La nostra sola certezza
Tu sei il Figlio
mio amato: in te mi sono compiaciuto (Lc 3, 22).
Non si è ancora spenta, nei nostri cuori, l’eco
festosa delle zampogne di Betlemme né la gioia immensa dei Magi alla vista
della stella che da terre lontane li ha guidati fino a quel borgo sperduto di
Giudea… Ed ecco che già ci si para davanti la maestosa bellezza del Cristo
adulto, che, risalendo dalle acque del Giordano, riceve nella Sua umanità
santissima l’unzione dello Spirito Santo per la consacrazione messianica,
mentre la voce del Padre, come tuono possente, Lo rivela Suo Figlio diletto,
nel quale ha riposto ogni Sua compiacenza. Con l’apparire del nuovo Adamo,
nell’assoluta perfezione della natura umana assunta dal Verbo, si manifesta
visibilmente la Trinità indivisibile, che in Lui è scesa sulla terra alla
ricerca della pecorella smarrita onde ricondurla in quel gaudio ineffabile che
è la Sua vita, eterna e incessante circolazione d’amore. Gli angeli s’inchinano
attoniti, velandosi il volto, dinanzi a quel corpo già soffuso di luce divina,
a preannunciare il fulgore della Trasfigurazione e la gloria della
Risurrezione.
Quella stessa umanità, inseparabile dalla divinità, dopo
essere stata inchiodata alla croce e aver effuso tutto il proprio sangue in
remissione di tutti i peccati, una volta uscita dal sepolcro vittoriosa sulla
morte e ascesa alla destra del Padre sarà sorgente dello Spirito Santo per
tutti coloro che, con la fede e il Battesimo, le saranno incorporati,
rinascendo così dall’acqua e dallo Spirito: «A quanti lo hanno accolto ha dato
potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12). Chi non è rinato dall’alto non può entrare nel Regno di Dio e nemmeno vederlo
(cf. Gv 3, 3.5): «Ciò che è nato dalla carne è carne e ciò che nato dallo
Spirito è Spirito» (Gv 3, 6); sono due generazioni diverse che si pongono su
piani distinti. Noi abbiamo ricevuto nel nostro essere, per una grazia
inestimabile, la vita soprannaturale, la partecipazione della natura divina
(cf. 2 Pt 1, 4): «Guardate quale grande amore ci ha dato il Padre, tanto che
fossimo chiamati figli di Dio – e lo siamo!» (1 Gv 3, 1). Ognuno di noi, allora,
nella misura in cui vive effettivamente in Gesù, può sentirsi dire da Lui: «Tu
sei il Figlio mio amato: in te mi sono compiaciuto».
Il Figlio di Dio si è fatto figlio dell’uomo –
assicura sant’Ireneo – perché i figli dell’uomo potessero diventare figli di Dio.
Egli ci rende partecipi di ciò che è Suo: «La gloria che hai dato a me, io l’ho
data a loro» (Gv 17, 22). Ma questo è impossibile a chi non accoglie la Sua
verità e la Sua grazia: «Quanti sono secondo la carne pensano le cose della
carne, quanti sono secondo lo Spirito pensano le cose dello Spirito. Ora, il
pensiero carnale è morte, mentre il pensiero spirituale è vita e pace. Poiché
il pensiero carnale è nemico a Dio: infatti non si sottomette alla legge di Dio
– e in effetti non ne è capace. Quanti sono nella carne non possono piacere a
Dio. Ma voi non siete nella carne, bensì nello Spirito, se è vero che lo
Spirito di Dio abita in voi. Se uno non ha lo Spirito di Cristo, costui non gli
appartiene» (Rm 8, 5-9). È un fatto inoppugnabile: gli uni e gli altri si
trovano in due condizioni radicalmente opposte, la corruzione dell’uomo
decaduto e la santità ontologica di chi è inabitato dallo Spirito Santo.
Certo, non viviamo ancora in modo pienamente
conforme a ciò che siamo diventati nel Battesimo. Per questo la vita cristiana
è anzitutto un continuo combattimento contro il diavolo e il peccato, che ha
lasciato in noi le sue tracce con le tendenze cattive e l’inclinazione al male.
Tutto il nostro sforzo consiste allora nell’attualizzare il mistero battesimale
con l’aiuto della grazia: far morire l’uomo vecchio, crocifisso e sepolto con
Cristo, per poter realmente camminare in novità di vita (cf. Rm 6, 3-4). È
questa la straordinaria realtà che ci è stata donata; chi non crede nel Figlio
di Dio e non gli è incorporato non la possiede, ma nessuno gli impedisce di
convertirsi sinceramente e di ricevere i Sacramenti per divenire partecipe di
questo immenso tesoro. O forse sì, qualcuno potrebbe in effetti impedirglielo,
illudendolo che le credenze siano tutte equivalenti e che si possa vivere in
modo gradito a Dio anche senza la grazia santificante, di cui dispongono
soltanto quei battezzati che sono, appunto, in stato di grazia. È la più
subdola e malvagia perfidia nei confronti di chi non è cristiano: negargli la
possibilità di scoprire il Regno di Dio e di ottenere la vita eterna. Una
perfidia diabolica.
Se uno ama il Cristo, sputa in faccia al demonio e a
chi lo serve; così facevano i Santi, tanto da incorrere a volte in incresciosi
equivoci, quando credevano che fosse il diavolo ad apparire loro sotto mentite
spoglie. Ma nel nostro caso non c’è pericolo di sbagliarsi: è fin troppo chiaro
dove sta e per mezzo di chi parla e agisce. Manteniamo i nervi saldi e lucida la
mente, così da rimanere imperturbabili di fronte al grottesco carosello
dell’apostasia. «Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo»:
sono parole della Vergine a Mélanie Giraud (La Salette, 1846). D’altronde è
cominciato il conto alla rovescia; il 2017 è alle porte. Se non sparano adesso
le ultime cartucce, quando lo faranno, poveretti? Lasciamoli fare, prima o poi
le esauriranno. Per quanto ci riguarda, procediamo sicuri sotto il vincastro
del Buon Pastore, rapiti dall’amore della Madre celeste e insensibili a tutto
il resto; è verità di Cristo in noi che questo vanto non sarà per noi annullato
(cf. Sal 22, 4; 2 Cor 11, 10).
Chi potrà narrare le tue grandezze, o Vergine? Chi «farà udire tutte le tue
lodi» (cf. Sal 105, 2), o Figlia di Dio? Sei
diventata Madre di Dio; hai unito la mente a Dio; hai unito Dio a una carne;
hai reso Dio figlio dell’uomo e l’uomo figlio di Dio; hai riconciliato il mondo
col Creatore del mondo […]. Ci hai concesso di vedere l’Invisibile in forma e
sembianze umane anche con gli stessi sensi, e di toccare nella materia
l’Immateriale e l’Intangibile. Hai nutrito col nostro cibo proprio colui che
nutre gli angeli; e per mezzo di lui che nutre gli angeli hai nutrito noi con
un cibo davvero celeste e puro. Hai costituito gli uomini familiari con gli
angeli, o piuttosto li hai favoriti di doni ancor più grandi, avendo concepito
da Spirito Santo e partorito mirabilmente il Dio-uomo, rendendo in modo
ineffabile la natura umana connaturale alla natura divina e, per così dire,
uguale a Dio (Gregorio Palamas, Omelie, 53, 62-63).
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