A testa alta per
umiltà
Quando
cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la
vostra liberazione è vicina (Lc 21, 28).
Non è un’ossessione di chi parla, ma la convinzione
di un autorevole prelato che ha pagato cara la sua parrhesía: stiamo attraversando una prova apocalittica. Più e più
volte, nella storia cristiana, cataclismi naturali e pubblici sconvolgimenti
sono stati interpretati come segni della fine imminente; ma l’uomo non era
ancora in grado di provocare terremoti e maremoti bombardando la ionosfera con
radiazioni ad altissima intensità che, riflesse verso il suolo, sviluppassero
una potenza devastante, né di fabbricare armi nucleari, chimiche e
batteriologiche che, messe in mano a fanatici indemoniati, diventassero un
incubo per i popoli del mondo. Più e più volte il dilagare della peste aveva
decimato interi Paesi, ma non virus militari creati in laboratorio. Più e più
volte conflitti sanguinosi avevano falciato le nuove generazioni, ma mai questo
era successo, in una non dichiarata guerra planetaria, negli ospedali pubblici
e a spese dei cittadini. Più e più volte i cristiani hanno subìto persecuzioni
spaventose, ma i massacri indiscriminati e l’odio pubblico contro la loro fede
non avevano raggiunto gli inauditi livelli di oggi.
Forse non vediamo ancora i segni celesti
preannunciati da Gesù, ma le manipolazioni climatiche stanno stravolgendo le
stagioni e i fenomeni atmosferici, provocando tempeste e uragani di forza mai
vista. Forse non siamo ancora in angoscia per il fragore del mare e dei flutti,
ma un grosso meteorite potrebbe piombare sulla terra sollevando gli oceani e
provocando rovesci torrenziali come al tempo del diluvio. Forse l’ordine del
cielo non è ancora sconvolto, ma quello della terra è messo a dura prova; gli
angeli stanno saldi ai loro posti, ma gli uomini non sanno più chi sono né che cosa
fanno, confusi nella loro stessa identità di genere e incapaci di custodire i
vincoli più sacri. La verità divina è in sé immutabile, ma chi la dovrebbe
trasmettere la adultera, svuotandola, nelle menti di chi lo ascolta. La dignità
della creatura libera, cosciente e responsabile è intangibile in se stessa, ma
chi infantilizza le masse, di fatto, gliela toglie. Dopo un’alluvione si può
spalare il fango e ricostruire gli edifici, ma rimuovere quello che copre i
cuori e restaurare le anime dopo l’inondazione di peccati che risulta da tutto
questo… sarà molto più arduo.
Pessimismo radicale? Catastrofismo ottuso? No, è
solo uno sguardo realistico sulla realtà odierna alla luce di quelle parole che
non passeranno mai, a differenza di
cielo e terra. Quelle medesime parole ci invitano paradossalmente ad alzare la
testa, quando cominceremo a veder accadere queste cose: sarà segno che il Regno
di Dio – e la conseguente liberazione di chi lo attende con sincerità operosa –
è alle porte. «In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto» (Lc 21, 32). La
generazione a cui Gesù parlava lo vide avverarsi nella distruzione del Tempio,
che segnò la fine di un’epoca. Ogni generazione – ci ammonisce sant’Efrem Siro
– deve altresì considerarsi quella indicata dal Signore perché la profezia
potrebbe adempiersi nel suo tempo. Ma la nostra
generazione, indubbiamente, ha speciali motivi per candidarsi. Suona più che
mai opportuna e urgente, di conseguenza, l’esortazione di san Bernardo:
«Fate oggetto di contemplazione la doppia visita del
Cristo, riflettendo su quanto ci ha donato nella prima e su quanto ci ha
promesso per la seconda. “È giunto infatti il momento”, fratelli, “in cui ha
inizio il giudizio a partire dalla casa di Dio” (1 Pt 4, 17). Ma quale sarà la
sorte di coloro che, attualmente, rifiutano questo giudizio? Chi infatti si
sottrae al giudizio presente, in cui il principe di questo mondo viene cacciato
fuori, aspetti, o piuttosto tema il Giudice futuro, dal quale sarà cacciato
fuori insieme al suo principe. Se invece noi ci sottomettiamo già ora ad un
giusto giudizio, siamo sicuri e “aspettiamo come salvatore il Signore Gesù
Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al Suo
corpo glorioso” (Fil 3, 20-21). “Allora i giusti splenderanno come il sole nel
regno del Padre loro” (Mt 13, 43). Il Salvatore trasfigurerà con la Sua venuta il nostro misero corpo per conformarlo al
Suo corpo glorioso solo se già prima troverà rinnovato e conformato
nell’umiltà al Suo il nostro cuore. Per questo dice: “Imparate da me, che sono
mite e umile di cuore” (Mt 11, 29)».
Il santo Dottore distingue a questo punto tra due
specie di umiltà: quella di conoscenza, che ci fa riconoscere il nostro nulla,
e quella di volontà, che ci fa rifuggire i vani successi del mondo (i quali non
procurano altro che quegli affanni e dissipazioni di cui dobbiamo guardarci
dall’appesantirci). La seconda si impara imitando Colui che, pur essendo Dio,
esinanì Se stesso assumendo la forma di servo (cf. Fil 2, 6-7) e che,
sottrattosi alla folla che voleva farlo re, si presentò spontaneamente a quelli
che lo avrebbero crocifisso (cf. Gv 6, 14-15; 18, 3-4). La prima – possiamo
soggiungere – non possiamo impararla da Lui, nel quale «abita corporalmente tutta
la pienezza della divinità» (Col 2, 9); allora, oltre che negativamente, cioè
dal limite della nostra debolezza e delle nostre cadute, apprendiamola anche in
positivo dal purissimo cuore di Colei che, riconoscendo davanti a Dio la
propria povertà di creatura, meritò di diventarne Madre. Solo così quel giorno
terribile, piuttosto che abbattersi su di noi come un laccio, ci troverà pronti
ad entrare nel Regno eterno di Colui che tra poco, sotto il velo del pane e del
vino, si donerà a noi come soprasostanziale cibo del cammino e fin d’ora regna
con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Dal fico imparate la similitudine: quando vedete che il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che vicina è l’estate. Così anche, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che il Cristo sta per venire. In verità vi dico: non passerá questa generazione CHE NON MI VOLLE, prima che tutto ciò avvenga.
RispondiEliminaDa: l'Evangelo come mi é stato rivelato vol.9 cap 596.pag422.(Maria Valtorta)
La nostra generazione ha rifiutato Nostro Signore Gesù Cristo Re. Secondo il mio umile parere, questo rifiutare Gesù come Re dei Re é il ramo del fico.