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mercoledì 13 gennaio 2016

Sbracatura e suicidio programmato

Unioni civili, Torriero: "Con Galantino nasce la "libertà di coscienza" dei cattolici. Family day non è ideologia"


Con l’intervista sul Corriere della sera, oggi, guarda caso a pochi giorni dal voto del Senato sul Ddl Cirinnà, e a poche settimane dalla prossima, grande, mobilitazione del Family Day, il segretario della Cei, Nunzio Galantino, ha inaugurato ufficialmente “la libertà di coscienza” per i cattolici e per la Chiesa. Si legga sbracatura e suicidio programmato.
A parziale correzione rispetto a sue precedenti dichiarazioni, tutte improntate sul dialogo e l’inciucio col governo Renzi, e considerando le recenti parole del presidente della Cei, Angelo Bagnasco (contrarie alle sue), estremamente chiare sull’uso della piazza da parte dei cattolici e sulle unioni civili, Galantino nella forma, si è adeguato; ma nella sostanza ha demolito in profondità le ragioni di una mobilitazione delle coscienze. Con appunto, “la libertà di coscienza”.
Basta decodificare le sue risposte a Luigi Accattoli.

1) Già il titolo: “Unioni civili, giusto dare risposte, ma le adozioni restino fuori”.Tradotto: la legge (sbagliatissima) passa, accettiamolo, ma attacchiamoci a due aspetti (strategia meramente conservatrice e quindi, perdente), sui quali non dobbiamo cedere: uteri in affitto e rimandi (ossia, equiparazioni) al diritto matrimoniale. E’ come fermare un cadavere al terzo piano, tanto comunque finirà per terra. E’ l’accettazione della dialettica massonica (ci sono precisi testi in proposito): tesi (laicista) spaventosa che allarma, antitesi (cattolica) oppositiva e rabbiosa, sintesi (compromesso) che rassicura tutti, ma alzando l’asticella verso “la società radicale di massa”, che Renzi sta costruendo, pezzo dopo pezzo: divorzio breve, depenalizzazioni a tutto campo, reato di immigrazione, unioni civili, droghe leggere, doppio cognome, ius soli etc);

2) Dice Galantino: “Se dovessimo scriverla noi (la legge sulle unioni civili) certamente non conterrebbe le soluzioni proposte dalla Cirinnà”. Ergo, la Chiesa si rintana nell’astrazione e nell’alibi dello Stato laico, che da tempo, non è più basato sulla separazione-distinzione tra Stato e Chiesa, ma sempre più si incentra sull’ateismo, mascherato da neutralità. Ma attenzione: se la Chiesa si rintana nell’alibi dello Stato laico, ciò vuol dire che pure il cittadino cattolico non ha più argomenti, soprattutto quando i laicisti gli impongono il loro schema: “Tu cattolico, vivi la tua coerenza dottrinaria, io che non credo, devo essere libero di fare ciò che voglio. Non puoi impedire la mia libertà”: concetto vincente usato già ai tempi del divorzio e dell’aborto (con i risultati che si sono visti). Libertà di coscienza col placet della Chiesa;

3) Altro "relativismo galantiniano”. Il segretario della Cei afferma che: “Ho sentito interventi parlamentari capaci di misurarsi con la complessità del tema e attenti a evitare muro contro muro” Ci risiamo: l’identità cattolica vuol dire muro contro muro, l’eliminazione dell’identità cattolica vuol dire fare ponti. E’ l’esaltazione della melassa buonista;

4) Concetto definitivamente rafforzato dalla frase emblematica: “Non mi stancherò di invocare un passo indietro da parte di chi conosce solo modi ideologici di accostarsi alla realtà”. Domanda: ma il Vangelo è un’ideologia? E il Family Day? Rivendicare una buona battaglia è un modo ideologico di agire? Torniamo al teorema della contrapposizione da esecrare, che rende sterili soli i cattolici;

5) E ancora. Quella che sembra una concessione alla dottrina viene subito smentita nelle righe successive. Galantino dopo aver ribadito in modo sbiadito che “la famiglia composta da un padre, una madre e dei figli, è un bene inestimabile”, corregge il tiro: “Certo, la società registra anche al suo interno la presenza crescente di unioni di segno diverso e lo Stato ha il dovere di dare risposte a tutti”. Ecco il cedimento della Chiesa alla politica, travestito di banalità: usare lo Stato laico per perdere con onore. Galantino si ricordi che rappresenta il popolo di credenti, non parla da ministro della Repubblica;

6) Detto questo, la legittimazione della prossima piazza anti-Cirinnà, diventa inesorabilmente acqua fresca: “La Cei non la promuove, ma neanche lo impedirà… se un vescovo vuole andare, vada; ma non potrà pretendere che vi partecipino tutti i vescovi”. Messa così, la riedizione del 20 giugno diventa inesorabilmente il ruggito del topo.

Conclusione: i cattolici facciano a meno dei vertici della Chiesa. Si liberino da orpelli, condizionamenti, casacche associative vecchie e burocratiche e facciano come dice papa Francesco: “I cristiani consapevoli non hanno bisogno di vescovi piloti”. Nemmeno di vescovi kamikaze.


13 gennaio 2016 , Fabio Torriero

http://www.intelligonews.it/articoli/13-gennaio-2016/35537/unioni-civili-torriero-con-galantino-nasce-la-liberta-di-coscienza-dei-cattolici-family-day-non-e-ideologia

La Cei è in piazza: pro unioni civili

Non c'è solo la freddezza per il Family day. Adesso Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, in un'intervista al Corriere della Sera apre a una legislazione per le coppie dello stesso sesso
di Redazione | 13 Gennaio 2016 ore 13:15

Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei (LaPresse)

Che l’epopea ruiniana fosse archiviata da un pezzo, era cosa nota. Il ventennio dei vescovi in piazza armati di striscioni e bandierine a manifestare in difesa dei cosiddetti valori non negoziabili – espressione che il Pontefice regnante detesta, e l’ha detto – non è più proponibile, e non solo perché in Vaticano c’è un Papa che sgrana gli occhi e scuote la testa non appena sente parlare di presuli impegnati attivamente nel contrastare leggi dello stato.

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Il passo ulteriore è firmato dal loquace Nunzio Galantino, già vescovo di Cassano allo Jonio e ora segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Galantino, in una lunga intervista pubblicata ieri sul Corriere della Sera, non fa il diplomatico, bensì apre direttamente alle unioni civili, perché “lo stato ha il dovere di dare risposte a tutti, nel rispetto del bene comune prima e più che del bene dei singoli individui”. Il presule tuona contro l’utero in affitto, tira in ballo l’eugenetica, si scaglia contro la stepchild adoption, ma – eliminate le ovvie prudenze politiche e gli scontati distinguo – il cuore dell’intervento è che la chiesa italiana (ai suoi massimi livelli) non ha più nulla contro le unioni civili. Con buona pace della sua house organ, Avvenire, che anche stamattina raccontava di un’Italia non convinta dalle “simil-nozze”.

1 commento:

  1. o di vescovi "dell'altra sponda" che parlano "Cicero pro domo sua". Oggi le unioni civili, domani il matrimonio "per tutti", dopodomani il prete sposato...con donna o uomo, no difference !

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