ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 29 ottobre 2015

La Chiesa in Formula Uno

Per secoli e secoli la cifra della Chiesa cattolica è stata la prudenza e per questo ha avuto il passo di chi deve traversare i millenni. Ma ora questa prudenza sembra averla perduta. Perché il primo a non essere prudente è il Papa.
Qui bisogna essere chiari. Chi segue molto da presso la predicazione di Gesù quale è riportata nei Quattro Vangeli non è chiamato ad essere prudente. Cristo ha predetto agli apostoli che avrebbero avuto vita difficile e li ha mandati nella società “come agnelli in mezzo ai lupi”. Il vero seguace di Gesù non somiglia a don Abbondio o ad un pacioso cardinale, ma piuttosto a San Francesco. Un nonconformista che contraddice ogni quieto vivere, che ha abbracciato “la follia della Croce”, che è pronto a seguirla fino al martirio, se necessario.
Ciò che, in termini di salvazione, è adatto al singolo non è però detto che sia adatto al governo di un’antica, complessa e grandiosa istituzione come la Chiesa Cattolica. Dunque l’attuale Papa potrebbe essere pessimo, pur meritando d’essere proclamato santo. Lo Scuolabus deve essere guidato da un tranquillo pensionato, non da un campione di Formula Uno. Tanti secoli fa nessuno si sarebbe sognato di fare l’ipotesi di nominare papa Francesco d’Assisi, ché anzi ci si chiedeva se non fosse il caso, visto che era pericoloso, di dichiararlo eretico; oggi invece la Chiesa cammina sulla corda, tenendo tutti col naso in su a chiedersi come finirà.
Nessuno che sia credente può essere contento di parole spericolate, di iniziative che lasciano perplessi sul piano dottrinale e in generale di un radicale “svecchiamento”. Questo svecchiamento è un’operazione lodevole quando “vecchio” significa superato, obsoleto e magari sbagliato, mentre per la Chiesa questi aggettivi sono inapplicabili. Essa dichiara di fruire della promessa della Pentecoste, cioè dell’assistenza dello Spirito Santo. Dunque ha canoni invariabili perché ispirati da chi è fuori dal tempo e non può avere problemi di vecchiaia o di modernità: non si può aggiornare la dottrina cristiana come si aggiorna un manuale d’uso e manutenzione. Il progetto della Chiesa può subire soltanto modificazioni minime e quelle profonde hanno il nome tecnico di “eresie”.
Può darsi che sia stata una sciocchezza dichiarare l’infallibilità del Papa quando parla ex cathedra; può darsi che sia stata un’inutile esagerazione rendere un dogma l’Assunzione di Maria; può darsi sia stato un errore seguire Gesù, quando ha condannato il divorzio, pure ammesso dalla Legge Mosaica, ma oggi chi dichiara che il Papa è fallibile, che il corpo di Maria è da qualche parte, in terra, e che il matrimonio è indissolubile ma fino ad un certo punto, è un eretico e va scomunicato. La Chiesa si è procurata lo scisma anglicano soltanto per dire “no” ad un singolo.
Delle verità di fede non è prevista revisione periodica, ed è per questo che la Chiesa di Francesco è divenuta allarmante. Anche ad essere vero che il Cattolicesimo è in perdita di velocità, non si possono rincorrere i credenti assecondandoli nei loro pregiudizi e nella loro idea di una vaga religione lassista e inconsistente.
Questo Papa è un santo, forse, ma è un santo imprudente. Ora ha nominato vescovi, l’uno di Bologna e l’altro di Palermo, due “preti di strada”, come sono stati chiamati dalla stampa. Nessuno dubita che siano ottime persone, magari più dedite alla loro missione di molti colleghi: ma sono adatti a guidare una diocesi? Meglio non affidare lo Scuolabus a Hamilton.
Gli entusiasti e i santi sono pericolosi proprio per queste loro qualità, e la Chiesa per secoli ne ha diffidato. L’adamantina purezza della loro fede, unita al totale disinteresse per i rischi che corrono, può facilmente spingerli a divenire eretici. Né si può sperare che in materia di dottrina chinino la testa dinanzi agli ordini dei superiori: per loro l’unico, vero Superiore è Gesù. E infatti la storia del Cristianesimo insegna che la maggioranza degli eretici viene dallo stesso seno della Chiesa. Questi teologi si sentono più nel vero del Papa e la loro umiltà non può indurli ad accettare la dottrina ufficiale, nel momento in cui credono di testimoniare – perfino col loro personale sacrificio – la vera dottrina di Cristo.
La Chiesa ha sempre saputo che da un lato i cambiamenti profondi non sono possibili, dall’altro che la sua salvezza sta nella tradizione. Essa è sopravvissuta mandando sul rogo gli eretici, non sposandone le tesi.
Nulla contro Papa Bergoglio, comunque. Anzi, dopo la morte, potrebbe veramente aspirare ad essere innalzato all’onore degli altari. Purché ci sia ancora una Chiesa Cattolica.

Gianni Pardo
Mercoledì, 28 Ottobre 2015

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.