Nella testa di un monsignore
Ideologia fallace e rapporti di potere del loquacissimo Galantino
Nunzio Galantino (foto LaPresse)
Il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, non rinuncia a mantenere la centralità che si è conquistato con le sue invettive nel mondo mediatico. Aveva annunciato come un “passo indietro” la rinuncia a pronunciare una lectio magistralis in occasione dell’anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, ma poi ha fatto leggere in quella sede un suo intervento contundente. Aveva annunciato di volersi adoperare per “il rasserenamento di un clima invano esasperato” ma certo non ha poi fatto seguire a questo lodevole intento le conseguenze necessarie per ottenerlo. Eppure, dopo l’intervento del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che spostava il tiro, in materia di immigrazione, sulle organizzazioni internazionali e in primo luogo sulle Nazioni Unite, le distanze non solo di stile con le denunce di Galantino erano apparse evidenti a chiunque, e quindi probabilmente anche a lui.
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Sui migranti il Papa fa il Papa, non il politico. Mons. Galantino farebbe invece bene a rileggersi il ConcordatoGalantino pensa di poter godere di una protezione più alta, che gli consente di trascurare i segnali ormai evidenti di insofferenza che vengono dall’episcopato italiano? Si è molto parlato di una sintonia speciale con Papa Francesco, che però – anche per la diversità di ruolo – ha sempre rivolto appelli umanitari stringenti, ma restando sul piano della predicazione della misericordia umanitaria, senza intromissioni dirette negli ambiti di responsabilità specifica degli stati e più in generale della politica. E’ difficile immaginare il Pontefice che definisce il mondo politico italiano nel suo complesso come “un puzzle di ambizioni personali all’interno di un harem di cooptati e di furbi”. Non aveva usato toni di questo genere nemmeno con la dittatura militare argentina, neppure dopo la sua caduta, pur avendo operato tenacemente per sottrarre le vittime di quel regime alla terribile sorte cui erano destinate dagli oppressori.
Sui migranti il Papa fa il Papa, non il politico. Mons. Galantino farebbe invece bene a rileggersi il ConcordatoGalantino pensa di poter godere di una protezione più alta, che gli consente di trascurare i segnali ormai evidenti di insofferenza che vengono dall’episcopato italiano? Si è molto parlato di una sintonia speciale con Papa Francesco, che però – anche per la diversità di ruolo – ha sempre rivolto appelli umanitari stringenti, ma restando sul piano della predicazione della misericordia umanitaria, senza intromissioni dirette negli ambiti di responsabilità specifica degli stati e più in generale della politica. E’ difficile immaginare il Pontefice che definisce il mondo politico italiano nel suo complesso come “un puzzle di ambizioni personali all’interno di un harem di cooptati e di furbi”. Non aveva usato toni di questo genere nemmeno con la dittatura militare argentina, neppure dopo la sua caduta, pur avendo operato tenacemente per sottrarre le vittime di quel regime alla terribile sorte cui erano destinate dagli oppressori.
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/08/20/galantino-immigrazione-politica-nella-testa-di-un-monsignore___1-v-131948-rubriche_c268.htm
1. IL MONDO ALLA ROVESCIA: BRUNETTA MORDE MONSIGNOR GALANTINO E BERTINOTTI LO DIFENDE
2. IL SEGRETARIO DEI VESCOVI PARLA AL MEETING DI COMUNIONE E FATTURAZIONE E BRUNETTA INVIA UNA DURISSIMA MAIL A DAGOSPIA CONTRO IL PAPATO "COMUNISTA": “LA CHIESA NON DEVE NEMMENO FICCARE UNA SCHEGGIA NELL'OCCHIO DELLA POLITICA, IN NOME DI UNA SORTA DI INFALLIBILITÀ NELLA PROMOZIONE DEL BENE DEL PAESE E DI SANZIONE E GOGNA PER CHI NON SI ADEGUA”
3. “ACCOGLIERE SU UNA PICCOLA BARCA COME L'ITALIA L'INTERO FLUSSO MEDITERRANEO DI UOMINI E DONNE, SIGNIFICA AFFONDARE TUTTI. COMPRESO IL VATICANO, IL QUALE INFATTI NELLA MISURA IN CUI È UNO STATO, HA CONFINI, REGOLE DI CITTADINANZA. E SE LA SERA NON ESCI DAI CANCELLI DI PORTA SANT'ANNA O DEL SANT'UFFIZIO, LE GUARDIE SVIZZERE TI BUTTANO FUORI, FRANCESCO REGNANTE”
4. BERTYNIGHTS: "LA SINISTRA IMPARI DALLA CHIESA DI BERGOGLIO, LA POLITICA OGGI È MISERABILE"
1. STRALCI DELL’INTERVISTA DI MONSIGNOR GALANTINO A RADIO VATICANA (10 agosto 2015)
“Come italiani dovremmo un poco di piu' imparare a distinguere il 'percepire' dal reale. Noi qui - sentiamo dire e sentiamo parlare di 'insopportabilita'' del numero di richiedenti asilo: guardate, questo, secondo me, e' un atteggiamento che , in questi giorni, viene purtroppo alimentato da questi quattro piazzisti”.
“Lo so che l'accoglienza e' faticosa; lo so che e' difficile aprire le proprie case, aprire il proprio cuore, aprire le proprie realta' all'accoglienza. La Giordania ha una popolazione che e' di circa 6 milioni, 6 milioni e mezzo, ma sapete che li' ci sono due milioni e mezzo di profughi che vengono accolti?”.
“Quello che distingue la Giordania, il Kurdistan iracheno e le altre zone che stanno accogliendo i profughi in questo momento dall'Italia, da noi e' questo: non perche' loro hanno piu' mezzi, probabilmente hanno solo un cuore un poco piu' grande; probabilmente vogliono veramente mettere vita con vita con queste persone".
"E soprattutto questa attenzione che da noi ahime' manca, questa attenzione ai perseguitati cristiani e yazidi, minoranze che hanno fatto la storia del Medio Oriente".
2. LETTERA DI RENATO BRUNETTA A DAGOSPIA
Caro Dago,
non giunga strano, ma per prima cosa diciamo grazie a monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei (Conferenza episcopale italiana). Il suo “rude intervento” (parole sue), senza untuosità diplomatiche, consente di precisare identità e proposta delle forze politiche e di chi ha responsabilità nello Stato sul tema oggi gravissimo dell'immigrazione e dei doveri che essa comporta.
Innanzitutto, qualcosa di più che una precisazione.
Non c'è nessuna svolta anticlericale in Forza Italia, tanto meno un allontanamento dalla cultura cattolica che in essa è costitutiva, come Silvio Berlusconi enunciò sin dal discorso della sua discesa in campo chiamando a una grande alleanza per la libertà: “Di questo polo delle libertà dovranno far parte tutte le forze che si richiamano ai principi fondamentali delle democrazie occidentali, a partire da quel mondo cattolico che ha generosamente contribuito all'ultimo cinquantennio della nostra storia unitaria” (26 gennaio 1994).
Nel momento in cui un vescovo, esponente di primissimo piano della Chiesa in Italia, entra nell'arengo politico e si rivolge alla politica, e non si limita all'indicazione di valori, ma ne detta l'applicazione come se fosse il progetto di un ingegnere da mettere in mano al capomastro perché lo attui, allora si espone alla controversia politica.
Forza Italia è un movimento politico di stampo liberale, promuove non solo la libertà della Chiesa, ma – come recita il Nuovo Concordato del 1984 – guarda con favore, nelle relazioni tra Stato e Chiesa, alla “reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese” (art. 1). Dunque nessuno steccato. La Chiesa non deve nemmeno ficcare una scheggia nell'occhio della politica, in nome di una sorta di infallibilità nella promozione del bene del Paese e di sanzione e gogna per chi non si adegua.
Se collaborazione dev'essere anzitutto occorre che se lo Stato riconosce la natura della Chiesa, la Chiesa deve riconoscere lo Stato.
Questa premessa è per dire che la proposta politica espressa in forma di diktat al governo e in generale alle forze politiche da Galantino, mostra di non rispettare e forse di non conoscere che cosa sia lo Stato.
Lasciamo perdere qui le accuse a presunti “piazzisti” che penetrano indebitamente nella intenzioni profonde delle persone (e Galantino dovrebbe ricordarsi il monito di Francesco: “Chi sono io per giudicare le coscienze?”), ma ci riferiamo a quella che è la sintesi del suo programma assoluto riguardo all'emergenza emigrazione: l'Italia deve accogliere tutti (riportiamo di seguito stralci dell’intervista, rilasciata il 10 agosto, di monsignor Galantino a Radio Vaticana).
Si badi: non ha detto che è necessario fare ogni sforzo per aprire maggiormente le braccia alla accoglienza, che bisogna fare di più e meglio. Ha proprio detto: tutti. E per essere più esplicito ha invitato a imitare Giordania e Libano che ne accolgono milioni, circa il 50 per cento della popolazione residente. Tradotto. L'Italia ne può accogliere tranquillamente a milioni.
Accogliere tutti significa di fatto l'abrogazione dei confini e con essi degli Stati. Infatti lo Stato per sua natura ha dei confini. Nasce per questo.
È un contratto tra res publica e coloro che vivono in un certo territorio, con confini precisi, all'interno dei quali vigono diritti e doveri tra i due soggetti, Stato e cittadini; tutela della sicurezza esterna e interna in cambio della cessione del diritto esclusivo all'uso della forza, alla difesa dall'esterno, ai servizi sociali.
Da qui il pagamento delle tasse. Da qui il dovere sancito dalla nostra Costituzione all'art. 52: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. (E Patria in Costituzione è scritto maiuscolo).
Galantino propone l'abrogazione dei confini e con essi degli Stati? Come direbbe De Gaulle, vasto programma. La Chiesa, che è cattolica dunque universale, ha certo nel suo dna la missione “fino agli estremi confini della terra” (At. 1,8). Logico che desideri scavalcare tutti i confini, renderli permeabili per l'annuncio della salvezza e per la solidarietà. Ma se partissero contemporaneamente un milione di fedeli per catechizzare poniamo il Marocco, qualche problema sorgerebbe.
Buon senso e ragionevolezza, sostenibilità e realismo nella determinazione del bene per tutti. Se non si tiene conto della sostenibilità pratica degli imperativi morali, si sprofonda.
Da che ci sono gli Stati moderni, ma anche prima, quando c'era il dominio di fatto di principi e signorie, regni e califfati, la Chiesa stessa ha dovuto fare i conti con i limiti umani e un tasso di egoismo connesso all'istinto di sopravvivenza.
Chiedere di superare questi limiti somiglia molto alla “ybris”, all'empietà che scatena le tragedie. Non è in potere infatti degli Stati fare miracoli, e il loro scioglimento lascerebbe mano libera al diritto del più forte, senza alcun limite e costrizione.
Le Nazioni Unite nascono per rendere i confini tra gli Stati luoghi non solo di divisione ma di incontro, impedendo ai singoli Stati di chiudersi in un egoismo incapace di tutela dei più deboli fuori dai propri confini. Ma questo sempre nel limite della ragionevolezza e del farsi carico comune delle grandi questioni della libertà, della pace e della fame.
Per questo apprezziamo l'invito del presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, rivolto all'Onu che affronti il tema dei migranti, inesorabilmente connesso a quello della guerra dello Stato Islamico. Per questo sarebbe apprezzabile che il segretario della Cei Galantino, in comunione di intenti e proposte con gli altri segretari delle Conferenze episcopali d'Europa proponesse una solidarietà efficiente e praticabile per tutti gli Stati dell'Unione.
Torniamo a monsignor Galantino. Scendiamo sul pratico. Nel momento in cui un'autorità morale traduce in pratica il suo monito ha il dovere di spiegare come ciò sia possibile. Dire “accogliamoli tutti” abbiamo visto che non è sostenibile. Trapassa infatti dall'etica dei principii identificandola con l'etica dell'(ir)responsabilità.
Altra cosa se fosse passato dal comandamento evangelico alla sua pratica attuabilità, magari rivolgendosi innanzitutto al personale e alle strutture cattoliche.
Avrebbe potuto dire e potrebbe ancora dire: 1) Le parrocchie in Italia sono 26mila. Ciascuna può impegnarsi a raccogliere dieci profughi. 2) Il governo e le autorità locali sostengano questo sforzo. Noi mettiamo a disposizione come Chiesa in Italia questa disponibilità garantita.
Abbiamo già istruito i parroci. I modi di attuazione, le regole di convivenza, il contributo finanziario li studiamo insieme con lo Stato. E se non ci riconosce niente, ci pensiamo noi.
Questa sarebbe una proposta. Sostenibile o no, praticabile davvero o esagerata per la convivenza nelle comunità cittadine, si tratterebbe di discuterne. Ma avrebbe una base di serietà e di responsabilità. L'accoglienza dev'essere determinata in funzione delle risorse disponibili.
Nessuno predica la politica dell’egoismo e dell’indifferenza.
Verso chi non può essere accolto e anzi va rispedito nel luogo di origine o – temporaneamente – in campi protetti, esiste certo il dovere morale di impedire che sia fatto a pezzi o muoia di fame dovunque egli sia.
Ma accogliere su una piccola barca come l'Italia l'intero flusso Mediterraneo di uomini e donne, significa affondare tutti. Compreso il Vaticano, il quale infatti nella misura in cui è uno Stato, ha confini, regole di cittadinanza. E se la sera non esci dai cancelli di porta Sant'Anna o del Sant'Uffizio, le guardie svizzere ti buttano fuori, Francesco regnante.
Renato Brunetta
3. "LA SINISTRA IMPARI DALLA CHIESA LA POLITICA OGGI È MISERABILE"
Intervista di Giovanna Casadio a Fausto Bertinotti per La Repubblica
«La sinistra impari dalla Chiesa di Bergoglio, impari la rottura, la discontinuità ». Fausto Bertinotti, l' ex leader di Rifondazione comunista, per la prima volta sarà al Meeting di Cl a Rimini martedì prossimo. Ha accettato l' invito perché «è un' occasione di dialogo».
Bertinotti, è un marxista convertito?
«No. Marx a chi gli dava del marxista diceva che non lo era, ma lui era Marx. Io sono stato un marxista eretico e lo sono ancora grosso modo, per nulla rinnegato».
Condivide lo schiaffo di monsignor Galantino alla politica" harem di cooptati e furbi"?
«Sì, e penso che questa verità possa essere detta quando il punto di vista non è interno alla politica politicante. L' operazione che Galantino sta facendo è quella di una fuoriuscita dalla logica della vicinanza con uno schieramento politico. E la collocazione non è tra centrodestra e centrosinistra, ma è la critica alle forme di potere e di governo di questa società. Non è casuale che la sollecitazione venga proprio dagli ultimi cioè dagli immigrati, da coloro che stanno fuori dalla cittadella. L' assunzione di questa collocazione dà allo sguardo un orizzonte profetico ».
Non vede il rischio di alimentare il qualunquismo?
«Ogni volta che il potere è sottoposto a una critica, tende a delegittimare la critica stessa. La politica oggi è questa miseria e fa come le tre scimmiette: non vede, non sente, non parla».
Lei è un leader comunista deluso?
«Per essere deluso avrei dovuto essere illuso. Sono stato molto coinvolto nella storia della sinistra e ne porto l' orgoglio, ma è una storia finita. I riferimenti politici del movimento operaio sono stati sconfitti a ovest, hanno fallito a est. È nato un nuovo capitalismo e la sinistra rinasce nelle piazze degli indignados in Spagna, nel movimento che si oppone all' austerity in Grecia ».
E la sinistra italiana?
«Non m' immischio. Come diceva De Andrè, diventando vecchio non potendo più peccare, si possono dare buoni consigli».
Uno di questi è seguire gli insegnamenti del Papa?
«È imparare dalla Chiesa cattolica, che non vuol dire mettersi in coda. Questo Pontificato è nato da una rivoluzione, si può dire? Si può dire che è una rivoluzione che un Papa si dimetta e quello che gli succede, viene da un altro mondo. È questo che dà la forza alla parola profetica del Papa. Come di Galantino».
Il conflitto con la "vecchia" Cei è in atto?
«Certo che c' è un combattimento, non può essere indolore. La politica non potendosi giovare dello Spirito Santo deve fare i conti con il proprio materiale, ma la lezione è quella della rottura».
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