Bertone, la terrazza e la ricchezza secondo la Chiesa
Il cardina Tarcisio Bertone (foto LaPresse)
Meno male che i detrattori della Chiesa pauperisti e giustizialisti non hanno gran dimestichezza con gli Atti degli Apostoli, altrimenti userebbero continuamente l’esempio di Anania.
Questi possedeva un podere e lo vendette per versare il ricavato alla comunità cristiana cui si era appena affiliato; decise però di tenere per sé parte del denaro senza dirlo a San Pietro, che lo fece istantaneamente cadere stecchito per non avere mentito agli uomini ma a Dio. Tre ore più tardi giunse sua moglie Saffira, la quale confermò che il campo era stato venduto allo stesso prezzo dichiarato dal marito; San Pietro fece cascare cadavere ai propri piedi anche lei.
Raffaello Sanzio, "Morte di Anania"
Era il tempo in cui nelle comunità cristiane nessuno aveva diritto di proprietà ma tutto era versato in casse comuni: non per un ideale egualitario ma perché Gesù aveva promesso che sarebbe tornato presto su una nube. A che pro accumulare ricchezze, se il mondo non sarebbe durato una generazione? Trattenere parte di un guadagno, tanto più nascondendolo a San Pietro, implicava non credere davvero nella promessa di Cristo. Sono poi passati secoli di nubi e non è venuto; la Chiesa allora ha iniziato a pensare sulla lunga scadenza e ha voluto, dovuto accumulare ricchezze che garantissero la propria durata nel mondo e quindi la durata del mondo, che secondo il venerabile Beda cadrà quando cadrà Roma. Pertanto, guardando l’attico del cardinal Bertone, voi vedete un’inchiesta del Vaticano fomentata dalle rivelazioni dell’Espresso; io vedo la garanzia che possiamo campare tranquilli ancora per un bel po’.
di Antonio Gurrado | 31 Marzo 2016
VATILEAKS È VIVO! - ATTICO DI BERTONE: IL VATICANO INDAGA PROFITI E SPINA PER APPROPRIAZIONE INDEBITA E PECULATO. HANNO PAGATO I LAVORI CON 422MILA EURO DELL'OSPEDALE PEDIATRICO BAMBIN GESÙ - FITTIPALDI: ''BERTONE HA MENTITO, DISSE DI NON SAPERE NULLA. INVECE CI SONO LE LETTERE'' (MA NON È INDAGATO)
Giuseppe Profiti, ex presidente del Bambin Gesù, e l'ex tesoriere Massimo Spina sono indagati dai giudici vaticani. Bertone disse di aver pagato tutto di tasca sua (300mila euro) e poi ha donato una somma alla Fondazione per chiudere il caso. Che invece si riapre: i pagamenti del Bambin Gesù ci sono, e passano per Londra...
1. ATTICO BERTONE: VATICANO CONFERMA, INDAGINE IN CORSO
(ANSA) - Il Vaticano conferma l'apertura dell'indagine per i finanziamenti della ristrutturazione dell'attico dell'ex Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. "Sono indagati Giuseppe Profiti e Massimo Spina", riferisce il vice direttore della sala stampa vaticana, Greg Burke, confermando quanto anticipato dall'Espresso. L'accusa sarebbe di appropriazione indebita per i due ex manager del Bambino Gesù. "Il cardinale non è indagato", precisa il portavoce riferendosi a Bertone.
2. VATICANO APRE INCHIESTA SULL'ATTICO DI BERTONE - L'ESPRESSO MOSTRA LE LETTERE CHE LO INCHIODANO
Emiliano Fittipaldi per www.lespresso.it
L'inchiesta integrale su l'Espresso in edicola da venerdì 1 aprile e già online per gli abbonati a Espresso+
Il Vaticano ha aperto un’inchiesta sull’attico di Tarcisio Bertone, e ha già iscritto nel registro degli indagati due persone: Giuseppe Profiti, ex presidente del Bambin Gesù e manager vicinissimo al cardinale, e l’ex tesoriere Massimo Spina. L’istruttoria penale è scaturita dalle rivelazioni del saggio “Avarizia”, pubblicato da chi scrive, e ora rischia di sconvolgere nuovamente gli assetti della curia romana: i giudici di papa Francesco ipotizzano infatti reati gravissimi («peculato, appropriazione e uso illecito di denaro», si legge nelle carte d’accusa) e hanno già trovato i riscontri documentali che dimostrano che i lavori di ristrutturazione dell’appartamento sono stati pagati dalla Fondazione dell’ospedale pediatrico "Bambin Gesù".
Lavori costati in totale ben 422 mila euro ("Avarizia" sottostimava la cifra a 200 mila euro), che sono stati fatturati nel 2014 non alla società italiana che ha materialmente effettuato il restauro (La Castelli Re, fallita a luglio del 2015), ma a una holding britannica con sede a Londra, la LG Concractor Ltd. Controllata sempre da Gianantonio Bandera, titolare della Castelli Re e amico personale di Bertone.
I soldi destinati ai bambini malati sono stati, in pratica, utilizzati per la ristrutturazione, e poi girati a Londra. Oltre alle sette fatture pagate al costruttore attraverso i conti Ior e Apsa della Fondazione, però, i magistrati di papa Francesco hanno in mano anche lettere firmate che inchiodano l’ex segretario di Stato di Benedetto XVI alle sue responsabilità: Bertone, che ha finora sostenuto di essere all’oscuro di eventuali finanziamenti di terzi, è invece sempre stato a conoscenza che i soldi del restauro del suo appartamento venivano (anche?) dall’ente di beneficenza dell’ospedale vaticano.
"L’Espresso", in un’inchiesta nel numero in edicola da venerdì 1 aprile e già online per gli abbonati a Espresso+, è in grado di raccontare l’intera vicenda, e mostrare tutte le carte segrete. Tra cui la corrispondenza tra Profiti e Bertone. Dove si evince che il manager, in una lettera firmata del 7 novembre 2013, ha davvero offerto al cardinale di pagare (tramite la onlus dedicata ai bambini malati) i lavori dell’attico di residenza in cambio di ospitare «incontri istituzionali» nella casa, e che Bertone - il giorno dopo - lo ha ringraziato accettando l’offerta, allegandogli persino una lista di "desiderata".
«Egregio Professore, la ringrazio per la lettera del 7 novembre, che mi ha inviato a nome della Fondazione Bambino Gesù» scrive Bertone. «Al riguardo, come già riferito nelle vie più brevi, tengo a confermare che sarà mia cura fare in modo che la copertura economica occorrente alla realizzazione degli interventi proposti nella documentazione che allego, venga messa a disposizione della Fondazione a cura di terzi, affinché nulla resti a carico di codesta Istituzione».
Il cardinale si era sempre difeso affermando che tutto era avvenuto a sua insaputa. «È una calunnia» s’era giustificato: «Ho pagato 300 mila euro, di tasca mia, secondo le fatture che mi aveva mandato il Governatorato, proprietario dell’immobile. I 200 mila euro versati dalla Fondazione? Io non ho visto nulla. Ed escludo in modo assoluto di aver mai dato indicazioni o autorizzato la Fondazione ad alcun pagamento». Ora sappiamo che, almeno sul punto, mentiva.
Come detto, sul registro degli indagati del promotore di Giustizia sono finiti per ora in due: Profiti, da sempre manager di fiducia di Bertone e all’epoca dei fatti presidente sia del Bambin Gesù che della Fondazione, e l’ex tesoriere Spina. Il Vaticano considera entrambi «pubblici ufficiali» vaticani, e li accusa di concorso in peculato perché «si sono appropriati» si legge nel capo d’accusa «e comunque hanno utilizzato in modo illecito» fondi dell’ospedale «per pagare lavori di ristrutturazione edilizia di un immobile di terzi sito all’interno della Città del Vaticano, sul quale nessuna competenza e nessun interesse poteva vantare la predetta Fondazione».
Nel documento dei pm non viene citato il nome di Bertone, ma difficilmente la Santa Sede potrà evitare un suo coinvolgimento diretto nello scandalo. Se Bertone fosse incriminato non sarebbe comunque giudicato dal tribunale ordinario che sta indagando su Profiti e il tesoriere, ma dalla Corte di Cassazione della Città del Vaticano: secondo la giurisdizione d’Oltretevere è quello l’unico organo che ha il potere di aprire un’istruttoria sui peccati dei cardinali di Santa Romana Chiesa. Sarebbe il primo caso della storia.
Ma la documentazione contabile in mano al promotore di giustizia apre anche nuovi, preoccupanti scenari: quelli di un doppio pagamento. Bertone ha infatti spiegato di possedere la documentazione che dimostrerebbe come sia stato anche lui a saldare il conto. Attraverso un pagamento di 300 mila euro. «Mentre avanzavano i lavori e alla Ragioneria arrivavano le fatture da pagare, fui invitato dal Governatorato, il proprietario dell’immobile, a saldare. E come risulta da una precisa documentazione, ho versato al Governatorato la somma», ha confermato in un’intervista.
Tralasciando la sorpresa di scoprire che un uomo di Chiesa ha un conto in banca capace di coprire spese per quasi mezzo milione di euro (tra lavori e successiva donazione), il pagamento a cui fa riferimento il prelato non è mai stato smentito dal Governatorato, un organismo presieduto dal cardinale Giuseppe Bertello.
Dal momento che finora è certo che la Fondazione ha girato al costruttore Bandera 422mila euro per gli stessi lavori, delle due l’una: o Bertone mente di nuovo - ed è coperto dagli uffici del Governatorato - e in realtà non ha mai versato un euro, oppure il costruttore ha ottenuto per la medesima ristrutturazione non solo i denari della Fondazione, ma anche i 300 mila euro di Bertone fatturati dagli uffici della Santa Sede.
Entrambe le versioni imbarazzano non poco il Vaticano. Che ha aperto - con coraggio - un vaso di Pandora in cui rischiano di finire altri, insospettabili protagonisti.
LA VERSIONE DI BERTONE - ''LA LETTERA DEL CARDINALE A PROFITI DIMOSTRA LA VERITÀ DI QUANTO AFFERMATO: I SOLDI PER IL RESTAURO DELL'APPARTAMENTO NON DOVEVANO VENIRE DAL BAMBIN GESÙ. E, NON AVENDO RICEVUTO SUSSIDI, HA PAGATO PERSONALMENTE L'IMPORTO''
La replica dell'avvocato di Bertone all'articolo dell'''Espresso'': "Il Cardinale ribadisce di non aver mai dato indicazioni, o autorizzato, la Fondazione Bambino Gesù ad alcun pagamento in relazione all’appartamento da Lui occupato e di proprietà del Governatorato"...
Riceviamo e pubblichiamo:
“In nome e per conto di S. E. Cardinal Tarcisio Bertone ed in relazione all’articolo che sarà pubblicato su “L’Espresso” del 1° aprile 2016, sottolineo come la missiva inviata dal Cardinal Tarcisio Bertone al Prof. Giuseppe Profiti l’8 novembre 2013, conferma integralmente la veridicità di quanto da Lui sempre affermato.
In effetti, nella citata risposta si chiarisce al Prof. Giuseppe Profiti che la volontà di S.E. è quella di nulla porre a carico della Fondazione Bambino Gesù, comunicandogli al contempo che sarà cura del Cardinal Bertone stesso di procedere alla ricerca di finanziamenti per i lavori da espletarsi nell’appartamento.
Successivamente, il Cardinal Bertone, non avendo ricevuto alcun sussidio da parte di terzi, ha pagato personalmente l’importo richiesto dal Governatorato in relazione ai lavori effettuati nell’appartamento a Lui assegnato e di proprietà di quest’ultimo.
Il Cardinal Tarcisio Bertone ribadisce di non aver mai dato indicazioni, o autorizzato, la Fondazione Bambino Gesù ad alcun pagamento in relazione all’appartamento da Lui occupato e di proprietà del Governatorato.”
Avv. Michele Gentiloni Silveri
Gentile card. Bertone, è palese che tutto quanto sta accadendo a causa del suo megaattico vaticano ha del surreale.
RispondiEliminaNon so quale schizofrenia abbia colpito i vertici della nostra sempre amata Chiesa cattolica: Misericordia per TUTTI - a prescindere da tutti i precetti sin qui osservati, fondamentale è attraversare una porta santa - PURCHE' I PECCATI NON RIGUARDINO IL SOLDO. Se entra in ballo il DENARO allora scatta l'Inquisizione contabile al suo massimo vertice.
Se fossi in Lei mi batterei come un leone per reclamare la mia sacrosanta fetta di 'Misericordia a prescindere'.
Quanto alla presunta distrazione di fondi dalle risorse dell'Ospedale Bambin Gesù ad opera di persone terze, il braccio secolare faccia il suo corso.