IN DIFESA DELLO SCOOP PAPALE - LUCA JOSI: “ANDREA CANGINI, DIRETTORE DI ‘QN’, È PERMEABILE ALLE SUGGESTIONI COME UNA LAMIERA ALL’ACQUA. LA NOTIZIA DELLA MALATTIA DI UN PAPA È RILEVANTE, PUNTO. INUTILE PARLARE DI MANDANTI, TEMPISTICA, FONTI"
“Il mondo Vaticano è da secoli miniera di fascinazioni interpretative e negli ultimi anni fonte d'ispirazione per inchieste intarsiate su rivelazioni e riletture di morti improvvise, tentati assassini, rapimenti di giovani, suicidi di guardie armate. Niente di tutto questo rientra nel lavoro di ‘QN’, che parla di ciò di cui si è parlato anche con Wojtyla”…
Lettera di Luca Josi a Dagospia
Squaderno subito il mio conflitto: sono amico di Andrea Cangini, il direttore di QN responsabile dello scoop papale. In questi giorni, ci siamo sentiti una sola volta senza confrontarci sugli elementi che sostanziano la rivelazione del giornale da lui guidato.
Cangini è un giornalista permeabile alle suggestioni quanto una lamiera all'acqua. Fa il giornalista: ascolta, valuta, verifica, traduce e consegna ai suoi lettori quello che ritiene rilevante (esercizio, comune a questa testata, ormai equiparato ad attività esoterica).
La notizia della malattia di un Papa lo è. Nel nostro Paese, la crisi dell'informazione è attribuita solitamente al disamore dei lettori e raramente alla qualità delle notizie che loro si offrono, costruite più sulle necessità dell'editore che del lettore.
Riffeser, l'editore di QN, sembra alieno a sensazionalismi o avventurismi informativi. Per inquadrare la specie umana, trattasi del gruppo che ha cresciuto, in quel di Bagnaia, il fenomeno di Andrea Ceccherini, il prodigioso ex giovane socialista, poi assurto a tessitore di relazioni giornalistiche, l'Osservatorio Permanente Giovani-Editori, al quale s'inchina l'establishment intero nelle contorsioni più felpate.
Elenchiamo ora i "rilievi":
IL DIRETTORE LA STAMPA MARIO CALABRESI LAD DI POLIGRAFICI EDITORIALE ANDREA RIFFESER MONTI E FERRUCCIO DE BORTOLI DIRETTORE DEL CORRIERE DELLA SERA
Tempistica: il momento scelto rivelerebbe l'intento manipolatorio. Argomento fragile e usurato dalla comunicazione politica, dove è richiamato ogni qual volta l'attività giudiziaria si manifesta, così da evocare l'impiego di una "giustizia a orologeria". L'agenda papale, poi, tra sinodi, viaggi nella Cuba trans-comunista e Giubileo risulta ben più intasata di quella elettorale italiana.
Takanori Fukushima: il neurochirurgo giapponese ha una narrazione sinusoidale. Non si capisce bene come vada mostrato: inaffidabile cialtrone e sòla egoico tra selfie tarocchi, vanità in Ferrari e presunte tangenti dai pazienti per essere operati - pontefice, pacificamente, escluso - oppure Stakanov e semidio dell'encefalo, dunque affidabile, quando lo si affianca alla sua smentita; argomenti, nel loro nistagmo, poco più pertinenti dei calzini turchesi del giudice Mesiano per valutarne l'affidabilità.
Fonti: la rivelazione non sembra orecchiata da un'intercettazione; quella in cui si trascrissero le parole di un medico per ottenere la capitolazione del suo paziente, si consumò in Sicilia; il medico era un altro e l'interlocutore, Crocetta, non era un dispregiativo del simbolo cristiano, ma il cognome di un esuberante presidente siciliano.
I mandanti: escluso il transeunte sindaco Marino e il maggiordomo, che non c'è più, ci troviamo di fronte a conflitti tra Opus Dei verso Compagnie di Gesù e, si sostiene, molto altro ancora nel ricordo umiliante che la fantasia umana, coi suoi "Troni di spade", è più arida della realtà.
In questo clima pavlovianamente confessionale, se si volesse cercare un'origine di questa criticità, andrebbe ritrovata nel Papa che si fece uomo, rivendicando il suo diritto alla stanchezza e alla sopraggiunta inadeguatezza a vestire il ministero petrino, così da spalancare le porte a una lettura ospedaliera dell'efficienza rimasta sempre estranea a quel ruolo.
Trattandosi di una religione in il cui Dio fattosi uomo ha significato la sua missione attraverso sofferenze inscrivibili e trovando nel sacrificio di sé l'esempio dell'illuminazione, appare claudicante l'argomento che, se malato, il Papa sarebbe stato protetto dai suoi faticosi viaggi. Nell'infinita solitudine disperata dei Getsemani, il Signore non si protesse dalla prospettiva del Golgota, ma la incarnò per il suo insegnamento.
Le notizie di QN sono quindi "calunnie", "balle" o "bufale" per alcuni opinionisti servizievoli, altri di servizio o alcuni, per loro umana vanità, contigui ai servizi.
Il mondo Vaticano è da secoli miniera di fascinazioni interpretative e negli ultimi anni fonte d'ispirazione per inchieste giornalistiche e saggistiche, intarsiate su rivelazioni e riletture di morti improvvise, tentati assassini, rapimenti di giovani, assassini riusciti e suicidi di guardie armate.
Niente di tutto questo rientra nel lavoro di QN, ma si tratta di qualcosa di più vicino a quanto ricordato dall'editorialista di Repubblica, Vito Mancuso:
"Certo è che sarebbe difficile oggi nascondere a lungo una notizia sulla salute del Pontefice: (...) quotidianamente esposto allo sguardo delle telecamere di tutto il mondo. Avvenne una quindicina di anni fa con Giovanni Paolo II, il cui morbo di Parkinson, prima sistematicamente negato dal portavoce vaticano, poi divenne evidente agli occhi di tutti. La salute del corpo di un Papa non è mai stata solo un fatto privato, e oggi lo è meno che mai".
Esatto, quel male fu platealmente negato fino a quando venne percepito nella magnitudo della scala Richter.
Ieri Avvenire, a pagine due, titolava: "La nostra fede e la visione dell'universo: noi stiamo sempre con Galileo il saggio". Buono a sapersi, ma non da sempre. Dal 31 ottobre 1992. 359 anni dopo.
23 OTT 2015 17:29
23 OTT 2015 17:29
HTTP://WWW.DAGOSPIA.COM/RUBRICA-2/MEDIA_E_TV/DIFESA-SCOOP-PAPALE-LUCA-JOSI-ANDREA-CANGINI-DIRETTORE-111298.HTM
TUMORI, SGUB E CERVELLI IN FUGA - PARLA IL DIRETTORE DI “QN”: “CONFERMO LO SCOOP. FUKUSHIMA? IERI UN LUMINARE, OGGI UN CIARLATANO? MI PARE STRANO” - PARLA FUKUSHIMA: “NON HO MAI CURATO IL PAPA”. MA POI AGGIUNGE: “FORSE SI CONFONDONO CON UNO CHE GLI ASSOMIGLIA, CHE HO OPERATO AL CERVELLO”
In questi giorni è saltato fuori che la foto che ritrae Fukushima col Papa fu ritoccata: il luminare ha eliminato il pubblico per simulare un’udienza privata. Il suo collega a Pisa: “Ha commesso un atto di civetteria. Ma non è mai stato in Vaticano per ragioni mediche”…
1. NESSUNA BUFALA, NESSUN COMPLOTTO SUL PAPA: PARLA IL DIRETTORE DELLA NAZIONE
Luca Rocca per “Il Tempo”
Di fronte alle accuse di complotto, di voler minare la credibilità del Papa scrivendo di un suo tumore benigno al cervello, di essersi prestato al servizio di qualche “nemico” di Sua Santità, di aver messo il suo giornale a disposizione degli “avvoltoi” che tramano nell’ombra per indebolire un Santo Padre troppo “progressista”, Andrea Cangini, direttore del Quotidiano Nazionale sulle cui pagine è apparsa la notizia del «tumore papale» incassa con nonchalance e conferma di avere in mano riscontri certi.
Direttore Cangini, il Santo Padre ha davvero un tumore benigno al cervello? Tutti negano, lei lo ribadisce?
«Ma certo. Quello che abbiamo scritto è stato verificato. E garantisco che non abbiamo nessuna intenzione di spalleggiare guerre intestine in Vaticano. Il primo elemento sulla malattia del Papa lo abbiamo avuto prima dell’estate, ma non conoscevamo i dettagli. Abbiamo tenuto la notizia ferma proprio per verificarla. Il fatto che sia stata pubblicata durante il Sinodo, cosa che autorizza i dietrologi a vederci tracce di un complotto, è puramente casuale».
Lei ha affermato di essere in possesso di una prova documentale. Di che tipo?
«Se dessi più elementi metterei a repentaglio la mia fonte. È una prova scritta».
Si tratta delle analisi del Papa?
«No, non ho in mano la cartella clinica».
In quale ospedale sono stati eseguiti gli accertamenti sul Santo Padre?
«Di certo non nella sua residenza di Santa Marta».
Ma comunque in una clinica della Capitale?
«Non glielo so dire, ma non a Santa Marta».
Nella vostra ricostruzione avete virgolettato questa frase: “Quella macchia, un piccolo tumore al cervello, si può curare senza portare il paziente in sala operatoria”. Da chi è stata pronunciata?
«È una frase che ci è stata riferita e attribuita al professor Takanori Fukushima».
Prima di pubblicare la notizia, avete telefonato in Vaticano per avere delle conferme?
«Francamente no. Non abbiamo chiamato la sala stampa vaticana perché in questi casi si è certi della smentita a prescindere».
Smentite che ci sono state e anche secche, arrabbiate. Vi hanno dato degli irresponsabili. Praticamente tutti parlano di complotto.
«Quella del complotto è una cosa grottesca, ma è anche un tipico vizio italiano coniugare elementi spuri, che non hanno niente a che vedere l'uno con l'altro, e intravedere una regia, un disegno, quasi mai vero. Mettere insieme il coming out omosessuale dell’allegro monsignor Krzysztof Charamsa, la pubblicazione della lettera al Papa firmata da tredici cardinali e poi la notizia data dal nostro giornale, come fossero parte di un unico piano, è demenza pura, è ridicolo. Ma poi per quale fine? Dio solo lo sa».
Negli articoli del Quotidiano Nazionale in un primo momento si lascia intendere che l’elicottero che avrebbe accompagnato il medico giapponese fino a Roma fosse del Vaticano, poi però viene riportato che, secondo il presidente della clinica San Rossore di Pisa, sarebbero stati loro a mettere a disposizione di Fukushima un velivolo.
«Ma questi, francamente, sono dettagli. Il punto è che Fukushima è decollato con un elicottero dalla clinica e si è recato in Vaticano. La Chiesa smentisce il volo, ma di solito ci si attacca ai dettagli quando si vuole screditare una tesi».
I collaboratori del neurochirurgo affermano che Fukushima non ha fatto visita al Santo Padre e, dunque, non lo ha nemmeno curato. Spiegano anche le sue visite in Vaticano non hanno avuto finalità mediche.
«Onestamente fa tutto parte delle smentite che ci aspettavamo. Per un medico sarebbe gravissimo tradire la fiducia e la riservatezza di un proprio paziente».
Le foto che Fukushima ha pubblicato sul suo blog e che lo ritraggono, nell’ottobre scorso, insieme al Papa, sono state ritoccate e poi rimosse.
«Io so solo che fino a due giorni fa il professor Fukushima era considerato un luminare di fama internazionale. Ora ci viene descritto come un ciarlatano. Non ho elementi per giudicare la caratura scientifica e umana del personaggio, però tutto ciò mi sembra un po' strano».
2. IL NEUROCHIRURGO GIAPPONESE FUKUSHIMA: “BASTA FALSITÀ, NON HO MAI CURATO IL PAPA”
«Sono state scritte tante falsità, non ho mai curato il Papa: l’ho incontrato solo una volta e non credo si ricordi di me». Il neurochirurgo giapponese Takanori Fukushima rompe il silenzio e in una telefonata con l’ANSA, dalla casa americana di Raleigh, in Nord Carolina, esprime stupore per «l’inattesa sovraesposizione mediatica».
Non nasconde la meraviglia nel vedere il suo nome ovunque («anche sulla Cnn»), ma non per motivi accademici o scientifici. Il medico non riesce a spiegare le ragioni di una situazione che definisce «singolare». «Non parlo italiano - aggiunge - forse l’equivoco è nato dall’operazione al cervello che io ho fatto su una persona di fattezze e di età simile a quella del Pontefice, con un nome che suonava simile. Il Papa è una persona molto buona, semplice. Non so perché - conclude Fukushima - sia accaduto tutto questo, ma capisco che la sua è una posizione di grande importanza».
Dal canto suo il direttore di Qn, Andrea Cangini, replica: «Il professor Fukushima ha impiegato tre giorni a smentire una notizia che non abbiamo mai dato. Il Quotidiano Nazionale ha riferito che è stato chiamato in Vaticano per un consulto, non per una visita, e questo non fa certo di lui il medico curante del Santo Padre».
MAI IN VATICANO PER RAGIONI MEDICHE
Nei giorni scorsi Gaetano Liberti, allievo di Fukushima, che lavora all’Aou di Pisa e presta la sua attività anche nella clinica di San Rossore dove ha sede il Fukushima brain institute, aveva specificato che il neurochirurgo è stato due volte in Vaticano, ma non per ragioni mediche, chiarendo anche la questione del volo in elicottero citato da Quotidiano Nazionale: «Fu approntato d’urgenza solo perché avevamo operato fino al pomeriggio inoltrato a San Rossore e Fukushima doveva raggiungere il Vaticano dove aveva una stanza prenotata in un convento». Il chirurgo ha dichiarato oggi che gli spostamenti sono avvenuti a sue spese.
LA FOTO RITOCCATA SUL BLOG
Liberti aveva ammesso che qualcosa può non aver funzionato nella comunicazione di Fukushima su questa vicenda: «Può darsi che abbia commesso qualche errore, ma sicuramente in buona fede e certamente non con l’intento di propalare false notizie. D’altro canto siamo medici e non avremmo comunque mai violato la privacy di nessun paziente, men che meno di una personalità così influente come papa Francesco».
Un commento anche sulla foto ritoccata sul suo blog, per far apparire come incontro privato una stretta di mano in pubblico. «Quello lo considererei un atto di, come dire, civetteria - conclude Liberti - perché so che quelle foto sono state scattate dal fotografo ufficiale del Vaticano e forse lui ha voluto togliere il pubblico per ricreare nel suo blog un momento più privato. Insomma, lo considero un peccato veniale. In fondo quel post chissà da quanto tempo era già stato pubblicato ed è saltato agli occhi solo ora con questo clamore».
I POST RIMOSSI
I due post sulle missioni in Vaticano di ottobre 2014 e gennaio 2015 sono stati cancellati. Nel primo c’erano anche le due foto, ritoccate, dell’incontro col Papa. Resta sul blog, invece, un altro post datato febbraio 2014 in cui Fukushima racconta di aver ricevuto nel 2010 un riconoscimento dall’allora Papa Benedetto XVI per i risultati ottenuti nell’aver «operato diversi prelati»: si tratta di una pergamena con il ritratto papale e la «benedizione apostolica» del Pontefice. Fukushima si trova attualmente negli Usa, mentre è atteso di nuovo nel Sol Levante intorno alla metà di novembre.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/tumori-sgub-cervelli-fuga-parla-direttore-qn-confermo-111288.htm
Il medico Fukushima rompe il silenzio: "Non ho mai curato papa Francesco"
Il medico giapponese smentisce la malattia del Papa: "Non ho mai curato Bergoglio". Ma Qn conferma la notizia: "La tesi del complotto non torna". E nelle smentite della clinica americana c'è ancora molto che non torna
Il medico giapponese smentisce la malattia del Papa: "Non ho mai curato Bergoglio". Ma Qn conferma la notizia: "La tesi del complotto non torna". E nelle smentite della clinica americana c'è ancora molto che non torna
"Sono state scritte tante falsità, non ho mai curato papa Francesco: l’ho incontrato solo una volta e non credo si ricordi di me". Il neurochirurgo giapponese Takanori Fukushima rompe il silenzio e, in una telefonata con l’Ansa, dalla casa americana di Raleigh, in Nord Carolina, esprime stupore per "l'inattesa sovraesposizione mediatica".
Eppure dalla redazione di Qn non arriva alcun passo indietro. Anzi, il direttore Andrea Cangini ribadisce che quanto è stato scritto "è stato verificato". Anche perché nell'articolo non è mai stato fatto il nome di Fukushima.
È vero, Takanori Fukushima, è stato due volte in Vaticano, ma non per ragioni mediche. Ai microfoni dell'Ansa deil neurochirurgo Gaetano Liberti, allievo di Fukushima, che lavora all’Aou di Pisa e presta la sua attività anche nella clinica di San Rossore dove ha sede il Fukushima brain institute, cerca di fare chiarezza sui viaggi a Roma del medico giapponese."Fukushima non ha mai incontrato il Papa per motivi o ragioni di carattere clinico o sanitario", spiega confermando, invece, i due viaggi fatti dal neurochirurgo giapponese in Vaticano per "incontrare il Pontefice". Se fosse andata diversamente, Liberto e il dottor Michele Caniglia, anche lui membro dell’istituto che porta il nome del medico giapponese, lo avrebbero certamente saputo. "Quel volo in elicottero fatto il 28 gennaio scorso fu approntato d’urgenza solo perché avevamo operato fino al pomeriggio inoltrato a San Rossore e Fukushima doveva raggiungere il Vaticano dove aveva una stanza prenotata in un convento in vista della visita del giorno seguente - spiega Liberti - dato che gli elicotteri non possono decollare con l’oscurità e non c’era modo di arrivare in tempo con altri mezzi, la proprietà della clinica fece omaggio dell’elicottero a Fukushima. Del resto lui è il Maradona della neurochirurgia e chi, potendo farlo, non farebbe un regalo a Maradona?".
"Non parlo italiano - taglia corto Fukushima - forse l’equivoco è nato dall’operazione al cervello che io ho fatto su una persona di fattezze e di età simile a quella del Pontefice, con un nome che suonava simile. Il Papa è una persona molto buona, semplice. Non so perchè - conclude - sia accaduto tutto questo, ma capisco che la sua è una posizione di grande importanza". Molti punti della vicenda ancora non tornano. A partire dalla smentita. Lori Radcliffe, amministratrice dello studio di Fukushima nel Carolina Neuroscience Institute, ha smentito la notizia soltanto ieri. Un ritardo dettato dal fatto che, quando la notizia è esplosa in Italia, in America era notte fonda. Resta la foto (ritoccata) con papa Francesco postata sul blog. "Quello - conclude Liberti - lo considererei un atto di, come dire, civetteria". Ma tra indiscrezioni e smentite, conferma ogni riga dell'articolo e bolla la tesi del complotto come"una cosa grottesca". "È un tipico vizio italiano coniugare elementi spuri, che non hanno niente a che vedere l’uno con l’altro, e intravedere una regia, un disegno, quasi mai vero - spiega Cangini in una intervista al Tempo - mettere insieme il coming out omosessuale dell’allegro monsignor Charamsa, la pubblicazione della lettera al Papa firmata da tredici cardinali e poi la notizia data dal nostro giornale, come fossero parte di un unico piano, è demenza pura". Non solo. Fukushima ha impiegato tre giorni a smentire una notizia che non è mai stata data. Il Quotidiano Nazionale ha riferito che è stato chiamato in Vaticano per un consulto, non per una visita. "E questo - conclude Cangini non fa certo di lui il medico curante del Santo Padre".
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/medico-fukushima-rompe-silenzio-non-ho-mai-curato-papa-franc-1186167.html
Sinodo e teorici della cospirazione
La notizia sulla presunta malattia del Papa - ampiamente smentita - è diventata il pretesto per lanciare un'altra campagna diffamatoria nei confronti dei cardinali che si oppongono alle tesi kasperiane, evocando improbabili complotti. Ma anche questa è una strategia per ottenere certi risultati.
Sinodo e teorici della cospirazione
La notizia sulla presunta malattia del Papa - ampiamente smentita - è diventata il pretesto per lanciare un'altra campagna diffamatoria nei confronti dei cardinali che si oppongono alle tesi kasperiane, evocando improbabili complotti. Ma anche questa è una strategia per ottenere certi risultati.
E meno male che il Papa lo scorso 6 ottobre aveva invitato a «evitare l’ermeneutica cospirativa» riguardo al Sinodo. Da due giorni tg e giornaloni italiani – cattolici e laici - sono pieni di teorie della cospirazione, ovviamente ordita da elementi conservatori per delegittimare il Papa. Non è la prima volta che accade durante questo Sinodo, ma il can can di questi giorni lascia a dir poco perplessi. Tutto nasce dal presunto scoop di due giorni fa del Quotidiano Nazionale circa il presunto tumore (benigno) al cervello di papa Francesco. Immediata la smentita del portavoce vaticano padre Lombardi (addirittura a mezzanotte e mezzo: visto che quando vogliono in Vaticano sono tempestivi?), ripetuta nelle ore successive e molto dura nei contenuti. Tutto sommato poteva anche finire lì. Speculazioni e falsi scoop sulla salute dei Papi non sono certo una novità: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ne hanno subiti diversi. Si è sempre smentito, magari qualche nota di rimprovero per un certo modo di fare giornalismo, e chiusa lì.
Stavolta no: certo, la notizia di un tumore al cervello è pesante, se è priva di fondamento ancora di più. Né si può escludere moventi particolari dietro alla diffusione della notizia. Ma quello che certamente è l’ennesimo episodio che andrebbe inquadrato casomai in un certo malcostume giornalistico è diventato il pretesto per un’altra aggressione contro i padri sinodali che si oppongono – diciamo per semplificare - alle tesi del cardinale Kasper.
Una qualche giustificazione forse ce l’ha l’Osservatore Romano, che per primo ha affermato che «il momento scelto rivela l’intento manipolatorio del polverone sollevato». Accusa dura, ma molto generica. Ieri però era davvero sorprendente leggere tutti i principali giornali che dedicavano paginate al “complotto” riportando la stessa identica tesi cospirativa, senza alcuna prova al riguardo, come se fosse passata per le redazioni una velina.
In sintesi - sostengono in coro Corriere, Stampa, Repubblica, Avvenire - chi resiste ai cambiamenti voluti da papa Francesco avrebbe ordito questa faccenda della malattia per dare a intendere che certe idee del Papa vengono da un cervello malato, e così delegittimarlo. Si chiede infatti un acuto vaticanista: dovendo inventarsi una malattia, perché un tumore al cervello e non una leucemia? Ragionamenti degni della Signora in Giallo, ma il peggio deve ancora venire. Perché tutti mettono in fila il coming out di monsignor Charamsa alla vigilia del Sinodo, la lettera dei 13 cardinali e infine la notizia della malattia del Papa per concludere che tutto è parte di un grande disegno teso ad attaccare l’autorità del Papa e il dibattito al Sinodo.
Tre episodi che evidentemente non hanno nulla in comune – e anzi, in almeno due casi sono anche di segno opposto a quello descritto - se non il fatto che sono tutti serviti come pretesto per scatenare vere e proprie aggressioni verbali contro i padri sinodali che vedono in certe proposte sul matrimonio il tentativo di cambiare la dottrina della Chiesa pur affermando il contrario.
Incredibile, in particolar modo, che si continui a parlare di cospirazione a proposito della lettera dei cardinali, visto che era una missiva privata firmata e consegnata direttamente al Papa e alla quale il Papa ha risposto pubblicamente il 6 ottobre. Nessuna manovra segreta, nessuna trappola alle spalle del Papa, eppure le grandi firme della stampa laicista e cattolica continuano con questa menzogna. Aggravata dal fatto che, nel caso della presunta malattia del Papa, si insinua che la mente sia da cercarsi appunto nel giro di quei 13 cardinali.
Questa sì è una manovra sporca, perché si calunnia dei cardinali che hanno sempre espresso apertamente il loro pensiero, evocando “forze oscure”, “sottili trame” e via di questo passo senza mai portare un solo fatto a sostegno della propria tesi. Provo allora a fare un'ipotesi sul perché di queste teorie della cospirazione: ho infatti l’impressione che, non avendo nel Sinodo la maggioranza per i cambiamenti voluti, i "kasperiani" abbiano messo in atto una vera e propria opera di intimidazione nei confronti dei padri sinodali e di mistificazione così che alla fine si potrà sempre dire che dal Sinodo sarebbero usciti risultati diversi se non fosse stato per le indebiti pressioni e oscure manovre dei “conservatori”. E rilanciare in questo modo lo Spirito del Sinodo che – come lo Spirito del Concilio - servirà a dare una indicazione diversa, a volte opposta, rispetto ai documenti scritti. Forse non a caso il cardinale tedesco Marx ha già detto che «il Sinodo non finisce qui».
Peraltro c’è anche da notare che per pura coincidenza il can can mediatico creato a seguito della notizia sulla presunta malattia del Papa, è servita a coprire una dichiarazione importante del cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, uno dei 13 firmatari la lettera al Papa. Nella conferenza stampa di mercoledì 21 ottobre, rispondendo a una domanda proprio sulla lettera, Napier ha spiegato che nasceva dalla preoccupazione che si ripetesse quanto accaduto nel Sinodo dell’anno scorso, quando fu evidente la manipolazione a uso del pubblico messa in atto dalla segreteria del Sinodo. Vale la pena riprendere un passaggio della sua risposta, laddove con molta chiarezza spiega cosa è accaduto allora. E si noterà che i manipolatori di allora sono ancora alla guida del Sinodo e che fanno parte della compagnia che oggi grida al complotto:
«Penso che la prima cosa da dire è che nel precedente sinodo c’erano alcuni singoli elementi che erano motivo di preoccupazione. E uno in particolare è stato il presentare la relazione intermedia come se fosse venuta dal sinodo, come se facesse parte della deliberazione del sinodo. E questo non era vero, perché noi abbiamo ricevuto il documento circa un'ora dopo che voi dei media l’avevate ricevuto. E solo allora abbiamo cominciato a leggerlo. E quel documento già diceva delle cose che io sapevo erano state dette nell’aula da due o tre persone al massimo. Ma era presentato come se quelle fossero la riflessione del sinodo. Ora questo certamente dava l'impressione che il sinodo fosse spinto in una certa direzione. Ho anche fatto parte della commissione che ha redatto il documento finale. E ci sono state anche lì alcune materie che ancora una volta venivano spinte in una certa direzione. Quindi, in questo senso una particolare ideologia, o agenda, o come la si vuole chiamare, sembrava essere all’opera»
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