ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 21 febbraio 2016

Angoli ottusi

Icona rubrica

Perché non ci si può fidare dell'appello dei 400 sulle unioni civili

di Antonio Gurrado | 22 Febbraio 2016 ore 18:36
Letta e riletta su più fonti, la letterina dei quattrocento intellettuali in favore delle unioni civili contiene un neo che ne pregiudica il valore ben più del sospetto che, in fin dei conti, sottoscrivere proclami all’avanguardia convenga a scrittori e registi e attori e cantanti per due motivi. Da un lato infatti blandiscono il pubblico progressista, che finanzia buona parte del mercato culturale e che quindi, rafforzato nelle proprie convinzioni, ricambierà rafforzando il proprio impegno all’acquisto dei prodotti dei quattrocento intellettuali; dall’altro lato intimoriscono il pubblico refrattario o conservatore che, di fronte a quattrocento intellettuali schierati compatti sul versante opposto, viene percorso dall’atroce dubbio di essere troglodita.


ARTICOLI CORRELATI Ciò che c’è dietro la Legge Cirinnà e non c’entra con le unioni civili Perché il governo Renzi deve promuovere un referendum sulle unioni civili Sulle unioni civili si decida col referendum, prima che lo facciano le procureTuttavia il motivo per cui non ci si può fidare della letterina è elementare, Watson: scrivono che “accorgersi di un’ingiustizia e correggerla a metà, significa perpetuarla”. Sospetto che equivochino il verbo utilizzato in luogo di “perpetrare”, ossia commettere un’ingiustizia, senza accorgersi che “perpetuarla” significa renderla eterna, cosa che nemmeno il più presuntuoso e strampalato dei ddl ha possibilità di fare su questa terra. Saranno intellettuali, ma firmano distrattamente. Non ho voglia di fare lezioncine, mi domando solo se sia giusto che chi non è in grado di distinguere ciò che è ingiusto (perché perpetrato) da ciò che è eterno (perché perpetuato) blateri di leggi, amori o sacramenti.
PRO E CONTRO LE “UNIONI CIVILI”
Le leggi positive sono valide e giuste
solo se rispettano la legge naturale:
verità ignorata dalla classe politica italiana,
come risulta tanto dagli interventi (irrazionali) degli atei
quanto dagli interventi (fideistici) dei clericali
di Antonio Livi
L’ottusa resistenza della classe politica italiana recepire le istanze popolari espresse dal Family Day del 20 gennaio 2016 a Roma dipende dal fatto che questi parlamentari – analogamente a quanto avviene tra i dirigenti di partito, tra i magistrati, tra gli opinionisti più presenti in televisione – mirano a far approvare dal Parlamento il disegno di legge sulle cosiddette “unioni civili”, o perché sono direttamente fautori della formalizzazione giuridica delle istanze ideologiche dell’omosessualismo, o perché non sono capaci di opporvisi, non avendo nel proprio bagaglio dialettico nessun argomento eticamente e giuridicamente fondato e dovendo così limitarsi ad apparire come portatori di istanze religiose, anzi confessionali, che ben poco hanno a che vedere con le discussioni di metodo e di merito in relazione con il disegno di legge “Cirinnà” in discussione in Parlamento.
Stando così le cose, è ovvio – anche se assurdo e deprimente – che i media, volendo indicare i due schieramenti, pro e contro la “Cirinnà”, parlino sempre di “laici” e di “cattolici”, specificando che ciascuno dei due schieramenti è “trasversale” (nel senso che ci sono laici e cattolici nei partiti di centro-destra,  in quelli di Area Popolare e anche nel Partito Democratico). I “laici” sarebbero quelli che si sono schierati a favore dello pseudo-matrimonio omosessuale in nome di una imprecisa e imprecisabile “moralità” secolaristica e progressista, che rifiuta la nozione di legge naturale e accusa la Chiesa di ingerenza nella politica italiana per il solo fatto che proprio sulla legge naturale si basa tutta la dottrina sociale cattolica, dalla Rerum novarum di Leone XIII alla Deus caritas est di Benedetto XVI. Se i laici sono gli anticlericali, chi sarebbero allora i “cattolici”?  Non resta che individuarli come coloro che, nel dibattito sulla società giusta e le leggi giuste, “si ispirano” ai principi della dottrina cristiana. Insomma, sia da una parte che dall’altra il dibattito si svolge senza che venga chiamato in causa l’unico criterio che valga per un confronto dialettico sui valori sociali che lo Stato deve riconoscere e tutelare, ossia la conformità di ciò che è de iure condendo con lo ius a Deo conditum (la legge morale naturale, alla luce della quale si debbono valutare le esigenze del bene comune). Si discute di una nuova legge, ci si confronta con nuovi fenomeni sociali allo scolpo di discernere quali tra essi ci siano che meritano di essere riconosciuti come funzionali al bene comune e al progresso civile e quali invece vanno repressi o almeno mantenuti nella sfera privata? Ebbene, questa discussione resta mera lotta per il potere politico-culturale e non si parte da questa verità fondamentale: che le leggipositive sono valide e giuste solo se riconoscono, rispettano e applicano la legge naturale, che è perenne come la natrua stessa, alla contingenza storica. Una verità che purtroppo la classe politica italiana sembra ignorare, come risulta da tutti gli interventi che si sono finora succeduti in Parlamento e nelle dichiarazioni rilasciate ai media. Si tratta di discorsi che, quando a parlare sono i politici che si presentano come laici (cioè atei) appaiono assolutamente irrazionali; e quando invece a parlare sono i politici che si presentano come cattolici (cioè clericali) appaiono desolatamente fideistici. Né gli uni né gli altri, nella discussione sul disegno di legge “Cirinnà”, vanno al di là dei sofismi e della retorica che di solito accompagnano la lotta politica intesa come difesa di interessi di parte. Ma qui si tratta del bene comune della società civile: si tratta di approvare o respingere la pretesa di dare riconoscimento giuridico istituzionale alle convivenze omosessuali, creando un nuovo istituto di diritto pubblico-civile che sostanzialmente finisce per equipararle al matrimonio naturale.
Cominciamo con le ragioni addotte dai promotori della legge. Anche ad ascoltarle senza prevenzioni e con la sincera disposizione di trovarvi qualche tesi razionalmente condivisibile, risultano tutte – come ho già detto - desolantemente irrazionali. Ne riferisco solo alcune.
Perché sarebbe “costituzionale” l’equiparazione giuridica delle convivenze omosessuali al matrimonio.
Alcuni, di fronte alle obiezioni (giuridicamente ineccepibili) circa la natura incostituzionale del progetto di legge, tentano di trovare nelle pieghe del dettato costituzionale un’ammissione preventiva della futura estensione della nozione di “matrimonio” alle convivenze omosessuali.  Ma la Costituzione del 1947, frutto di un’intesa sull’essenziale da parte di giuristi di diverso orientamento dottrinale (corrispondente all’ideologia politica dei democratico-cristiani, dei liberale e dei marxisti), quado parla della famiglia si riferisce chiaramente un solo istituto giuridico – la «famiglia fondata sul matrimonio naturale» - che la Repubblica intende tutelare perché ne riconosce la funzione essenziale in ordine al bene comune; qualunque altra forma di convivenza i costituenti avessero potuto immaginare nel futuro del Paese, come normale evoluzione del costume sociale, mai l’avrebbero ammessa, nemmeno implicitamente, come equiparabile od omologabile al matrimonio, che essi hanno voluto definire, non “tradizionale” (come molti sventurati insistono a dire) ma semplicemente “naturale”, ossia inscritto nell’ordine morale naturale che la Costituzione riconosce come suo fondamento giuridico assoluto e al quale intende adeguare le norme del diritto positivo.  
Perché sarebbe necessario “adeguare” la nostra legislazione in materia a quella di altri Stati occidentali.
Altri giustificano l’esigenza di “regolare” tali convivenze con ragioni di diritto comparato, proclamando la necessità che anche l’Italia si adegui finalmente alla cultura dominante in Occidente, ripetendo a ogni piè sospinto che tutti i Paesi “civili e progrediti” dell’America e dell’Europa le avrebbero già riconosciute come nuove realtà sociali portatrici di diritti e bisognose di tutela pubblica. Il dato sociologico è falso: ma anche se fosse vero, quegli uomini politici, che si ritengono eredi dell’Illuminismo, dovrebbero almeno conoscere la celebre “legge di Hume”, in base alla quale non si può dedurre un principio morale da un dato di fatto, il che significa che, dal fatto che una legge in materia così delicata ci sia già in altri Paesi, non discende necessariamente ilprincipio che l’Italia debba adottarne una simile. Del resto, il Paese portato sempre ad esempio di democrazia avanzata, gli Stati Uniti, hanno tuttora leggi che i nostri legislatori non si sognano di proporre in Italia, ritenendole immorali e sciagurate (si pensi alla pena di morte, vigente in vari Stati dell’Unione, e alla legge che permette il libero possesso di armi, anche di guerra, da parte dei comuni cittadini, anche minorenni).
Perché gli omosessuali avrebbero il diritto a un pubblico riconoscimento della loro convivenza in forme identiche o analoghe al matrimonio?
Qui siamo al colmo della retorica ideologica, unica risorsa dialettica di chi non sa argomentare con alcuna seria ragione etica e giuridica, limitandosi a ripetere slogan senza senso. Si parla di “riconoscimento dei diritti” delle coppie omosessuali. Ora, se la questione è de iure condendo, vuol dire che tali “diritti” ancora non ci sono nell’ordinamento dello Stato, e quindi non sono contemplati dalle leggi positive in Italia. Il legislatore dovrebbe allora rilevare l’esistenza reale di tali diritti nelle premesse logiche del diritto positivo, cioè nel diritto naturale, ossia l’ordine morale creato da Dio, che l’intelletto umano percepisce con tutta evidenza nella natura stessa dell’uomo, sia come individuo che come membro della società (famiglia, comunità politica). Ma i fautori del matrimonio omosessuale non vogliono nemmeno sentir parlare di legge naturale, visto che sanno benissimo che gli atti omosessuali sono intrinsecamente contro natura. E allora, pur dicendosi democratici, tornano al mito dello Stato etico, lo Stato checrea il diritto, stabilisce autonomamente ciò che è giusto e ciò che è ingiusto e distribuisce diritti e doveri a suo piacimento, lo Stato totalitario che si fa Dio. Naturalmente, gli stessi fautori dell’ideologia statalista sanno molto bene che lo Sato è un ente di ragione che fisicamente non esiste: esistono piuttosto le strutture giuridiche del potere nella società, e il potere (legislativo, giudiziario, esecutivo) è nelle mani delle persone in  carne e ossa che di volta in volta governano. Essi quindi, anche se dicono il contrario, difendono in realtà il loro assoluto arbitrio nella gestione della cosa pubblica, senza sentirsi minimamente obbligati a rispettare la volontà del popolo (che pure dovrebbero rappresentare) e tanto meno i veri diritti degli individui e delle famiglie, quali risultano dalla vera natura delle cose.
Quali argomenti oppongono i “cattolici” ai fautori della “Cirinnà”?
Che cosa oppongono i “cattolici” alle ragioni di chi pretende di elevare le convivenze contro natura a istituto giuridico di diritto pubblico e di pubico interesse? Da uomini politici consapevoli delle proprie responsabilità di fronte agli elettori, essi dovrebbero smentire in Parlamento, Costituzione alla mano, tutte le false ragioni di chi si presenta come l’incarnazione dello Stato creatore di diritti; potrebbero facilmente opporre ai sofismi e agli slogan omosessualisti le solide e incontrovertibili ragioni del diritto naturale e della vera democrazia rappresentativa. Invece si dichiarano, in linea di principio, favorevoli, alla legge sulle «unioni civili», salvo qualche emendamento su aspetti particolari. Per giustificare il loro allineamento all’ideologia dominante vanno ripetendo anche loro che ci si trova di fronte a un nuovo fenomeno sociale che va assolutamente “regolamentato”. E fingono di non sapere che lo Stato non è tenuto a regolamentare d’ufficio tutto ciò che di nuovo va apparendo nel contesto sociale: lo Stato (il potere legislativo, in questo caso), prima di legiferare deve valutare la qualità etica di quel dato fenomeno sociale, verificando se sia legittimo e se richieda una particolare tutela pubblica in quanto utile al bene comune. Ma questo impegno di valutazione significa entrare nel merito della proposta omosessualista e adottare criteri oggettivi di legittimità e di utilità sociale. Significa ragionare pacatamente e con rigore logico, ricorrendo ad argomenti che ogni persona di retta coscienza dovrebbe riconoscere come validi. E invece i cosiddetti “cattolici” hanno preferito mettere da parte la razionalità dell’etica sociale e politica per badare soltanto alla razionalità tecnica dei giochi di potere, dove prevale sempre l’interesse personale e di partito. E così hanno finito per concedere all’ideologia omosessualista il vantaggio di giocare sul proprio terreno, quello dell’irrazionalità. In effetti, non è forse irrazionalità, da parte di “cattolici”, il fatto di opporre alle false ragioni “laiche” la loro presunta fedeltà alla dottrina della Chiesa? Non hanno sufficienti argomenti ricavati dalla propria coscienza di cittadini e di parlamentari? Perché giustificano la propria contrarietà ad alcuni articoli del disegno di legge “Cirinnà” attribuendola, davanti all’opinione pubblica, alle indicazioni dei vescovi? Così facendo qualificano la loro posizione come clericale, rispondente cioè a istanze estranee alla rappresentanza politica nazionale, il che impedisce di trovare una base di intesa e di consenso sui valori della famiglia naturale anche con chi non si professa cattolico. La base di intesa, invece, hanno cercato di trovarla (e purtroppo l’hanno trovata) sulla considerazione sentimentale e romantica dell’«amore omosessuale», premessa pseudo-morale per giustificare i pretesi “diritti” da o alle coppie gay. A questo è servita l’allusione che i clericali hanno fatto alla benevolenza che papa Francesco e il Sinodo sulla famiglia avrebbero espresso nei confronti delle convivenze omosessuali, riscontrandovi «valori umani positivi». Ovviamente, questo argomento è non solo disgustosamente clericale ma anche del tutto improprio, perché le indicazioni che su questa materia ha fornito a vari livelli e in varie occasioni la Chiesa cattolica riguardano esclusivamente la cura pastorale dei fedeli e la loro partecipazione alla vita della comunità di culto: non pretendono di suggerire alla classe politica quali leggi dello Stato siano più opportune o necessarie per lo sviluppo e il progresso della vita nazionale.
In definitiva, in Parlamento i cosiddetti cattolici hanno trovato il modo di confermare agli occhi dell’opinione pubblica la loro indole clericale e la loro predisposizione alla resa senza condizioni. Prima della discussione in aula, alcuni di loro hanno espresso l’intenzione di sostenere le istanze del Family Day, che ha manifestato un dissenso radicale e totale nei confronti del progetto di legge sulle «unioni civili». Elisabetta Frezza, in un’intervista nella quale le domandavano se la classe politica cattolica si fosse sintonizzata con questo «dissenso integrale», ha detto:
«Nella vetrina ufficiale no. Il dissenso integrale pare evaporato. Resta, penso, nel sentire di molti in cui alberga ancora il buon senso comune e il senso di realtà, della gente sana distante dalle alchimie della politica dei palazzi sacri e profani. Quella che crede ancora che ci siano dei principi veritativi da difendere a qualunque costo. Purtroppo, spesso, crede anche che siano rimasti uomini capaci di rappresentarla. Ma questi uomini non ci sono, o meglio, quelli che hanno il coraggio, nonostante tutto, di andare al cuore della questione – in questo caso, cioè, di dire che i rapporti sodomitici sono di per sé un male perché offendono la legge naturale e divina – vengono lasciati esibire ai margini, in omaggio al pluralismo di facciata»
La Frezza dice poi, con parole sue, le stesse cose che dicevo io più sopra a proposito degli argomenti serie e fondati che in merito al progetto di legge “Cirinnà” dovrebbero essere opposti alla retorica omosessualista:
«La realtà è che nessuno, da una postazione titolata, attacca il problema alla radice. Nessuno osa più ricordare che un ordinamento (nella sua funzione, appunto, “ordinatrice”) deve tutelare solo interessi che coincidano con l’interesse generale, in vista della conservazione e della crescita retta e armonica della società. Che la famiglia non è un fatto convenzionale, ma una realtà naturale che precede il diritto, perché è il luogo dove si genera e si cresce la vita. Che Sodoma fu incenerita da Dio per quelle stesse condotte che la Cirinnà e la sua corte vogliono definitivamente legalizzare» (in Corrispondenza Romana, 8 febbraio 2016).
La Dr.ssa Elisabetta Frezza, giurista, rivela magistralmente come dietro la facciata della lotta alla discriminazione, si nasconda in realtà un oscuro disegno, attuato dai grandi gruppi del potere economico-finanziario. Descrive accuratamente che cos’è l’ideologia gender, come è nata, la sua presenza nei documenti internazionali e nella legislazione italiana, illustra i progetti concreti già avviati nelle scuole. La spiegazione è ottimamente documentata, ricca di riferimenti giuridici, di fatti cronaca e accompagnata da numerose diapositive esplicative. Da non perdere assolutamente anche l’ultima parte con le domande, le risposte e le testimonianze.

Gandolfini e l’intervista al Corriere – una lettera di Marco Manfredini

Dopo aver letto l’intervista rilasciata da Massimo Gandolfini al Corriere della Sera, il nostro amico Marco Manfredini ha inviato al comitato organizzatore del Family Day una lettera di protesta, che volentieri pubblichiamo:
.
zzzzgndlplcBuongiorno, sono un padre di famiglia che ha partecipato al family day, devo dire anche con una certa soddisfazione, apprezzando organizzatori e interventi dal palco.
Leggo dal Corriere della Sera, e riporto, domanda e risposta, parte di un’intervista a Gandolfini:
Però lei sa che la regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso rientra in una precisa richiesta dell’Unione Europea ad alcuni Stati membri, tra cui l’Italia.
«La direttiva europea chiede una formalizzazione giuridica alle unioni tra persone omosessualiE su questo siamo pienamente d’accordo: esiste la formula delle unioni civili con caratteristiche peculiari, non omologabili alla famiglia e al matrimonio così come è contemplato, lo ripeto, nell’articolo 29 della Costituzione.Occorre realizzare quelle unioni con ponderatezza e con caratteristiche ben distinte dall’istituto matrimoniale».
.Cosa devo pensare? Non era Gandolfini quello che dal palco tuonava giustamente: “La Cirinnà non è accettabile, dalla prima all’ultima parola!”
Questo è quello che pensa il popolo della famiglia, e credo non si sarebbe sobbarcato un viaggio da ogni angolo d’Italia per niente di meno.
Adesso il promotore della giornata e punto di riferimento di questo popolo mi viene a dire che siamo d’accordo con la formula delle unioni civili che ci chiede l’Unione Europea? Una capriola che neanche Alfano…
Spero gli sia sfuggita una cosa che non pensava e che non voleva dire, perché altrimenti sarebbe l’ennesima presa in giro della buona fede di milioni di persone.
Suggerisco alcune risposte che il popolo della famiglia si sarebbe potuto legittimamente aspettare per non sentirsi tradito:
Risposta irriverente
Però lei sa che la regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso rientra in una precisa richiesta dell’Unione Europea ad alcuni Stati membri, tra cui l’Italia.
«La direttiva europea chiede una formalizzazione giuridica alle unioni tra persone omosessuali. Ebbene, l’Europa su questo sbaglia, come su tante altre cose che non elenchiamo per motivi di spazio; pertanto riteniamo doveroso non solo infischiarcene di richieste che vanno contro la natura e il bene dell’uomo, ma anche denunciare questa nefasta istituzione che non perde occasione per elargire agli stati membri pessimi consigli, tra l’altro non richiesti».
Risposta ragionevole
Però lei sa che la regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso rientra in una precisa richiesta dell’Unione Europea ad alcuni Stati membri, tra cui l’Italia.
«Certo che lo so, ma l’Italia non è uno stato membro qualsiasi dell’Unione. Noi vogliamo che l’Italia, come ho detto anche dal palco del Family Day, sia il faro di civiltà di questa Europa che ha perso totalmente la ragione, come del resto era inevitabile una volta rinnegate le proprie radici cristiane. Perciò siamo noi, l’Italia, che chiede all’Unione Europea di tornare sui suoi passi lasciando la strada che ha intrapreso da tempo: quella del laicismo, della barbarie, dell’ideologia, del dio denaro, della sodomia, della morte, eccetera. Se non lo farà la cosa più naturale sarà iniziare una seria campagna informativo/referendaria per uscire da questa prigione malefica prima che sia troppo tardi».
Risposta sarcastica
Però lei sa che la regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso rientra in una precisa richiesta dell’Unione Europea ad alcuni Stati membri, tra cui l’Italia.
«Certo che lo so, ed è proprio per questo che noi andremo nella direzione opposta. Se l’Unione Pervertita Europea chiede di legiferare in un certo modo, è chiaro che facendo l’esatto opposto non ci si può sbagliare. Come succedeva con il glorioso partito radicale, utilizzato dai cattolici semplici ma consapevoli come bussola al contrario, si ricorda? Quando l’ormai senescente Pannella intraprendeva una delle sue “battaglie”, per quanto a volte (poche) potesse sembrare ragionevole, c’era sempre sotto la fregatura. C’era sempre lo scopo più o meno evidente di sovvertire la società, di spianare la strada al principe di questo mondo. Certe persone, come certe istituzioni, se le conosci… le eviti.
Risposta paradossale
Però lei sa che la regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso rientra in una precisa richiesta dell’Unione Europea ad alcuni Stati membri, tra cui l’Italia.
«Regolamentare le unioni tra persone dello stesso sesso è un po’ come consentire ai veicoli di circolare a piacimento sia a destra che a sinistra solo perché qualcuno è mancino. Come nella circolazione stradale ci deve essere un ordineindipendente dai capricci degli autisti, finalizzato a poter viaggiare sufficientemente tranquilli, evitando il caos e l’impossibilità di muoversi, così nel progredire di una società occorre rispettare un ordine, che tra l’altro non è deciso dall’uomo, ma imposto dal Creatore attraverso la natura. Occorre solo aprire gli occhi, riconoscere, prendere atto. Gli euroburocrati, spinti da chissà quali poteri e lobbies, dapprima si inventano una realtà che non esiste, poi cercano di imporla, infine aprono gli occhi e si meravigliano se i popoli non vogliono adeguarvisi.
Il problema, evidentemente, sono loro».
Risposta sintetica e coerente
Però lei sa che la regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso rientra in una precisa richiesta dell’Unione Europea ad alcuni Stati membri, tra cui l’Italia.
«Guardi, io ho promesso dal palco del Family Day che farò di tutto per non far passare nessuna legge sulle unioni civili, perchè nessuna legge che le regolamenti potrà mai essere giusta, con l’appoggio e la legittimazione di oltre un milione di persone. A loro devo rispondere, non ad un’istituzione imposta dall’alto e da nessuno voluta.
Risposta molto sintetica
Però lei sa che la regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso rientra in una precisa richiesta dell’Unione Europea ad alcuni Stati membri, tra cui l’Italia.
«Unione Europea? No grazie, abbiamo già abbastanza problemi per conto nostro».
Risposta tranciante
Però lei sa che la regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso rientra in una precisa richiesta dell’Unione Europea ad alcuni Stati membri, tra cui l’Italia.
«Unione Europea? Cos’è?».
Sarebbe stato bello, poter leggere una qualsiasi di queste risposte, sul Corriere. Mentre quella che è stata data mi induce a pensare che le “spade di Chesterton” che l’ottimo Gianfranco Amato minacciava di sguainare dal palco, nel momento più esaltante della manifestazione, per dimostrare che le foglie sono verdi in estate, si stiano rapidamente tramutando in ridicoli temperini.
Auguro un buon lavoro, cordiali saluti.
.
Marco Manfredini
San Martino in Rio (RE)

Massimo Gandolfini. Poche idee ma ben confuse, salvo una: stare a galla 

Dall’apologia del M5S allo sdoganamento dell’omosessualità. Un’istruttiva intervista al Corriere per capire chi è realmente Massimo Gandolfini, il prode difensore della famiglia. E gran navigatore dell’aria che tira.

di Paolo Deotto
.
zzzzgndl2“Chi guiderà il popolo del Family Day?”, si chiedeva ieri Tommaso Scandroglio . Non lo sappiamo, però sappiamo con certezza che il prof. Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli” ha dato oggi – soprattutto per chi ancora nutrisse qualche pia illusione – il meglio di sé in un’intervista al Corriere della Sera, che potete leggere cliccando qui .
Possiamo anche passare rapidamente sull’apologia del Movimento 5 Stelle, che a parere del’ineffabile professore ha salvato la democrazia in Italia. I grillini vogliono rispettare le regole e questo, si sa, è meraviglioso, tanto più che, grazie alla loro opposizione al “canguro” si è evitato un vero golpe. Insomma, viva i grillini, e non stiamo a pignolare (non vorremmo turbare l’idillio Gandolfini – M5S) sul fatto che il golpe in Italia c’è già stato, eccome, sotto il regno di Napolitano Primo (e unico, grazie al Cielo) e del cameriere europeo Mario Monti. Glissons.
Ora, fatta salva la democrazia, Gandolfini, interrogato dal cronista del Corriere sulla regolamentazione delle unioni tra sodomiti & altri/e pervertiti/e, non manifesta alcun dubbio. Leggere per credere:
zzzzgndlfcltrn
Chiaro, no? Sulla formalizzazione giuridica delle unioni tra persone omosessuali “siamo pienamente d’accordo”. Se la lingua italiana ha ancora un senso, per il prof. Massimo Gandolfini una direttiva dell’Unione Europea supera qualsiasi considerazione di ordine morale e religioso e anche qualsiasi ragionamento. Già, perché anche un bambino ormai ha capito che, dal momento in cui si legifererà in tal senso, dando così alle perversioni una precisa dignità giuridica, si sarà abbassato il ponte levatoio. Poi, sarà solo questione di tempo. Bisogna far assimilare agli italiani, come già si è fatto con divorzio e aborto, la “normalità” della perversione e poi darà il suo aiuto anche la magistratura, sempre pronta, Corte Costituzionale in testa, a emettere un po’ di sentenze creative. È solo questione di tempo. Non lo chiameremo “matrimonio”, però l’assimilazione sarà inevitabile, e quindi si aprirà la porta anche alle adozioni da parte di coppie di pervertiti, e poi, e poi…
E poi tanti piccoli uomini, laici o sacerdoti, potranno dire di aver dato la loro mano a costruire la nuova Italia, a far scendere l’ascensore della moralità e della civiltà fino al fondo della fogna. Complimenti a loro, ma peggio per loro, perché ora si preoccupano di essere “in linea” e per esserlo è assolutamente vietato condannare il vizio perverso del’omosessualità. Al contrario! Bisogna dargli dignità giuridica. Peggio per loro, perché quando passeranno alla cassa, illudendosi di riscuotere il premio per il loro tradimento, riceveranno solo un calcio nel sedere (se non molto peggio) dai nuovi padroni. È la fine di tutti gli utili idioti.
zzzzbcgdOrmai è ozioso, me ne rendo conto, fare domande retoriche, come quella fatta pochi giorni fa a un altro campione, Maurizio Lupi: “Ma tu sei cattolico?”. Domande inutili. Abbiamo appena parlato dei deliri di alcuni preti torinesi (ma non sono certo gli unici, tutt’altro…), abbiamo parlato del gioioso dialogo di Ravasi con la massoneria.
Non chiediamo più a nessuno di questi signori: “Ma tu sei cattolico?”. Perché perdere tempo con questa gente che per trenta denari ha rinnegato la Fede? Perché perdere tempo con questi piccoli profittatori senza avvenire, che non comandano la  nave, ma si limitano a farla andare dove la porta il vento?
Caro Massimo Gandolfini, tanti auguri per la tua difesa delle regole democratiche per il tuo essere “pienamente d’accordo” con la formalizzazione giuridica delle unioni tra persone omosessuali. Noi siamo pienamente d’accordo solo con la Dottrina della Chiesa, la Chiesa di Cristo, quella una, santa, cattolica e apostolica, che, nonostante tutto e nonostante Santa Marta, vive ancora grazie alla Fede di qualche testardo fedele e di qualche sacerdote santo. Mi pare un po’ difficile trovare punti di contatto.
Almeno, sii cortese, alla prossima manifestazione che convocherai, abbi l’onestà di esporre chiaramente il programma: “Per la difesa, a tutti i costi, del conformismo”. Grazie.

Patetici
Artisti, cantanti e professionisti dello spettacolo firmano un documento a sostegno del ddl Cirinnà. Lanciata anche una petizione online

La lettera-appello di 400 personalità: “Approvate subito le unioni civili”

ANSA

21/02/2016
Ci sono Jovanotti, ma anche Roberto Bolle e Andrea Camilleri, Daria Bignardi, Tiziano Ferro, Paolo Virzì e Laura Pausini. Sono un gruppo di 400 artisti, intellettuali, scrittori, personalità del mondo della tv, dell’informazione e dello spettacolo. Hanno firmato un appello per chiedere al Parlamento di approvare il disegno di legge sulle unioni civili. In contemporanea è partita una petizione online su Change.org aperta a tutti.

Come racconta a Repubblica il promotore dell’iniziativa, l’artista e scrittore Sebastiano Mauri, con l’aiuto dello psichiatra Vittorio Lingiardi e dell’attore Filippo Timi, «tutto è nato dopo Sanremo. Con un semplice passaparola fra amici siamo arrivati a più di 400 adesioni, segno che la mia frustrazione è condivisa da tanti esponenti mediatici della cultura e dell’imprenditoria italiane».

Il testo dell’appello:
«Agli onorevoli membri del Parlamento italiano,
la legge Cirinnà rappresenta, oggi, l’occasione storica di fare un primo passo verso il riconoscimento di diritti civili e umani fondamentali.
È tardi per perdersi in strategie politiche, si sta parlando delle vite concrete di milioni d’italiani in estenuante attesa di esistere agli occhi dello Stato. Siamo fuori tempo massimo, come hanno chiaramente indicato la Corte Costituzionale e la Corte Europea dei Diritti Umani.
La legge Cirinnà è già frutto di numerosi compromessi con un Parlamento che, in
nome di una presunta difesa dell’infanzia, sceglie di ignorare i bambini italiani che
oggi crescono privati dei loro diritti.
Se comparata alle leggi vigenti nei Paesi a noi vicini e affini, questa legge, oltre ad
arrivare ultima in Europa occidentale, garantisce il minimo dei diritti alle persone
LGBT. Un minimo oltre il quale non si può sconfinare, perché significherebbe
approvare una legge di facciata o peggio lesiva, rimandando al mittente il
riconoscimento di legittimità di milioni d’italiani e delle loro famiglie.
Accorgersi di un’ingiustizia e correggerla a metà, significa perpetuarla. È insufficiente non essere razzisti, omofobi o sessisti, è necessario essere operosi nella lotta contro il razzismo, l’omofobia o il sessismo, combatterli ovunque si celino, soprattutto attraverso gli strumenti legislativi in mano al Parlamento.
Un Paese dove tutti i cittadini, di là dal genere, razza, o orientamento sessuale,
godono di pari opportunità, è un Paese più ricco, produttivo e felice. Il prezzo
dell’esclusione lo paga la società intera.
Abbiamo oggi l’occasione di fare la Storia, chiediamo pertanto la celere
approvazione della legge Cirinnà nella sua completezza, permettendo all’Italia di
unirsi al resto d’Europa e di sempre più Paesi del mondo nel riconoscimento di diritti fondamentali a tutti i suoi cittadini».  

1 commento:

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.