«Dal Sinodo esca un catechismo per lanciare la proposta cristiana su matrimonio e famiglia»
«Sarebbe buona cosa, come frutto del Sinodo, la promulgazione pontificia di un Catechismo del matrimonio e della famiglia, per tutta la Chiesa». È la proposta lanciata dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, al Convegno internazionale "Permanere nella verità di Cristo", svoltosi ieri a Roma e organizzato da La Nuova Bussola Quotidiana, insieme a Il Timone, L'Homme Nouveau, Dignitatis Humanae Institute e Infovaticana.
Relatori, insieme al cardinale Caffarra, anche il cardinale Raymond Leo Burke, l'arcivescovo Cyril Vasil e il professor Stephan Kampowski, dell'Istituto Giovanni Paolo II dell'Università Lateranense. Caffarra ha affermato che la risposta alla sfida posta dalla modernità al matrimonio - «una sfida radicale, senza precedenti nella storia» - deve arrivare a rispondere alla domanda su «come curare le ferite»: non può essere una risposta desunta dalla sociologia, né la misericordia. Soltanto la riproposizione della proposta cristiana può essere una risposta adeguata. E la vera natura della proposta cristiana «non è un ideale ma è la verità circa il matrimonio e la famiglia. Non è una legge, ma è grazia che viene donata».A sua volta il cardinale Burke, dopo aver smontato alcuni luoghi comuni intorno al Sinodo, si è soffermato sui problemi legati alla verifica della validità del matrimonio e ai relativi processi di nullità. Mentre mons. Vasil ha messo in evidenza l'strema superficialità di chi pensa di prendere ad esempio le Chiese ortodosse nella possibilità di concedere un secondo matrimonio, e il prof. Kampowski ha negato la possibilità di riconoscere un qualsiasi bene in unioni non matrimoniali, come invece l'Instrumentum Laboris del Sinodo suggerirebbe. Nei prossimi giorni pubblicheremo gli interventi dei singoli relatori.
In occasione del convegno, che vedeva tra il folto pubblico (circa 200 persone) anche i cardinali Sarah e Brandmuller, monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, e mons. Livio Melina, preside dell'Istituto Giovanni Paolo II, è stato anche presentato un Appello ai Padri Sinodali, in cui si chiede la riproposizione integrale della tradizione cattolica sui problemi della vita, della famiglia e dell'educazione. Ecco il testo di seguito con le firme di chi vi ha aderito.
Carissimi padri,
è evidente che «la famiglia, il matrimonio non è mai stato attaccato come in questo momento», e che la cultura dominante e il potere esercitato attraverso i mass media «bastonano la famiglia da tutte le parti e la lasciano molto ferita» (Papa Francesco, 25 ottobre 2014). Ciò accade soprattutto perché la famiglia – con la sua identità, la sua responsabilità educativa, i suoi fini – impedisce il controllo sociale dei suoi membri, è l’istituzione che maggiormente resiste al potere dominante.
La posta in gioco per tutta l’umanità è enorme: «Le tenebre che oggi avvolgono la stessa concezione dell'uomo, oscurano in primo luogo e direttamente la realtà e le espressioni che le sono connaturali. Persona e famiglia procedono parallele nella stima e nel riconoscimento della propria dignità, così come negli attacchi e nei tentativi di disgregazione. La grandezza e la sapienza di Dio si manifestano nelle sue opere. Tuttavia, oggi sembra che i nemici di Dio, più che attaccare frontalmente l'Autore del creato, preferiscano colpirLo nelle sue opere. L'uomo è il culmine, il vertice delle sue opere visibili. (…) Tra le verità oscurate nel cuore dell'uomo, a causa della crescente secolarizzazione e dell'edonismo imperante, sono particolarmente colpite tutte quelle che riguardano la famiglia. Attorno alla famiglia e alla vita si svolge oggi la lotta fondamentale della dignità dell'uomo». (Giovanni Paolo II, 3 ottobre 1997). L’attacco alla famiglia non è solo culturale: è sociale, economico, giuridico, dottrinale, e persino sacramentale. Perciò la sua difesa vuole un Magistero specifico, forte e ben chiaro. Un Magistero che ribadisca i dettami del diritto naturale – che il Vangelo non abolisce ma perfeziona - e orienti i fedeli cattolici circa la necessità di difendere la famiglia anche per responsabilità nei confronti del bene comune della società e di tutti.
La profonda riflessione che la Chiesa sta facendo in questo tempo sulla famiglia, con i due Sinodi ad essa dedicati, coglie perciò il punto nodale dell’attuale momento storico. Sarebbe un grave errore accettare la posizione che le forze oggi dominanti nel mondo vorrebbero riservare alla Chiesa: ridotta a pratiche devozionali e caritative, ma non tollerata laddove abbia la pretesa di una proposta globale, che interessi l’esistenza dell’uomo in quanto tale.
Oggi non c’è niente di più necessario alla società che la Chiesa e i cristiani vivano la novità della famiglia cristiana e ne esprimano le convinzioni profonde o la dottrina che è implicata nell’esperienza della famiglia. «Quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d'amore» (Papa Francesco, Concistoro 20 febbraio 2014).
Carissimi padri,
proprio per questo vi chiediamo che dal Sinodo esca una riproposizione integrale della tradizione cattolica sui problemi della vita, della famiglia, dell’educazione, che consenta al popolo cristiano di oggi di approfondire la propria identità per svolgere in maniera adeguata la propria missione. Cpio di unità e d'indissolubilità del matrimonio, principio su cui si fonda l'istituzione della famiglia e tutta la vita familiare» (4 ottobre 1997). Questa consapevolezza implica anche un giudizio culturale sulla mentalità dominante, che permetta di essere sempre più caritatevoli.
Vi chiediamo di superare l’astratta contrapposizione tra verità e carità, tra dottrina e pastorale, che non ha alcun fondamento dal punto di vista dell’esperienza della Chiesa, perché la verità si esprime nel mondo come giudizio sulle posizioni e come carità verso le persone.
Vi chiediamo di investire tutte le problematiche particolari, alcune anche dolorose, non come punti totalizzanti ma come punti che esprimono la totalità della posizione. In particolare non è pensabile che la Chiesa ipotizzi l’equivalenza di fatto, non solo di diritto, fra un rapporto e una coppia eterosessuale e una relazione di carattere omosessuale, perché questa sarebbe la sovversione del diritto naturale e del piano d’amore di Dio creatore.
Vi chiediamo nel corso del Sinodo di dare il giusto spazio all’esperienza di famiglie che vivono e testimoniano la bellezza della famiglia come ricordava Giovanni Paolo II, «alla base di tutto l'ordine sociale si trova quindi questo princillezza di un amore indissolubile, capace di attrarre e illuminare le tante famiglie che vivono nelle tenebre.
FIRMATARI APPELLO AI PADRI SINODALI
Card. Carlo Caffarra Arcivescovo di Bologna
Card. Raymond L. Burke Sovrano Ordine di Malta
Card. Walter Brandmüller Pres. Em. Pont. Com. Scienze storiche
Card. Robert Sarah Prefetto Congregazione Culto Divino
Card. Joachim Meisner Arcivescovo emerito di Colonia
Mons. Cyril Vasil Congregazione Chiese orientali
Mons. Luigi Negri Arcivescovo di Ferrara
Mons. Alexander K. Sample Arcivescovo di Portland (Oregon)
Mons. Athanasius Schneider Vescovo di Astana
Mons. Marc Aillet Vescovo di Bayonne
Mons. Mark Davies Vescovo di Shrewsbury
Mons. Fernando Areas Rifan Vescovo, amministratore apostolico
della amministr. Apostolica personale
di san Giovanni Maria Vianney - Campos
Mons. Antonio Livi teologo
Abbé Claude Barthe teologo
Padre Robert Dodaro O.S.A. Presidente Istituto Patristico Agostiniano
Padre Paul Mankowski sj Biblista
Padre Joseph Fessio sj Direttore Ignatius Press
Padre John Saward teologo
Don Nicola Bux teologo
Padre Giorgio M. Carbone direttore Edizioni Studio Domenicano
Don Stefano Bimbi Alleanza Parentale
Don Andrea Brugnoli fondatore Sentinelle del Mattino
Stephan Kampowski docente Istituto Giovanni Paolo II
Robert Royal direttore Faith and Reason Institute
Robert Spaemann filosofo e teologo
Armin Schwibach filosofo
Giorgio Zannoni canonista
Ettore Gotti Tedeschi Economista
Armando Fumagalli docente universitario
Giacomo Samek Lodovici filosofo
Philippe Maxence direttore l’Homme Nouveau
Guillaume d’Alançon scrittore
Thibaud Collin filosofo e scrittore
Riccardo Cascioli direttore La Nuova Bussola Quotidiana
Gianpaolo Barra fondatore Il Timone
Gabriel Ariza direttore Infovaticana
Benjamin Harnwell presid. Dignitatis Humanae Institute
Vincenzo Sansonetti giornalista
Marco Respinti giornalista
Andrea Zambrano giornalista
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-dal-sinodo-esca-un-catechismo-per-lanciarela-proposta-cristiana-su-matrimonio-e-famiglia-13972.htm
CONVEGNO ALL’ANGELICUM: FEDELI ALLA DOTTRINA SOCIALE - di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 1 ottobre 2015
Mercoledì 30 settembre all’ Angelicum, in vista del prossimo Sinodo, il Convegno “Permanere nella verità di Cristo”. Davanti a duecento convenuti e a numerosi giornalisti, hanno parlato - molto applauditi - i cardinali Caffarra e Burke, l’arcivescovo Vasil’ e il professor Kampowski. Un applauso significativo a scena aperta al card. Burke. Un appello al Sinodo, sottoscritto anche dai cardinali Sarah e Brandmüller, ambedue in aula.
Appuntamento presinodale tra i più attesi (confermato del resto anche da una presenza mediatica ‘europea’ molto nutrita), si è svolto a Roma nel tardo pomeriggio di mercoledì 30 settembre il Convegno “Permanere nella verità di Cristo”. Davanti a circa duecento convenuti nell’aula magna della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) hanno parlato i cardinali Carlo Caffarra e Raymond Burke, l’arcivescovo Ciril Vasil’, il professor Stephan Kampowski, introdotti dal rettore domenicano Mirosklav Adam e moderati da Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana e de Il Timone. Presenti in aula tra gli altri anche i cardinali Robert Sarah e Walter Brandmüller, l’arcivescovo Luigi Negri, monsignor Livio Melina (preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia) e l’ex-presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi.
Non si è trattato di un Convegno di “resistenti al Papa” come da qualche parte si era osservato (perfino nella presentazione meridiana del libro “Testimone della misericordia” del cardinale Walter Kasper in conversazione con Raffaele Luise, coordinatore del noto “Cenacolo degli amici di Francesco”). Non a caso, già nel saluto inaugurale di padre Adam si è voluto rassicurare che le relazioni sarebbero state pienamente conformi al Magistero e alla dottrina sociale della Chiesa. E così è stato. Certo tra i presenti diffuse erano l’insoddisfazione, l’inquietudine, la forte preoccupazione per taluni aspetti del dibattito e del cammino presinodale in materia di famiglia: lo hanno provato gli applausi prolungati che hanno accolto in particolare le relazioni dei cardinali Burke e Caffarra. Ancora di più il forte applauso spontaneo a scena aperta scoppiato quando il cardinale Burke ha detto, a proposito della presunta potestà del Pontefice di sciogliere qualsiasi matrimonio, che egli “non può prendere provvedimenti contro la volontà di Cristo. Sarebbe un assurdo asserire un potere assoluto del Papa contro la legge divina”. Non solo: nell’appello finale presentato ai padri sinodali si è voluto evidenziare la necessità che “dal Sinodo esca una riproposizione integrale della tradizione cattolica sui problemi della vita, della famiglia, dell’educazione, che consenta al popolo cristiano di oggi di approfondire la propria identità per svolgere in maniera adeguata la propria missione. Come ricordava Giovanni Paolo II, alla base di tutto l’ordine sociale si trova quindi questo principio di unità e di indissolubilità del matrimonio, principio su cui si fonda l’istituzione della famiglia e tutta la vita familiare”. Nell’appello si rileva poi tra l’altro che “non è pensabile che la Chiesa ipotizzi l’equivalenza di fatto, non solo di diritto, fra un rapporto e una coppia eterosessuale e una relazione di carattere omosessuale, perché questa sarebbe la sovversione del diritto naturale e del piano d’amore di Dio creatore”. L’appello è stato sottoscritto dai cardinali Caffarra, Burke, Brandmüller, Sarah, Meisner, dall’arcivescovo Vasil’, da alcuni altri presuli come ad esempio mons. Negri, mons. Aillet (vescovo di Bayonne) e mons. Schneider (Astana), da diversi sacerdoti e religiosi, da filosofi come Robert Spaemann, Armin Schwibach, Giacomo Samek Ludovici, Thobaud Collin, da intellettuali come Robert Royal, da scrittori come Gabriel d’Alançon, da docenti universitari come Stephan Kampowski e Armando Fumagalli, da economisti come Ettore Gotti Tedeschi.
Veniamo a qualche passo particolarmente interessante delle relazioni ascoltate nel Convegno, promosso - oltre che da La Nuova BussolaQuotidiana e da Il Timone - da L’Homme Nouveau, Infovaticana e Human Dignity Institute.
CARD. CAFFARRA: UNA SFIDA INAUDITA ALLA CHIESA DALLA POST-MODERNITA’
L’arcivescovo di Bologna ha svolto un’ampia e dettagliata relazione su modi e contenuti della “sfida radicale” che la post-modernità ha lanciato alla Chiesa cattolica in materia di famiglia, cercando di convincere che matrimonio e famiglia così come ci vengono da una tradizione millenaria “sono costruzioni puramente convenzionali, di cui si può fare a meno”. Si tenta perciò di introdurre istituti familiari alternativi, di cui “l’espressione più palese è il sedicente matrimonio omosessuale”. La sfida è “inaudita” e diventa allora “assolutamente necessario” che i padri sinodali si interroghino sulle sue cause, che fondamentalmente si riducono a una: “La persona umana ha rotto il contatto con il Principio”. La conseguenza è che “staccandosi la persona dal rapporto originale”, la verità diventa individuale, dunque non più valutabile in quanto tale e dunque non più esistente. Il settantasettenne porporato ha poi riflettuto sulle cause “intra ed extraecclesiali” dell’allontanamento della persona dal Principio. In sintesi: se il matrimonio non è più considerato primariamente sacramento, l’indissolubilità viene pensata come una norma di legge. Ma una legge può essere cambiata. Perciò, se la legge si stacca dalla verità, anche l’indissolubilità ne viene intaccata. Dentro la Chiesa, ha osservato il cardinale Caffarra, si è assistito e si assiste a un “oscurarsi della natura sacramentale del matrimonio”, il che ha “indebolito fortemente” anche la teologia del matrimonio.
Proseguendo, l’arcivescovo di Bologna ha definito “testo errato da ogni punto di vista” il punto 137 dell’Instrumentum laboris per il Sinodo 2015, che cita l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, auspicando che i coniugi decidano con equilibrio in materia di contraccezione, considerando sia la voce della loro coscienza che quella della norma morale.
Il Sinodo – ha poi evidenziato il porporato – “è una grande occasione per un confronto serio, robusto con la modernità”. Se ciò non avverrà, “resterà una grande occasione perduta”. Indiscusso il dialogo della Chiesa non con le ideologie, ma con le persone in carne ed ossa, soprattutto se “ferite”, si pone una domanda fondamentale: “Come si guariscono le ferite? Con quali criteri di giudizio si può discernere la condizione della persona ferita?”. Qui la risposta di Caffarra è chiara: “Non certo desumendo i criteri dalla sociologia, non certo adeguandosi al mondo. Sarebbe questo il trionfo della sociologia sulla teologia e segnerebbe la sconfitta anche disonorevole del cristianesimo”. Non solo: sarebbe “falso e pericoloso” discernere tali criteri “dalla misericordia”, perché, se il paziente è contento che il medico lo tratti bene, si aspetta però da lui principalmente che lo guarisca. Può capitare invece che “la misericordia male intesa possa evitare che si ricorra alla necessaria medicina amara”.
Qui il cardinale si è augurato che, come frutto del Sinodo, il Papa “promulghi” un vero e proprio “Catechismo de matrimonio e della famiglia” per la Chiesa intera. Ce ne sarebbe veramente bisogno, anche perché per contro-sfidare la post-modernità la Chiesa ha bisogno di solidità nelle argomentazioni: “Una eventuale delegittimazione dell’impegno culturale” di chi si batte per il matrimonio e per la famiglia - ha ammonito il card. Caffarra -“sarebbe devastante per la pastorale cattolica”.
CARD. BURKE: SU MATRIMONIO E FAMIGLIA ENTRATI NELLA CHIESA CONFUSIONI ED ERRORI
Accolta con un applauso insistito la relazione del cardinale Caffarra, la parola è passata al confratello Burke, che ha così esordito: “Non esiste per noi una materia più importante per la Chiesa di quella riguardante matrimonio e famiglia”. Purtroppo in materia sono entrati nella Chiesa “confusioni ed errori”, palesatisi in modo evidente “durante il primo Sinodo per la famiglia dell’ottobre 2014”. Quando la Relazione intermedia “ha reso spaventosamente chiara la situazione”: era un “manifesto per un nuovo approccio alle questioni della sessualità”, un documento “definito rivoluzionario dai media, non senza qualche ragione”.
Il porporato statunitense ha poi precisato le competenze del Sinodo, che non è chiamato né può esserlo a modificare la dottrina e la prassi della Chiesa in materia di matrimonio. “Si è data l’impressione che invece il Sinodo lo potesse fare: occorre evitare queste distorsioni dannose per la Chiesa universale”, ha rilevato il relatore.
Evidenziata anche un’altra “distorsione”, quella sui presunti poteri del Papa di sciogliere qualsiasi matrimonio (l’abbiamo ricordata in precedenza, anche in relazione al forte applauso a scena aperta scoppiato in aula), il card. Burke ha richiamato, in materia di procedure di nullità matrimoniale, quanto avvenuto negli Stati Uniti tra il 1971 e il 1983: “Il processo era stato molto semplificato ed era stata abolita la doppia sentenza conforme”. Conseguenze? L’opinione pubblica aveva percepito, “non senza qualche ragione”, tale semplificazione come “un divorzio cattolico”. Noteremo qui en passant che il recente Motu proprio in materia di papa Francesco prevede sia la semplificazione del processo che l’abolizione dell’obbligo della doppia sentenza conforme, aggiungendo inoltre la possibilità di decisione per il vescovo diocesano in tempi molto ristretti. Perciò la percezione dell’opinione pubblica rischia certo di essere analoga a quella statunitense degli Anni Settanta: l’introduzione de facto di un “divorzio cattolico”. O no?
Sempre a proposito di procedure di nullità, il porporato sessantasettenne ha criticato il punto numero 114 dell’ Instrumentum laboris in cui si cita la mancanza di fede tra i possibili fattori che potrebbero rendere nullo un matrimonio: “La sacramentalità del matrimonio non dipende dalla mancanza di fede”.
ARCIVESCOVO VASIL’: IL PROBLEMA DEI MATRIMONI MISTI CATTOLICO-ORTODOSSI
Il microfono è passato all’arcivescovo Ciril Vasil’, segretario della Congregazione per le Chiese orientali. Il presule slovacco ha attirato l’attenzione sul fatto che, con la massiccia immigrazione dai paesi dell’Est verso l’Europa occidentale, si è prodotto anche un incremento dei casi di matrimoni misti cattolico-ortodossi. A volte, come ben sanno ormai molti vescovi diocesani, si presentano problematiche non facili da sciogliere. Ad esempio capita che presenti richiesta di matrimonio con una cattolica un ortodosso che è già stato sposato in patria e il cui matrimonio è stato sciolto dall’autorità ortodossa. La difficoltà di decidere su come procedere in tali casi è accresciuta dal fatto che nell’ortodossia non c’è un testo canonico unico di riferimento in materia, ma permangono opinioni diverse. Nel 2006 la Segnatura Apostolica, riguardo a un caso rumeno, ha dichiarato che il matrimonio celebrato tra due fedeli ortodossi è da ritenersi valido, ma la successiva dichiarazione ortodossa di nullità va considerata come una dichiarazione di divorzio, perciò non accettabile da parte della Chiesa cattolica.
PROFESSOR KAMPOWSKI: MATRIMONIO E CONVIVENZE CARATTERIZZATI DA DUE LOGICHE MOLTO DIVERSE
Relazione conclusiva quella del professore Stephan Kampowski, docente presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Kampowski ha messo in luce le differenze profonde tra matrimonio e convivenze, che non sono di per sé un atto di vincolo pubblico e dunque seguono una logica diversa da quella di chi si sposa. Anche in relazione alla presenza di figli, questi ultimi sono molto più tutelati in un matrimonio che in una convivenza, caratterizzata dall’incertezza della durata. L’affetto non basta: non è l’affetto, certo importante, che fa il matrimonio: “E’ una novità assurda”. Se fosse applicata, si aprirebbe la porta al riconoscimento ‘matrimoniale’ di ogni tipo di legame. Il professor Kampowski ha voluto evidenziare anche che “matrimonio” contiene il “mater munus”, è il ‘luogo’ in cui la sposa può diventare madre. Anche qui: dilaga l’ideologia che vorrebbe trasformare in diritto ogni desiderio, come quello di avere dei figli. Ma la natura ha dei limiti e ciò non può essere. La Chiesa pertanto “non può lasciarsi impressionare da tali ideologie”.
CONVEGNO ALL’ANGELICUM: FEDELI ALLA DOTTRINA SOCIALE - di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 1 ottobre 2015
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Il teologo riformista Kasper:
«Gay si nasce, no ai fondamentalisti in nome del Vangelo»
«Gay si nasce, no ai fondamentalisti in nome del Vangelo»
«Al Sinodo non bisogna avere paura della disputa: senza, non si
può chiarire nulla»
Il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Ap) |
Perché ci sono così tante resistenze, eminenza? Come alla
vigilia del Sinodo dell’anno scorso, anche stavolta ci sono dei cardinali che
firmano un libro su matrimonio e famiglia a difesa della «dottrina»...
«Ma, guardi, non voglio entrare adesso nelle controversie. Il Sinodo è fatto proprio per discutere, del resto non bisogna avere paura della discussione...».
«Ma, guardi, non voglio entrare adesso nelle controversie. Il Sinodo è fatto proprio per discutere, del resto non bisogna avere paura della discussione...».
Sì, ma certe posizioni sembrano dire in anticipo che non
ci devono essere discussioni, no?
«Sì, alcuni vogliono chiudere: non c’è niente da discutere, basta! Ma il Sinodo c’è e anche i problemi ci sono e sono ovvi, bisognerà pure parlarne...». Il cardinale teologo Walter Kasper tira un sospiro, sorride: «Vede, c’è un certo fondamentalismo: si prende una parola del Vangelo e di questa si fa una ideologia per sostenere la propria tesi. È un fondamentalismo nuovo che si fa con una parola e basta, senza considerare l’insieme...».
Il cardinale ha appena presentato all’università Lumsa il libro Testimone della misericordia. Il mio viaggio con Francesco (Garzanti), scritto in forma di conversazioni con Raffaele Luise. Nel testo parla del «cambio di paradigma» di Francesco e ripercorre le questioni dispiegate nella relazione che Bergoglio gli affidò prima del Sinodo dell’anno scorso. Il Papa la elogiò come un esempio di «teologia in ginocchio». Kasper, divenuto punto di riferimento dei riformisti, proponeva di valutare «caso per caso con misericordia», la possibilità di «un cammino penitenziale» per riammettere alcuni divorziati e risposati alla comunione. Non la questione centrale né l’unica, ma «simbolica». Nel libro, tra l’altro, chiede di aprire al Sinodo un «dialogo» sulla contraccezione diffusa tra i fedeli («Lo spero, questo scisma non può durare») e parla di accoglienza e rispetto degli omosessuali: «Per me questa inclinazione è un punto di domanda: non riflette il disegno originale di Dio e tuttavia è una realtà, perché gay si nasce».
«Sì, alcuni vogliono chiudere: non c’è niente da discutere, basta! Ma il Sinodo c’è e anche i problemi ci sono e sono ovvi, bisognerà pure parlarne...». Il cardinale teologo Walter Kasper tira un sospiro, sorride: «Vede, c’è un certo fondamentalismo: si prende una parola del Vangelo e di questa si fa una ideologia per sostenere la propria tesi. È un fondamentalismo nuovo che si fa con una parola e basta, senza considerare l’insieme...».
Il cardinale ha appena presentato all’università Lumsa il libro Testimone della misericordia. Il mio viaggio con Francesco (Garzanti), scritto in forma di conversazioni con Raffaele Luise. Nel testo parla del «cambio di paradigma» di Francesco e ripercorre le questioni dispiegate nella relazione che Bergoglio gli affidò prima del Sinodo dell’anno scorso. Il Papa la elogiò come un esempio di «teologia in ginocchio». Kasper, divenuto punto di riferimento dei riformisti, proponeva di valutare «caso per caso con misericordia», la possibilità di «un cammino penitenziale» per riammettere alcuni divorziati e risposati alla comunione. Non la questione centrale né l’unica, ma «simbolica». Nel libro, tra l’altro, chiede di aprire al Sinodo un «dialogo» sulla contraccezione diffusa tra i fedeli («Lo spero, questo scisma non può durare») e parla di accoglienza e rispetto degli omosessuali: «Per me questa inclinazione è un punto di domanda: non riflette il disegno originale di Dio e tuttavia è una realtà, perché gay si nasce».
Dottrina da una parte, misericordia dall’altra. Possibile
siano in contrasto?
«Ma la misericordia è al fondamento del Vangelo, è la dottrina di Gesù! Metterle in contrasto è insensato. La misericordia è la dottrina fondamentale, la sorgente delle altre. Perché Dio è divenuto uomo? Perché è andato fino alla Croce?».
«Ma la misericordia è al fondamento del Vangelo, è la dottrina di Gesù! Metterle in contrasto è insensato. La misericordia è la dottrina fondamentale, la sorgente delle altre. Perché Dio è divenuto uomo? Perché è andato fino alla Croce?».
Nel libro lei dice che «negli ultimi decenni» spesso la
Chiesa è stata «troppo dottrinalista e giuridicista». Troppo aggrappata alla
«dottrina»?
«A una dottrina astratta, che cala tutto dall’alto. Ma la misericordia, come il Buon Samaritano, considera i problemi concreti, le ferite dell’uomo, e vuole salvare e guarire. Paolo VI citò la parabola del Buon Samaritano come modello della spiritualità del Concilio».
«A una dottrina astratta, che cala tutto dall’alto. Ma la misericordia, come il Buon Samaritano, considera i problemi concreti, le ferite dell’uomo, e vuole salvare e guarire. Paolo VI citò la parabola del Buon Samaritano come modello della spiritualità del Concilio».
E chi dice: questo è contro il Vangelo?
«Io questo argomento non lo capisco perché la misericordia è il Vangelo, e ogni altra cosa si deve vedere in questo contesto».
«Io questo argomento non lo capisco perché la misericordia è il Vangelo, e ogni altra cosa si deve vedere in questo contesto».
In che senso Francesco parla di «conversione pastorale»?
«Il Papa vuole un cambio pastorale, nel senso di avere un insieme delle verità, non isolarne una e lasciare da parte tutte le altre. Questo non va. Attenzione, però: la misericordia non è una verità a buon mercato. Questo è un fraintendimento: la misericordia va fino all’amore al nemico, ha portato Gesù alla Croce».
«Il Papa vuole un cambio pastorale, nel senso di avere un insieme delle verità, non isolarne una e lasciare da parte tutte le altre. Questo non va. Attenzione, però: la misericordia non è una verità a buon mercato. Questo è un fraintendimento: la misericordia va fino all’amore al nemico, ha portato Gesù alla Croce».
Il Papa a Filadelfia ha detto: la tavola del Signore è
apparecchiata per tutti.
«Il peccatore deve convertirsi, è chiaro. Non è una giustificazione del peccato, ma dei peccatori. Questa è la differenza: Gesù non giustifica il peccato, ma i peccatori. Se chiedono perdono: non è un automatismo».
«Il peccatore deve convertirsi, è chiaro. Non è una giustificazione del peccato, ma dei peccatori. Questa è la differenza: Gesù non giustifica il peccato, ma i peccatori. Se chiedono perdono: non è un automatismo».
C’è un’esegesi fondamentalista del Vangelo?
«Sì. Dio ha creato il mondo in sei giorni: ma nessuno oggi pensa sia più così, alla lettera. Certo la parola che il matrimonio non si può sciogliere è chiara, ma già nel Nuovo Testamento questo comandamento di Gesù è adattato a certe situazioni. In Matteo c’è la clausola di “porneia”, di unione illegittima, adulterio, che può essere causa di divorzio. C’è un’eccezione anche nella prima lettera ai Corinzi, e Paolo parla con potestà apostolica. Nelle prime comunità ci sono diverse prassi e una certa flessibilità».
«Sì. Dio ha creato il mondo in sei giorni: ma nessuno oggi pensa sia più così, alla lettera. Certo la parola che il matrimonio non si può sciogliere è chiara, ma già nel Nuovo Testamento questo comandamento di Gesù è adattato a certe situazioni. In Matteo c’è la clausola di “porneia”, di unione illegittima, adulterio, che può essere causa di divorzio. C’è un’eccezione anche nella prima lettera ai Corinzi, e Paolo parla con potestà apostolica. Nelle prime comunità ci sono diverse prassi e una certa flessibilità».
C’è chi dice: la comunione, del resto, non è per i
perfetti...
«Ogni volta che celebriamo la messa diciamo: per la remissione dei peccati. L’eucaristia è per i peccatori, tutti lo siamo. Si dice: per il perdono dei peccati».
«Ogni volta che celebriamo la messa diciamo: per la remissione dei peccati. L’eucaristia è per i peccatori, tutti lo siamo. Si dice: per il perdono dei peccati».
La misericordia come chiave del Sinodo per le situazioni
«difficili»?
«Sì, una chiave che non toglie i comandamenti, la verità, ma dice come applicare verità e comandamenti per aiutare i fedeli. La suprema legge del diritto canonico è la salvezza delle anime. Misericordia è espressione di questa volontà. Il Papa e il Sinodo vogliono rispondere a queste sfide. Il Papa vuole una rivoluzione della misericordia e della tenerezza. Ognuno di noi ne ha bisogno».
«Sì, una chiave che non toglie i comandamenti, la verità, ma dice come applicare verità e comandamenti per aiutare i fedeli. La suprema legge del diritto canonico è la salvezza delle anime. Misericordia è espressione di questa volontà. Il Papa e il Sinodo vogliono rispondere a queste sfide. Il Papa vuole una rivoluzione della misericordia e della tenerezza. Ognuno di noi ne ha bisogno».
I padri sinodali saranno aperti alla misericordia?
«Senza dubbio. Si discuterà piuttosto delle concrete conseguenze. Ci sarà una disputa, se vuole, ma non bisogna averne paura. Senza disputa non si può chiarire nulla».
«Senza dubbio. Si discuterà piuttosto delle concrete conseguenze. Ci sarà una disputa, se vuole, ma non bisogna averne paura. Senza disputa non si può chiarire nulla».
di Gian Guido Vecchi
Chicago: madre regala al figlio di 14 anni gli ormoni per diventare donna
www.liberoquotidiano.it/.../Madre-regala-al-figlio-di-1...
Sinodo. Lavori, discreti, in corso.
Domani saranno rivelate le nuove procedure per il Sinodo sulla Famiglia, previsto per ottobre; e secondo quanto scrive Edward Pentin non c’è da aspettarsi molta trasparenza. Intanto un gruppo è al lavoro, in massina discrezione...
Domani saranno rivelate le nuove procedure per il Sinodo sulla Famiglia, previsto per ottobre; e secondo quanto scrive Edward Pentin non c’è da aspettarsi molta trasparenza: gli interventi dei Padri sinodali non dovrebbero essere resi pubblici, come è avvenuto l’anno scorso, in totale rottura con la prassi di sempre, i lavori dei Circuli Minores anch’essi segreti, o riassunti e filtrati dagli addetti stampa.
Scrive Pentin inoltre che non ci saranno né un documento intermedio, né un messaggio finale. “Il Papa non vuole niente di scritto dai Padri sinodali”. Forse per essere il più libero possibile di decidere senza nessun tipo di legame o suggerimento. Un po’ come è avvenuto per il Motu Proprio sui processi di nullità, dove gli uffici competenti della Santa Sede non sono stati neanche consultati.
In questo contesto, ci giunge la notizia che da una dozzina di giorni una trentina di persone, quasi tutti gesuiti, con qualche argentino, stanno lavorando intorno ai temi del Sinodo, in maniera molto riservata, sotto il coordinamento di padre Antonio Spadaro, il direttore della Civiltà Cattolica, che passa molto tempo a Santa Marta, in consultazione con il Papa.
La discrezione sui lavori si estende anche ai gesuiti della stessa Casa, la villa della Civiltà Cattolica, Villa Malta, sul Pincio, dove viene svolto una parte del lavoro. Un’ipotesi è che la “task force” lavori per fornire al Papa gli strumenti per un eventuale documento post-sinodale in tema di eucarestia ai divorziati risposati, conviventi e coppie dello stesso sesso.
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