Nella
storia della Chiesa, lungo tutte le epoche, è emersa, tra le altre, una
caratteristica costante: l'avversione per l'errore, la ricerca
sistematica delle ragioni su cui si fonda e una risposta con cui
controbatterlo. Il fine di questa lotta è sempre stato quello di
mantenere aperto il passaggio a Dio o, detto diversamente, l'amore per
la verità evangelica.
L'errore religioso che gli si contrappone può essere di tipo dogmatico, morale, liturgico o disciplinare in senso generico.
Nella
lotta contro l'errore gli ecclesiastici hanno fatto alcuni errori, sia
in Occidente sia in Oriente, sconfinando in un fanatismo tale da ledere o
sopprimere le persone.
L'epoca
attuale è il trionfo dell'umanismo, dei diritti dell'uomo, di una
supposta libertà in ogni settore, compreso quello religioso.
Nell'attuale
contesto molti ecclesiastici e non pochi laici cadono nell'errore
opposto: pensano che non sia giusto criticare chi ha idee religiose
dissonanti con le proprie, chi si oppone o addirittura rovescia le basi
sulle quali si fonda il Cristianesimo. I guardiani dell' "ortodossia
religiosa" sono molto mal visti, soprattutto dall'attuale papa.
A mio avviso, siamo ben lungi dal giusto equilibrio e dal semplice buon senso!
Questo è così vero che chiunque tenti di ricordare l'ordine tradizionale è tacitato quando non violentemente maltrattato.
Pure
nel mio blog ogni tanto giunge qualche voce prevenuta e ignorantella
che scrive: "Sei sempre pronto a puntare il dito, a criticare censurare,
mettere alla gogna. Ma pensa a te stesso!".
L'ignoranza
è voluta perché se chi scrive così sapesse leggere bene capirebbe che
non amo umiliare le persone, anche se incorrono in pesanti errori (vedi
il mio post precedente sull'ex abate di Montecassino). Tra il mio stile e
quello di un sito integrista come Pontifex (tanto per fare un esempio) c'è un vero e proprio abisso e bisogna essere ciechi per non vederlo...
Viceversa,
l'errore in quanto tale ha bisogno di essere chiamato per quello che è
(è questione di integralità, non di integrismo!), se ne deve capire la
genesi, il terreno di coltura o l'ambiente nel quale nasce e si
sviluppa.
Anche
chi si occupa semplicemente di storia della filosofia o di storia delle
idee, fa lo stesso lavoro: cerca d'indagare perché e in qual momento
storico certe idee si sono sviluppate. Questa disanima dovrebbe essere
fatta il più possibile a sangue freddo, cosa assai difficile per alcuni
spiriti e addirittura impossibile agli integralisti.
Infatti,
il credente sa che la coscienza personale viene giudicata solo da Dio.
Ma questo non deve esimerlo dal capire il presente, dall'avere una
coscienza più lucida possibile su quanto sta accadendo, dal motivare
profondamente le basi della sua fede.
È quanto in piccolo si cerca di fare in questo blog e che mi augurerei facesse ognuno.
Capisco
benissimo che la nostra epoca, apparentemente assai buonista, finisce
inevitabilmente per scambiare il giudizio di un'idea con la condanna di
una persona, ma questo non dovrebbe fermare alcun ambiente ecclesiastico
sano e, personalmente, non ferma neppure me.
Il problema di chi fa queste sviste non è mio e non dovrebbe neppure essere della Chiesa.
Il fatto, poi, che nella Chiesa possano esistere uomini deboli e peccatori non può comportare il silenzio di questi ultimi se si tratta di ricordare le verità religiose. Un uomo ladro che ci spiega correttamente il teorema di Pitagora non inficia il teorema stesso. Allo stesso modo, un uomo fragile che ricorda la sana tradizione ecclesiastica, per quello che è, non inficia la validità del suo discorso. È certamente augurabile che il credente sia coerente con quanto ricorda a se stesso e agli altri (per rendere operante quanto validamente crede), ma non può essere tacitato da nessuno se menziona le verità evangeliche e le loro inevitabili conseguenze.
Il fatto, poi, che nella Chiesa possano esistere uomini deboli e peccatori non può comportare il silenzio di questi ultimi se si tratta di ricordare le verità religiose. Un uomo ladro che ci spiega correttamente il teorema di Pitagora non inficia il teorema stesso. Allo stesso modo, un uomo fragile che ricorda la sana tradizione ecclesiastica, per quello che è, non inficia la validità del suo discorso. È certamente augurabile che il credente sia coerente con quanto ricorda a se stesso e agli altri (per rendere operante quanto validamente crede), ma non può essere tacitato da nessuno se menziona le verità evangeliche e le loro inevitabili conseguenze.
Quando,
cercando di dare ragione della propria fede, si è zittiti aspramente
non si potrà non avere il fondatissimo sospetto che chi lo fa si sente
mettere a nudo fino al punto da apparire a tutti come ateo, in palese
contraddizione con le basi della sua fede, anche se si mostra grande credente o gran sacerdote.
I veri "nemici", infatti, non sono esterni al Cristianesimo ma vivono profondamente in esso giungendo ad occupare cariche istituzionali anche molto significative.
Il buonismo con cui moltissimi si riempiono la bocca serve, in realtà, solo a nascondere tali cose in modo che gli "operatori di iniquità" di evangelica memoria continuino ad agire indisturbati ...
I veri "nemici", infatti, non sono esterni al Cristianesimo ma vivono profondamente in esso giungendo ad occupare cariche istituzionali anche molto significative.
Il buonismo con cui moltissimi si riempiono la bocca serve, in realtà, solo a nascondere tali cose in modo che gli "operatori di iniquità" di evangelica memoria continuino ad agire indisturbati ...
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