In questi giorni ha fatto discutere l’uscita di una biografia sulla figura del cardinale belga Danneels, per lungo tempo primate del Belgio e prossimo padre sinodale di nomina diretta del Pontefice. Alcune ricostruzione giornalistiche hanno apertamente parlato di una specie di complotto tra porpore organizzato in quel di San Gallo (Svizzera) per arrivare fino all’elezione al soglio di Pietro di Jorge Mario Bergoglio. Ad onor del vero le ricostruzioni sono state ben alimentate dallo stesso Danneels che, in una video-intervista concessa al giornalista Christian Laporte, ha detto che parlare di “gruppo di San Gallo” non è corretto, perché «per descrivere noi stessi e questo gruppo, noi dicevamo “mafia”».
Tutti hanno sorriso, compreso il cardinale, ma diciamo che questa battuta non ha favorito ricostruzioni equilibrate. Anche perché, nella stessa intervista, uno degli autori della biografia dell’ex primate del Belgio ha rincarato la dose. Jürgen Mettepenningen ha dichiarato, infatti, che, dopo la rinuncia di Benedetto XVI nel 2013, «questo gruppo ha veramente ottenuto il suo obiettivo con l’elezione di Francesco», aggiungendo che il cardinale Daneels è stato «uno degli artefici dell’elezione di Papa Francesco». Queste citazioni hanno aperte le speculazioni sulla presunta lobby, così che gli autori della biografia si sono affrettati a buttare un po' di acqua sul fuoco, specificando che il gruppo di San Gallo era un gruppo informale come ce ne sono tanti. Nessuna lobby. Inoltre, dopo il 2006 non si sarebbe più auto-convocato.
Complotti e dietrologie sono pane che si vende alla grande, specialmente se riguardano la Chiesa. Il problema è che non c’è nulla di strano, perché l’esistenza del gruppo di San Gallo è cosa nota da tempo. Circa dal 1996 diversi vescovi e cardinali, tra cui spiccava l’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, si recavano ospiti dal vescovo di San Gallo, monsignor Ivo Furer, per tenere riunioni private in cui manifestare le proprie idee e orientamenti rispetto alla realtà ecclesiale. Inutile aggiungere che generalmente aleggiava un certo dissenso rispetto alla “gestione” Giovanni Paolo II (e del cardinale Ratzinger in quanto prefetto della Dottrina della Fede). Oltre a Danneels e Martini il gruppo era costituito da altri sei, sette, tra vescovi e cardinali, provenienti soprattutto dal centro-nord Europa. Dal 2001 si aggiungono altri tre cardinali nominati nel febbraio di quell’anno: due tedeschi, Walter Kasper e Karl Lehmann, e un anglossassone, Murphy-O’Connor.
Un punto che ha sempre unito il gruppo di San Gallo riguarda la richiesta di una maggiore autonomia alle Chiese locali nell’applicare le norme della Chiesa universale. Detto in altri termini si auspicava una maggiore collegialità, sulle ali di uno spirito del Concilio da attuare fino in fondo, soprattutto per quelle che venivano considerate questioni di mera disciplina ecclesiastica, ma non solo. Un riferimento preciso riguardava, ad esempio, la questione del possibile accesso alla eucaristia dei divorziati risposati, oppure la questione del celibato sacerdotale da abolire. Il gruppo di San Gallo era anche animato da una certa volontà di riforma del governo della Chiesa.
D’altra parte il dibattito tra il gruppo di San Gallo e la Curia romana era anche pubblico, basti pensare al famoso articolo che nell’anno 2000 il cardinale Kasper scrisse contestando apertamente il documento della Congregazione della Dottrina della Fede sulla «Chiesa intesa come comunione». Il porporato tedesco si opponeva al documento firmato dall’allora cardinale Ratzinger perché, a suo dire, era un «tentativo di ripristinare il centralismo romano», mentre era da lui auspicata una «unica Chiesa in riconciliata diversità». Una splendida formula quest’ultima, ben fornita di una certa dose di ambiguità.
Proprio il cardinale Danneels nel Concistoro straordinario del 2001 esprimeva bene la linea del gruppo di San Gallo: «Quanto alcuni confratelli cardinali hanno proposto circa un certo decentramento verso le Chiese locali della procedura della nomina dei vescovi e dell’amministrazione della giustizia nella Chiesa, così come anche delle relazioni tra la curia e le Chiese locali, merita un esame serio e benevolo, per quanto sia chiaro che tutto questo non è immediatamente realizzabile». Come ha scritto Austen Ivereigh nel suo celebre Tempo di misericordia, monumentale e articolata biografia di papa Francesco, fu in quel Concistoro che il cardinale Martini presentò al gruppo di San Gallo il cardinale Jorge Mario Bergoglio. Ma i contatti dell’allora cardinale Bergoglio con il gruppo di Danneels & C. non andarono molto oltre quella presentazione.
Tuttavia il gruppo si ricordò di lui specialmente nel Conclave del 2005, quello che elesse Ratzinger Papa, ma, in un certo senso, anche nel 2013. Non perché Bergoglio fosse parte integrante del gruppo, ma perché era da loro ritenuto “omogeneo” alla linea che la “mafia” di San Gallo portava avanti dal lontano 1996.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-mafia-di-san-gallo-era-gia-nota-13940.htm
Silvestrini come Richieleu? Gli intrighi per Bergoglio-Papa: perché la bio è “esplosiva”
28 settembre 2015, Americo Mascarucci
Ormai da molti anni sta dietro le quinte anche se, a sentire i bene informati, continuerebbe ad esercitare una certa influenza nella Curia. Il Cardinale Achille Silvestrini, già prefetto del supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e della Congregazione per le Chiese Orientali, fu accusato come Francesco di essere “comunista” quando con l’Urss ancora attiva e con la “pistola fumante” in mano, aprì al dialogo con l’Est europeo abbattendo i muri ideologici già prima che cadessero a Berlino.
Fu un acerrimo avversario del lefebvrismo sfidando a viso aperto l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzingerche voleva ricucire con la Comunità San Pio X. “Marcele Lefebvre va scomunicato “, gridava a gran voce Silvestrini e immaginate quanta soddisfazione quando la scomunica arrivò da parte di Giovanni Paolo II. Con Wojtyla ebbe buoni rapporti, fu quest’ultimo a nominarlo prima arcivescovo poi cardinale, anche se le sue posizioni spiccatamente liberali mal si conciliavano con il magistero del Papa polacco.
Pessimi invece i suoi rapporti con l’allora presidente della Cei Camillo Ruini e pare anche con l’allora segretario di Stato Angelo Sodano. Silvestrini sostenne l’elezione del radicale-verde Francesco Rutelli nel 1993 a sindaco di Roma contro Gianfranco Fini e qualche anno dopo celebrò anche il matrimonio religioso fra lui e Barbara Palombelli accaparrandosi il merito di aver riavvicinato l’ex sindaco alla fede.
Fu prodiano, antiberlusconiano, anti leghista, favorevole al centrosinistra nelle sue varie e diverse declinazioni, aperto sui temi etici e favorevole a regolamentare coppie di fatto e gay.
È di qualche giorno fa la notizia secondo la quale anche lui avrebbe fatto parte del gruppo di vescovi e cardinali che per anni si sarebbe riunito in Svizzera per preparare l’elezione di Bergoglio sotto la guida di Carlo Maria Martini. La tesi è contenuta nella biografia del cardinale Danneels, il porporato belga grande elettore di Francesco e da questi chiamato a partecipare al Sinodo sulla Famiglia, nonostante le sue posizioni favorevoli ad aborto, nozze gay e coppie di fatto, non sarebbero condivise dal Papa (che tuttavia non può dimenticare chi si è tanto speso per la sua elezione).
Che Silvestrini non amasse Ratzinger e fosse contrario alla sua elezione non è certo un mistero, come il fatto che all’interno della Curia romana, almeno per i primi anni, proprio Silvestrini sarebbe stato il più accreditato leader della fronda liberal contraria alla politica di Benedetto XVI. E che dietro la candidatura di Bergoglio al conclave del 2005 contro Ratzinger vi sia stata anche la sua regia è molto probabile.
Ma come mai proprio un cardinale dell’America Latina, quasi sconosciuto ai più nel mondo e non un cardinale molto più in vista del campo progressista sarebbe stato scelto come portabandiera? Perché, è la risposta di Danielss e company, soltanto un porporato proveniente da molto lontano, completamente estraneo al Vaticano, alle sue logiche di potere e dotato di straordinaria sensibilità verso i poveri, avrebbe potuto portare a compimento una profonda radicale riforma della Curia.
Peccato che Silvestrini dentro quella Curia tanto deprecata ci sia stato dentro per anni con incarichi tutt’altro che marginali. Strano davvero che questa smania di rinnovamento e di moralizzazione si sia svegliata in lui soltanto verso il raggiungimento degli ottant'anni, ossia in prossimità della “pensione”, quando i porporati decadono dagli incarichi ricoperti e perdono il diritto di entrare in Conclave. Prima la Curia non stava stretta al progressista, liberale e potente Achille Silvestrini?
Aeterne rerum conditor
Il canto del gallo
Il canto del gallo
Aeterne rerum Conditor,
noctem diemque qui regis, et temporum das tempora, ut alleves fastidium. |
Creatore eterno di tutte le cose,
che reggi la notte e il giorno fissi una misura ai tempi per alleviare il fastidio. |
Nocturna lux viantibus
a nocte noctem segregans, praeco diei iam sonat, jubarque solis evocat. |
Luce notturna ai viandanti,
che separa la notte dalla notte, il messaggero del giorno già canta ed evoca il raggio del sole. |
Hoc excitatus Lucifer
solvit polum caligine: hoc omnis erronum cohors viam nocendi deserit. |
Destato da quel canto Lucifero
scioglie il cielo dalla sua caligine. La schiera degli erranti abbandona la via del crimine. |
Hoc nauta vires colligit,
pontique mitescunt freta: hoc, ipsa petra Ecclesiae, canente, culpam diluit. |
Il navigante riprende forza,
s’acquetano le onde del mare; a quel canto, la pietra stessa della Chiesa Vede sciogliersi la sua colpa. |
Surgamus ergo strenue:
gallus iacentes excitat, et somnolentos increpat, gallus negantes arguit. |
Alziamoci dunque con coraggio:
il Gallo sveglia i giacenti e rimprovera i sonnolenti, il gallo accusa quanti rinnegano. |
Gallo canente, spes redit,
aegris salus refunditur, mucro latronis conditur, lapsis fides revertitur. |
Al canto del gallo torna la speranza,
è ridonata la salute agli infermi, è riposta la spada del brigante, torna la fede a chi è smarrito. |
Jesu, labantes respice,
et nos videndo corrige: si respicis, labes cadunt, fletuque culpa solvitur. |
O Gesù, guarda chi cade,
col tuo sguardo correggi il nostro errore, se tu guardi, le macchie cadono, e col pianto si dissolve la colpa. |
Tu, lux, refulge sensibus,
mentisque somnum discute: te nostra vox primum sonet, et vota solvamus tibi. |
Tu, luce, splendi ai nostri sensi,
scuoti il torpore della mente: Te per primo canti la nostra voce: e a te sciogliamo i nostri voti. |
Non sarà una novità , ma messa nero su bianco persino dal fronte progressista , forse può aiutare a ricostruire con più oggettività il pontificato di Benedetto XVI , specie nel campo della 'tradizione'.
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