La comunione e la integrazione “in cammino”. A proposito di una risposta di papa Francesco sui “divorziati risposati”
Nella conferenza stampa “in volo” – ormai consueta – di ritorno dal Messico, papa Francesco ha stupito tutti con risposte sorprendenti e coraggiose. Vorrei soffermarmi soltanto sulla risposta data a proposito della questione della “comunione ai divorziati risposati”. Qui tanto il papa quanto gli interlocutori erano costretti inevitabilmente a rimandare al testo ormai imminente della Esortazione postsinodale. Entro Pasqua, ha confermato il papa, lo avremo. Ma è comunque interessante vedere in quale direzione si è mossa la risposta di Francesco. Ed è significativo che le reazioni abbiano subito “polarizzato” le prospettive. Da un lato si dice “Francesco ha detto che non possono fare la comunione”; dall’altra si dice “no, ha detto che possono”.
A me pare che la novità, nella risposta del papa – in una certa continuità con i risultati del Sinodo – stia nel “metodo”. Si affronta la questione in modo “dinamico” e non “statico”. Qui, io direi, è una concezione della comunione ad essere messa in questione.
Noi, infatti, abbiamo una tradizione latina, che pensa la comunione anzitutto come “puntuale regolarità”. Il singolo e la coppia è “in comunione” – e può fare la comunione – se non viola alcuna norma. Finché la norma è violata non puoi; se non c’è più violazione, puoi.
Questo modello determinata la “impossibilità ontologica” di accedere alla comunione per i divorziati risposati. E questo modello è ancora, in sostanza, quello del diritto canonico. E’ un modello plausibile, fondato, ma molto unilaterale, perché è “digitale” e non “analogico”. E’ acceso o spento, come un “bit” del computer, e non conosce mezze misure.
Francesco introduce, accanto a questo modello, quello pastorale, che non è costruito così e che sa che la comunione è “in cammino”. E che occorre elaborare per onorare non la opposizione tra bene e male, ma anche le porzioni di bene in crescita e le porzioni di male in decrescita. Questo modello propone una “altra strada”. Per questo modello la comunione è “luogo di elaborazione”, non solo “luogo di godimento”, non solo premio, ma farmaco. Per questo, potremmo dire, la condizione dei “divorziati risposati” non è solo “puntuale”, ma “dinamica”. Anche coloro che oggi “non possono”, domani, forse “potranno”.
Questa risposta di Francesco, che corrisponde a molte altre date in questa conferenza stampa e in altre precedenti, indica una “lettura della comunione” che è più ampia e che si riflette anche sulle relazioni intraecclesiali. Anche la “famiglia episcopale” – che porta anch’essa le sue “ferite” e le sue “separazioni” – deve riscoprire questa diversa forma della comunione. Una comunione che non è fatta anzitutto di “unanimità formale”, ma di “dialogo e confronto aperto”; una comunione che “diviene” faticosamente e non che si “presuppone” come ovvia. Dunque in attesa della Esortazione, ormai prossima, possiamo già rilevare che Francesco, nel rispondere alla domanda diretta: “ma i divorziati risposati potranno fare la comunione?” indica in un ampliamento del concetto di comunione la strada per rispondere. Non sarà semplicemente una “tecnica pastorale” a dover essere inventata: sarà una forma di “comunione ecclesiale” ad essere messa in gioco, con la accettazione della differenza e della gradualità come “cammino”, non solo “verso una possibile nuova comunione futura”, ma anche come “volto nuovo della comunione già presente”.
http://www.cittadellaeditrice.com/munera/la-comunione-e-la-integrazione-in-cammino-a-proposito-di-una-risposta-di-papa-francesco-sui-divorziati-risposati/
Papa: “Integrare non significa fare la comunione” Esortazione post-sinodale prima di Pasqua Pubblicato il 19/02/2016 in sinodo2015.
Nel contesto della lunga intervista che Papa Francesco ha rilasciato sull’aereo di ritorno dal viaggio apostolico in Messico, registriamo anche un paio di risposte sul tema della famiglia e del Sinodo.
La prima notizia è una conferma, infatti, il Santo Padre ha detto che l’esortazione post-sinodale uscirà “forse prima di Pasqua”. Poi, su esplicita richiesta della giornalista, ha dato una risposta a proposito del possibile accesso all’Eucaristia per i divorziati risposati, ma ecco alcune delle parole di Papa Francesco:
“Sulla famiglia, hanno parlato due Sinodi e il Papa ha parlato tutto l’anno nelle catechesi del mercoledì. (…) Nel documento post-sinodale che uscirà – forse prima di Pasqua –, in uno dei capitoli – perché ne ha tanti – si riprende tutto quello che il Sinodo ha detto sui conflitti o sulle famiglie ferite, e la pastorale delle famiglie ferite… E’ una delle preoccupazioni. (…) Nell’incontro con le famiglie, a Tuxtla – c’era una coppia di ri-sposati in seconda unione, integrati nella pastorale della Chiesa; e la parola-chiave che ha usato il Sinodo – e io la riprenderò – è “integrare” nella vita della Chiesa le famiglie ferite, le famiglie di risposati, e tutto questo. Ma non dimenticare i bambini al centro! Sono le prime vittime, sia delle ferite sia delle condizioni di povertà, di lavoro, di tutto questo. (…) Integrare nella Chiesa non significa “fare la comunione”; perché io conosco cattolici risposati che vanno in chiesa una volta l’anno, due volte: “Ma, io voglio fare la comunione!”, come se la comunione fosse un’onorificenza. E’ un lavoro di integrazione… tutte le porte sono aperte. Ma non si può dire: da ora in poi “possono fare la comunione”. Questo sarebbe una ferita anche ai coniugi, alla coppia, perché non farà compiere loro quella strada di integrazione. E questi due erano felici! E hanno usato un’espressione molto bella [si riferisce alla coppia che ha incontrato a Tuxtla, NdA]: “Noi non facciamo la comunione eucaristica, ma facciamo comunione nella visita all’ospedale, in questo servizio, in quello…”. La loro integrazione è rimasta lì. Se c’è qualcosa di più, il Signore lo dirà a loro, ma… è un cammino, è una strada…”
Dalle parole del Papa si può dire che l’ormai prossima esortazione post-sinodale riprenderà in gran parte la Relatio Sinody, anche sul tema della integrazione delle coppie di divorziati risposati. Per quanto riguarda l’accesso all’eucaristia di queste coppie, con ogni probabilità, verrà ripreso il controverso passaggio sul “foro interno” indicato nei molto discussi paragrafi 84, 85 e 86 della Relatio finale. Sul tema sarà interessante capire se il documento che uscirà prima di Pasqua chiarirà meglio il ruolo del Vescovo e il cammino di discernimento, visto che molte indiscrezioni lasciano trapelare che aumenterà la responsabilità pastorale delle chiese locali.
Tuttavia, i paragrafi 84, 85 e 86 non possono essere interpretati come una semplice apertura indistinta alla “comunione per tutti”, visto che Papa Francesco nell’intervista di ritorno dal Messico ha detto che “integrare nella Chiesa non significa fare la comunione”, e che non si può dire “da ora in poi possono fare la comunione”.(LB)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.