ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 gennaio 2016

Non é una barzelletta !?

“MISERICORDIA” A FINI DI LUCRO PER I COMICI? IL VANGELO NON È UNA BARZELLETTA!


Quando la “misericordia” diventa partitura per un comico è segno che qualcosa proprio non torna.
Dopo aver cercato, noi, di recuperare quanto di buono ci fosse – come insegna San Paolo – nel contenuto delle parole espresse dal Papa e riportate da Introvigne, vedi qui, veniamo ora a discutere la gravità attraverso la quale si è fatto uso e scempio della parola “Misericordia” lasciata in placida gestione di un comico.

Perchè parliamo di gravità? Perchè per noi e nell’insegnamento della Chiesa, la Misericordia, non è un semplice attributo di Dio come lo è, ad esempio, nel Corano e nel sentimentalismo imperante, non è buonismo, ma è proprio essere della Persona di Gesù Cristo, è presenza divina, è parte integrante dell’Incarnazione di Dio. Non a caso noi invochiamo Maria con degli appellativi, attributi, che non sono solo dei termini, ma costituiscono l’identità del Figlio divino: “Madre della Misericordia”, prega per noi.
Tanto per farla breve ed entrare nel vivo del problema, non lamentiamoci poi – tanto per fare un esempio – se i tanti Charlie Hebdo del momento fanno uso delle immagini della nostra fede quali la SS.ma Trinità e le stesse Divine Persone, deturpandole attraverso una comicità diabolica e perversa, nonché blasfema, sacrilega e oltraggiosa. Ed infatti abbiamo visto quanto ciò non infastidisca minimamente le nostre Gerarchie cattoliche che sanno ben tacere quando vi è in pericolo la loro tranquillità, il loro pacifismo.
Lo abbiamo visto con preti che fanno vignette deturpando il contenuto dei Vangeli – vedi qui – e, credendosi spiritosi, non si rendono conto di quanto invece siano patetici nonché blasfemi…
E lo abbiamo discusso qui, scandalizzandoci evangelicamente a riguardo di un grave sincretismo religioso promosso dal Papa stesso.
"Mahsì, ah Checco, femoci du' risate!"
“Mahsì, ah Checco, femoci du’ risate!”
“Misericordia” dunque, non è solo una delle immagini di Dio, non è un semplice attributo di Dio, non è “un atto” o dono di un Papa, è un aspetto proprio della Sua identità divina e come tale va rispettato e difeso. Veniamo così ad un articolo molto doloroso di Blondet dal titolo un pò inquietante, quasi una resa di fronte all’opera devastatrice del demonio – si legga qui – davanti alla quale non ci è lecito tacere, non ci è lecito banalizzare o comicizzare, non ci è lecito soprassedere.
Per quel che ci riguarda la comicità di Benigni sulla “Misericordia” e la comicità volgare di Charlie Hebdo sulla SS.ma Trinità di qualche mese fa, non fa differenza, entrambi hanno sodomizzato la fede della Santa Chiesa con la differenza che mentre Charlie Hebdo non è cattolico, Benigni è stato convocato dall’alta Gerarchia della Chiesa e, davanti al Segretario di Stato del Vaticano, quindi ufficialmente, si è prestato ad una esibizione comica della Misericordia con tanto di “approvazione” ecclesiale.
Il titolo dell’articolo spinoso di Blondet: “Non criticherò più El Papa. È inutile” può prestarsi ad equivoco perché, infatti, a nessuno è dato di “criticare” il o “El” Papa, questo sia ben chiaro. Ma il contenuto dell’articolo va condiviso e letto con saggia riflessione perché riporta semplicemente l’antico piano dei nemici della Chiesa in dirittura di arrivo o, se preferiamo il linguaggio evangelico, ci avviamo verso una certa “fine dei tempi” che non vuol dire semplicemente la fine del mondo, non è detto, ma di certo ci troviamo in un vicolo cieco dal quale solo il Cuore Immacolato di Maria può farci uscire e far uscire la stessa Chiesa.
È infatti inutile voler affrontare questi argomenti e questi fatti attraverso l’esclusiva volontà umana. Quando ci troviamo di fronte ad un piano diabolico e perverso, l’aiuto va richiesto dall’Alto, noi siamo “servi inutili” e neppure indispensabili, ma abbiamo il dovere di “spianare la strada” a Colui che viene e di spianare la strada alla Verità.
«S. Agostino divide tutta l’umana società in due vasti campi, nella Città di Dio e nella Città di Satana, che pugneranno sino alla fine del mondo. Oggi nella stessa Città di Dio difficilmente riconosceresti i suoi veri fedeli dagli avversari, dopodiché i più valenti capitani di Satana vi sono intromessi, travestiti e camuffati, per sorprendere all’impensata gli eletti, disarmarli e vincerli. Questa è la missione dei ministri ed apostoli dell’eresia… »
E ancora:
«Sino al terzo secolo della Chiesa vigeva la massima, che Sant’Attanasio scrivea nella lettera ai Solitarii, e che S. Ilario, Vescovo di Poitiers , ripeteva a bocca : Il proprio d’una religione d’amore è persuadere , non costringere. Ma gli stessi primi Padri non erano d’accordo sul grado di libertà da potersi concedere all’errore. S. Agostino, il più sublime ingegno che Dio abbia creato sopra i sapienti dell’antichità, l’Aquila tra’Dottori, confessò andar debitore all’ esperienza di due verità, cioè:
1°. che l’errore non solo è contrario alla verità , ma è essenzialmente persecutore della verità. Quindi alla verità esso errore non accorda se non il minimo grado di libertà, il che vuol dire, che l’errore sempre diventa tiranno.
2°.  Che a quel modo che nella società civile v’ha una oppressione dei corpi rubusti sui corpi fievoli, cosi nella società religiosa v’ha una oppressione delle forti intelligenze sulle intelligenze deboli.
Per le quali verità scopresi, che l’errore esercita la sua tirannia in due modi:
1°. violentemente ed è Tirannia della persecuzione come il sangue dei Martiri versato a scure degl’imperatori e i furori dei Donatisti dell’ Africa contro la Chiesa, e poi degli Iconoclasti, e poi degli Albigesi etc.
2°. Fraudolosamente, ed è Tirannia della seduzione,degl’ingegni maggiori sui minori, col rendere obbligatoria per le famiglie l’istruzione atea, le arti lascive, e i teatri immorali, i balli disonesti; coll’ introdurre Lettere e Scienze empie e incredule, per le pubbliche vie figure oscene, e bestemmie ereticali impunite; scuole dell’errore incoraggiate, ministri della verità isviliti o oltraggiati; ingegni traviati promossi e applauditi da turbe prezzolate o sedotte. Come segui ai tempi di Giuliano Apostata, di Arnaldo da Brescia, e poi di Martin Lutero, di Calvino, e sventuratamente ai giorni nostri.
Or se la Chiesa è Madre tenera e provvida dei suoi figli, riscattati a prezzo di Sangue e di dolori inenarrabili; se essa è Maestra dei costumi, Custode infallibile della Fede, Guida dei ciechi alla verità, Via dei credenti alla eterna patria, ha dunque l’incontrastabile dritto e dovere alla legittima difesa della vita di sé e dei suoi figli. E questa legittima difesa contro le dette due tirannie vien da lei esercitata con la repressione dell’errore e dell’eresia. La Chiesa a dunque ha il dritto ed il dovere di punire gli eretici…. ».
4Si dice «scherza coi fanti ma lascia stare i santi» e che dovrebbe mettere in guardia dalla difficoltà di raccontare (e rappresentare) adeguatamente il tema della santità religiosa, è un consiglio che giriamo a Benigni e a chi, per lui, dall’entourage dell’alta Gerarchia cattolica ritiene salutare che un poco di comicità religiosa attirerebbe più gente e quindi non ci sarebbe nulla di male… dimenticando che se noi per primi trattiamo l’identità del Verbo Incarnato comicamente, non potremo attenderci di meno da parte del mondo.
La Chiesa ha non solo il diritto, ma soprattutto il DOVERE di evitare questa deriva anziché di promuoverla. Ci troviamo invece di fronte alla triste realtà di una chiesa modernista che impone il dovere del comando e dell’autorità non per fini santi e santificatori, quanto piuttosto per fini manageriali, per vendere un libro di un privato un Segretario di Stato Vaticano, un Papa, hanno fatto ricorso ad un comico lasciandogli la libertà di farneticare sulla Misericordia.
Come siamo potuti arrivare a tanto?

Ce lo ha spiegato Blondet in quell’articolo gravoso, ne riportiamo un passo drammatico, perdonate la lunga citazione, ma fondamentale per capire cosa stiamo dicendo:
Benigni ha promosso il comico libro da par suo, nella sala del’Augustinianum: “Francesco ci dice che la misericordia è la cosa più grande. È un Dio che perdona tutti. Ha persino perdonato Davide che ha ucciso Uria solo per potere fare l’amore con la sua moglie. “Papa Francesco? Un rivoluzionario, l’uomo più grande del mondo…”. Benigni è entusiasta di “Francesco” – chissà perché la cosa non mi stupisce. Insomma è stata un’orgia di comunicazione, pubbliche relazioni, pubblicità-progresso di El Papa che piace-a-tutti… un programma già scritto: “Noi dobbiamo giungere al trionfo dell’idea rivoluzionaria tramite un Papa”, si legge nella Istruzione Permanente dell’Alta Vendita sequestrata dalla polizia vaticana dopo il fallimento della mazziniana Repubblica Romana del 1849: “Ciò che noi dobbiamo chiedere ed attendere , come i giudei attendono il Messia, è un Papa secondo i nostri bisogni… Vogliono insomma – commentava lo storico Crétineau-Joly – “non un Papa che faccia parte della loro fratellanza, ma un Papa che assecondi la loro mentalità…”.
Ma non è necessario sospettare in Bergoglio un massone. Basta vedere quello che è: un modernista. Uno dei suoi massimi esponenti, il prete Buonaiuti (1881-1946) raccomandava ai suoi adepti: “Fino ad oggi si è voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. Ecco il vero ed infallibile metodo”. Stilò il programma di infiltrazione, ordinando ai suoi adepti: “Nessun vero modernista, laico o sacerdote, avrebbe potuto lasciare la Chiesa o la talare […] contemporaneamente alla delenda Carthago, perchè non praticare la dissolvenda?”. Dunque raccomandava il “segreto lavorio” proposto dall’Alta Vendita. Infatti “Buonaiuti sin dal 1908 cominciò a riunire segretamente in casa propria un piccolo gruppo di amici e discepoli, fra cui Giovanni Pioli, vice rettore del Collegio Internazionale di Propaganda, che dopo pochi mesi abbandonò la Chiesa per abbracciare un liberalismo religioso aconfessionale. La conventicola venne alla luce in seguito alla crisi spirituale di uno dei partecipanti che svelò tutto al suo confessore. Lo stesso Buonaiuti nell’estate del 1920 creò, coi suoi studenti più fidati, a San Donato Val di Comino (FR), un centro di “esperimento di ritorno al cristianesimo primitivo” (come oggi Enzo Bianchi).
Lo scopo di questo segreto lavorio era: fingersi fedeli alla dottrina, ma trasformare la Chiesa per dissolverla nel protestantesimo: “Il culto esteriore durerà sempre come la gerarchia, ma la Chiesa, in quanto maestra dei sacramenti e dei suoi ordini, modificherà la gerarchia e il culto secondo i tempi: essa renderà quella più semplice, più liberale, e questo più spirituale; e per quella via essa diventerà un protestantesimo; ma un protestantesimo ortodosso, graduale, e non uno violento, aggressivo, rivoluzionario”.

Ora ci direte: ma quanto siete esagerati! Tutto sto popò di apocalisse per delle battute… andate alla sostanza!
E noi siamo andati alla sostanza: dove stanno le conversioni al Cristo? Dove l’adorazione a Dio in ginocchio, nei confessionali, nell’Eucaristia? Dove è finito il Catechismo? Dove la dottrina? Stiamo esagerando? Leggete allora la profezia di San Gregorio Magno e abbiate il coraggio di dire che esagera anche lui:
«La Chiesa sarà come Giobbe sofferente, esposto alle perfide insinuazioni di sua moglie e alle critiche amare dei suoi amici; egli, davanti al quale gli anziani si alzavano e i principi tacevano!
La Chiesa – dice più volte il grande Papa – verso la fine del suo pellegrinaggio, sarà privata del suo potere temporale; si cercherà di toglierle ogni punto d’appoggio sulla terra. Ma dice di più e dichiara che essa sarà spogliata dello sfarzo stesso che deriva dai doni soprannaturali.
Il potere dei miracoli – dice – sarà ritirato, la grazia delle guarigioni tolta, la profezia sarà scomparsa, il dono di una lunga astinenza sarà diminuito, gli insegnamenti della dottrina taceranno, i prodigi miracolosi cesseranno. Così dicendo non si vuole dire che non ci sarà più nulla di tutto questo; ma tutti questi segni non brilleranno più apertamente e sotto mille forme come nei primi secoli. Sarà anche l’occasione – spiega ancora il Pontefice – di un meraviglioso discernimento. In questo stato umiliato della Chiesa, aumenterà la ricompensa dei buoni, che aderiranno a lei unicamente in vista dei beni celesti; quanto ai malvagi, non vedendo più in lei alcuna attrattiva temporale, non avranno nulla da nascondere, si mostreranno quali sono” (Moralia in Job, libro 35).
San Gregorio Magno
San Gregorio Magno
E prosegue Padre Emmanuel «che parola terribile: taceranno gli insegnamenti della dottrina! San Gregorio proclamava altrove che la Chiesa preferisce morire che tacere. Dunque parlerà ancora, ma il suo insegnamento sarà ostacolato, la sua voce coperta; molti di coloro che dovrebbero gridare sopra i tetti non oseranno farlo per paura degli uomini» (Padre Emmanuel Andrè, La Sainte Eglise, Clovis, 1997, pag. 296).
Come conclusione scegliamo una riflessione di Padre Riccardo Barile O.P. : «…si vuole fondare teologicamente e pastoralmente un approccio che eviti di affrontare ciò che non va, l’irregolarità, il peccato. E qui, in altri campi, la situazione diventerebbe comica.
Sarebbe come se uno, affetto da un cancro alla prostata, andasse da un urologo e questi gli proponesse: «Lasciamo stare il cancro. In realtà lei digerisce quasi bene: cerchiamo di partire dal positivo ottimizzando la sua digestione con qualche farmaco». Chi andrebbe una seconda volta da un simile dottore?
Eppure tante proposte pastorali, tanti articoli di riviste pastorali, qualche teologo… Dicevamo che il metodo unicamente positivo rischia di non arrivare mai a indurre alla conversione, cioè rischia di fallire. Ovvio che il traguardo della conversione suppone che la situazione attuale si configuri come un “peccato oggettivo” dal quale uscire. Per cui partire dal positivo è vero e opportunamente pastorale solo se è accompagnato dalla manifestazione del negativo, della irregolarità, del peccato ecc., sempre fatta salva la buona fede o una soggettività che fa fatica a discernere la propria situazione di fronte a Dio.
Una cosa, infatti, è l’itinerario di Paolo: «dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3,13-14); un’altra cosa invece sono inviti che presuppongono sì un itinerario, ma di conversionese non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo (Lc 13,3.5), non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio (Gv 5,14), va’ e d’ora in poi non peccare più (Gv 8,11), tornate indietro dal vostro cammino perverso e dalle vostre opere malvagie (Zc 1,4)».

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