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lunedì 30 novembre 2015

La prassi del "fatto compiuto"

L’ “intercomunione” coi Luterani


Negli scorsi articoli abbiamo cercato di indicare la gravità delle teorie che predicano un accesso indiscriminato all’Eucarestia, teorie che spesso sottendono una nozione di Chiesa cattolica - ma anche di Eucarestia - che a ben vedere non è più cattolica. L’intima connessione dei due dogmi fa sì che tali attacchi coinvolgano inevitabilmente l’una e l’altra verità. Nello stesso terreno dottrinale nasce la possibilità di ammettere la cosiddetta “intercomunione” coi Luterani. Su questo argomento pubblichiamo la risposta di Mons. Brunero Gherardini, il quale per anni ha tenuto la cattedra di Ecclesiologia ed Ecumenismo alla Pontificia Università Lateranense, scrivendo numerosi saggi sull’argomento ed offrendo spesso la sua consulenza su tale materia ai Dicasteri romani. Dalle sintetiche espressioni del teologo emerge quanto preoccupante sia - specialmente sul piano ecclesiologico - il diffondersi di certe tesi e della prassi del "fatto compiuto.                  

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Cosa s’intende per “intercomunione”?

“Per rispondere in maniera adeguata analizzando anche i documenti più recenti ci vorrebbe non un articolo, non più articoli, ma un’intera monografia. Si rilevi anzitutto l’improprietà del termine, non solo perché l’idea d’intercomunione già di per sé contiene un chiaro riferimento all’idea di partecipazione e non ha quindi bisogno di sottolinearla con il prefisso inter, ma anche perché il suo ambito semantico s’estende, secondo la tradizione cristiana più antica, dal sacramento eucaristico alle singole chiese, colorandosi d’una tonalità ecclesiologica. Il termine insomma indica non solo la consumazione delle offerte sacramentali, ma anche un rapporto tra chiesa e chiesa o tra confessione e confessione”. 


Cosa comporta tale teoria e cosa vuol significare?

“Dirò subito che per intercomunione deve intendersi la traduzione sintetica anche se non onnicomprensiva dell’espressione classica communicatio in sacris. Coloro che son separati dall’unità visibile della Chiesa o per scisma o per eresia, son per ciò stesso impediti, o tagliati fuori dalla comunione ecclesiale, e di conseguenza anche dalla comunione eucaristica; come tali né posson partecipare alla liturgia dei cattolici, né posson comunicarsi alla loro mensa eucaristica, così come i cattolici sono impediti di partecipare ai culti di scismatici ed eretici. A fronte di tale dottrina e relativa prassi, sta la situazione odierna, fiorita in ambienti ecumenici e tendenzialmente avversa ai limiti dellacommunicatio in sacris. La tendenza non raramente scioglie le briglie della “scapigliatura” ecumenica e l’intercomunione con scandalo negli uni e negli altri, diventa cosa fatta: quasi il segno dell’auspicata ed in tal modo iniziata unità”.   

E’ possibile l’intercomunione coi Luterani?

“In merito alla comunione fra i cattolici e i fratelli separati come eredi della Riforma o di chiese ad essa ispirate, il loro rifiuto dei sacramenti e della teologia della transustanziazione e quindi delle presenza sostanziale rende illecita ed insulsa ognicommunicatio in sacris coi cattolici”. 

Il sentimento prende forse il posto della dottrina?

“In materia tanto delicata, la pressione emotiva non è buona consigliera. Apprezzo Von Allmen quando, sottraendosi all’emozione, vuol trattarne “una buona volta per tutte senza sotterfugi e mezze parole”. Anche a costo di una chiarezza brutale. Ecumenicamente parlando, proprio questa sembra mancare ai protagonisti del dialogo interconfessionale. So bene anch’io che la testimonianza di cristiani, divisi sui fondamenti della loro stessa fede, è meno credibile, oltre che meno efficace. Ma non sarà un’intercomunione “ad ogni costo” il motivo d’una loro maggiore credibilità ed efficacia”.

Riflessioni di Mons. Gherardini

26 novembre 2015, San Silvestro Abate


La Redazione di Disputationes Theologicae

2 commenti:

  1. quella donna che eleva l'ostia è proprio convinta che sarà consacrata?....e da quale spirito?è una povera illusa e trattandosi di una cosa sacra direi blasfema.... è solo il sacerdote cattolico rigorosamente maschio il solo che ha ricevuto l'incarico di consacrare nel nome di Gesù!ma una povera donnicciola che gioca a fare il" prete"....povera lei se non si pente e aderisce alla vera sola religione......

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  2. La maggior parte del sedicente "clero cattolico" è probabile si trovi nelle medesima condizione della "pretessa. Eh sì...il castigo sarà mooolto grande, purtroppo!!!".

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