FI: Qualche chiarimento in merito all'intervista del Prefetto dei religiosi
Nello stesso periodo, si perseguitava Padre Pio... |
Come MiL ha già
riferito, il Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita
Consacrata ha affrontato il caso dei Francescani dell'Immacolata in
un'intervista rilasciata a AgenSIR il 2 febbraio scorso. Non è una
mancanza di rispetto al cardinale Braz de Aviz rilevare quanto poco le
sue parole appaiano inspirate al senso della misericordia e della
giustizia che dovrebbero contraddistinguere ogni cristiano, e a maggior
ragione un principe di Santa Romana Chiesa, nonché collaboratore di un
Sommo Pontefice che ha fatto della Misericordia il perno del suo
pontificato.
Oltre che di misericordia e di
giustizia, l’intervento di Sua Eminenza manca anche, palesemente, di
considerazione per la verità. Quando il giornalista lo interroga sulle
“notizie relative a patti vergati con il sangue, marchiature a fuoco…”,
il cardinale non fa una piega e risponde come se queste “notizie”
fossero verità accertate e motivi determinanti del commissariamento.
Bisogna
tuttavia ricordare che questi racconti, fatti da ex suore, sono apparsi
solo di recente su media di dubbia fede; inoltre, che non sono stati
presi in considerazione dalla Santa Sede per motivare i suoi interventi;
e infine che l'avvocato di Padre Manelli ha sporto querela per
diffamazione circa il loro contenuto.
Occorre
inoltre ricordare che padre Stefano Manelli non è mai stato interrogato
dalle autorità competenti a proposito di questo immaginario patto di
sangue: che una suora poco equilibrata voglia scrivere la sua formula di
professione col sangue è una cosa, che padre Stefano Manelli l'abbia
costretta, ovviamente, è un'altra… che comunque deve essere provata!
Dichiarare colpevole senza un’indagine seria è una mossa tipicamente
bolscevica e sicuramente ha poco a che vedere con la fede e la morale
cattoliche. Così come giustificare a posteriori un intervento
disciplinare con (false) accuse precedentemente mai formulate.
Il cardinale Braz de Aviz sa bene che, fino ad oggi, nessun tribunale civile o ecclesiastico ha mai condannato padre Stefano Manelli. Come mai non introduce ogni sua dichiarazione ai media ricordando questo dato di fatto così come vorrebbero sia la giustizia che la prudenza? Come mai, invece, egli afferma che “la questione economica è in mano alla magistratura italiana”, mentre sa benissimo che la Corte di Cassazione ha reso un giudizio favorevole alle associazioni di laici formate durante il governo di padre Stefano per gestire i beni?
Inoltre,
come può il Prefetto per i religiosi non approfittare degli spazi
mediatici che gli vengono offerti per ricordare che cos'è la povertà
francescana, pienamente voluta e vissuta da Padre Stefano e da tutti i
Francescani dell'Immacolata fino al commissariamento, che impone di non
possedere nulla, né come singoli né come comunità? Come mai non ricorda
che questo voto di povertà è stato approvata dalle autorità competenti
della Chiesa? E che, dunque, era più che lecito che i beni dell'istituto
venissero gestiti da enti esterni? Non sa nulla degli abusi commessi in
tantissimi istituti che hanno voluto gestire autonomamente i loro beni?
Potrebbe chiedere qualche parere al Segretario della sua Congregazione,
coinvolto in un bello scandalo mentre era superiore dei frati minori
(leggere qui e qui).
Altre
parole di Sua Eminenza che sanno terribilmente di giustizia
rivoluzionaria sono: “Ci sono tre commissari che stanno guidando
l’Istituto in un percorso di normalizzazione.” Che frase agghiacciante!
Che vocabolario! “Commissari”, “normalizzazione”... Il peggio è che
questa frase non ha nulla a che vedere con il contesto. Non fa che
dimostrare, una volta di più, che il commissariamento si basa unicamente
su sentimenti di odio e di gelosia nei confronti dei Francescani e
delle Francescane dell'Immacolata: odio e gelosia a nostro parere
nutriti da una totale incapacità di comprendere le ragioni del successo
dell'ordine. Perché ci si è totalmente dimenticati del senso della vita
religiosa.
In cauda venenum: “Quel che è
sicuro, è che Stefano Manelli non potrà più restare.” Che strana
asserzione! Padre Manelli è già stato cacciato via come tutti sanno.
Cosa significa? Che si teme, mentre i nuovi commissari sanno bene che
non si potrà per sempre rimandare il capitolo generale dei FI, che Padre
Stefano venga richiamato alla guida dell'istituto? O che la sua sorte è
comunque ancora troppo privilegiata agli occhi di chi lo perseguita
senza aver mai spiegato il motivo di tale persecuzione? Occorre infatti
ribadire che tutti quelli che pretendono che padre Stefano Manelli sia
colpevole non hanno finora portato alcuna prova determinante a riguardo.
Fanno inoltre un uso vergognoso dei media: basta vedere le
testimonianze di quei genitori che non fanno altro che ostacolare la
vocazione – e quindi la felicità – dei loro figli, dimostrando così di
non capire nulla dello spirito autentico della vita religiosa, fatta di
rinuncia e di ubbidienza.
Chi non cerca la verità non la troverà… Anzi, molto probabilmente, troverà solo il Nemico della Verità.
Romano Disma
http://blog.messainlatino.it/2016/02/fi-qualche-chiarimento-in-merito.html
Dal suo trono Scalfari manda moniti e avverte il nostro paese come non c' più tempo, come la distruzione del nostro tessuto produttivo, dei diritti sociali, della Costituzione e del Welfare non basta. Per lui il futuro si chiama Stati Uniti d'Europa. In tutti i suoi editoriali domenicali, a voler giustificare l'ingiustificabile, ci dice che l'Italia da sola non ce la può fare e che la sua unica salvezza si chiama Europa federale. Dall'uomo che odia i poveri, vi è più chiaro quali interessi porta avanti nella sua propaganda.
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L'inquietante dichiarazione di Eugenio Scalfari sui poveri censurata dai media.
“I poveri sono come bestie senza bisogni secondari”.
Eugenio Scalfari, fondatore della voce della mistificazione per eccellenza in Italia, la Repubblica, e il santone degli Stati Uniti d'Europa getta la maschera all'età di 91 anni e, in un'intervista rilasciata alla trasmissione Soul in diretta sabato e domenica su Tv2000 e ripresa da il Giornale e Direttanews, si lascia andare a questa frase: “Gli uomini hanno bisogni primari come gli animali. Noi ci inventiamo i desideri, ma i poveri, salvo pochissimi, non hanno bisogni secondari”. “Noi” - Repubblica e gli interessi che porta avanti nei suoi articoli – rispetto ai poveri, la distinzione è chiara. Anzi è precisata meglio quando la conduttrice prova a far rimediare Scalfari da quella che poteva essere una gaffe. “Ma no direttore, nell’uomo c’è qualcosa di oltre… Il desiderio di un significato c’è in chiunque, anche nell’ultimo povero della Terra…”. Lapidaria la risposta di Scalfari: “Lei pensa?”.
Il massimo di quello che possono fare i poveri definiti anche “gente senza contraddizione” da Sua Altezza Scalfari è cantare: “I coltivatori delle Americhe erano neri e cantavano e da lì deriva il jazz”.
Quindi, oltre ai bisogni primari, anche giullari per i ricchi.
Dal suo trono Scalfari manda moniti e avverte il nostro paese come non c' più tempo, come la distruzione del nostro tessuto produttivo, dei diritti sociali, della Costituzione e del Welfare non basta. Per lui il futuro si chiama Stati Uniti d'Europa. In tutti i suoi editoriali domenicali, a voler giustificare l'ingiustificabile, ci dice che l'Italia da sola non ce la può fare e che la sua unica salvezza si chiama Europa federale. Dall'uomo che odia i poveri, vi è più chiaro quali interessi porta avanti nella sua propaganda.
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