Da “Instaurare omnia in Christo” a “Non nominiamo Cristo”. La strada suicida della neochiesa
Un neo-vescovo chiede “comprensione e tenerezza”. E un vescovo gli fa gli auguri citando parole del cardinale Martini, che paiono un trattato di galateo. Non una parola su Gesù Cristo, sulla Fede, sulla Santità. Meglio non compromettersi…
di Paolo Deotto
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Accade a Padova, come ci informa Il Gazzettino con l’articolo che riportiamo in calce. Monsignor Renato Marangon, vicario episcopale per la pastorale della diocesi di Padova, è stato nominato da Bergoglio vescovo della diocesi di Belluno e Feltre. La nomina è stata annunciata dal vescovo di Padova, Cipolla.
Ricordavamo nel titolo il motto di San Pio X: “Instaurare omnia in Christo” (clicca sull’immagine a destra). Un motto così chiaro da non aver bisogno di spiegazioni; soprattutto un motto che èun’ammonizione preziosa per ogni consacrato e per ogni fedele, perché ricorda che tutta la nostra vita è per Cristo. Però si direbbe che questo motto sia stato dimenticato, e con esso è stato dimenticato anche Nostro Signore Gesù Cristo; il che, da parte di un vescovo (ergo, di un successore degli Apostoli) non è proprio una cosina da nulla.
Vediamo infatti che dicono i due personaggi, il neo-vescovo e il vescovo di Padova.
Il neo-vescovo Mons. Marangon ci dice che ha passato lunghe ore in preghiera chiedendo al Signore la forza e la Fede per adempiere ai nuovi gravosi compiti a cui è chiamato? Ci dice che come novello pastore del gregge di Belluno e Feltre, per il quale è pronto a dare la vita, eserciterà i tre munus vescovili? Ci dice che ogni sua energia sarà data per condurre i fedeli alla santità e alla vita eterna, per affermare la regalità di Cristo?
Ma và! Mons. Renato Marangon ci dice testualmente quanto segue:
e, come potete leggere in chiusura dell’articolo del Gazzettino, si lancia in un contorto discorso – un tantino eretico – sulle “molte mani” imposte su di lui (cos’è? Un vescovo eletto per acclamazione?), con espressioni di un manieroso sconfortante, tipo “immersione nel vissuto degli affetti e delle relazioni”. Il tutto, si può notare, senza mai citare Gesù Cristo, di cui lui, mons. Marangon, dovrebbe essere apostolo per successione.
Del resto, il vescovo di Padova, “don” (come vuole essere chiamato, perché è umilissimo…) Claudio Cipolla, non trova di meglio, facendo gli auguri al neo-vescovo, di una citazione del cardinale Martini. Eccola:
In sostanza, sono belle norme di buon comportamento. Formidabile è il richiamo alla “buona educazione”. Finora eravamo convinti che un vescovo potesse dire parolacce e sputare per terra. E la chiusura, con quell’augurio a “rimanere sempre sé stesso”, è un invito a non migliorare mai. Si vede che al vescovo Cipolla interessa poco o niente che il neo-vescovo migliori sempre, fino a diventar santo. No, caro Mons. Marangon, resta sempre te stesso, in fondo è più comodo… e non aggiungiamo “prendi esempio da me”, però la tentazione è grande.
Scherziamo, ma non c’è davvero nulla che possa far ridere, perché qui siamo in verità alla farsa che scivola in tragedia. Uomini che sono chiamati alla gravosissima responsabilità di vescovo evitano ormai scrupolosamente di citare Nostro Signore Gesù Cristo, ci riempiono di discorsi fumosi pieni diumane virtù, abdicano in anticipo al loro ruolo di guide e pastori del gregge, affettando un’umiltà scivolosa e un volemose bene. La salvezza dell’anima, che si ottiene solo mantenendosi nella Fede cattolica, non compare mai nei loro discorsi, evidentemente non rientra nei “programmi” di questi signori.
Per inciso notiamo due cose: in primis, Martini è, per dichiarazione esplicita dello stesso “discepolo”, uno dei principali maestri di Bergoglio. In secundis, è impressionante come, nel delirio del conformismo dilagante, si sia subito anche adattato il linguaggio, stracolmo di tenerezza, misericordia, e altre amenità del genere.
Che “chiesa” è questa? La domanda è più che legittima, per chiunque ancora desideri guadagnare il Paradiso. Che “chiesa” è questa che ha paura di nominare Nostro Signore Gesù Cristo e di affermare – e in questa società in frenesia suicida sarebbe l’unica cosa da fare – la Sua regalità?
“Instaurare omnia in Christo”. San Pio X, che sei ora nella gloria dei Santi, intercedi presso il Padre affinché doni alla Sua Chiesa dei santi sacerdoti. Non “dei sacerdoti”: dei “santi” sacerdoti, perché meno è troppo poco.
Ecco l’articolo pubblicato sul Gazzettino di ieri:
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Accade a Padova, come ci informa Il Gazzettino con l’articolo che riportiamo in calce. Monsignor Renato Marangon, vicario episcopale per la pastorale della diocesi di Padova, è stato nominato da Bergoglio vescovo della diocesi di Belluno e Feltre. La nomina è stata annunciata dal vescovo di Padova, Cipolla.
Ricordavamo nel titolo il motto di San Pio X: “Instaurare omnia in Christo” (clicca sull’immagine a destra). Un motto così chiaro da non aver bisogno di spiegazioni; soprattutto un motto che èun’ammonizione preziosa per ogni consacrato e per ogni fedele, perché ricorda che tutta la nostra vita è per Cristo. Però si direbbe che questo motto sia stato dimenticato, e con esso è stato dimenticato anche Nostro Signore Gesù Cristo; il che, da parte di un vescovo (ergo, di un successore degli Apostoli) non è proprio una cosina da nulla.
Vediamo infatti che dicono i due personaggi, il neo-vescovo e il vescovo di Padova.
Il neo-vescovo Mons. Marangon ci dice che ha passato lunghe ore in preghiera chiedendo al Signore la forza e la Fede per adempiere ai nuovi gravosi compiti a cui è chiamato? Ci dice che come novello pastore del gregge di Belluno e Feltre, per il quale è pronto a dare la vita, eserciterà i tre munus vescovili? Ci dice che ogni sua energia sarà data per condurre i fedeli alla santità e alla vita eterna, per affermare la regalità di Cristo?
Ma và! Mons. Renato Marangon ci dice testualmente quanto segue:
e, come potete leggere in chiusura dell’articolo del Gazzettino, si lancia in un contorto discorso – un tantino eretico – sulle “molte mani” imposte su di lui (cos’è? Un vescovo eletto per acclamazione?), con espressioni di un manieroso sconfortante, tipo “immersione nel vissuto degli affetti e delle relazioni”. Il tutto, si può notare, senza mai citare Gesù Cristo, di cui lui, mons. Marangon, dovrebbe essere apostolo per successione.
Del resto, il vescovo di Padova, “don” (come vuole essere chiamato, perché è umilissimo…) Claudio Cipolla, non trova di meglio, facendo gli auguri al neo-vescovo, di una citazione del cardinale Martini. Eccola:
In sostanza, sono belle norme di buon comportamento. Formidabile è il richiamo alla “buona educazione”. Finora eravamo convinti che un vescovo potesse dire parolacce e sputare per terra. E la chiusura, con quell’augurio a “rimanere sempre sé stesso”, è un invito a non migliorare mai. Si vede che al vescovo Cipolla interessa poco o niente che il neo-vescovo migliori sempre, fino a diventar santo. No, caro Mons. Marangon, resta sempre te stesso, in fondo è più comodo… e non aggiungiamo “prendi esempio da me”, però la tentazione è grande.
Scherziamo, ma non c’è davvero nulla che possa far ridere, perché qui siamo in verità alla farsa che scivola in tragedia. Uomini che sono chiamati alla gravosissima responsabilità di vescovo evitano ormai scrupolosamente di citare Nostro Signore Gesù Cristo, ci riempiono di discorsi fumosi pieni diumane virtù, abdicano in anticipo al loro ruolo di guide e pastori del gregge, affettando un’umiltà scivolosa e un volemose bene. La salvezza dell’anima, che si ottiene solo mantenendosi nella Fede cattolica, non compare mai nei loro discorsi, evidentemente non rientra nei “programmi” di questi signori.
Per inciso notiamo due cose: in primis, Martini è, per dichiarazione esplicita dello stesso “discepolo”, uno dei principali maestri di Bergoglio. In secundis, è impressionante come, nel delirio del conformismo dilagante, si sia subito anche adattato il linguaggio, stracolmo di tenerezza, misericordia, e altre amenità del genere.
Che “chiesa” è questa? La domanda è più che legittima, per chiunque ancora desideri guadagnare il Paradiso. Che “chiesa” è questa che ha paura di nominare Nostro Signore Gesù Cristo e di affermare – e in questa società in frenesia suicida sarebbe l’unica cosa da fare – la Sua regalità?
“Instaurare omnia in Christo”. San Pio X, che sei ora nella gloria dei Santi, intercedi presso il Padre affinché doni alla Sua Chiesa dei santi sacerdoti. Non “dei sacerdoti”: dei “santi” sacerdoti, perché meno è troppo poco.
Ecco l’articolo pubblicato sul Gazzettino di ieri:
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