ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 21 ottobre 2015

Rondini e lupi d'autunno?

I lupi vestiti da pecora minacciano di strage il gregge


(di Mauro Faverzani) Son troppi ormai i fermenti sospetti e le strane manovre che si scorgono oltre i sorrisi di circostanza al Sinodo. Molti commentatori hanno già notato come, al di là delle questioni di dottrina e di contenuto, vi siano anche problemi di metodo e di forma, tutt’altro che secondari. Disagi e malumori – a dir poco – sono emersi con evidenza nella famosa lettera dei 13 cardinali a papa Francesco con tutto quel che ne è seguito.
Così un evento, presentato sin dall’inizio con l’abito bello della democrazia e della collegialità, si è rivelato, in realtà, facile preda di gestioni arbitrarie da parte di “regie” più o meno occulte, di cui una ben triste anteprima si ebbe già lo scorso 25 maggio coi 50 “illuminati” ritrovatisi a porte chiuse presso l’Università Gregoriana di Roma, proprio per ordire trame presinodali e disegnare nuovi scenari.

Nella relazione del Circulus Germanicus ovvero del gruppo di lingua tedesca, fatta dall’Arcivescovo di Berlino, mons. Heiner Koch, si è fatta pesantemente sentire, al Sinodo, l’influenza di questa sorta di controverso “Consiglio-ombra” della Gregoriana. Ecco perché la pericolosissima proposta, emersa proprio al Sinodo, di affidare la ricerca di soluzioni pastorali alle singole Conferenze episcopali, rivela il rischio subdolo di voler dare la stura alla più totale anarchia ecclesiastica. Sarebbe, questo, il “cavallo di Troia”, con cui abbattere dogmi, Sacra Scrittura, Magistero e Tradizione e, come un fiume in piena, esondare, travolgendo anime e portando ovunque eresia e devastazione spirituale.
A ciascun ambito socio-culturale le singole Conferenze episcopali “adatterebbero”, per così dire, la Dottrina, che a quel punto cesserebbe di esistere, modellandola a proprio piacimento. Un assaggio lo si coglie già nella sconcertante teoria della «gradualità», che tanto piace al Circulus Germanicus, al punto da spingerlo a ritenerla un «dovere pastorale»: si tratterebbe, senza rimproverare, di “accompagnare passo passo” le coppie di adulteri conviventi dai rapporti extraconiugali o dalle “nozze” in Comune – oggettivamente peccaminosi – sino all’eventuale altare ed all’ipotetico Sacramento del matrimonio. Accantonando totalmente così la Legge oggettiva di Dio e l’insegnamento della Chiesa, il senso del peccato e quello del pentimento. Nelle circostanze attuali e con le premesse emerse al Sinodo ciò equivarrebbe ad un disastro, come ben hanno evidenziato i cardinali Raymond Leo Burke e Gerhard Müller, quest’ultimo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, entrambi convinti che si tratti di un’ipotesi assolutamente «anticattolica».
A rafforzare la percezione che non solo al Sinodo, ma più in generale in Vaticano agiscano autentiche lobby ha contribuito anche l’intervista al vaticanista Paul Badde, apparsa lo scorso 10 agosto sull’edizione tedesca delCatholic News Agency. Egli afferma d’esser stato a conoscenza sin dall’aprile 2005 del cosiddetto Gruppo di San Gallo, quello definito più o meno goliardicamente la «mafia» da un suo membro, il card. Godfried Danneels. Che tale circolo esistesse e che si ponesse come obiettivo quello di evitare che il card. Ratzinger divenisse Papa, «lo posso confermare per esperienza personale», ha dichiarato Badde. Che ha precisato: «Appena tre giorni dopo i funerali di Giovanni Paolo II, i cardinali Martini di Milano, Lehmann e Kasper dalla Germania, Bačkis dalla Lituania, Van Luyn dai Paesi Bassi, Danneels dal Belgio e O’Connor da Londra si sono riuniti a Villa Nazareth col Card. Silvestrini, non più papabile, per metter segretamente a punto una tattica in grado di evitare l’elezione di Joseph Ratzinger. È allora che io scrissi un articolo per Die Welt, apparso il 17 aprile 2005, in cui parlai di tale incontro, precisando come questo violasse le direttive contenute nell’Istruzione scritta nel 1996 dal Papa defunto, Universi Dominici Gregis, Istruzione che fissava nuove regole per le modalità di successione, con direttive rigorose: nessun accordo può esser assunto per influenzare l’esito del Conclave, prima o durante lo stesso. Il card. Meisner di Cologna, oggi in pensione, potrebbe raccontarvi esattamente l’accaduto. Non è un segreto per nessuno che Meisner fosse, all’epoca, il più fiero avversario di questo gruppo nel suo insieme e del card. Danneels in particolare. Pertanto non è lui, amico di vecchia data di Joseph Ratzinger, ad esser stato personalmente invitato al Sinodo dal Papa, bensì il card. Danneels, benché anch’egli emerito. Questo è un fatto». Un fatto sconcertante che conferma l’esistenza di una linea “cospirativa” all’interno della Chiesa.
È pesante, il clima, attorno al Sinodo. Non si sa ancora se vi sia o meno una relazione finale. Ed il solo sospetto che ciò possa dipendere non dalla Verità, bensì da una valutazione di opportunità del momento, è aberrante. La decisione di non divulgare gli interventi dei Padri Sinodali ha aggiunto confusione e segretezza, laddove sempre in passato si preferì agire alla luce del sole. I vescovi polacchi, ad esempio, sono stati obbligati a ritirare dal loro sito i resoconti, che avevano iniziato, dei lavori.
Le manovre che hanno accompagnato e seguito il Sinodo straordinario del 2014, e che ora si ripetono, sono state ben descritte dal giornalista Edward Pentin, nel suo E-book edito da Ignatius Press: The Rigging of a Vatican Synod? An Investigation into Alleged Manipulation at the Extraordinary Synod on the Family, Pentin, assieme a Sandro Magister, ad Antonio Socci e a pochi altri, è uno dei giornalisti che stanno aiutando i non addetti ai lavori a capire quanto sta accadendo nelle aule del Sinodo. Corrispondenza Romana contribuisce a quest’opera di informazione con i suoi articoli, nella speranza che la Chiesa, dopo le fuorvianti innovazioni introdotte in nome di un presunto «spirito del Concilio», non debba patire ora anche le perverse contorsioni di un sedicente «spirito» sinodale. Sarebbe veramente troppo. (Mauro Faverzani)
Voci dal Sinodo: «Schiacciante maggioranza contro la comunione ai divorziati risposati»«Schiacciante maggioranza contro la comunione ai divorziati risposati, secondo un osservatore nell’aula del Sinodo». Così il giornalista francese Sebastien Maillard (lavora al quotidiano cattolico La Croix) ha riassunto la giornata dei lavori di ieri al Sinodo. E dopo gli oltre 700 emendamenti sulle prime tre parti dell’Instrumentum da parte dei circoli minori, è probabile che ci sia davvero tale maggioranza dei Padri contraria all’Eucaristia per i divorziati risposati.
I lavori nell'Aula del Sinodo
Le relatio dei circoli minori sulla terza parte dell’Instrumentum laboris dovevano essere presentate ieri, invece, lo saranno oggi. I lavori si sono protratti oltre il previsto, ma una cosa la possiamo affermare: dopo gli oltre 700 modi, cioè emendamenti e precisazioni, piovuti sulle prime due parti dell’Instrumentum, ce ne sono tantissimi anche sulla discussa terza parte, quella che contiene gli elementi più dibattuti dentro e fuori l’Aula del Sinodo.

Ieri, dopo il consueto briefing con la stampa, il giornalista francese Sebastien Maillard (lavora alquotidiano cattolico La Croix) ha twittato 85 caratteri di fuoco. «Schiacciante maggioranza contro la comunione ai divorziati risposati, secondo un osservatore nell’aula del Sinodo», così ha buttato il sasso nel mare social. Visto il numero ingente di modi presentati dai circoli anche sulla terza parte dell’Instrumentum laboris, è probabile che ci sia davvero una maggioranza dei padri che esclude il cambiamento dell’attuale prassi per l’accesso all’Eucaristia dei divorziati risposati. Questo, ovviamente, sarà tutto da verificare. Una certa garanzia che i vari modi presentati verranno ben tenuti in considerazione in sede di stesura del documento finale è data dal fatto che gli stessi relatori dei vari circoli, tra cui anche monsignor Chaput, monsignor Kurtz, i cardinali Coleridge e Piacenza, hanno lavorato fino a tardi per lo “scrutinio” di tutti i modi presentati. 
Un'altra voce piuttosto insistente riguarda la possibile soluzione dei nodi del Sinodo con una sorta di “devolution” verso le Chiese locali. Appare significativo quanto ricordato ieri in sala stampa dal cardinale Wilfried Napier, uno dei quattro presidenti delegati. «Il Sinodo darà grande impulso alle Chiese locali per garantire buoni matrimoni attraverso una buona preparazione, ma anche un chiaro insegnamento». Questa, senza lanciarci in improbabili pronostici, potrebbe essere la via definitiva che imboccherà il Sinodo. E cioè, per dirla con uno slogan, «devoluzione pastorale, ma non dottrinale», una via che non manca di sollevare forti perplessità anche in molti padri sinodali, una via che sarà tutta da decifrare. Soprattutto rispetto alle questioni più complesse e delicate per la fede. 
Significativo a questo proposito è quanto ha dichiarato il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. «La Dottrina», ha detto a Radio Vaticana, «riguarda l’indissolubilità del matrimonio, ma la parte pastorale è quella che vive e si relativizza anche alle situazioni, naturalmente con un principio, come diceva anche Papa Benedetto XVI quando parlava del Concilio: “C’è una continuità, non c’è una contraddittorietà all’interno della Dottrina». A questo dobbiamo aggiungere che ancora ieri pomeriggio dentro l’Aula non si aveva totale certezza di come sarà votato il documento finale sabato prossimo. É di qualche giorno fa la voce che il Papa potrebbe anche istituire una commissione per approfondire ancora sui temi più controversi, per arrivare poi alla sua decisione finale durante l’Anno giubilare che è ormai alle porte. Su questo, ci dicono dall’Aula, «le dicerie vanno e vengono». Comunque, il segretario generale, cardinale Lorenzo Baldisseri, ha recentemente dichiarato che si andranno a votare i singoli paragrafi, così come fu nel 2014.
Un'altra questione di cui si discute molto riguarda l’interpretazione mediatica del Sinodo. La voce più forte l’hanno sollevata coloro che ritenevano i cardinali “conservatori”, e ambienti a loro legati, come i veri responsabili di indebite pressioni mediatiche. L’apice si è toccato con la vicenda della lettera dei 13 cardinali, una lettera che, invece, sembra aver dato i suoi effetti positivi. Almeno a sentire il cardinale Napier, uno dei firmatari della lettera, che innanzitutto ribadisce che non c’è stato nessun tentativo di condizionare il Sinodo, ma i firmatari hanno agito «nello spirito che ha chiesto il Papa», vale a dire quello di «parlare con sincerità e ascoltare con umiltà». 
Questo, ha detto ancora Napier, ha determinato la risposta del Papa in aula che ha sgomberato il campo da ogni ambiguità, soprattutto ha marcato la differenza rispetto al Sinodo del 2014. «Io», ha detto il cardinale sudafricano, nel 2014 «ero anche nella commissione per la redazione del documento finale e sembrava che si spingesse in una certa direzione, sembrava esserci una ideologia o agenda particolare». Quindi, a sentire Napier, sembra proprio che le preoccupazioni della lettera dei 13 cardinali fossero più che legittime, e hanno sortito il loro effetto rendendo i lavori più trasparenti e collegiali. 

di Lorenzo Bertocchi 21-10-2015
Sinodo verso la conclusione: le maggioranze vincenti su Eucaristia, gay e gender
21 ottobre 2015, Americo Mascarucci
Sinodo verso la conclusione: le maggioranze vincenti su Eucaristia, gay e gender







“Per l’intercessione di San Giovanni Paolo II preghiamo che il Sinodo dei Vescovi, che sta per concludersi, rinnovi in tutta la Chiesa il senso dell’innegabile valore del matrimonio indissolubile e della famiglia sana, basata sull’amore reciproco dell’uomo e della donna, e sulla grazia divina”. 

Questa l’invocazione di Papa Francesco in occasione della solennità liturgica dedicata alla memoria del Papa polacco da lui stesso canonizzato. Un Papa,Wojtyla, che ha sempre fatto della difesa del principio dell’indissolubilità del matrimonio, unito a quello della difesa della vita umana, un caposaldo del suo pontificato. Il Sinodo si sta avviando alla conclusione e secondo indiscrezioni dovrebbe risolversi come si era pensato sin dall’inizio, ossiasenza decisioni eclatanti, rivoluzionarie o di grande rottura. Qualche spiraglio potrà esserci soprattutto sul tema della riammissione dei divorziati risposati all’Eucaristia ma nulla che lasci pensare a svolte epocali. Ad ogni modo la maggioranza dei padri sinodali si sarebbe riconosciuta nella ferma volontà di difendere l’istituto del matrimonio e quindi la sua indissolubilità, evitando di far passare scelte che potrebbero in qualche misura contraddire questo principio. 

Il tema della comunione ai divorziati risposati è uno di questi e nonostante le spinte riformiste provenienti dai vescovi tedeschi, l’orientamento prevalente sarebbe quello di accompagnare queste persone in una sorta di cammino penitenziale che porti a valutare le cause che hanno generato il fallimento del primo matrimonio e soltanto alla fine lasciare al vescovo diocesano la decisione se riammettere o meno il divorziato risposato all’Eucaristia. 
Altro tema che sembrerebbe  respinto dalla maggioranza dei padri sinodali è quello delle coppie gay. In pratica su questa specifica questione dovrebbe restare pressoché invariato l’approccio fin qui tenuto, ossia quello del rispetto della persona omosessuale ma senza legittimare in alcun modo l’omosessualità che resterebbe un disordine morale. Anche per le persone omosessuali dovrebbero essere previsti percorsi di sostegno e di accompagnamento ma fermo restando che nessuna legittimazione sacramentale potrà essere riconosciuta nei riguardi dell’unione fra persone dello stesso sesso, mantenendo anche in piedi quel richiamo alla castità quale strumento per restare in piena comunione con la Chiesa. Anche perché, su questo punto, soprattutto i cardinali e vescovi italiani avrebbero evidenziato come, eventuali cedimenti, rischierebbero di agevolare l’affermazione dell’ideologia gender che l’intero Sinodo all’unanimità si sarebbe trovato d’accordo a condannare. Anche i progressisti più accesi, ad iniziare ad esempio dal cardinale tedesco Reinhard Marx che pure si è sempre mostrato aperto e sensibile sul tema dell’accoglienza delle coppie gay, hanno evidenziato la pericolosità connessa allo sviluppo di un’ideologia che punta a svuotare di significato le differenze sessuali naturali omologando tutto ad una neutralità dei sessi contraria al progetto originario di Dio. 

Queste le ultime indiscrezioni, anche se i  vari gruppi sono alla ricerca di una mediazione che porti ad elaborare un documento finale il più possibile rispondente alle varie posizioni in campo. Anche se questo appare decisamente difficile visto che gli stessi gruppi si sarebbero divisi a loro volta; e così fra conservatori spinti e conservatori più aperti, ultra progressisti e progressisti a metà, le possibili soluzioni ai vari temi sarebbero state talmente ampie e diversificate da rendere quasi impossibile una loro completa omologazione. Alla fine dunque secondo i rumor più accreditati ad avere la meglio dovrebbe essere la posizione moderata, quella del fronte guidato dall’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, favorevole alla ricerca di soluzioni compatibili con la dottrina della Chiesa. Schonborn infatti è stato spesso indicato come il mediatore ideale fra il riformismo spinto di Walter Kasper e dell’episcopato tedesco e il tradizionalismo rigido di Peter Erdo, Leo Burke e altri. Una linea quella della moderazione intorno alla quale pare si starebbe ritrovando la grande maggioranza dei padri sinodali. Soluzioni che comunque la si pensi spegnerebbero le speranze di quanti si attendevano stravolgimenti in seno alla Chiesa. 

L’ultima parola alla fine spetterà a Papa Francesco ma appare evidente come, dopo aver voluto un confronto così franco fra gli episcopati di tutto il mondo, il Papa non possa far altro che uniformarsi alla linea che uscirà dal Sinodo con la maggioranza più ampia
http://www.intelligonews.it/articoli/21-ottobre-2015/32006/sinodo-verso-la-conclusione-le-maggioranze-vincenti-su-eucaristia-gay-e-gender

Secondo la morale non c’è bene nel male

(di Tommaso Scandroglio) Riprendiamo un passaggio dell’intervista del 26 settembre scorso rilasciata dal cardinal Christoph Schönborn a padre Antonio Spadaro per la Civiltà Cattolica.
In esso l’alto prelato invita a «guardare e discernere in una coppia, in un’unione di fatto, in dei conviventi, gli elementi di vero eroismo, di vera carità, di vero dono reciproco. (…) Chi siamo noi per giudicare e dire che non esistono in loro elementi di verità e di santificazione?». Pare quindi che nel male ci possa essere del bene.
È un principio non nuovo in casa cattolica quello enunciato dal cardinal Schönborn.
Non solo quindi ci sarebbero elementi di verità nella convivenza, come l’affetto reciproco, ma anche nella fecondazione artificiale. Ad esempio si sostiene che in quest’ultima comunque si dà alla coppia un figlio, che è un bene in sé, oppure nella fecondazione artificiale di tipo omologo, a differenza di quella eterologa, il bambino crescerà con i propri genitori biologici. Proviamo a vederci chiaro.
Le fonti della moralità sono tre: oggetto, fine e circostanze. Per oggetto si intende la natura dell’atto, cioè il fine immediato/prossimo ricercato dall’agente. Così se io incido la cute di una persona al fine di curarlo, l’oggetto è buono, se lo faccio al fine di ucciderlo, l’oggetto è malvagio.
Fine buono e circostanze non hanno il potere di cambiare un oggetto malvagio. Facciamo alcuni esempi. Rubare è malvagio. Il fine buono di farlo per i poveri – elemento buono dell’atto rubare – non cambia la natura dell’atto che rimane malvagia. La condizione di far crescere un bambino, concepito in provetta, con i propri genitori o il fine buono di avere un bambino seppur tramite fecondazione artificiale non muta la malvagità di questa pratica.
Veniamo al tema dei conviventi toccato dal cardinal Schönborn: la condizione di aver instaurato una convivenza ricca di “affetto” non muta la malvagità della convivenza. Quindi un fine buono e una modalità buona (condizione) di compiere un atto malvagio non mutano l’oggetto malvagio dell’atto, ma possono solo mutare la responsabilità soggettiva dell’agente (a volte la condizione fa cambiare specie dell’atto morale malvagio, ma il discorso sarebbe un po’ troppo lungo). E dunque minor responsabilità in capo al rapinatore per aver rapinato con gentilezza rispetto al rapinatore che ha compiuto il medesimo atto ma usando modi bruti; minor responsabilità per il ladro per aver rubato al fine di dare tutto ai poveri; minor responsabilità dei genitori per aver fatto ricorso alla Fivet per avere un figlio e non per venderlo a terzi. La responsabilità dunque può aggravarsi o pesare di meno a seconda del fine perseguito e della circostanza.
È da notare poi che alcuni elementi buoni in astratto possono per paradosso ridondare negativamente sulla responsabilità individuale: rubare con destrezza accresce la responsabilità del ladro; fare il male con astuzia e raggiri è peggio per l’agente perché lo porta a fare il male con più efficacia. È peggio per la persona omosessuale “volere bene” al compagno, perché vive più profondamente l’omosessualità, tendenza intrinsecamente malvagia. Senza tener conto che “l’affetto” omosessuale non è vero affetto. È peggio per i conviventi “volersi bene”, perché consolidano un vincolo che è intrinsecamente malvagio. Senza poi tenere in conto che il vero affetto comporterebbe volere l’oggettivo bene dell’altro e dunque cessare la convivenza perché quest’ultima non è il vero bene dell’altro.
Quindi il valorizzare intelligenza, affetto etc. vale in ambito speculativo, potremmo dire in astratto. In ambito pratico – cioè della morale – un talento se usato male diventa condanna per l’agente, si perverte e diventa un aggravio di colpa. Ed è per questo che San Tommaso dice che per chi è in stato di peccato mortale a nulla vale il bene fatto, perché se l’essenza dell’atto o della condizione di vita è malvagia, tutti gli accidenti dell’atto o della condizione (fine e circostanze) che insistono su di essa non possono mutarne l’essenza.
Quindi bisogna distinguere il piano teoretico/speculativo: il talento dell’intelligenza, della destrezza, l’affetto, etc., come elementi di per se buoni.E il piano pratico-morale: come questi elementi si incardinano su un atto malvagio, mutando solo la responsabilità e non la natura dell’atto. Infatti sul piano speculativo si parla di “verità-menzogna”, sul piano morale di “bene-male”: un elemento di verità introdotto in un’azione concreta può corrompersi in un elemento malvagio. Anche Gesù lodò l’amministratore disonesto (Lc 16, 8), ma era una lode speculativa, riguardante la sua sola abilità nell’alterare i registri. Ma sul piano pratico sarebbe stato meglio per l’amministratore rubare senza destrezza perché avrebbe provocato meno danni (di cui risponderà) e non avrebbe usato di un suo talento per fini diversi da quelli voluti dalla natura e da Dio. In altre parole se la natura dell’atto o della condizione è malvagia avvelena anche tutti i frutti buoni.
In sintesi: gli elementi di verità sono tali sul piano teoretico, invece sul piano pratico-morale non possono incidere su un atto malvagio – perché si sostanziano in “fine” e “circostanze” – ma possono solo mutare, in peggio o in meglio, la responsabilità dell’agente. (Tommaso Scandroglio)

Francesco: il Sinodo, per intercessione di S. Giovanni Paolo II, rinnovi l’innegabile valore dell’indissolubilità Pubblicato il  in sinodo2015.

gp2(da Radio Vaticana) Al termine dell’udienza generale il Papa, salutando i pellegrini polacchi, ha ricordato che domani la Chiesa celebra la memoria di San Giovanni Paolo II” è “il Papa della famiglia” ha detto. Quindi ha affermato:
“Siate suoi buoni seguaci nella premura per le vostre famiglie e per tutte le famiglie, specialmente quelle che vivono nel disagio spirituale o materiale. La fedeltà all’amore professato, alle promesse fatte e agli impegni che derivano dalla responsabilità siano la vostra forza. Per l’intercessione di San Giovanni Paolo II preghiamo che il Sinodo dei Vescovi, che sta per concludersi, rinnovi in tutta la Chiesa il senso dell’innegabile valore del matrimonio indissolubile e della famiglia sana, basata sull’amore reciproco dell’uomo e della donna, e sulla grazia divina”.
Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domani ricorre la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II.
“Cari giovani, la sua testimonianza di vita sia di esempio per il vostro cammino; cari ammalati, portate con gioia la croce della sofferenza come egli ci ha insegnato con l’esempio; e voi, cari sposi novelli, chiedete la sua intercessione perché nella vostra nuova famiglia non manchi mai l’amore”.

3 commenti:

  1. volete seguire Gesù o il mondo?volete guadagnare la vita eterna o consegnarvi alla fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti?il Signore ci lascia liberi a noi la scelta!!!

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  2. Quel che sta accadendo al circolo dei sottanoni, non è poi tanto difficile da capire. Ci sono i sottanoni "fast & furious" tipo Kasperetto bello, e sottanoni più prudenti; e forse, qualche sottanone che inizia a capire qualcosa (Chuck Norris Sarah?). Comunque, il caposottana in bianco, Bergoglio con i suoi Lysenko, questa tragica pagliacciata l'ha messa su con lo scopo ben preciso, di CONTINUARE, e non iniziare, l'opera di demolizione del Cattolicesimo che egli porta avanti indefessamente. Che la Chiesa, o la sua caricatura, fosse in mano agli anricristi, già lo diceva mons. Lefebvre trenta o quarant'anni fa, quando caposottana era il Santo subìto, sì, il polacco baciacorani, il polacco del vudù e dei puntini indù, il polacco d'Assisi. Il polacco ebreo che ora viene invocato a "difendere" il cattolicesimo da Sua Simpatia Globale, mentre dagli altari ammiccano le statuette di Tonaca Rosa Montini e Budda Roncalli, e mentre sul ponte sventola bandiera bianca...

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  3. Quel che sta accadendo al circolo dei sottanoni, non è poi tanto difficile da capire. Ci sono i sottanoni "fast & furious" tipo Kasperetto bello, e sottanoni più prudenti; e forse, qualche sottanone che inizia a capire qualcosa (Chuck Norris Sarah?). Comunque, il caposottana in bianco, Bergoglio con i suoi Lysenko, questa tragica pagliacciata l'ha messa su con lo scopo ben preciso, di CONTINUARE, e non iniziare, l'opera di demolizione del Cattolicesimo che egli porta avanti indefessamente. Che la Chiesa, o la sua caricatura, fosse in mano agli anricristi, già lo diceva mons. Lefebvre trenta o quarant'anni fa, quando caposottana era il Santo subìto, sì, il polacco baciacorani, il polacco del vudù e dei puntini indù, il polacco d'Assisi. Il polacco ebreo che ora viene invocato a "difendere" il cattolicesimo da Sua Simpatia Globale, mentre dagli altari ammiccano le statuette di Tonaca Rosa Montini e Budda Roncalli, e mentre sul ponte sventola bandiera bianca...

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