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venerdì 11 dicembre 2015

Il neo-natale

Sotto una tonnellata di melassa, ecco sepolto il Natale cristiano 

Prendete nota: Gesù non si è incarnato per la redenzione dell’uomo, ma per fondare l’ennesima Onlus di assistenza e promozione sociale. Forse sarà messo sotto inchiesta il Buon Samaritano, perché ha soccorso la vittima dei briganti senza prima chiedergli il calcolo dell’ISEE.

di Paolo Deotto
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zzzzbuon_samaritanoSull’onda lunga di una chiesa che nel giorno dell’Immacolata celebra, con proiezioni sulla facciata della basilica centro della cristianità, un festival animalista/naturalista, ecco che arriviamo naturaliter al Natale neopagano.
Ce ne fornisce un bell’esempio un articolo (vedi in calce) sul Mattino di Padova di oggi, nel quale l’autore, Umberto Marinello, immagina che scriva, nientemeno, Gesù Bambino, che per prima cosa fa un rimprovero ai Re Magi, perché portare oro, incenso e mirra al Re dei re non va bene.
Ma come? Cari Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, non lo sapete che dal 13.3.13 (roba da far impazzire gli appassionati di numerologia…) è cambiato tutto e finalmente la Chiesa è diventata chiesa, una delle tante, in ansiosa attesa di fondersi in un nuovo monstrum che sarà chiamato “chiesa universale”? E poiché la chiesa universale non potrà adorare Dio, perché da un pastrocchio mondialista finalmente verrà fuori la realtà dell’inganno, ossia che l’ecumenismo falsato è solo il travestimento dell’ateismo, iniziamo subito ad adorare l’uomo.
L’uomo, ovviamente, purché povero e miserello, il che fa sempre tanta tenerezza. Tanti anni fa vidi una bella commedia di Piero Mazzarella; si intitolava “Lo sciopero della beneficenza” e parlava del contrasto tra un buon prete (interpretato dallo stesso Mazzarella) e la “sciura Marchesa”, nobildonna milanese, tutta dedita alle opere di carità, e così felice di essere tanto buona da dire alle sue amiche: “Come sono felice di aiutare i poveri. Io dico sempre che i poveri, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli”.
E così il Gesù bambino immaginato dal fantasioso articolista del Mattino diventa uno stanco epigono del sessantotto, della “giustizia sociale” dispensata dai figli di papà annoiati, che blateravano slogan triti e ritriti.
Il “vero” Natale di questo immaginario Gesù bambino è intriso di poveri, migranti (e ti pareva…), deboli, schiavi e, ovviamente (Santa Marta vigila implacabile) anche di ecologia. La tonnellata di melassa sommerge tutto, al confronto la Nutella è una salsa con peperoncino e tabasco: bellissimi argomenti strappalacrime, di grande suggestione.
Esprimevo nel sottotitolo una preoccupazione: il Buon Samaritano non rischia di finire sotto inchiesta? Già, perché ha soccorso quello sfortunato viaggiatore incappato nei briganti, e l’ha soccorso senza accertarsi se almeno fosse povero e se facesse la raccolta differenziata, e poi, e poi, si fa presto a parlare di “briganti”. Il Buon Samaritano doveva almeno accertarsi che i presunti briganti non fossero poveracci spinti alla rapina solo dallo stato di bisogno causato dalle ingiustizie sociali.
Ma non preoccupatevi: i Vangeli non saranno corretti o invalidati. Semplicemente non si leggeranno più. A che servono, nella neochiesa?
Fin dalle primissime comunità di cristiani il soccorso ai poveri era cosa ovvia. È sempre stata cosa ovvia in due millenni di storia della Chiesa (quella cattolica, meglio specificare), come naturale testimonianza del primissimo amore, quello per Nostro Signore Gesù Cristo. Senza la Fede la carità non serve, se non a dirsi “Oh, come sono buono”. “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”. È già stato detto, e messo in atto, in genere in silenzio, umiltà, discrezione. Perché per render gloria a Dio non c’è bisogno di fare sceneggiate.
E infatti in due millenni la Chiesa ha sempre soccorso i poveri, gli umili, gli emarginati. Lo ha fatto senza spocchiosi proclami, ogni giorno e a lode e gloria di Dio. Ben prima del 13 marzo del 2013.
Ma Natale, amici miei, non è la festa “dei poveri”. È la festa della nascita del Salvatore, del Verbo che si fa carne, della nascita di Cristo che offre il Suo sacrificio in Croce per la redenzione dell’uomo. È verissimo che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel regno dei Cieli. La ricchezza corrompe. Ma quel ricco si spoglia delle sue ricchezze in nome dell’amore per Cristo; non accade il processo inverso. Perché senza Dio l’uomo è nulla. Nulla. Tant’è che la “giustizia sociale” basata solo sulle belle ideologie ha avuto bisogno di tappeti di morti ammazzati per affermarsi… senza peraltro mai realizzare la giustizia.
Chi vuole, festeggi pure il neo-natale ecologico, animalista e giustizialista. Chi ancora ci tiene alla salvezza, festeggi la venuta del Redentore.
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zzzzmlss
http://www.riscossacristiana.it/sotto-una-tonnellata-di-melassa-ecco-sepolto-il-natale-cristiano-di-paolo-deotto/

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