Quei laici modernisti che chiedono alla Chiesa un cristianesimo vuoto, solo del cuore, non della ragione
Il Foglio
(Giuliano
Ferrara) La risposta fu un rotondo e argomentato "no" all' omologazione
del pensiero e della predicazione e dell' azione della chiesa cattolica
nelle procedure di vita e nei criteri di etica prevalenti nel mondo con
temporaneo. E siamo sempre lì. Francesco ha governato la discussione
del Sinodo straordinario dello scorso autunno con sapienza. Ha visto,
osservato, considerato con attenzione quel che avevano da dirgli i
fedeli, con i questionari diffusi nelle parrocchie, e i padri sinodali.
Ha messo sul piatto della bilancia il sensus fidelium, cioè quel
deposito di fede e di senso che parte dal popolo o popolo di Dio in
cammino, e la funzione di madre e maestra gerarchica della chiesa, che
non è un' istituzione repressiva, come pensa la subcultura laicista
andante, ma è un soggetto teandrico (per metà trascendente e per metà
antropocentrico) della storia del cristianesimo. Per usare termini cari
al Giornalismo Collettivo, il Papa ha mediato spinte diverse: quelle che
vogliono abbattere il sacramento dell' eucaristia nel suo fondamento
matrimoniale (riconoscendone la legittimità per i divorziati risposati
civilmente, dunque in situazione di peccato contro il precetto dei
precetti contenuto nel vangelo); quelle che si oppongono a questa
trasformazione della dottrina di sempre in nome della pastorale di oggi,
cioè di una scelta di benevolenza verso un problema sociale diffuso,
vista la condizione pietosa della famiglia e del matrimonio
tradizionali. Ora si ricomincia, e si conclude, aspettando poi che sia
il Papa a decidere. Ma cercando, dicono alcuni, di predeterminare il
risultato della discussione; o sforzandosi, dicono altri, di impedire al
Papa una decisione di rottura e di riforma. Il cardinale Müller, che è
il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede e un sobrio
teolo go ratzingeriano, ha detto che su questioni di questa natura si
consumò cinquecento anni fa la scissione protestante, con la fatale
divisione della cristianità europea, dunque bisogna fare parecchio
attenzione. Il cardinale Kasper, capofila teologico dei riformisti, che
aveva impostato ab origine il Sinodo sulle sue idee (e il cui rapporto
segreto al Concistoro, richiesto dal Papa, fu pubblicato dal Foglio),
sostiene invece che bisogna fare il grande salto e che la chiesa non
reggerebbe un nuovo stallo, come al tempo della Humanae vitae. Ed è
convinto, come dice a Raffaele Luise nel suo fresco e intelligente libro
apologetico su Papa Francesco, appena pubblicato, che i ve ri nemici
del Papa sono quelli, cioè noi, che dicono che "questo Papa piace
troppo". Sulla questione di fondo, vedremo nel decorrere delle
generazioni chi avrà avuto ragione. Ma sui nemici del Papa, parola d'
onore, Kasper si sbaglia. Qui si è nemici non già del Pontefice ma del
piacionismo e del dilettantismo morale che ispira l' agiografia
quotidiana del Papa della misericordia: nessuno, come disse Valéry
Giscard d' Estaing a François Mitterrand in un famoso dibattito
televisivo, ha il "monopolio del cuore". Tantomeno i laici modernisti
che chiedono alla chiesa un cristianesimo vuoto, solo del cuore e non
della ragione, una fede priva di conseguenze.
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/10/vaticano-quei-laici-modernisti-che.html
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