Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)
(Mt 3, 10)
Che cosa dobbiamo
fare, fratelli?
Nulla è mai del tutto perduto, quando c’è di mezzo
la grazia. Se i cittadini di Gerusalemme, dopo aver ascoltato san Pietro imputare
loro la morte di Gesù, con il cuore trafitto dal pentimento ebbero speranza
sufficiente per porgli questa domanda (cf. At 2, 36-37), quanto più coloro che
Lo servono fedelmente e desiderano ardentemente conoscere la Sua volontà hanno
il diritto di porgerla! La situazione surreale in cui, loro malgrado, si
trovano rende tale questione quanto mai pressante, ma costituisce altresì un
argomento stringente per reclamare un rapido esaudimento. Quando tutto sembra
crollare, il Signore della storia non può abbandonare i Suoi fedeli allo
smarrimento e all’incertezza; è Lui, l’unico in grado di aprirlo, che in virtù
della Sua morte redentrice e della Sua risurrezione ha preso dalla destra del
Padre il rotolo sette volte sigillato che contiene i Suoi insondabili decreti
circa la sorte dell’umanità (cf. Ap 5, 6-7).
Se, nella storia della Chiesa, si è colpito il clero
simoniaco e concubinario negandogli ogni forma di sostentamento e disertandone
le celebrazioni, tanto più è doveroso farlo nei confronti di quei chierici che
demoliscono la fede dei semplici con il loro insegnamento eterodosso e con la
loro condotta immorale. Non frequentate più le parrocchie in cui si predicano
eresie o si dà scandalo con comportamenti indegni; non fate più offerte e non
chiedete più i Sacramenti in quei luoghi, ma rivolgetevi soltanto a sacerdoti
affidabili, anche se fosse necessario spostarsi. È pur vero che, a norma di
diritto, bisogna far riferimento alla parrocchia nel cui territorio si ha il
domicilio; ma, visto che già tanti ministri e fedeli si esimono da sé dal
rispetto dei canoni per motivi di preferenza o di amicizia, perché mai
dovrebbero sentirsi vincolati in coscienza quelli che vogliono preservare la
propria fede ed essere certi di ricevere la grazia?
Ciò che in tempi normali è reprensibile, in
circostanze eccezionali può diventare doveroso, purché si tratti, ovviamente,
di questioni attinenti al diritto meramente ecclesiastico. I sacerdoti refrattari, durante il Terrore, non
chiedevano certo il certificato di residenza ai fedeli che si rivolgevano a
loro. Noi non siamo ancora costretti a darci alla macchia per esercitare il sacro
ministero, ma a celebrare la Messa antica quasi di nascosto, sì – e per
sfuggire alla mannaia non di tribunali rivoluzionari, ma di vescovi
“cattolici”. La nostra coscienza può quindi rimanere in pace, quand’anche non
osserviamo norme del codice del tutto relative: la salus animarum
non è forse la suprema legge della Chiesa, come ci hanno ripetuto in modo
martellante nella nostra “formazione”? Solo che, da quanto è dato arguire,
secondo loro noi dovremmo salvare le anime autorizzando ciascuno a fare
tranquillamente quello che gli pare in base alla sua nozione personale di bene
e di male…
Se i vostri Pastori vi chiedono conto di ciò che
fate, rispondete spiegando loro apertamente le vostre motivazioni, anche a
costo di irritarli o di farvi giudicare integralisti, ma guardatevi bene dal
farvi trascinare in una discussione dalla quale uscireste offesi e malconci,
dato che non maneggiate quella dialettica perversa che si insegna nei seminari
per sfornare preti capaci di aver ragione anche quando hanno torto in modo
evidente. Dite quel che dovete dire e scappate via, lasciandoli cuocere nel
loro brodo; in ogni caso, avrete compiuto nei loro confronti un atto di carità
intellettuale, e chi non è completamente accecato dall’orgoglio si porrà
qualche salutare domanda. In un’epoca in cui tutto è capovolto, può pure capitare
che tocchi alle pecore salvare il pastore.
È ora di far sentire la propria voce dal basso, dato
che quanti erano pronti a farlo dall’alto sono stati bellamente imbavagliati. L’atteso
Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, che si aprirà domattina, è già stato
preventivamente blindato dalla suprema autorità, visto che in quello
preparatorio dell’anno scorso ha trovato una resistenza molto più consistente e
agguerrita del previsto. Secondo il nuovo regolamento, appositamente promulgato
per l’occasione, i Padri sinodali non si riuniranno mai in assemblea generale,
ma lavoreranno unicamente in circoli tematici e sotto stretto segreto. Alla fine
il Sommo Pontefice emanerà subito – presumibilmente senza nemmeno avere il
tempo di dare un’occhiata alle posizioni emerse durante il sinodo – un
documento conclusivo che non potrà essere, come negli altri casi, una sintesi
dei diversi contributi (cosa che richiede di solito da un anno a due di
lavoro), ma sarà con ogni probabilità un testo preparato in anticipo; i bene
informati sostengono in effetti che un gruppo di “esperti” sarebbe già all’opera.
Una solenne perdita di tempo, insomma; una pagliacciata di regime in cui le
posizioni contrarie non avranno voce – a meno che qualcuno dei buoni non
infranga il regolamento…
Manco a dirlo, si fa tutto per il pueblo… che in questo caso è composto –
parola di prefetto della Rota romana – di turbe di infelici che la Chiesa
avrebbe condannato ingiustamente e senza appello. Se c’è qualcuno che ha il
diritto di protestare, sono gli avvocati rotali, che vedranno precipitare i
loro favolosi guadagni… a meno che non si crei una procedura per l’annullamento
dei matrimoni omosessuali. Ebbene sì, anche di questo dovrà occuparsi il sinodo sulla famiglia – visto che non è
più ben chiaro che cosa si intenda con il termine. Se il vostro Vescovo è
“aperto” al riconoscimento (senza però usare la parola matrimonio!) di diritti civili per le cosiddette coppie dello stesso
sesso, prendete la decisione di non firmare più per la Chiesa Cattolica nella
prossima dichiarazione dei redditi e scrivetegli una lettera per esporgliene il
motivo. Anche in questo caso, chissà che non si ravveda – se non altro per
questioni di bilancio.
Per concludere, raccomando a tutti (anche se mi do
la zappa sui piedi) di passare meno tempo a navigare sulla Rete alla ricerca di
fatti e misfatti ecclesiastici su cui riversare il proprio sdegno o con cui
rinfocolarlo, e un po’ più in ginocchio davanti al crocifisso o al tabernacolo.
Qualsiasi cosa possiamo fare, non servirà a nulla senza la preghiera, dato che
tutto dipende dalla grazia di Dio. Il nostro non è un combattimento contro le
forze della carne, ma contro le potenze demoniache che manovrano il mondo
incredulo e i falsi cristiani suoi alleati. Recitate l’esorcismo di Leone XIII
– ma solo, ovviamente, se siete incontestabilmente in stato di grazia – e
riprendete la Preghiera infuocata del
Montfort, qualora l’abbiate tralasciata. Urlate al Cielo come lui, con lo
stesso ardore e la stessa incrollabile fede. Presto o tardi dovrà pur
esaudirci.
Amen! Il Signore ti benedica! Uniti nella preghiera.
RispondiEliminaGrazie Don