ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 6 agosto 2015

Una compassione infinita

La tragedia alla discoteca “Cocoricò” 

zzzzmrtdsk
Caro Direttore,
i tristissimi eventi verificatisi nella più famosa discoteca di Rimini  mi hanno lasciato allibita e terrificata. Il mio primo istintivo pensiero è stato quello di ringraziare Dio perché mio figlio non ha mai provato interesse per quel genere di divertimenti. Poi si sono presentati alla mia mente i disgraziati genitori di quegli adolescenti abbindolati da quel tipo di seduzioni che ha il solo scopo di farli ballare all’infinito, al suono di una musica ossessiva che mi riesce difficile chiamare musica, senza provare stanchezza in un totale  obnubilamento mentale e il cui frequente esito è sotto gli occhi di tutti.
Ho provato per quei poveretti una compassione infinita e con tutto il cuore ho pregato il Signore perché li consoli in un dolore che non avrà mai fine. Poi ho letto che la lista nera del Cocoricò comprende tre morti, un trapiantato e vari giovani in rianimazione (senza contare le tragedie analoghe che si verificano in tutti gli altri rave party del mondo) e allora il mio terzo pensiero è stato: “Quanti ragazzi dovranno ancora morire prima che la società si decida a raddrizzare il nefasto indirizzo educativo che consente simili tragedie?”
Perché, a mio  giudizio,  il problema è tutto e soltanto educativo. Capisco che questi locali danno lavoro a centinaia di persone e allora non arrivo neanche a dire che le discoteche debbano essere necessariamente chiuse anche se,  nel caso specifico, è ovvio che sono totalmente d’accordo col provvedimento adottato dal Questore di Rimini, ma penso che i gestori di questi locali, in cui non si riesce a impedire che la droga circoli come se fosse aranciata, dovrebbero seriamente pensare a convertire la loro attività in un altro genere di intrattenimento. Ma mi domando: dove erano i genitori di tutti quei minorenni che si intrufolano surrettiziamente nella folla del pubblico delle discoteche sfuggendo ai controlli che, se ci sono, si rivelano decisamente inefficaci?
Caro Direttore, tu ormai mi conosci bene: sono una cattolica “bambina, parruccona e bacchettona” che non vuole giudicare nessuno ma ritiene che il controllo di cui parlo debba essere effettuato “a monte”, non dai gestori dei locali, o dai “buttafuori”, o dai carabinieri, ma dai genitori stessi che devono letteralmente impedire ai figli minorenni – e con tutte le loro forze ricorrendo, perché no? anche alle sberle – di uscire di casa dopo cena da soli o con gli amici coetanei. Finché si è minorenni, la maggior parte del tempo extra studio deve essere trascorso con i genitori in attività sportive o ricreative da loro conosciute, approvate e possibilmente condivise. Raggiunta la maggiore età, quando i genitori non sono più responsabili delle scelte dei loro figli, si potrà anche parlare (sia pure con dolore, ma ormai non ci si potrà fare più niente) della “libertà” dei giovani di avvelenarsi a proprio piacimento.
Non mi si parli di metodi autoritari passati moda: le tragedie di cui veniamo a conoscenza sono casi estremi e richiedono estremi rimedi, se non vogliamo assistere a sempre più numerose tragedie di questo tipo, favorite anche dal pazzesco progetto parlamentare di liberalizzazione della cannabis. I genitori devono ricominciare ad essere veri genitori, vale a dire educatori ed esempi di vita, senza timore di apparire antiquati ma ricorrendo anche, se necessario, a qualche salutare ed educativa punizione. Ma capisco anche che un simile progetto educativo oggi è difficilmente attuabile: la famiglia è disgregata, imporre metodi educativi severi oggi richiede un accordo totale tra i coniugi e una comune visione del mondo. Come può attuarsi tutto questo quando molti genitori si preparano oggi a usufruire del “divorzio breve” (ed hanno quindi ben altri pensieri per la testa) pur avendo figli adolescenti più che mai bisognosi del loro esempio e del loro sostegno?
Concludo, come sempre, invocando lo Spirito Santo.
Grazie per avermi letto.
Carla D’Agostino Ungaretti

– una lettera di Carla D’Agostino Ungaretti

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