ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 1 dicembre 2015

Cosa ci dice, invece, la Chiesa?

Bergoglio. C’è un solo modo per vincere una guerra: non farla. Cosa ci dice la Chiesa?

di CdP Ricciotti.
Partiamo con alcune riflessioni di Bergoglio:
«La guerra è proprio la scelta per le ricchezze: “Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse”. […] C’è una parola brutta del Signore: “Maledetti!”. Perché Lui ha detto: “Benedetti gli operatori di pace!”. Questi che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti» (RAI News).
«C’è un solo modo per vincere una guerra: non farla […] Dobbiamo camminare insieme, è sempre meglio l’amicizia che la lotta, la pace che la guerra […] Camminare uniti ci aiuta a essere solidali» (TgCom24).
«La guerra porta distruzione e moltiplica le sofferenze delle popolazioni. Speranza e progresso vengono solo da scelte di pace» (Il Giornale).
«In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo (???  come, con i fiori ???, NdA).
I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo anche avere memoria! Quante volte, con questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto, le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una vera guerra di conquista! Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: “E’ un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?”. Soltanto questo, niente di più» (Vatican.va).
«Davvero la guerra è la “madre di tutte le povertà”, la guerra impoverisce la famiglia, una grande predatrice di vite, di anime, e degli affetti più sacri e più cari» (Vatican.va).
«[…] in ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra i fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello» (Vatican.va).
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Che cos’è il pacifismo? «Il pacifismo è una filosofia che incarna il rifiuto della guerra e diversi movimenti sociali che nel corso della storia hanno agito ed agiscono affinché tale filosofia venga messa in pratica. Il termine si riferisce a un ampio spettro di posizioni, che vanno dalla specifica condanna della guerra a un approccio totalmente nonviolento alla vita. In definitiva, il pacifismo può avere basi etiche (la convinzione che la guerra sia moralmente sbagliata) oppure pragmatiche (la convinzione che la guerra non sia mai efficace). Il pacifismo si esprime in un ampio ventaglio di posizioni, da quelle più moderate a quelle più estremiste. Esistono difatti specifiche concezioni di pacifismo fondate essenzialmente su credenze religiose (e quindi su basi fondamentalmente etiche), oppure su ideologie politiche (con combinazioni variabili di etica e pragmatismo)» (Wikipedia).
Cosa sappiamo dell’Anabattismo? «Movimento religioso di matrice cristiana nato in Europa nel XVI secolo, nell’ambito delle Riforma protestante […] Di fronte a un Movimento che predicava la netta separazione tra stato e chiesa, che rifiutava la chiesa obbligatoria e multitudinista in favore di una chiesa di professanti, nella quale si entrava con un battesimo consapevolmente richiesto (mettendo in soffitta la chiesa costantiniana), e che praticava un rigoroso e totale pacifismo tale da rifiutare di prendere le armi anche contro i Turchi, ormai alle porte dell’Impero, le autorità secolari e religiose, cattoliche e protestanti, decisero di mettere la parola fine sia sull’anabattismo che sugli anabattisti» (Wikipedia).
Per brevità ho usato solo Wikipedia, tuttavia il sito Eresie.it alla voce “Pacifismo” ci presenta una carrellata infinita di campioni dell’eresia (clicca qui).
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Cosa ci dice, invece, la Chiesa?
Quinto comandamento. 193. Che ci proibisce il quinto comandamento: Non ammazzare? «Il quinto comandamento – Non ammazzare – ci proibisce di recar danno alla vita sia naturale che spirituale del prossimo e nostra; perciò ci proibisce l’omicidio, il suicidio, il duello, i ferimenti, le percosse, le ingiurie, le imprecazioni e lo scandalo. II quinto comandamento impone l’amore del prossimo col rispetto al massimo bene nostro e altrui: la vita. Perciò proibisce di togliere la vita naturale a noi (suicidio) e agli altri (omicidio), di danneggiarla (percosse, ferimenti); proibisce inoltre tutto ciò che dispone a danneggiare o togliere la vita col suicidio o l’omicidio (duello, ingiurie, imprecazioni); infine proibisce tutto ciò che può togliere o danneggiare la vita soprannaturale (scandalo)» (Catechismo san Pio X).
Leggiamo il commento al Catechismo di san Pio X (ed. CLS, 2009, p. 299 ss.):
«I. Il quinto comandamento: Non ammazzare, ci proibisce… l’omicidio. – Dio è padrone della vita. Non è quindi lecito uccidere, eccetto in tre casi:
«1)  In guerra. – Quando la guerra è giusta (difensiva o anche offensiva) il soldato può uccidere il nemico senza peccato. Praticamente chi viene mobilitato non è tenuto a far ricerche per sapere se la guerra è giusta o ingiusta. E’ invece obbligato chi si arruola volontario;
«2) Per legittima difesa. – Quando non vi sia altro mezzo per difendere e salvare la nostra vita o quella dei nostri cari, o anche per difendere beni di grandissimo valore (virtù, beni necessari alla vita), è permesso uccidere l’aggressore, purché si faccia solo allo scopo di difendersi, e non per vendetta o per altro motivo. Se basta fuggire, chiamare aiuto per salvarsi, o immobilizzare, ferire l’assalitore, non è permesso uccidere;
«3) Dall’autorità competente. – L’autorità pubblica può infliggere la pena di morte ai malfattori che sono di grave danno e pericolo alla società, sia per eliminare il pericolo, sia per punire il reo e ammonire gli altri ad evitare simili delitti.
«Fuori di questi tre casi chi uccide si rende colpevole del gravissimo peccato di omicidio, anche se la vittima ha appena cominciato a vivere da pochi istanti nel seno materno, o è un vecchio invalido, o un infermo in agonia. Non è lecito, per nessun motivo abbreviare la vita, neppure di un minuto secondo».
Le Crociate furono indette per scopi sia difensivi che offensivi, contro l’avanzata e l’oppressione  dei predoni maomettani. I maomettani, come noto, generalmente favorivano metodi paragonabili a quelli dell’ISIS di oggi (ci sarebbe tanto da scrivere a tal proposito).
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Spiega san Tommaso nella Somma Th II-II q40: «Perché una guerra sia giusta si richiedono tre cosePrimo, l’autorità del principe, per ordine del quale deve essere proclamata. Infatti una persona privata non ha il potere di fare la guerra: poiché essa può difendere il proprio diritto ricorrendo al giudizio del suo superiore. E anche perché non appartiene ad una persona privata raccogliere la moltitudine, cosa che è indispensabile nelle guerre. E siccome la cura della cosa pubblica è riservata ai principi, spetta ad essi difendere lo stato della città, del regno o della provincia cui presiedono. E come lo difendono lecitamente con la spada contro i perturbatori interni, col punire i malfattori, secondo le parole dell’Apostolo: “Non porta la spada inutilmente: ché è ministro di Dio e vindice nell’ira divina per chi fa il male”; così spetta ad essi difendere lo stato dai nemici esterni con la spada di guerra. Ecco perché ai principi vien detto nei Salmi: “Salvate il poverello, e il mendico dalle mani dell’empio liberate”. E S. Agostino scrive: “L’ordine naturale, indicato per la pace dei mortali, esige che risieda presso i principi l’autorità e la deliberazione di ricorrere alla guerra”.
«Secondo, si richiede una causa giusta: e cioè una colpa da parte di coloro contro cui si fa la guerra. Scrive perciò S. Agostino: “Si sogliono definire giuste le guerre che vendicano delle ingiustizie: e cioè nel caso che si tratti di debellare un popolo, o una città, che han trascurato di punire le malefatte dei loro sudditi, o di rendere ciò che era stato tolto ingiustamente”.
«Terzo, si richiede che l’intenzione di chi combatte sia retta: e cioè che si miri a promuovere il bene e ad evitare il male. Ecco perciò quanto scrive S. Agostino: “Presso i veri adoratori di Dio son pacifiche anche le guerre, le quali non si fanno per cupidigia o per crudeltà, ma per amore della pace, ossia per reprimere i malvagi e per soccorrere i buoni”. Infatti può capitare che, pur essendo giusta la causa e legittima l’autorità di chi dichiara la guerra, tuttavia la guerra sia resa illecita da una cattiva intenzione. Dice perciò S. Agostino: “La brama di nuocere, la crudeltà nel vendicarsi, lo sdegno implacabile, la ferocia nel guerreggiare, la smania di sopraffare, e altre cose del genere sono giustamente riprovate nella guerra”».
Ancora l’Aquinate: «IIª-IIae q. 40 a. 1 ad 1 SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: Come dice S. Agostino; “prende la spada colui che si arma contro il sangue di qualcuno, senza il comando o il permesso di nessun potere legittimo e superiore”. Chi invece usa la spada con l’autorità del principe o del giudice, se è una persona privata, oppure per zelo della giustizia, e quindi con l’autorità di Dio, se è una persona pubblica, non prende da se stesso la spada, ma ne usa per incarico di altri. E quindi, non merita una pena. – Tuttavia anche quelli che usano la spada in modo peccaminoso non sempre sono uccisi di spada. Essi però periscono sempre con la loro spada; perché se non si pentono sono puniti del peccato di spada per tutta l’eternità.
«IIª-IIae q. 40 a. 1 ad 2. Come nota S. Agostino, tali precetti devono essere osservati sempre con le disposizioni interne: in modo cioè, che uno sia sempre disposto a non resistere, o a non difendersi, quando ciò fosse doveroso. Ma talora bisogna agire diversamente per il bene comune, e per il bene stesso di quelli contro cui si combatte. S. Agostino infatti scriveva: “Spesso bisogna adoperarsi non poco presso gli avversari per piegarli con benevola asprezza. Infatti per colui al quale viene tolta la libertà di peccare è un bene essere sconfitto: poiché niente è più infelice della felicità di chi pecca, la quale accresce un’iniquità degna di pena, mentre la cattiva volontà si rafforza come un nemico domestico”.
«IIª-IIae q. 40 a. 1 ad 3. Quelli che fanno delle guerre giuste hanno di mira la pace. Perciò essi sono contrari solo alla pace cattiva, che il Signore “non è venuto a portare sulla terra”, come dice il Vangelo. Scriveva S. Agostino a Bonifacio: “Non si cerca la pace per fare la guerra; ma si fa la guerra per avere la pace. Sii dunque pacifico nel guerreggiare, per indurre con la vittoria al bene della pace coloro che devi combattere”.
di CdP Ricciotti 
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