Bergoglio, l’omelia alla S. Messa di apertura del Sinodo, il trattamento riservato al sindaco Marino… “(i modernisti – NdR) nell’adoperare le loro mille arti per nuocere, niuno li supera di accortezza e di astuzia: giacché la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto” (San Pio X – enciclica Pascendi Dominici Gregis).
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Martedì 6 ottobre 2015
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È pervenuta in redazione:
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Caro dottor Gnocchi,
seguo spesso la sua rubrica di posta e leggo anche altri articoli di Riscossa Cristiana. Io sono cattolico e non le nascondo che non mi trovo molto d’accordo con la vostra impostazione, però è anche vero che sul vostro blog leggo spesso delle critiche legittime, perché anche a me Papa Francesco provoca spesso tante domande. Però voglio dirle con molta franchezza che mi sembra che voi ignoriate le cose buone che spesso dice. Ho letto l’omelia alla messa con cui è stato aperto il Sinodo e ho visto che il Papa ha ribadito la dottrina cattolica sul matrimonio. Perché di questo non si parla? E poi ha appena dato una bella “sberla” al sindaco di Roma, quel Marino che anche voi avete criticato spesso, perché sappiamo che è abortista e altre cose. Ecco, non voglio fare il polemico, però le chiedo perché su queste cose non dite nulla.
La ringrazio. Cordiali saluti
Dino Cortesi
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Caro Cortesi,
spero che lei non abbia perso tempo nella lettura della chilometrica Laudato si’. Intanto perché, in tal modo, non contribuisce alla deforestazione del pianeta disboscato per produrre la carta necessaria alla stampa del manifesto papale in difesa del pianeta medesimo. Ma, soprattutto, spero che non abbia perso tempo in simili letture perché dovrebbe dedicarlo alle encicliche di Pontefici ben più sicuri nella dottrina rispetto all’attuale vescovo di Roma. Per esempio, se avesse letto la Pascendi Dominici Gregis di San Pio X, non avrebbe sollevato questa obiezione. Proprio all’inizio dell’enciclica in cui condannava modernismo, correva il 1907, l’allora felicemente regnante Pontefice diceva:
Fanno le meraviglie costoro perché Noi li annoveriamo fra i nemici della Chiesa; ma non potrà stupirsene chiunque, poste da parte le intenzioni di cui Dio solo è giudice, si faccia ad esaminare le loro dottrine e la loro maniera di parlare e di operare. Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i nemici della Chiesa i più dannosi. Imperocché, come già abbiam detto, i lor consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond’è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro. Di più, non pongono già la scure ai rami od ai germogli; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde. Intaccata poi questa radice della immortalità, continuano a far correre il veleno per tutto l’albero in guisa, che niuna parte risparmiano della cattolica verità, niuna che non cerchino di contaminare. Inoltre, nell’adoperare le loro mille arti per nuocere, niuno li supera di accortezza e di astuzia: giacché la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto; e poiché sono temerari quanto altri mai, non vi è conseguenza da cui rifuggano e che non ispaccino con animo franco ed imperterrito. Si aggiunga di più, e ciò è acconcissimo a confonderle menti, il menar che essi fanno una vita operosissima, un’assidua e forte applicazione ad ogni fatta di studi, e, il più sovente, la fama di una condotta austera. Finalmente, e questo spegne quasi ogni speranza di guarigione, dalle stesse loro dottrine sono formati al disprezzo di ogni autorità e di ogni freno; e, adagiatisi in una falsa coscienza, si persuadono che sia amore di verità ciò che è infatti superbia ed ostinazione. Sì, sperammo a dir vero di riuscire quando che fosse a richiamar costoro a più savi divisamenti; al qual fine li trattammo dapprima come figli con soavità, passammo poi ad un far severo, e finalmente, benché a malincuore, usammo pure i pubblici castighi. Ma voi sapete, o Venerabili Fratelli, come tutto riuscì indarno: sembrarono abbassar la fronte per un istante, ma la rialzarono subito con maggiore alterigia. E potremmo forse tuttora dissimulare se non si trattasse che sol di loro: ma trattasi invece della sicurezza del nome cattolico. Fa dunque mestieri di uscir da un silenzio, che ormai sarebbe colpa, per far conoscere alla Chiesa tutta chi sieno infatti costoro che così mal si camuffano.
E poiché è artificio astutissimo dei modernisti (ché con siffatto nome son chiamati costoro a ragione comunemente) presentare le loro dottrine non già coordinate e raccolte quasi in un tutto, ma sparse invece e disgiunte l’una dall’altra, allo scopo di passare essi per dubbiosi e come incerti, mentre di fatto sono fermi e determinati; gioverà innanzi tutto raccogliere qui le dottrine stesse in un sol quadro, per passar poi a ricercar le fonti di tanto traviamento ed a prescrivere le misure per impedirne i danni.
La citazione è un po’ lunga, ma quando le encicliche sono buone non si rischia mai di sprecare spazio e tempo. Quanto dice San Pio X inquadra molto bene la situazione in cui ci troviamo ancora più di cento anni dopo, e vorrei sottolineare, in particolare, il passaggio in cui dice: “giacché la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto”. Ecco, caro Cortesi, temo che lei, come tantissimi altri buoni cattolici che non riescono a rassegnarsi alla dolorosa idea di un Papa che demolisce la dottrina e la morale, rappresenti proprio l’incauto di cui parla Papa Pio X.
Caro Cortesi, mi dica un po’: lei, per avere la certificazione dell’opera di demolizione intrapresa da Bergoglio, ha bisogno di una dichiarazione sottoscritta di suo pugno dall’interessato? Cosa vuole, un’enciclica in cui in cui si dica: “Da oggi la dottrina e la morale cattoliche sono abolite ed entrano in vigore quelle della misericordia bergogliana”? Non lo faranno mai, perché i modernisti, di cui l’attuale vescovo di Roma incarna la versione 3.0, agiscono proprio come scrisse più un secolo fa il Santo Papa Pio X: “promiscuamente da razionalisti e da cattolici”. Mescolano sapientemente verità e menzogna per far passare quest’ultima nelle menti e nelle anime dei fedeli.
È il mezzo più efficace a loro disposizione per penetrare fino alla radice e tentare abbattere la Chiesa di Roma. Hanno capito che possono mutare la dottrina cattolica solo se si presentano come difensori della dottrina cattolica. Se si presentassero come nemici, non potrebbero più farlo perché il loro gioco sarebbe scoperto. Il lupo ha sempre bisogno di travestirsi da agnello per farsi amico il gregge.
Lei, caro Cortesi, cita le affermazioni di Bergoglio in sintonia con la dottrina a proposito del matrimonio. Ma, mi scusi, che bisogno avrebbe di affondare il colpo in apertura del Sinodo quando ci penseranno i suoi accoliti? E, ancora di più, che bisogno ha di farlo se, non più tardi di venti giorni fa, ha profanato il sacramento con l’orrendo Motu proprio di cui, purtroppo, si sta già cessando di parlare?
E adesso un piccolo commento sulla questione Marino. Il sindaco di Roma, come lei nota, non è mai stato simpatico a questo sito e, d’altra parte, non si vede come possa esserlo a un cattolico qualsiasi. Ma, anche su questo punto, le parole e la reazione di Bergoglio in seguito alla, diciamo così, improvvisata che il sindaco gaffeur gli ha fatto a Philadelphia stridono con l’immagine di un Pontefice.
Stridono perché sono la maramaldesca esibizione di un uomo di potere che finisce il moribondo steso a terra. Senza misericordia alcuna. Caro Cortesi: senza misericordia alcuna. Ci pensi un momento. Marino è il sindaco della città che deve ospitare il prossimo giubileo (della misericordia, naturalmente). Ma è un sindaco zoppo, senza potere e gravato da una situazione imbarazzante, un sindaco così pericolante che non ci si può permettere di mostrarlo, anche involontariamente, come sodale. Stia sicuro che, se fosse stato potente e ben saldo in sella, Bergoglio non gli avrebbe sparato il colpo alla nuca che invece gli ha assestato durante il viaggio aereo di ritorno dagli States. “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro?” ha detto ai giornalisti. “E neppure gli organizzatori, ai quali l’ho chiesto, lo hanno invitato. Si professa cattolico, è venuto spontaneamente”.
Ma si rende conto, caro Cortesi? Qui c’è un Papa che fa la spunta degli invitati in casa per decidere chi gli conviene che ci sia e chi no. E, se non bastasse, con il piglio da dittatore della repubblica delle banane minaccia anche i giornalisti che gli chiedono conto dell’accaduto: “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro?”. Quel “Chiaro?” sibilato prepotentemente nel microfono è un messaggio ben chiaro. E non c’è stato uno, dico uno, tra i giornalisti presenti che ne abbia avuto orrore e abbia avuto il coraggio di dirlo. Del resto, tengono famiglia e non possono rischiare di essere lasciati a terra durante il prossimo viaggio papale. E, allora, eccoli lì, tutti a ridurre in brandelli la carcassa del povero Marino, senza il minimo ritegno. Senza sapere che la stessa sorte toccherà a tutti i servi che il vescovo di Roma riterrà ingombranti, senza minimamente tenere conto dei servigi ottenuti in passato. Gli uomini di potere sono così, caro Cortesi. Se li conosci, li eviti. E, soprattutto, non gli credi quando si presentano come difensori della verità.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
http://www.riscossacristiana.it/fuori-moda-la-posta-di-alessandro-gnocchi-rubrica-del-martedi-061015/
Martedì 6 ottobre 2015
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È pervenuta in redazione:
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Caro dottor Gnocchi,
seguo spesso la sua rubrica di posta e leggo anche altri articoli di Riscossa Cristiana. Io sono cattolico e non le nascondo che non mi trovo molto d’accordo con la vostra impostazione, però è anche vero che sul vostro blog leggo spesso delle critiche legittime, perché anche a me Papa Francesco provoca spesso tante domande. Però voglio dirle con molta franchezza che mi sembra che voi ignoriate le cose buone che spesso dice. Ho letto l’omelia alla messa con cui è stato aperto il Sinodo e ho visto che il Papa ha ribadito la dottrina cattolica sul matrimonio. Perché di questo non si parla? E poi ha appena dato una bella “sberla” al sindaco di Roma, quel Marino che anche voi avete criticato spesso, perché sappiamo che è abortista e altre cose. Ecco, non voglio fare il polemico, però le chiedo perché su queste cose non dite nulla.
La ringrazio. Cordiali saluti
Dino Cortesi
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Caro Cortesi,
spero che lei non abbia perso tempo nella lettura della chilometrica Laudato si’. Intanto perché, in tal modo, non contribuisce alla deforestazione del pianeta disboscato per produrre la carta necessaria alla stampa del manifesto papale in difesa del pianeta medesimo. Ma, soprattutto, spero che non abbia perso tempo in simili letture perché dovrebbe dedicarlo alle encicliche di Pontefici ben più sicuri nella dottrina rispetto all’attuale vescovo di Roma. Per esempio, se avesse letto la Pascendi Dominici Gregis di San Pio X, non avrebbe sollevato questa obiezione. Proprio all’inizio dell’enciclica in cui condannava modernismo, correva il 1907, l’allora felicemente regnante Pontefice diceva:
Fanno le meraviglie costoro perché Noi li annoveriamo fra i nemici della Chiesa; ma non potrà stupirsene chiunque, poste da parte le intenzioni di cui Dio solo è giudice, si faccia ad esaminare le loro dottrine e la loro maniera di parlare e di operare. Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i nemici della Chiesa i più dannosi. Imperocché, come già abbiam detto, i lor consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond’è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro. Di più, non pongono già la scure ai rami od ai germogli; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde. Intaccata poi questa radice della immortalità, continuano a far correre il veleno per tutto l’albero in guisa, che niuna parte risparmiano della cattolica verità, niuna che non cerchino di contaminare. Inoltre, nell’adoperare le loro mille arti per nuocere, niuno li supera di accortezza e di astuzia: giacché la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto; e poiché sono temerari quanto altri mai, non vi è conseguenza da cui rifuggano e che non ispaccino con animo franco ed imperterrito. Si aggiunga di più, e ciò è acconcissimo a confonderle menti, il menar che essi fanno una vita operosissima, un’assidua e forte applicazione ad ogni fatta di studi, e, il più sovente, la fama di una condotta austera. Finalmente, e questo spegne quasi ogni speranza di guarigione, dalle stesse loro dottrine sono formati al disprezzo di ogni autorità e di ogni freno; e, adagiatisi in una falsa coscienza, si persuadono che sia amore di verità ciò che è infatti superbia ed ostinazione. Sì, sperammo a dir vero di riuscire quando che fosse a richiamar costoro a più savi divisamenti; al qual fine li trattammo dapprima come figli con soavità, passammo poi ad un far severo, e finalmente, benché a malincuore, usammo pure i pubblici castighi. Ma voi sapete, o Venerabili Fratelli, come tutto riuscì indarno: sembrarono abbassar la fronte per un istante, ma la rialzarono subito con maggiore alterigia. E potremmo forse tuttora dissimulare se non si trattasse che sol di loro: ma trattasi invece della sicurezza del nome cattolico. Fa dunque mestieri di uscir da un silenzio, che ormai sarebbe colpa, per far conoscere alla Chiesa tutta chi sieno infatti costoro che così mal si camuffano.
E poiché è artificio astutissimo dei modernisti (ché con siffatto nome son chiamati costoro a ragione comunemente) presentare le loro dottrine non già coordinate e raccolte quasi in un tutto, ma sparse invece e disgiunte l’una dall’altra, allo scopo di passare essi per dubbiosi e come incerti, mentre di fatto sono fermi e determinati; gioverà innanzi tutto raccogliere qui le dottrine stesse in un sol quadro, per passar poi a ricercar le fonti di tanto traviamento ed a prescrivere le misure per impedirne i danni.
La citazione è un po’ lunga, ma quando le encicliche sono buone non si rischia mai di sprecare spazio e tempo. Quanto dice San Pio X inquadra molto bene la situazione in cui ci troviamo ancora più di cento anni dopo, e vorrei sottolineare, in particolare, il passaggio in cui dice: “giacché la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto”. Ecco, caro Cortesi, temo che lei, come tantissimi altri buoni cattolici che non riescono a rassegnarsi alla dolorosa idea di un Papa che demolisce la dottrina e la morale, rappresenti proprio l’incauto di cui parla Papa Pio X.
Caro Cortesi, mi dica un po’: lei, per avere la certificazione dell’opera di demolizione intrapresa da Bergoglio, ha bisogno di una dichiarazione sottoscritta di suo pugno dall’interessato? Cosa vuole, un’enciclica in cui in cui si dica: “Da oggi la dottrina e la morale cattoliche sono abolite ed entrano in vigore quelle della misericordia bergogliana”? Non lo faranno mai, perché i modernisti, di cui l’attuale vescovo di Roma incarna la versione 3.0, agiscono proprio come scrisse più un secolo fa il Santo Papa Pio X: “promiscuamente da razionalisti e da cattolici”. Mescolano sapientemente verità e menzogna per far passare quest’ultima nelle menti e nelle anime dei fedeli.
È il mezzo più efficace a loro disposizione per penetrare fino alla radice e tentare abbattere la Chiesa di Roma. Hanno capito che possono mutare la dottrina cattolica solo se si presentano come difensori della dottrina cattolica. Se si presentassero come nemici, non potrebbero più farlo perché il loro gioco sarebbe scoperto. Il lupo ha sempre bisogno di travestirsi da agnello per farsi amico il gregge.
Lei, caro Cortesi, cita le affermazioni di Bergoglio in sintonia con la dottrina a proposito del matrimonio. Ma, mi scusi, che bisogno avrebbe di affondare il colpo in apertura del Sinodo quando ci penseranno i suoi accoliti? E, ancora di più, che bisogno ha di farlo se, non più tardi di venti giorni fa, ha profanato il sacramento con l’orrendo Motu proprio di cui, purtroppo, si sta già cessando di parlare?
E adesso un piccolo commento sulla questione Marino. Il sindaco di Roma, come lei nota, non è mai stato simpatico a questo sito e, d’altra parte, non si vede come possa esserlo a un cattolico qualsiasi. Ma, anche su questo punto, le parole e la reazione di Bergoglio in seguito alla, diciamo così, improvvisata che il sindaco gaffeur gli ha fatto a Philadelphia stridono con l’immagine di un Pontefice.
Stridono perché sono la maramaldesca esibizione di un uomo di potere che finisce il moribondo steso a terra. Senza misericordia alcuna. Caro Cortesi: senza misericordia alcuna. Ci pensi un momento. Marino è il sindaco della città che deve ospitare il prossimo giubileo (della misericordia, naturalmente). Ma è un sindaco zoppo, senza potere e gravato da una situazione imbarazzante, un sindaco così pericolante che non ci si può permettere di mostrarlo, anche involontariamente, come sodale. Stia sicuro che, se fosse stato potente e ben saldo in sella, Bergoglio non gli avrebbe sparato il colpo alla nuca che invece gli ha assestato durante il viaggio aereo di ritorno dagli States. “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro?” ha detto ai giornalisti. “E neppure gli organizzatori, ai quali l’ho chiesto, lo hanno invitato. Si professa cattolico, è venuto spontaneamente”.
Ma si rende conto, caro Cortesi? Qui c’è un Papa che fa la spunta degli invitati in casa per decidere chi gli conviene che ci sia e chi no. E, se non bastasse, con il piglio da dittatore della repubblica delle banane minaccia anche i giornalisti che gli chiedono conto dell’accaduto: “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro?”. Quel “Chiaro?” sibilato prepotentemente nel microfono è un messaggio ben chiaro. E non c’è stato uno, dico uno, tra i giornalisti presenti che ne abbia avuto orrore e abbia avuto il coraggio di dirlo. Del resto, tengono famiglia e non possono rischiare di essere lasciati a terra durante il prossimo viaggio papale. E, allora, eccoli lì, tutti a ridurre in brandelli la carcassa del povero Marino, senza il minimo ritegno. Senza sapere che la stessa sorte toccherà a tutti i servi che il vescovo di Roma riterrà ingombranti, senza minimamente tenere conto dei servigi ottenuti in passato. Gli uomini di potere sono così, caro Cortesi. Se li conosci, li eviti. E, soprattutto, non gli credi quando si presentano come difensori della verità.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì
http://www.riscossacristiana.it/fuori-moda-la-posta-di-alessandro-gnocchi-rubrica-del-martedi-061015/
Interrogato dai giornalisti durante il volo di ritorno dagli Stati Uniti, papa Francesco ha rinnovato il suo rimprovero ai vescovi colpevoli di coprire gli abusi sessuali su minori compiuti da loro sacerdoti:
"Anche alcuni vescovi hanno coperto questo. È una cosa bruttissima".
In effetti sono ancora freschi negli Stati Uniti i contraccolpi della rimozione, ordinata da Francesco lo scorso aprile, del vescovo di Kansas City-Saint Joseph, Robert W. Finn, reo d'aver protetto un suo sacerdote poi condannato per abusi.
Ma evidentemente il papa non include tra i colpevoli il vescovo di Osorno in Cile, Juan de la Cruz Barros Madrid, che ha insediato in diocesi lo scorso 10 gennaio e lì ha mantenuto, nonostante le imponenti manifestazioni di protesta, anche politiche, e le accuse scagliate contro di lui da tre vittime e da numerosi sacerdoti e fedeli, che gli imputano di essere stato complice degli abusi sessuali compiuti dal sacerdote Fernando Karadima, per molti anni una celebrità della Chiesa cilena ma alla fine condannato a "preghiera e penitenza" dalla stessa Santa Sede per le sue accertate malefatte.
Il 31 marzo, la congregazione vaticana per i vescovi ha fatto sapere che "ha studiato attentamente la candidatura del presule e non ha trovato ragioni oggettive che ne ostacolassero la nomina".
E si intuiva che papa Francesco fosse anche lui convinto dell'innocenza dell'accusato. Ma non una dichiarazione pubblica è mai uscita in proposito dalla sua bocca.
Invece ora si sa che Francesco ha parlato. Il 2 ottobre la testata cilena "Ahora Noticias" ha messo in rete un video di un minuto e venti secondi girato lo scorso maggio in piazza San Pietro, nel quale il papa, con espressione risentita, si scaglia contro gli accusatori del vescovo:
All'inizio del video si ode Jaime Coiro, un funzionario della conferenza episcopale cilena, presente con i famigliari, dire al papa che in Cile la Chiesa "prega e soffre" per lui.
Ed ecco le parole testuali di Francesco.
NELL'ORIGINALE SPAGNOLO
"Es una Iglesia que perdió la libertad dejándose llenar la cabeza por políticos, juzgando a un obispo sin ninguna prueba después de veinte años de servicio. O sea, que piensen con la cabeza, no se dejen llevar por las narices de todos los zurdos que son los que armaron la cosa.
"Además, la única acusación que hubo contra ese obispo fue desacreditada por la corte judicial. O sea, por favor, eh… no pierdan la serenidad. Osorno sufre sí, por tonta, porque no abre su corazón a lo que Dios dice y se deja llevar por las macanas que dice toda esa gente. Yo soy el primero en juzgar y castigar a alguien que tiene acusaciones de ese tipo… Pero en este caso ni una prueba, al contrario… De corazón se lo digo. No se dejen llevar por las narices de estos que buscan lío no más, que buscan calumnias…"-
E IN ITALIANO
"È una Chiesa che ha perso la libertà perché si è lasciata riempire la testa dai politici, giudicando un vescovo senza nessuna prova dopo venti anni di servizio. Per cui, che pensino con la testa, non si lascino tirare per il naso da tutti quei sinistrorsi che sono quelli che hanno montato la cosa.
"Inoltre, l'unica accusa che c'è stata contro questo vescovo è stata screditata dalla corte giudiziaria. Per cui, per favore, eh… non perdano la serenità. [La diocesi di] Osorno soffre, certo, perché intontita, perché non apre il suo cuore a quello che Dio dice e si lascia trascinare dalle stupidaggini che dice tutta quella gente. Io sono il primo a giudicare e punire chi è accusato per cose del genere… Ma in questo caso manca la prova, anzi, al contrario… Glielo dico di cuore. Non si lascino tirare per il naso da questi che cercano solo di fare 'lío', confusione, che cercano di calunniare…".
I "sinistrorsi" – "zurdos" nel gergo argentino – che hanno irritato particolarmente il papa comprendono presumibilmente i 51 deputati cileni, per la maggior parte del partito socialista della presidente Michelle Bachelet, che hanno firmato una petizione contro la nomina di Barros a vescovo di Osorno.
Le reazioni di uno degli accusatori:
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