I corvi tornano sul Vaticano È l'ultimo atto del complotto
Un cardinale accusa: "Lo colpiscono sulla salute, avevano già provato quando dovevano eleggerlo". La colpa? Concedere troppe "aperture"
Un Papa che con il Sinodo sta portando la Chiesa alla rovina e che a causa di un tumore al cervello non potrà più avere quella lucidità per guidare la Chiesa.
Uno scenario surreale, un'immagine drammatica, lontana anni luce dalla realtà ma che in tanti oggi vorrebbero fosse credibile per minare il pontificato di Jorge Bergoglio. Dentro le sacre stanze c'è chi grida al complotto, anzi, secondo molti questo sarebbe l'ennesimo atto dell'attacco contro Papa Francesco, «colpevole» di voler concedere troppe aperture, di essere troppo progressista. E così dopo i libri, le pubblicazioni, le lettere contro il Papa, arriva la notizia che Francesco sarebbe malato. E non qualcosa di poco conto: un tumore, benigno, ma comunque tumore.
«È l'ultimo tassello prima della fine del Sinodo» sussurra un cardinale a il Giornale , «non sono riusciti a colpire il Papa con la lettera e oggi ci riprovano con la storia della salute, come quando dovevamo eleggerlo». Il porporato che ha chiesto di mantenere l'anonimato, ieri sera ha incontrato in via riservata Francesco e ha chiesto: «Santità, ma è tutto vero?». Il Pontefice avrebbe risposto con un sorriso, rassicurando il confratello sulla sua salute e sul fatto che non c'è nessun pericolo, «niente malanni a parte la sciatica».
Nel suo racconto il cardinale, fa un accenno a un episodio del marzo 2013, nei giorni del conclave, quando ormai sembrava chiaro che lo Spirito Santo stesse soffiando sull'arcivescovo di Buenos Aires; qualche porporato in quell'occasione borbottò: «Non può essere eletto, è malato, non ha un polmone». E così i «supporter» di Bergoglio avevano chiesto al diretto interessato lumi sulla sua salute, ricevendo dal futuro papa una risposta chiarissima: «Da ragazzo, a 21 anni, mi asportano tre cisti dal polmone destro, ma sono sano».
Un tentativo fallito per indebolirlo, nella speranza che non fosse eletto, come adesso sembra esserci, secondo molti, un preciso tentativo per condizionare le decisioni finali del Sinodo sulla famiglia che si chiude domenica prossima.
Sarà solo un caso ma gli attacchi contro il Pontefice sono arrivati perfettamente sincronizzati con l'inizio o la chiusura dell'assemblea che ha radunato a Roma quasi 300 vescovi arrivati da tutto il mondo per decidere su svariati temi, dall'apertura ai gay all'ammissione dei divorziati-risposati alla comunione.
I primi colpi erano arrivati nel settembre 2014 e nel settembre 2015, qualche settimana prima dell'apertura dei Sinodi (straordinario e ordinario) sulla famiglia. In quelle occasioni, la casa editrice Cantagalli aveva pubblicato due libri firmati da un corposo gruppo di cardinali che proponeva le proprie tesi in opposizione alle aperture pastorali promosse dal Papa. Il colpo più duro però era arrivato alla vigilia del Sinodo, i primi di ottobre, con un monsignore dipendente vaticano che aveva annunciato di essere gay e di avere un compagno, nella speranza – aveva dichiarato Mons. Charamsa – che il Papa e i padri sinodali potessero occuparsi anche dell'omosessualità nella Chiesa.
Qualche giorno fa poi, in piena assemblea, un piccolo scandalo Vatileaks , con la pubblicazione di una lettera di protesta di nove cardinali al Papa in cui venivano messi in discussione i metodi di lavoro utilizzati al Sinodo. Un ennesimo colpo per destabilizzare la guida della Chiesa, per mettere in dubbio le sue scelte e mostrare i muscoli in vista delle votazioni finali. Fino a ieri, quando QN ha pubblicato la notizia della presunta malattia del Papa, a firma di due giornalisti, uno dei quali, Tommaso Strambi, autore di un libro, ironia della sorte, pubblicato sempre dalla Cantagalli. Per il Papa, per fortuna, il Sinodo, è al rush finale.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/i-corvi-tornano-sul-vaticano-lultimo-atto-complotto-1185531.html
L’INTERVISTA
«Sì, è un’azione contro il Sinodo Ad alcuni il Papa non piace»
Parla il cardinale Walter Kasper: «Non lasciamoci manipolare». Sinodo, ormai ci siamo: i 270 padri sinodali suddivisi in 13 circoli hanno approvato le relazioni, una commissione sta cercando di fare sintesi, sabato si vota «e poi si consegnerà questo testo al Papa»
Gian Guido Vecchi
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Il cardinale Walter Kasper (Ansa/Fusco)
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«Guardi, una cosa la posso dire con certezza: condizionare il Sinodo non è possibile. Se qualcuno vuol fare questo gioco, non ci riuscirà: è un gioco che noi non facciamo». Il cardinale Walter Kasper, dal quale è cominciato tutto - fu a lui che Francesco affidò nel 2014 la relazione introduttiva -, si sofferma vicino a Porta Sant’Anna. Ormai ci siamo, i 270 padri sinodali suddivisi in 13 circoli hanno approvato le loro relazioni, una commissione sta cercando di fare sintesi, sabato si vota «e poi si consegnerà questo testo al Papa: sarà lui a decidere e a scrivere, dopo il Sinodo, un suo documento».
Eminenza, l’«Osservatore Romano» scrive che il momento scelto, nei giorni più delicati del Sinodo, «rivela l’intento manipolatorio del polverone sollevato». Avete avuto questa impressione?
«Io non posso sapere nulla, ma è probabile che si sia voluta fare un’azione di disturbo. Un po’ come la storia di quel prete polacco, all’inizio del Sinodo, come si chiama...».
Charamsa? Quello che ha detto di avere un compagno da anni?
«Sì. Tutti hanno capito qual era l’intenzione, ma noi ci siamo detti: non lasciamoci manipolare. E non ha avuto nessun effetto sul Sinodo. Sarà così anche in questo caso».
In Vaticano si è detto: vogliono confondere le idee...
«Ma lo vediamo tutti, il Papa, ogni giorno, e le assicuro che non dà certo l’impressione di essere malato: è sempre in movimento, pieno di energia, semmai lavora troppo!».
È già capitato si tentasse di condizionare, perché?
«Perché certe persone sono nervose ed ora guardano con apprensione all’esito del Sinodo, fuori e dentro. Del resto ad alcuni non piace questo Papa, mi pare evidente. Forse hanno cercato di influenzarci: ma noi facciamo il nostro lavoro, il Papa è in buona forma. È un tentativo vano».
La relazione in tedesco denuncia le «dichiarazioni pubbliche» e i «paragoni offensivi» di «alcuni padri sinodali». Il cardinale Marx ha detto che si riferiva a un’intervista in cui il cardinale Pell contrapponeva al Sinodo le teologie di Kasper e Ratzinger.
«Sono grato per l’attenzione del mio circolo, ma quando ne hanno parlato ero assente».
Essere opposto a Ratzinger l’ha addolorata?
«È sleale coinvolgere papa Benedetto nelle questioni del Sinodo. E poi, con Ratzinger ci conosciamo da più di cinquant’anni! Abbiamo sempre cooperato, anche durante il suo pontificato... Ci sono state pure posizioni diverse, ma questo è normale, in teologia: Tommaso d’Aquino e Bonaventura hanno sostenuto cose differenti, e sono tutti e due santi!».
La ricerca della contrapposizione indica nervosismo?
«Sì, ma soprattutto tende a dividere la Chiesa. Il Sinodo è camminare insieme, così invece si divide la Chiesa tra due poli. E io questo non lo voglio: come cardinale, non si può volere una divisione».
Il circolo tedesco comprendeva, tra gli altri, lei e il cardinale Müller, prefetto dell’ex Sant’Uffizio, e avete votato sempre all’unanimità...
«Sì, e c’è stata una buona collaborazione tra Müller e me, non è mai esistita la spaccatura che alcuni pensavano. Io spero si possa andare nella direzione indicata dal nostro circolo».
Per i casi «difficili», come i divorziati e risposati, avete proposto una soluzione ispirata a Tommaso d’Aquino: l’applicazione dei principi «con intelligenza e saggezza rispetto alle singole situazioni spesso complesse».
«Certo: nessuno vuole toccare la dottrina. È una cosa pastorale, disciplinare. Per l’ammissione ai sacramenti si guarda alla coscienza della persona, al “foro interno”, si indica l’autorità del vescovo. Bisogna distinguere le singole situazioni, è chiaro, nessuno vuole un soluzione generalizzata, per tutti».
Gian Guido Vecchi
GIALLO IN VATICANO
Dai Borgia ai misteri di Luciani Quando le malattie fanno storia
Tra mito e realtà. Giovanni Paolo II, sofferenza e declino fisico mostrati a tutto il mondo
La dirompenza emotiva di un pontefice malato colpì l’opinione pubblica in quella primavera del 2005, quando Giovanni Paolo II, nelle ultime settimane di marzo, tentò più volte di impartire la benedizione dell’Angelus, senza riuscire a proferire parola.
Rimbalzando in Tv e sul web, il travaglio fisico del Pontefice divenne materia da mainstreaming. Qualche giorno dopo, il 2 aprile, morì. E nel 2010 Renato Buzzonetti il suo medico personale, raccontò all’Osservatore Romano il dramma degli ultimi anni di Karol Wojtyla, afflitto dal Parkinson e da significative complicazioni osteoarticolari che pian piano ne annullarono l’autosufficienza. Proprio a lui, il Papa degli sci, delle passeggiate in montagna, che aveva recuperato con vigore dopo l’attentato di Alì Agca. Quella di Giovanni Paolo II è stata l’apoteosi mediatica di un fenomeno, la narrazione di malattie vere, costruite, sospettate dei Papi, che ha sempre avuto un ruolo importante nel delinearsi dei pontificati.
Il fattore clinico, ad esempio, fece parte del ricamo speculativo attorno alle dimissioni di Benedetto XVI. Si ventilarono cancro e leucemia, si fecero confronti di foto per scorgere segni di malattia nell’aspetto del Papa. Tuttavia, tutte le ipotesi vennero smentite dallo staff medico di Ratzinger.
Ed è scritta nella storia la morte misteriosa di Papa Luciani, Giovanni Paolo I, spentosi nella notte tra il 28 e il 29 settembre del ’78. «Infarto acuto del miocardio» c’era scritto nel comunicato ufficiale della Santa Sede. Ma per la dipartita del Papa del Sorriso, che declamava Trilussa in pubblico e voleva metter mano al nodo intricato delle finanze vaticane, si parlò anche (il giornalista inglese David Yallop) di avvelenamento.
Da una morte fulminea ad un’agonia spettacolarizzata. È il caso di Pio XII. Il suo avvicinamento alla morte, avvenuta 9 ottobre 1958, fu trasformato dall’archiatra Riccardo Galeazzi Lisi nell’embrione del reality. Le foto del Pontefice negli ultimi giorni di vita, con la cannula dell’ossigeno, il volto smagrito e un’evidente stato di incoscienza, furono cedute ad alcune testate francesi assieme ai dettagli della sua sofferenza.
C’è poi il caso in cui una malattia viene brandita come una spada. Questo riguardò Pio IX (metà dell’800), in giovane età sofferente di un’importante forma di epilessia che addirittura rese necessaria la presenza di un assistente nel giorno della sua ordinazione sacerdotale. La sua malattia fu spesso sbandierata dai detrattori, nel corso del pontificato, per contestarne e delegittimarne le scelte.
Ci sono poi i casi in cui le patologie derivano dagli stravizi. È quasi assodato che Papa Alessandro VI Borgia, che non disdegnava carnalissimi piaceri, contrasse la sifilide, poi morì di malaria o forse, come azzardò il Guicciardini, avvelenato. E molti furono i Papi che soffrirono per la gotta, da Sisto IV a Innocenzo XI. Malattia tradizionalmente associata all’abitudine di banchetti pantagruelici o, lo notava Ippocrate, una vorticosa attività sessuale. Tuttavia la scienza, col tempo, ha dimostrato anche l’importanza del fattore genetico. I papali acciacchi sono stati anche oggetto di satira. Ci pensò il Belli, che il giorno dopo la salita al Soglio di Pio VIII a 68 anni, in un sonetto ne derise la dentatura malferma e l’andatura incerta. «Che fior de Papa creeno. Accidenti!». Almeno è poesia.
Pietro De Leo
http://www.iltempo.it/politica/2015/10/22/dai-borgia-ai-misteri-di-luciani-quando-le-malattie-fanno-storia-1.1470883?localLinksEnabled=false
Sole 24 Ore
(Gianfranco Brunelli) All' inizio, durante e ora alla fine. Il Sinodo dei vescovi che si va chiudendo è stato oggetto di formidabili e inedite pressioni mediatiche. Non era mai accaduto in questi termini. Le pressioni sul sinodo sono naturalmente pressioni sul papa. Gianfranco Brunelli Proprio per l' importanza di questo sinodo, che va oltre il suo stesso tema e riguarda la figura e la forma della Chiesa nei prossimi tempi. Il metodo sinodale (o conciliare) è la prima riforma della chiesa attuata da papa Francesco. Alcune pressioni sono state generate dall' interno, da parte di ambienti curiali ostili al papa, altre occasionate dall' esterne. Prima il caso Charamsa (il monsignore polacco che ha reso nota la propria condizione di convivenza omosessuale in atto da tempo) alla vigilia del sinodo, secondo i tempi studiati dal suo editore; poi la lettera critica nei confronti della riforma dei lavori sinodali, rivolta al papa da oltre una decina di padri sinodali, alcuni dei quali poi si sono dissociati; infine la clamorosa e a quanto pare falsa notizia di un tumore al cervello che avrebbe colpito il papa. Quest' ultima notizia è davvero di enorme impatto e lascerà traccia di sé. Il direttore della Sala stampa vaticana, p. Lombardi, ha dapprima qualificato la notizia come «gravemente irresponsabile», aggiungendo in un intervento successivo che «la pubblicazione avvenuta è un grave atto di irresponsabilità… assolutamente ingiustificabile e inqualificabile». Per «L' Osservatore romano» si tratta di una vicenda che ha complessivamente un «intento manipolatorio». Insomma: fango. Nonostante le pressioni, i contrasti, le interferenze interne-esterne, il sinodo sta andando nella direzione che voleva il papa. Alla fine, le interferenze hanno delegittimato le resistenze puramente ideologiche. E la maggioranza dei vescovi ha reagito con fastidio a questi tentativi. Il metodo di lavoro, che ha visto un maggiore investimento sui tempi di discussione nei circoli linguistici (circuli minores), piuttosto che negli interventi assembleari (spesso di pura autorappresentazione), ha costretto i padri sinodali a confrontarsi tra loro direttamente, per intere giornate. Il testo finale registrerà, secondo il metodo applicato dai tedeschi nei lavori dei circoli minori, i diversi livelli di consenso sulle varie materie e probabilmente verrà votato a larga maggioranza, lasciando (di fatto chiedendo) al papa di intervenire con un documento pastorale nell' anno del Giubileo della misericordia. È la strada aperta per la reinterpretazione dei testi precedenti del magistero, compresa l' Humanae vitae di Paolo VI, non sui temi di fondo ma sulle questioni controverse: come la contraccezione, la comunione ai divorziati risposati, l' omofobia, i rapporti prematrimoniali. Il gruppo dei sinodali di lingua tedesca ha anche fornito anche un buon supporto teologico alla discussione, di fronte a una maggiore povertà in questo senso sperimentata dall' assemblea precedente. Cinquant' anni dopo il concilio Vaticano II, che avviò la prima auto-attuazione della Chiesa in quanto Chiesa mondiale, inaugurando un influsso di comunicazione reciproco tra tutte le sue parti e le sue componenti, papa Francesco riprendendo il tema del primato della pastorale, riprende e attua lo stile del Vaticano II, che non aveva né semplicemente il carattere della dottrina dogmatica sempre valida, né quello della disposizione canonica, bensì quello di una direttiva pastorale. Papa Francesco ha di fronte a sé la difficoltà e il compito di fondare teologicamente quell' appello pastorale. Si tratta di un mandato risultato incompiuto nel Concilio Vaticano II, accantonato nel post-concilio e che oggi risulta impellente. «Questo compito - ricordava il più grande teologo cattolico del XX secolo, il gesuita Karl Rahner -, la cui soluzione non è ancora stata trovata, (…) comporterà un ritorno alla sostanza fondamentale ultima del messaggio cristiano, per poi formulare a partire di qui, in modo nuovo e con una creatività disinvolta, la totalità della fede cristiana in corrispondenza con le diverse situazioni storiche». Penso che non basti un po' di fango o qualche malattia, magari cinicamente inventata, per fermare questo processo che va oltre lo stesso papa Francesco.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/10/vaticano-sul-sinodo-inutili-pressioni.html
L’infamia dei poteri oscuri ...
(a cura Redazione "Il sismografo")
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L'infamia- S. Botticelli |
(Luis Badilla) Dell'ormai famigerato neurochirurgo giapponese e delle sue scorrerie dal Giappone agli Stati Uniti, passando per l'Italia e altri Paesi europei, non vale la pena parlare più di tanto: si è svelato da solo. Forse alla fine è un povero pesce piccolo in tutta questa vicenda sul presunto tumore encefalico del Papa. Magari ha pensato trarne profitto e si è buttato dentro senza capire chi erano i suoi burattinai.
Abbiamo atteso fino al programma "Porta a porta" di Bruno Vespa per sentire e conoscere la "verità" del direttore del "Quotidiano Nazionale", ariete del Gruppo Poligrafici Editoriale S.p.A., del quale dal 1º dicembre 2014 è direttore editoriale lo stesso Bruno Vespa, che poche ore fa ha moderato un curioso e singolare dibattito televisivo sulla vicenda e dove sono state evitate accuratamente alcune domande di fondo.
Il fatto è che il direttore del QN non ha ricevuto nessuna domanda pertinente e necessaria - era un dovere deontologico nei confronti dell'opinione pubblica - sulla dinamica ultima della vicenda, nessuna! Di fronte alle risposte del direttore, insistere nel dire “forse siete stati vittime di un tranello” non aveva senso a meno di voler abbassare il profilo della vicenda ad una sorta di incidente di percorso.
E’ chiaro che ieri sera i presenti dovevano chiudere il capitolo "neurochirurgo" facendo vedere al pubblico chi è questo signore e come si è comportato in tutta questa vicenda e magari - eppure era molto ma molto “televisivo” - andavano diffusi i fotomontaggi in cui il luminare giapponese voleva far credere di avere avuto un incontro "a tu per tu" con il Papa quando in realtà era insieme a un folto gruppo di fedeli e visitanti (per donare, si dice, 10mila euro che poi avrebbe consegnato - nel gennaio 2015 - al cardinale Comastri). Perché ha ritoccato la foto?
Il giapponese è venuto due volte a Roma con l'intenzione di incontrare il Papa: novembre 2014 e gennaio 2015, occasione in cui arivò all'Aeroporto dell'Ube insieme con una tv giapponese. Solo la seconda volta riuscì a stringere la mano del Santo Padre e null'altro (in questo momento è stata scattata la fotografia manipolata). (1)
Pesce piccolo o pesce grande, essendo il giapponese all’origine del falso scoop, ieri si sarebbe dovuto chiarire e chiudere la parte riguardante questo oscuro personaggio. Non si è fatto; anzi si è sorvolato. Perché?
Ieri, a Rai1, è andato in onda un nuovo capitolo di una vicenda alquanto oscura e misteriosa dove ciò che più ha colpito sono stati i silenzi, le omissioni, i corporativismi, la poca o nulla voglia di arrivare alla verità (che non sembra interessare molto ... perché?)
Va detto, poiché il direttore del QN non ha riconosciuto i suoi errori, trincerandosi nella ridicola e patetica spiegazione - che ripete monotonamente da 48 ore - che “sono stati fatti tutti i controlli”, cosa non vera, perché già alla Base di Pratica di Mare avrebbero risposto: non c'è stato nessun volo di elicottero da e verso il Vaticano nel periodo temporale indicato che poi ha precisato padre Lombardi in base alle sue informazioni interne al Vaticano.
Al posto di parlare onestamente con uno o due neurochirurghi, citando il presunto caso del Papa, il QN ha ingannato e usato spudoratamente il più grande neurochirurgo italiano, prof. G. Maira, per far "quadrare" la fandonia che lui stesso, ieri, ha smentito con una sua telefonata personale dagli Stati Uniti a padre Lombardi. Perché a “Porta porta” non si è fatto nessuna domanda su quest’altra parte misteriosa?
Ovviamente il direttore non ha chiesto scuse, cosa che ingenuamente si aspettavano in molti. Si sarebbe riabilitato in extremis, seppure parzialmente.
Allora a questo punto siamo autorizzati a pensare che il QN e coloro che hanno ordito questa spregevole vicenda, consapevolmente, si sono prestati attivamente e con entusiasmo a una manovra destinata a colpire l'integrità della persona del Papa seminando il dubbio che gli strani comportamenti del Pontefice, le sue prese di posizione, il suo magistero, troverebbero spiegazioni in un ricorrente aumento della pressione intracranica che causa disturbi del suo comportamento. Una vera infamia.
Ed era ciò che andava bloccato ieri sera se si voleva fare servizio pubblico. Purtroppo non si è fatto.
Chi sta dunque dietro il QN e i suoi dirigenti? Chi ha “velinato” loro questa fandonia e come mai hanno preso parte a un tale mostruoso e incredibile gioco? Cosa cercavano e cercano? Come è entrato in questo diabolico intreccio il giapponese e perché? Perché doveva essere una malattia encefalica e non una leucemia, o un tumore all’addome? ... perché doveva essere un tumore al cervello "se pure curabile" (ipocrisia disgustosa)?
Allo stato attuale c’è solo una risposta plausibile: il QN e i suoi corifei hanno voluto colpire Papa Francesco, aggiungendo di passaggio (senza troppo clamore) una stoccata anche al Sinodo. Forse l’Assemblea sinodale, in particolare la sua fase conclusiva, non era uno dei target della manovra, il fatto è che tangenzialmente, o forse direttamente, è entrata nella vicenda poiché il ragionamento possibile è semplice: colui che alla fine decide non sta tanto bene della testa.
Infine ci sono altre domande ancora senza risposte: da dove è uscita l’informazione di base per costruire la fandonia? Dalla clinica di San Rossore? Dal tandem clinica/neurochirurgo giapponese, d’ambienti italiani o ambienti internazionali? Perché il QN non si è consultato seppure discretamente con fonti vaticane autorevoli prima di sparare la sua bugia (tenuta nascosta ai propri giornalisti fino all’ultimo minuto)? Perché non si sono informati sulla posizione giuridica del giapponese attualmente indagato a Salerno per un giro di mazzette? Perché una "notizia" del gennaio 2015 viene pubblicata nove mesi dopo, prima della chiusura del sinodo?
Fino a prova contraria il Qn è al centro di un'infamia ordita da poteri oscuri.
Arriverà un giorno una risposta chiara, onesta e esauriente da parte di questo giornale? Dubito.
***
(1) A "Porta porta", ieri, il dr. Valter Santilli ha offerto importanti e autorevoli dettagli sul passaggio del giapponese in Vaticano tra novembre 2014 e gennaio 2015, e tutti confermano quanto scritto in questa commento.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/10/italia-linfamia-dei-poteri-oscuri.html
Il descredito è mortale
Avvenire
(Marco Tarquinio) Abbiamo imparato subito tutti a conoscere papa Francesco, il suo modo familiare e diretto di comunicare, la semplicità e l' efficacia con cui riesce a far arrivare a chiunque i messaggi più complessi e tutta la profondità, il rispetto e più ancora la tenerezza dello sguardo cristiano sulla vita, sulla bellezza e sulla povera fragilità degli esseri umani e del creato. E continuiamo ad apprezzare, giorno dopo giorno, non solo il suo amore per la trasparenza, ma l' effettiva trasparenza di cui si circonda.
Tra le cose di cui siamo certi c' è che se il Papa fosse malato - e non di un' influenza di stagione - lo sapremmo da lui stesso e non attraverso una qualche fumosa e acre fuga di notizie. Come quella che ieri ha monopolizzato la prima pagina del Quotidiano nazionale, il giornale che ormai da qualche anno unifica tre gloriose testate della nostra stampa interregionale: Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. «Papa Francesco è malato», il gran titolo seguito da dettagli esotici e no: un tumore («curabile ») al cervello, l' occhio e la mano di un celebre chirurgo giapponese, i volteggi a gennaio di un elicottero dalle papali «insegne bianco-gialle» tra Roma e la Toscana, la «confidenza» - attribuita a un ignoto alto prelato - su una prossima «sorpresa» di Francesco pronto a rinunciare al ministero petrino. Insomma, un romanzaccio. Accompagnato da una piccola spiega su chi è chiamato a 'prendere il potere' in caso di dimissioni o grave malattia del Papa. E da un editoriale che rivendica «il dovere di scrivere» violando la privacy (inevitabilmente attenuata) di una personalità di statura mondiale. Il problema è che in questo caso non è stata violata la sfera personale di un uomo famoso, ma la verità. Lo rende chiaro la limpida serie di smentite 'senza se e senza ma' arrivata dal Vaticano e dagli Stati Uniti (dove il medico opera abitualmente). Lo sottolineano le forti proteste per il modo «irresponsabile» e «ingiustificabile» - parola di padre Federico Lombardi - con cui una notizia «totalmente infondata» è stata data e accreditata. Già: hanno voluto titolare che il Papa è malato, mentre anche questo triste caso conferma che (non solo, ma soprattutto) nel nostro Paese «l' informazione è malata». Malata di pressappochismo. Malata di presunzione. Malata di sensazionalismo manipolatorio. Un morbo serio, sfibrante. E ognuno dei sintomi che ho appena richiamato ha un preciso perché. Pressappochismo: leggete le ricostruzioni che mettiamo in pagina oggi - frutto del lavoro svolto, lo sottolineo, in poche ore da noi e dai colleghi di altre testate - e constaterete che le «verifiche» delle circostanze che avvalorerebbero la notizia del presunto cancro cerebrale del Papa sono... favolistiche nonostante - parola del direttore del Qn - si siano, quelle sì, protratte addirittura «per mesi». Sono eloquenti alcuni particolari che avrebbero dovuto essere rivelatori, come la vera proprietà (e l' uso) di un elicottero che non è affatto «papale», la realtà dell' incontro con il Papa (a ottobre non a gennaio, e in udienza pubblica), degli appuntamenti e degli impegni del medico nipponico a Roma e in Vaticano documentati - pensate un po' - da lui stesso, con tanto di fotografie, in un blog su internet... Presunzione: proprio la pubblicazione 'a orologeria' di una storia mal verificata e condita da malevolenze anonime su un' uscita di scena dell' attuale Papa, dossier che si dichiara di aver tenuto nel cassetto per diverso tempo, rende palese l' intenzione di voler 'pesare' in vicende importanti della vita della Chiesa, come il Sinodo che si sta per concludere. E si sente chiaramente che quest' altro fumo sprigionato alla fine del Sinodo ha colori diversi, ma la stessa tossicità di quello alzato - in modo altrettanto premeditato e mediaticamente organizzato - alla vigilia, con il «caso Charamsa». Sensazionalismo manipolatorio: il culmine è raggiunto con l' intervista a un luminare dell' Università Cattolica - si noti la finezza dell' ateneo prescelto - sui cosiddetti «tumori benigni al cervello». Il professore viene fatto parlare senza che sappia minimamente che la sua voce verrà usata per accreditare una costruzione mediatica con al centro papa Francesco. Incredibile. Il Papa, grazie a Dio, sta bene, e lo vediamo altrettanto bene: con i suoi molti anni, la sua energia, lo spirito che dimostra e lo Spirito che lo sostiene. L' informazione, invece, niente affatto. E non è certo il destino a essere cinico e baro... Prima ce ne renderemo conto e correremo davvero ai ripari, noi che l' informazione la facciamo, meglio sarà. Il discredito è mortale.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/10/italia-il-descredito-e-mortale-avvenire.html
Gli avvoltoi
La Repubblica
(Vito Mancuso) C' È un detto di Gesù da sempre inquietante che in queste ore assume una dimensione ancora più sinistra. «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi » (Luca 17,37). Il detto si ritrova anche in Matteo 24,28, e in entrambi i Vangeli la frase è del tutto fuori contesto, appare come una specie di masso erratico piovuto dall' alto, completamente a prescindere da ciò che viene prima e ciò che viene dopo. Non è nota l' occasione concreta che spinse Gesù a pronunciare quelle parole, tuttavia esse nella loro forza icastica non fanno che fotografare un' esperienza concreta della vita naturale, a quei tempi sotto gli occhi di tutti. Anche ai nostri giorni però, mutate le forme, non manca la presenza degli avvoltoi. Soprattutto se a essere in gioco è il corpo del Papa. E ancora di più se si tratta del corpo di "questo" Papa. Che papa Francesco sia come minimo scomodo a una non piccola parte dei poteri politici, economici, finanziari e ovviamente ecclesiastici è un semplice dato di fatto, lo documenta bene un recentissimo libro di un giornalista di Avvenire, Nello Scavo, dal titolo I nemici di Francesco, sottotitolo: «Chi vuole screditare il papa, chi vuole farlo tacere, chi lo vuole morto». Ma ora la notizia del tumore al cervello, diffusa dal Quotidiano nazionale parlando di «una macchia, un piccolo tumore al cervello» è destinata ad aumentare a dismisura il volo minaccioso degli avvoltoi. Il portavoce papale padre Lombardi ha subito smentito seccamente la notizia. E L' Osservatore Romano ha parlato di «polverone sollevato con intento manipolatorio». Certo è che sarebbe difficile oggi nascondere a lungo una notizia sulla salute del Pontefice: il corpo del Papa, a differenza dei secoli passati quando era velato alla vista dei più e viveva in una dimensione sacrale che portava a pensarlo come quasi divino, del tutto privo delle manchevolezze dei comuni mortali, ora è quotidianamente esposto allo sguardo delle telecamere di tutto il mondo. Avvenne una quindicina di anni fa con Giovanni Paolo II, il cui morbo di Parkinson, prima sistematicamente negato dal portavoce vaticano, poi divenne evidente agli occhi di tutti. La salute del corpo di un Papa non è mai stata solo un fatto privato, e oggi lo è meno che mai. Il punto vero e proprio però non riguarda la salute di Jorge Mario Bergoglio, riguarda gli avvoltoi. Ciò che colpisce infatti è che la notizia è uscita solo ieri (a dieci mesi di distanza dall' ipotetica visita specialistica) e soprattutto a poche ore dalla chiusura dello strategico Sinodo sulla famiglia. Una casuale combinazione? Ovviamente no; piuttosto l' alzata in volo di uno stormo di neri avvoltoi. Naturalmente non mi riferisco ai giornalisti che, in possesso della notizia, hanno fatto solo il loro mestiere come avrebbe fatto ogni altro giornalista del mondo; mi riferisco piuttosto a coloro che, proprio ora, hanno fatto filtrare la notizia nel momento forse più delicato del pontificato di Francesco. In questo Sinodo infatti il Papa si gioca la gran parte della sua impresa riformatrice: se i vescovi a maggioranza gli diranno di no e bocceranno il suo desiderio di aperture, il suo pontificato è destinato a passare alla storia come il desiderio di un profeta solitario e sognatore, ben poco capace però di tradurre le sue parole e i suoi gesti in leggi e precetti concreti, come ogni pontefice degno di questo nome è invece chiamato a fare. Io non so se vi sia un' unica regia dietro l' outing di monsignor Charamsa dichiaratosi gay e convivente all' inizio del Sinodo, dietro la diffusione di una lettera di una decina di cardinali anti-riforme a metà del Sinodo, e ora dietro questa notizia consegnata alla stampa proprio in prossimità della chiusura del Sinodo. Certo è che tutti e tre gli episodi incorniciano i lavori dell' assise vescovile. Come secondo ogni regia che si rispetti, l' ultimo colpo è stato il più devastante, perché mira a far credere al mondo che Jorge Mario Bergoglio è un Papa malato, per di più malato al cervello, nella sede decisionale della persona, sollevando così una serie di dubbi e di sospetti sulla sua effettiva capacità di guidare la Chiesa. Molti dei cardinali che tre anni e sette mesi fa lo elessero ora gli sono ostili, perché non si immaginavano certo una tale forza riformatrice in quell' argentino che aveva fama di conservatore e che invece si è rivelato subito all' altezza della spinta innovatrice di papa Giovanni XXIII. Il papa bergamasco morì di tumore allo stomaco, ma prima riuscì, a dispetto della Curia, a convocare il Concilio Vaticano II e a iniziare l' opera di rinnovamento della Chiesa. L' opera purtroppo rimase a metà, perché a causa dei timori di Paolo VI non toccò proprio i temi della morale familiare e sessuale su cui papa Francesco ha convocato il Sinodo con l' intenzione di estendere il rinnovamento conciliare anche qui. Non sono pochi nella Chiesa coloro che glielo vogliono impedire senza comprendere l' importanza della posta in gioco. Non si tratta infatti solo di qualche norma di disciplina ecclesiastica, in gioco c' è il cambio di rotta iniziato dalla Chiesa cattolica con il Vaticano II e rimasto incompiuto, volto a disegnare un cattolicesimo non più nemico del mondo moderno, come lo è stato per secoli, ma a fianco della vita degli uomini. In un mondo sempre più piccolo il compimento del processo iniziato con Giovanni XXIII è la condizione sine qua non perché la Chiesa cattolica sia fattore di pace e non di divisione. Papa Francesco lo sa e agisce di conseguenza. Molti però dentro la Chiesa o non lo sanno o non lo desiderano. Essi non esitano a unirsi ai numerosi gruppi di potere economico e politico fuori della Chiesa che hanno visto la recente enciclica sull' ecologia come una seria minaccia ai loro affari. E tra nemici interni e nemici esterni vi sono addirittura alcuni che non esitano a trasformarsi in avvoltoi e a volteggiare sinistramente sul corpo del Papa.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/10/italia-gli-avvoltoi-la-repubblica-vito.html
Corriere della Sera
(Massimo Franco) L' ultima «polpetta» servita durante il Sinodo è la più rancida. E la più velenosa. Perché la notizia di papa Francesco malato di tumore al cervello si è rivelata in poche ore falsa: anche se offerta al Quotidiano Nazionale di Bologna da fonti verosimilmente così autorevoli da indurre in errore il giornale . L e smentite vaticane, ben tre, che hanno spazzato via la «verità» clinica, lasciano però spalancata una voragine sui motivi di questa operazione. Verrebbe da pensare che sia stata pensata nel sottosuolo più torbido del Vaticano; e mirata a delegittimare il pontefice. Il secondo obiettivo è evidente. Ma legare d' istinto ad ambienti vaticani questo attacco alla persona di Francesco forse trascura l' ostilità che ambienti anche esterni alla Chiesa nutrono nei suoi confronti. Qualcuno ha visto con sospetto la tempistica della confessione del teologo polacco Charamsa a proposito della propria omosessualità proprio alla vigilia del Sinodo, con tanto di «lancio» del suo libro. E poi è spuntato il «giallo» della lettera dei cardinali conservatori contro Francesco. Ma quelle erano notizie vere, non assimilabili all' episodio di ieri, nel quale si è andati molto oltre. Anche per questo, attribuire quanto è accaduto nelle ultime settimane a un' unica regia significherebbe forzare un malessere più eterogeneo e diffuso. Questa storiaccia sembra costruita ad arte dai nemici di Jorge Mario Bergoglio per fargli sapere che è nel loro mirino, bersaglio di pallottole impastate con menzogne fangose. Probabilmente, chi l' ha architettata non sperava che la notizia potesse resistere a lungo a una verifica dei fatti. Ma ha contato su un «effetto polverone»; e soprattutto sulla certezza di insinuare in qualcuno il dubbio che il Papa stia rompendo le incrostazioni più sporche del potere perché difetta di equilibrio; che agisca così perché è «malato», perché il suo cervello ha qualcosa che non funziona. È questo, il messaggio subliminale e inquietante che si è cercato di trasmettere. Riemergono così i fantasmi dell' ultima fase convulsa del papato di Benedetto XVI: quasi fossero una maledizione inscindibile dalla storia recente del Vaticano. Si ripropone un confronto, sebbene improprio, col caso di Dino Boffo, il direttore di Avvenire colpito attraverso il Giornale con false veline diffuse proprio da fonti vaticane per consumare vendette intestine. Forse, è il secondo calcolo di chi vuole destabilizzare Francesco: fare in modo che nell' opinione pubblica e nelle file ecclesiastiche cresca un senso di insicurezza; che la fase del rinnovamento sia oscurata da un' artificiosa immagine di caos e di resa dei conti; che il presente sia risucchiato nei veleni di prima del Conclave del marzo 2013. È vero che bisogna stare attenti a non farsi prendere dalla sindrome del complotto. Eppure, gli indizi porterebbero a questa tesi, al di là dello scivolone giornalistico. D' altronde, sia il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, sia l' Osservatore Romano , sia persone vicine al pontefice come Antonio Spadaro, al vertice del quindicinale dei gesuiti Civiltà cattolica, evocano una manovra orchestrata. Prima ieri notte, poi due volte in mattinata, padre Lombardi ha smentito le «irresponsabili illazioni» sulla salute del Papa. Il quotidiano della Santa Sede teorizza che «il momento scelto rivela l' intento manipolatorio del polverone sollevato». E Spadaro ironizza, amaro: «Dopo le menzogne varie si inventano pure la malattia. Ormai non sanno più che dire. Sono alla frutta». Ma a chi si riferisce la terza persona plurale? Chi sono quelli che «inventano»? Il riferimento sembra non tanto al giornale che ha pubblicato il presunto «colpo» ma soprattutto a chi lo ha usato. Persone per ora senza volto: o perché non si vuole o perché non si è in grado di identificarle. Sono quelli che hanno raccontato lo sbarco del neurochirurgo giapponese, Takanori Fukushima, nell' eliporto del Vaticano per un consulto urgente su un presunto tumore cerebrale benigno di Francesco, nel gennaio scorso. Ma è stato facile verificare che dopo dieci mesi il Papa continua a viaggiare e lavorare come sempre. Fin da martedì notte, dunque, la tesi della malattia appariva una stranezza e sollevava «qualche dubbio»: eufemismo tutto vaticano. Il problema è che col passare delle ore si è saputo che non c' era stato nessun consulto con un medico giapponese, mai; che nessun elicottero con Fukushima a bordo era mai atterrato dentro la Città del Vaticano; e che il neurochirurgo aveva avuto un contatto fugace col pontefice sul sagrato di piazza San Pietro mesi prima, durante un' udienza con centinaia di altre persone. Lo ha dichiarato lo stesso luminare. Lo ha comunicato Lombardi durante una conferenza stampa. E lo ha certificato il professor Valter Santilli, fisiatra dell' Università La Sapienza di Roma, che cura da anni la sciatica di Francesco e accompagnò il collega giapponese il 1° ottobre del 2014 a piazza San Pietro. Come si riferisce a parte, dopo l' udienza generale Fukushima chiese di potere incontrare Francesco da solo. Ma anche l' udienza fissata per il 29 gennaio del 2015 saltò per motivi di sicurezza: c' era stata da poco la strage a Parigi contro il settimanale Charlie Hebdo . Colpisce che in Vaticano già ieri mattina quasi tutti avessero la convinzione di una «trappola». Il Papa, informato immediatamente, era caduto dalle nuvole e aveva sottoscritto la smentita «totale». Ma l' allarme era evidente: così palpabile che a qualcuno la reazione netta e ripetuta a colpi di comunicati è parsa perfino eccessiva. Come se tradisse una preoccupazione non tanto per le condizioni di salute di Francesco, quanto per i contraccolpi che queste false notizie possono avere su un Sinodo percorso da tensioni e contrasti difficili da governare e riportare a una sintesi: sebbene tutti scommettano su un finale nel quale l' adesione ai principi della dottrina verrà ribadita e confermata. Con l' avallo convinto del Papa.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/10/italia-la-trappola-per-delegittimare-il.html
La Stampa(Andrea Tornielli) I l momento scelto rivela l' intento manipolatorio del polverone sollevato». A metterlo nero su bianco non è qualche commentatore abituato a veder dovunque complotti. È «L' Osservatore Romano», cioè il quotidiano della Santa Sede, che con queste parole conclude la breve e anonima nota contenente la durissima e inequivocabile smentita di padre Federico Lombardi sulla «bufala» messa in pagina dal Qn. E il momento, in effetti, è cruciale. Proprio ieri, infatti, sono stati rese note le relazioni dei tredici circoli linguistici dei padri del Sinodo relativi ai nodi più controversi, come quello dell' ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti. Vale la pena di ricordare come, con un timing significativo, proprio alla vigilia dell' inizio del Sinodo, lo scorso 3 ottobre, era scoppiato il caso di monsignor Krzysztof Charamsa, l' officiale della sezione dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede, che ha fatto pubblico coming-out in un ristorante romano abbracciato al compagno, dichiarando la propria omosessualità. Charamsa ha annunciato la pubblicazione di un libro con la sua storia. La sua uscita non è sembrata soltanto voler porre all' attenzione dell' assemblea dei vescovi un tema che non era in agenda, ma ha contribuito a rilanciare un' immagine negativa del Vaticano. Cardinali contro Poi, all' inizio della seconda settimana del Sinodo, è arrivata la pubblicazione della lettera al Papa firmata da tredici cardinali e consegnata. Il presunto testo della missiva e le firme sono state divulgate dal vaticanista dell'«Espresso» Sandro Magister, giornalista vicino ad alcuni dei porporati più rigoristi. Nella missiva dei padri si avanzava il sospetto che il Sinodo potesse essere manipolato in senso aperturista a motivo delle scelte fatte dal Papa. Francesco, dopo averla ricevuta, era intervenuto in aula chiedendo di abbandonare «l' ermeneutica cospirativa», come riferito dal direttore della Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro. Il testo della lettera e i nomi dei firmatari, evidentemente ottenuti da una fonte ritenuta attendibilissima, si sono però rivelati non autentici. E la pubblicazione ha così assunto i contorni di un'«operazione» per inquinare il Sinodo. Infatti, quattro dei presunti firmatari - cardinali di primo piano come gli arcivescovi di Milano e Parigi, il relatore del Sinodo e il Penitenziere maggiore - hanno smentito di avere scritto il loro nome in calce. Uno di coloro che hanno invece ammesso di avere aderito, il cardinale George Pell, ha dichiarato a Le Figaro : «Posso assicurare che nessuno dei firmatari ha cercato di renderla pubblica perché avevano tutto l' interesse che questo documento rimanesse privato». Eppure proprio l' autore del presunto scoop, e il testo divulgato da L' Espresso - una bozza non definitiva e dei nomi in parte falsi - rendono evidente come la velina sia uscita dalla cerchia di persone le quali da tempo erano a conoscenza dell' iniziativa, la sostenevano e ne erano state coinvolte, forse perché richieste di un parere o di un consiglio. Qualcuno che non aveva poi ricevuto l' ultima stesura del testo, né l' elenco finale degli aderenti. Intento manipolatorio La clamorosa «bufala» di ieri mattina rappresenta l' ultimo colpo di scena di queste tre settimane di Sinodo. L' Osservatore Romano parla di «intento manipolatorio» e, al di là del momento scelto per pubblicarla, dice che non può non sollevare domande la gravità della falsa affermazione su una malattia (seppure presentata come benigna e curabile) al cervello del Papa. «Un modo per cercare di minarne l' autorevolezza in un momento in cui così tante persone guardano a lui, dentro e fuori la Chiesa», afferma un prelato della Segreteria di Stato.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/10/vaticano-e-l-osservatore-romano-accusa.html
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