Sinodo dei Vescovi, comunione ai divorziati: «Si decida caso per caso»
Il testo approvato all’unanimità dalla commissione, ora il voto in assemblea. Il cardinale Schoenborn: «Non c’è il bianco e il nero, e quindi non basta un semplice sì o no»
«Nel pomeriggio di venerdì si è riunita la commissione dei 10 incaricata della stesura della “Relatio finalis”» del Sinodo sulle famiglie, ha riferito sabato padre Federico Lombardi: la commissione «ha valutato le 248 osservazioni giunte in seguito alla lettura e al dibattito sul progetto di relazione finale, ha lavorato intensamente e questa mattina abbiamo avuto in aula un testo definitivo in cui sono state integrate diverse di queste proposte ulteriori emerse nella giornata» di venerdì.
Comunione ai divorziati: «Valutazione caso per caso»
Uno dei punti principali del documento che sabato sera verrà approvato dal Sinodo dei Vescovi riguarda la concessione della comunione ai divorziati risposati «in obliquo, vale a dire che darà criteri fondamentali per il discernimento delle situazioni». Questo lo ha evidenziato il cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna: «Il punto più importante non sarà un si o un no: posta così sarebbe una falsa questione perché le situazioni sono diverse. Si tratterà di discernere le situazioni e accompagnarle secondo le esigenze. Il documento finale, dunque, darà criteri non solo per l’accesso a sacramenti ma soprattutto per accompagnamento le situazioni irregolari» come quella dei divorziati risposati. Schoenborn ha ribadito: «Vi invito a pensare che non c’è il bianco e il nero, e quindi non basta un semplice sì o no. C’è invece un obbligo, per amore della verità, di esercitare un discernimento tre le situazioni diverse».
Tre settimane di sinodo
«Come vedrete», ha rimarcato ancora Lombardi, i membri della commissione «hanno fatto un lavoro assolutamente incredibile, rispetto all’Instrumentum laboris (il documento preparatorio del sinodo, ndr), e alle tre settimane di lavoro del sinodo, con la sua complessità».
La lettura in assemblea
24 ottobre 2015 (modifica il 24 ottobre 2015 | 16:29)
Sinodo, comunione ai divorziati: si sceglierà caso per caso
E' l'orientamento dei vescovi riuniti per il Sinodo sulla famiglia voluto da Papa Francesco
CITTA’ DEL VATICANO – Non ci sarà una linea univoca, valida per tutti. Sulla comunione ai divorziati si deciderà caso per caso. E’ l’orientamento dei vescovi riuniti per il Sinodo sulla famiglia voluto da Papa Francesco. Al termine del Sinodo, dopo le votazioni sui 94 paragrafi, si formerà un documento ufficiale che rappresenta il sunto dell’orientamento cattolico su temi etici. “La Relatio come ci è stata presentata stamattina tocca la questione dei sacramenti ai divorziati risposati non in diretto ma in obliquo, cioè dà i criteri fondamentali del discernimento delle situazioni”. Lo ha detto il card. Christoph Schoenborn commentando che questo è “il punto più importante, perché l’attesa di una risposta ‘sì o no’ è una falsa domanda, perché le situazioni sono talmente diverse”. “Come ha spiegato il card. Cottier, che era il teologo di Giovanni Paolo II, nella intervista al direttore di Civiltà Cattolica padre Spadaro – ha aggiunto il card. Schoenborn – la definizione divorziati risposati è troppo univoca, perché le situazione sono talmente diverse che dobbiamo guardare da vicino, discernere e accompagnare le situazioni. Il documento finale dà i criteri non solo per l’accesso ai sacramenti ma anche per le situazioni che il catechismo della Chiesa cattolica chiama ‘irregolari'”. Nel documento del Sinodo “non troverete molto sull’omosessualità, certi saranno delusi”, ha aggiunto Schoenborn nel briefing in Vaticano. “Il tema dell’omosessualità – ha annunciato il cardinale di Vienna – è toccato sotto l’aspetto della famiglia: se facciamo esperienza di un fratello, una sorella, uno zio, una persona che è omosessuale, come gestire questa situazione da cristiano”.
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Sinodo: per i divorziati la via «gesuitica» per l'accesso alla comunione
di Carlo Marroni
Il sinodo, informa in un tweet il portavoce dei gruppi di lingua tedesca padre Bernd Hagenkord, ha approvato tutti i paragrafi della Relatio finalis con una maggioranza dei 2/3.
All'uscita dalla riunione della mattina da vescovi e cardinali prevaleva l'ottimismo su un vasto consenso da parte dei 270 membri, anche se sul tema dei divorziati risposati - sui quali emergeva l'ipotesi di una riammissione ai sacramenti attraverso la confessione (”il foro interno”), quindi “caso per caso” senza intaccare la dottrina sulla famiglia - si prevedevano voti contrari.
Il cardinale Cristoph Schoenborn, autore della soluzione identificata, incontrando la stampa a fine mattinata ha detto che la soluzione e' nella parola chiave “discernimento”, concetto complesso che significa una valutazione approfondita di una situazione: insomma “non si deve pensare che tutto e' bianco o nero, non c'è un semplice si o no. Dovranno essere i pastori (i preti, ndr) esercitare il discernimento”. E ha citato il Papa “che da buon gesuita ha imparato dagli esercizi di Sant'Ignazio il discernimento”.
Insomma, il Sinodo mette ai voti (pur sempre consultivi, decide il Papa sempre, e lo farà anche in questo caso) una via d'uscita all'impasse sui divorziati risposati, dopo le chiusure dei tradizionalisti che hanno sempre opposto il no ad aperture che mettessero a rischio la dottrina. Insomma, la questione dei divorziati e la comunione viene “affrontato in obliquo. Si fissano i criteri fondamentali del discernimento delle situazioni irregolari e come accompagnarle”. In sostanza quindi - se questo capitolo sarà approvato - lascerà al Papa lo spazio per poter agire concretamente su questo nodo, che potrà legiferare in modo da non intaccare la dottrina (che lui stesso ha garantito nel suo primo intervento di tre settimane fa) ma poggiando le decisioni anche sulla enciclica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo ll.
Poco spazio ci sarà sulle coppie omosessuali: “Un tema troppo delicato, si devono rispettare situazioni al mondo molto differenti. Vedremo invece la questione della omosessualità dentro la famiglia” ha aggiunto il cardinale austriaco, domenicano, che in questo Sinodo ha esercitato una leadership teologica in campo progressista.
Padre Federico Lombardi ha precisato che il testo finale è stato approvato all'unanimità dalla commissione dei 10, che ha redatto la relazione.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-10-24/sinodo-i-divorziati-via-gesuitica-l-accesso-comunione-141707.shtml?uuid=&refresh_ce=1
Il Sinodo ha un problema di coscienza
Il Sinodo ha un problema di coscienza
Oggi pomeriggio, finalmente, i padri sinodali voteranno paragrafo per paragrafo il documento finale di questa assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi. Voteranno un testo che in certo qual modo raccoglie un percorso molto lungo, di circa due anni. Chissà se potranno, o vorranno, concedersi un brindisi? A quel punto a chi brinderanno: al Papa, o alla coscienza?
Il beato J.H. Newman, avrebbe optato per la coscienza.“Se fossi obbligato”, scrive in un celebre passo, “a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore), brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla coscienza, poi al Papa».
A quanto apprende La Bussola la vera partita al Sinodo,se così si può dire, si gioca, infatti, sulla “coscienza”. Come ha detto lo stesso portavoce vaticano padre Lombardi al briefing con la stampa di ieri, molti dei 51 interventi svolti in aula venerdì mattina per chiedere ulteriori modifiche al testo della Relatio finale, vertevano proprio sul delicato “rapporto tra coscienza e legge morale”. Il perché va cercato in quel passaggio della terza relatio del circolo Germanicus che, per quanto riguarda i divorziati risposati e la loro ammissione ai sacramenti, faceva riferimento al cosiddetto “forum internum”, cioè alla coscienza messa in rapporto al confessore o al direttore spirituale, come via per il discernimento “caso per caso”. Un percorso che non collima affatto con quanto hanno messo nero su bianco altri circoli minori, specialmente gli Anglicus, che vorrebbero mettere nel documento finale tutto il testo dell’articolo n°84 dell’esortazione apostolica Familiaris consortio, e non solo una prima parte come hanno fatto i padri di lingua tedesca.
In che senso si pone un “problema di coscienza” era già stato ben spiegato da un gruppo di teologi e filosofi morali di livello internazionale a proposito del discusso articolo 137 dell’Instrumentum laboris. La Bussola ne aveva dato notizia e invitiamo i lettori ad approfondire quel contributo (vedi QUI) per comprendere meglio la posta in palio.
Tanti padri sinodali continuano a dire che, dopo due anni di cammino, non si può ripetere quanto è già stato detto. Però, a quanto ci risulta, negli interventi di ieri rispetto alle modifiche sul “rapporto tra coscienza e legge morale” c’era un certo accordo e la Commissione dovrebbe tenerne conto, aspettiamo quindi la versione definitiva del documento e il voto finale. Questo potrebbe effettivamente chiudere ogni discussione in merito e permettere di accompagnare veramente le persone e le coppie “ferite” senza alcuna ambiguità.
Secondo Ratzinger, in un celebre commento al passo citato del beato Newman, tutti i padri potrebbero brindare insieme: «La libertà di coscienza – così ci insegnava Newman – non si identifica affatto col diritto di “dispensarsi dalla coscienza, di ignorare il Legislatore e il Giudice, e di essere indipendenti da doveri invisibili». Il primato del Papa, infatti, e quindi la forza vincolante del suo Magistero (quando è tale) nasce proprio dal fatto di essere il faro di quella legge che deve guidare la coscienza, perché essa non sia meramente sincera, ma vera.
Secondo altre fonti è molto probabile che il “problema di coscienza” del Sinodo non si risolva affatto nel documento finale, ma passi direttamente nelle mani del Santo Padre che dovrà decidere cosa fare. Sono sempre abbastanza insistenti le voci che parlano della istituzione di una commissione incaricata di studiare il caso ancora più a fondo.
Comunque è chiaro che con il testo finale del Sinodo la dottrina non cambierà, questo lo dovranno capire soprattutto coloro che per circa due anni hanno fatto da gran cassa al “nuovo”. Negli ultimi giorni c’è stato anche un incredibile montare di complottismo facile, quasi sempre facendo di tutta l’erba un fascio. Qualcuno, mons. Fernandez, vescovo rettore dell’Università Cattolica di Buenos Aires, padre sinodale, si è spinto perfino su toni apocalittici; altri, come il direttore della Civiltà Cattolica, hanno twittato contro ignoti: “Ormai non sanno più che dire, sono alla frutta! Dopo tutte le menzogne varie si inventano pure le malattie!”. Il riferimento era alla triste vicenda giornalistica della presunta malattia del Papa, ma spesso si è messo insieme anche il coming out di mons. Charamsa. Tutto ben frullato con la lettera dei 13 cardinali, tutti, come ha detto il cardinale Kasper, impegnati a bloccare il Sinodo. Un'interpretazione fuori contesto e assolutamente gratuita. Chissà a cosa erano impegnati, allora, quei cardinali che in giro per il mondo, regnante Benedetto XVI, dicevano “tra un anno il papa muore”, mentre il cameriere gli fotocopiava i documenti dal tavolo di lavoro.
Quello che conta è che oggi avremo il documento finale. Non è ancora chiaro se sarà reso pubblico, ma è verosimile che il Papa decida in tal senso, mettendo anche quei paragrafi che eventualmente non raggiungano i due terzi dei voti. In tutti i casi, almeno per il duro lavoro di questi giorni, speriamo davvero che i padri un brindisi se lo concedano.
Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno.
RispondiElimina"Si sì" = bianco, "no no" = nero . Se le cose stanno così la loro condanna viene direttamente dalla parola di Dio che evidenzia per gli uomini di tutti i tempi con cristallina chiarezza qual è la paternità dei sofismi che ammorbano la Chiesa.