miriadi. Per questo S. Gregorio Magno può affermare: “l’esistenza degli angeli è attestata da tutte le pagine della Sacra Scrittura”.
I primi angeli, con cui i primi uomini si sono incontrati, sono stati i severi cherubini, che cacciarono dal paradiso la prima coppia umana in pianto (Gen., 3, 24). Poi per molto tempo nessun altro spirito si fa vivo nei libri di Mosè […]; il primo che incontriamo – chi lo crederebbe! – è un angelo della bontà, il quale si dà da fare attorno ad Agar, serva e moglie in secondo grado di Abramo, che pieni gli occhi di lacrime e disperata siede nel deserto e non si può rassegnare alla morte del suo bambino. Un angelo la consola e le fa trovare un pozzo ristoratore (Gen., 16, 21). Le ali degli angeli hanno un’ampia apertura: passano dalla durezza d’acciaio alla misericordia e ala dolcezza. “Ogni angelo è terribile. Se questo essere pericoloso, che sta dietro alle stelle, facesse un solo passo verso il basso e verso l’al di qua, il nostro cuore, agitato da violenti sussulti, ci ucciderebbe (Rilke, “Duinesen Elegien”, seconda elegia).Tuttavia gli angeli della Bibbia sono anche pieni di grazia, di benevolenza e di bellezza. Si librano sulle scale celesti ma non disdegnano di metter piede nelle paludi di Sodoma, quando si tratta di recar salvezza. Portano spade fiammanti e lottano con gli uomini prima di benedirli. Cantano il Sanctus presso il trono dell’Altissimo e si preoccupano per le donne in fuga e per i ragazzi che muoiono di sete.
Nei libri storici si presentano minacciosi e incalzanti, premurosi e pronti al soccorso.
Si librano in volo sui profeti, quali esseri luminosi e folgoreggianti, quali saggi e sapienti consiglieri.
Nei libri sapienziali insegnano e cantano, e particolarmente nei Salmi prestano alla lingua umana i loro accordi per la lode dell’Altissimo.
Nel Nuovo Testamento hanno mitigato la loro selvatichezza e si mettono al servizio della redenzione. Cantano all’inizio il Gloria e giubilano con l’Alleluia nella Pasqua. […]
Chi prende sul serio la Bibbia deve prendere sul serio anche gli angeli.
Per nessun credente essi possono avere l’importanza di una fiaba, che si racconta sorridendo ai bambini; 2un arabesco poetico”, che abbellisce la loro esistenza disincantata; una proiezione del nostro inconscio, la quale fuori di noi non ha né consistenza né esistenza; una personificazione delle forze della natura, su cui si passa sopra con passo leggero, come accade spesso nei libri di provenienza extra-cattolica.
Cristo rinfacciò alla mentalità razionalistica dei Sadducei – che negavamo la resurrezione, gli angeli e gli spiriti – “Voi siete nell’errore. Non comprendete né la Scrittura né la potenza di Dio” (Mat. 22, 29; Atti, 23, 8). Questa negazione dei mondi spirituali è pure il grande errore del nostro tempo. Molti ritengono come vero e reale unicamente ciò che possono vedere e toccare. Non vedono più alcun “cielo” al di là della terra, alcun spirito al di là della materia.
Il materialismo crudo – non è già forse al tramonto? – non ha alcuna comprensione per gli angeli. Gli angeli nella coscienza dell’uomo moderno si sono sbiaditi, sono quasi spariti. Conta solo il materiale. Ma “la realtà fisica non è l’unico criterio di verità” (C. G. Jung). Oggi non si vanno forse aprendo vie nuove allo spirituale? “Chi ha capito qualcosa dell’odierna fisica è protetto dall’assurdità del materialismo” (Bavink). Coloro che si sono smarriti nel materialismo, ritrovano qui uno spiraglio verso la fede nello spirituale e negli spiriti. Se già la pura materia appare come uno spirito condensato; se l’uomo stesso, composto di materia e spirito, dimostra a se stesso il suo spirito nella scienza, nella musica e nell’arte, come può il terzo mondo, che è puramente spirituale re immateriale, essere presentato come una ”fiaba”?»
Una fede “cattolica” che prescinde dalla credenza negli angeli, che la ignora, che la giudica irrilevante, che la disprezza, che la nega, è una fede ben strana (con buna pace dei teologi modernisti): diciamo pure che non è affatto cattolica.
Ma perché, potrebbe domandare qualcuno, è così importante la credenza negli angeli? Perché, con tutto rispetto, non si potrebbe, non diciamo farne a meno del tutto, ma, se non altro, farne a meno dal punto di vista pratico, dato che essa non aggiunge e non toglie nulla alla fede in Dio, Uno e Trino, e alla venerazione per i Santi e per la Madonna? Ecco, qui sta l’errore, che è un errore teologico: non è vero che la fede negli angeli è irrilevante; essi agiscono, e li troviamo operanti nei momenti cruciali della storia della salvezza: dalla cacciata di Adamo ed Eva fino all’annuncio dell’incarnazione a Maria; inoltre, li vediamo attivarsi nelle circostanze più sublimi e drammatiche dell’umana Redenzione: sono lì accanto a Gesù, quand’Egli suda sangue e prega, affranto, nell’Orto degli Ulivi, poco prima dell’arresto; sono accanto a Lui, sulla croce; sono presso il sepolcro vuoto, dopo la Resurrezione.
Sono anche accanto a ciascun essere umano, in un rapporto misterioso, ma assolutamente personale; lo afferma Gesù in modo esplicito: ogni bambino ha, accanto a sé, il proprio angelo custode; e non è pensabile che quegli angeli se ne fuggano via, quando sopraggiunge la fine dell’infanzia. L’arcangelo Raffaele non si presenta forse a Tobia per aiutare lui e la sua famiglia, in un momento di gravissime angustie; e non scorta forse il suo giovane protetto per tutto il lungo e pericoloso viaggio attraverso la Media, mettendo in fuga, da ultimo, il diavolo Asmodeo, che insidiava Sara, la giovane sposa?
Vediamo gli angeli presenti – spesso, anche se non sempre - pure nelle solenni apparizioni mariane: preparano il terreno, predispongono le anime all’accoglienza del mistero divino, quasi dispiegando una pedagogia de soprannaturale, cui l’uomo va introdotto per gradi, ché, altrimenti, la troppa luce lo lascerebbe accecato (cime dice anche Dante nel canto finale della «Commedia». Forse li vedremmo di più, se facessimo più attenzione (cfr. il nostro precedente articolo: «La teologia moderna non crede più all’esistenza degli angeli e dei demoni?», pubblicato sul sito di Arianna Editrice in data 21/07/2008; «Chi era quell’uomo giunto a salvarla, non si sa da dove, mentre stava per annegare?», idem, il 24/01/2011; «Si può ancora credere nell’angelo custode?», idem, in data 27/12/2011; e «Il problema del soprannaturale nella teologia cattolica contemporanea», su «Il Corriere delle Regioni», in data 27/03/2015).
Diciamo la verità: quel che disturba parecchio, da parte di quanti hanno introiettato una mentalità materialista e immanentista, è il fatto che gli angeli sono puri spiriti; e costoro, che già hanno negato la componente spirituale presente nell’uomo, a maggior ragione recalcitrano e si ribellano davanti all’idea di dover ammettere che possano esistere delle creature che un corpo non l’hanno proprio, e che, se pure ce l’hanno, lo prendono per l’occasione, ma solo in apparenza, dato che gli uomini, diversamente, non capirebbero e resterebbero troppo sconvolti. Lo spiega Raffaele, al termine della sua missione: egli ha solo finto di mangiare, di bere e di soggiacere a tutte le necessità corporali di una persona qualsiasi; ma questo perché Tobia ed i suoi non sarebbero stati in grado di vederlo nel suo vero aspetto, fatto di pura luce. Chi è immerso nelle tenebre, infatti, detesta la luce...
di
Francesco Lamendola
Vi sono sempre le dovute eccezioni (e per fortuna!) anche tra i preti di oggi ed in perfetta comunione con Roma: vedasi don Marcello Stanzione. Ricordiamole.
RispondiEliminaTommaso Pellegrino - Torino
www.tommasopellegrino.blogspot.com