ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 10 aprile 2016

“Coito ergo sum”?

Un contributo di Antonio Socci, forte ma utile:

Appello ai cattolici, vescovi e cardinali 

L’ideologo del cattoprogressismo Alberto Melloni, su “Repubblica” di ieri, c’informa che l’Esortazione bergogliana (ribattezzata da taluni “Familiaris divorzio”) è un “elogio della gioia erotica”. Così la fa sembrare quasi un giocoso trattato sul porno da pubblicare su Dagospia col titolo “Coito ergo sum”. Ma non è patetico un Vaticano a luci rosse (per sedurre)? In effetti il “modernismo” bergogliano di oggi fa pensare alla signora ottantenne che indossa minigonna e tacco 12 lanciando le tette al vento: anche sulle questioni sociali Bergoglio recupera gli slogan ammuffiti di quelle esecrabili “luci rosse” (profondo rosso) anni Sessanta che oggi sono in età da Alzheimer o da catetere.

E poi le pagine bergogliane sull’eros sono una goffa e dilettantesca scopiazzatura (con errori) del capolavoro teologico e pastorale di Giovanni Paolo II che (lui sì!), nelle sue catechesi sulla Genesi e sul corpo, legò splendidamente “eros” e “agape” nel matrimonio cristiano.
A Genesi e Cantico dei cantici, Wojtyla aggiunse l’esperienza umana del suo passato di poeta-minatore-teologo che in gioventù partecipò alla resistenza contro il nazismo e il comunismo leggendo Giovanni della Croce e il Monfort.
Qualcuno, parafrasando Melloni, dice che l’Esortazione bergogliana è in realtà un “elogio della gioia eretica” (non erotica). Qui sta il problema.


GIOIA EROTICA O ERETICA?
Per anni la Chiesa si è difesa dall’assalto della “dittatura del relativismo”. Si è difesa anche mettendo in minoranza Bergoglio al Concistoro del 2014 e ai due Sinodi, ma il papa argentino ha imposto lo stesso alla Chiesa, d’imperio, la sua “rivoluzione” (alla faccia della “sinodalità”).
Oggi è lo stesso giornale dei vescovi, “Avvenire”, che rapidamente ha buttato alle ortiche Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, a informarci che nella Chiesa è davvero in atto una rivoluzione.
L’organo ufficiale della Cei ha lanciato così l’Esortazione: “Quando, una decina di giorni fa, il cardinale Kasper, preannunciando l’uscita dell’Esortazione postsinodale sulla famiglia, aveva parlato ‘del più importante documento nella storia della Chiesa dell’ultimo millennio’, non pochi l’avevano guardato con quella finta accondiscendenza che si riserva alle dichiarazioni un po’ esagerate… Adesso che Amoris laetitia è sotto gli occhi di tutti, sembra davvero difficile contraddire il cardinale tedesco. Il testo di Francesco ha il sapore di un testo saldo e rivoluzionario”.
Dunque Bergoglio sta “rivoluzionando” cioè ribaltando la Chiesa Cattolica come aveva scritto a novembre Ross Douthat, sul New York Times, indicando l’esistenza di un “complotto per cambiare il cattolicesimo” e aggiungendo che “in questo momento il primo cospiratore è il papa stesso”.
Adesso è ufficiale. E oggi, dopo l’uscita di questo testo rivoluzionario, per la Chiesa è il “day after”. Quello che si riteneva impossibile è accaduto.
L’Esortazione Apostolica è un aperto gesto di sfida a duemila anni di magistero cattolico. E, negli ambienti cattolici (scioccati), domina un ammutolito sconcerto. Anche se all’estero le voci cattoliche cominciano a far sentire sonore proteste, che monteranno sempre più, specie negli Stati Uniti (ma anche in Polonia, in Africa, in Messico e altrove).
Ieri su un sito cattolico canadese usciva un titolo decisamente pesante che però fa capire quanta indignazione covi sotto la cenere: “Chi denuncerà l’Amoris Laetitia come eretica? Chi chiamerà in causa Giorgio Bergoglio per ciò che ha commesso? La storia definirà questa come l’eresia bergogliana?”
Naturalmente – in tutto questo – la comunione ai divorziati risposati è solo un pretesto, è una questione che non appassiona nessuno, nemmeno i divorziati: i “rivoluzionari” hanno semplicemente usato come forza d’urto le “coppie irregolari” per demolire i fondamenti di duemila anni di cattolicesimo.
Ed ora c’è un panorama di rovine davanti agli occhi dei pastori ancora cattolici, perché – come birilli – a cascata, dopo l’indissolubilità del matrimonio, verrà giù tutto: la confessione, i comandamenti, la legge naturale. Soprattutto ne esce demolito il magistero costante della Chiesa.
Bisogna pensare ai tanti che hanno vissuto spaccature familiari o situazioni di prova e – per amore a Cristo – sono rimasti fedeli ai comandamenti e ai precetti della Chiesa.
Mi diceva una di queste persone: “L’Amoris laetitia è per me terribile perché ci dice: siete stati dei fessi a fidarvi di Gesù Cristo e della Chiesa, sopportando quelle prove. Avete buttato via la vita stupidamente, quando potevate spassarvela e oggi avreste il timbro del papa”.
E di un Vaticano che elogia le “gioie erotiche”, come dice Melloni. Ma per i cattolici è evidente che si tratterebbe di (false) gioie eretiche dal momento che è stato Gesù stesso a comandare “non osi l’uomo separare ciò che Dio ha unito” (Mt 19,6).
Le sue parole “non passeranno mai”. E il magistero della Chiesa si fonda proprio sulla sua Parola e sulla Legge di Dio. Non può mai essere smentito o cambiato da nessun papa.

IL CASO BERGOGLIO
Del resto c’è poco da sorprendersi di ciò che sta accadendo. In questi tre anni ne abbiamo viste di cotte e di crude.
Prima il grande papa Benedetto che, alla sua messa d’insediamento, implora “pregate per me perché io non fugga per paura davanti ai lupi”.
Poi quella sua misteriosa e immotivata “rinuncia” dopo la quale ha voluto farci sapere che “la mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero non revoca questo”, restando infatti papa emerito, quindi Francesco eletto un po’ così (e nonostante il voto dei gesuiti che avrebbe dovuto proibirlo) e poi due papi (mai visti in duemila anni).
Infine la variopinta rappresentazione sudamericana, dal “chi sono io per giudicare” al Dio che “non è cattolico”, dalle croci su falce e martello all’omaggio a Fidel Castro, dalla lettera per i tiranni cinesi all’elogio dell’”invasione” degli immigrati, dallo schiaffo a Trump al silenzio sulla Cirinnà, dalla gelida distanza col Family day alle scimmie su San Pietro, dalla comunione ai divorziati risposati all’eucarestia ridotta a opinione pressoché equivalente a quella luterana, dal Giubileo senza indulgenza e Purgatorio all’enciclica sulla “raccolta differenziata”, dai fraterni incontri con Scalfari al gelido e ostinato silenzio su Asia Bibi.
Tutto strano, surreale, inquietante e doloroso per i cattolici che intanto vengono perseguitati e massacrati nel mondo.
Alla stranezza degli osanna dei media laicisti (da sempre nemici della Chiesa) si è aggiunta una nuova papolatria del mondo clericale.
Ieri su “Avvenire” – giornale della Cei – l’articolo sull’Esortazione iniziava così: “La famiglia ricomincia da Francesco”. Testuale. Ma la famiglia è stata istituita dal Creatore e resa sacramento da Gesù Cristo. Forse che oggi Bergoglio sta al posto di Dio?
Sempre “Avvenire” di ieri ci ha informato che nell’Esortazione “l’indissolubilità” del matrimonio non è la realtà, ma un riferimento ideale, “un punto di arrivo”. Fino ad oggi la Chiesa aveva insegnato che è il punto di partenza, stabilito da Gesù Cristo nel Vangelo.
Possibile che vescovi e cardinali siano tutti ammutoliti da questa rivoluzione? Possibile che nessuno senta di dover rispondere a Dio e di accendere una luce per il popolo cristiano confuso e frastornato?
Possibile che nessuno abbia la dignità di affermare quello che pensa, cioè che l’esortazione è pessima e devastante per la Chiesa? “In questo caso il tacere equivale alla connivenza” diceva papa Celestino.
Io continuo a sperare pure in un ripensamento del papa, perché prenda atto che questo tipo di “modernizzazione” ha già distrutto le comunità protestanti europee e nelle Chiese cattoliche progressiste (d’Europa o d’America Latina) ha avuto effetti devastanti.
Ma il Papa va aiutato con la nostra sincerità, con la libertà della critica a viso aperto. Ne va del futuro della Chiesa (e non solo). In ogni caso da oggi essere cattolici sarà – per parafrasare Melloni – una “gioia eroica”.

– di Antonio Socci


Antonio Socci
Da “Libero”, 10 aprile 2016


Sito: “Lo Straniero
Twitter: @Antonio Socci1

Papa Francesco e l’eros

Giuliano Guzzo10 aprile 2016
papafrancesco

Ieri ho aperto del Corriere della Sera leggendo, con riferimento all’Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica postsinodale di Papa Francesco, «Eros dono di Dio». Il portale web del principale quotidiano italiano, data questa esplosiva notizia, prometteva giustamente di riportare anche passaggi nei quali il Santo Padre avrebbe presentato «Eros» quale «dono di Dio» ma la frase riportata, a dire il vero, è deludente: «Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature». Tutto qui? Ma di eros mica si parla, accipicchia.
Allora ho dovuto provvedere da me cercandomi i passaggi “proibiti” dell’Amoris Laetitia e devo dire che non sono affatto rimasto deluso. Sentite qua che roba. «L’uomo diventa veramente se stesso, quando corpo e anima si ritrovano in intima unità” la sfida dell’eros può dirsi veramente superata, quando unificazione è riuscita». Finalmente un Papa che si augura che la sfida dell’eros possa «dirsi veramente superata». Era ora! Ma non finisce qui. Scrive Francesco il rivoluzionario: «Sì, l’eros vuole sollevarci “in estasi” verso il Divino, condurci al di là di noi stessi».
Un pontefice che si spinga a parlare dell’eros percorso per l’estasi «verso il Divino», converrete, non si era mai visto né sentito. Anzi, se si fosse fatto avanti solo pochi anni fa, sarebbe fino sul rogo. Ma il Santo Padre non ha pure aggiunto, per spiegarsi meglio: «Anche se l’eros inizialmente è soprattutto bramoso, ascendente — fascinazione per la grande promessa di felicità — nell’avvicinarsi poi all’altro si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà “esserci per” l’altro».
Che dire? Bravissimo Papa Francesco ma, soprattutto, bravo l’altro, Papa Benedetto XVI. Sì, perché tutti i virgolettati sull’eros che vi siete letti, signori miei, – tutti – sono passaggi presi dalla sua prima enciclica del 2005, Deus Caritas Est. Consiglio da amico: se volete capirci qualcosa della bellezza della Chiesa e dei suoi insegnamenti, lasciate perdere i giornali e leggetevi più documenti possibili, di questo Papa – a partire da Amoris Laetitia – come dei precedenti. Scoprirete che un mondo che neppure vi immaginate e soprattutto, prima di dare retta a certe “notizie” ci penserete un bel po’.

Papa Francesco e il sesso, Socci tuona: "Così la Chiesa finirà bollita"

Aveva ragione il cardinale Kasper che un mese fa annunciò la «grande rivoluzione»? Con l' Esortazione apostolica Amoris laetitia Bergoglio ribalta il magistero della Chiesa, ponendosi al di sopra delle parole di Cristo e dei comandamenti di Dio?
A parole no, dice che non cambia la dottrina. Ma di fatto da oggi si apre a qualcosa che finora la Sacra Scrittura e la Chiesa proibivano. L' operazione «doppia verità» è celata nell' ambiguità di discorsi fumosi e fuorvianti. Perché? Per camuffare la «rivoluzione», non essendo ammesso nella Chiesa ribaltare la legge di Dio? Sì, ma anzitutto per prudente gradualità: è la strategia della rana bollita quella che si sta applicando alla Chiesa. La rana buttata di colpo in una pentola d' acqua bollente salterebbe fuori. Se invece viene messa in una pentola d' acqua tiepida che a poco a poco viene fatta scaldare, finisce bollita senza rendersene conto.
Così in questi mesi si assiste a una continua demolizione della dottrina cattolica. Ogni giorno un colpo. Alla fine la Chiesa sarà spinta a sciogliersi in una sorta di Onu delle religioni con un tocco di Greenpeace e uno di Cgil. Del resto - lo ripeto - era stato il card. Kasper a parlare di «primo passo» della «rivoluzione» e Kasper è colui che nel febbraio 2014, al Concistoro, fu usato da Bergoglio per lanciare la «bomba» della comunione ai divorziati risposati. Questa «rivoluzione» avviene innanzitutto cancellando la nozione di «peccato mortale».
Giustamente il card. Mueller aveva messo in guardia: «Il più grande scandalo che può dare la Chiesa non è che in essa ci siano dei peccatori, ma smettere di chiamare per nome la differenza tra il bene e il male e relativizzarla; smettere di spiegare che cosa è il peccato o pretendere di giustificarlo per una presunta maggior vicinanza e misericordia verso il peccatore».
Giovanni Paolo II aveva spiegato che proprio il mettere in guardia dal peccato e dal rischio della dannazione è la più grande carità materna della Chiesa.
Questo dovrebbe essere il compito fondamentale del papa: il mandato di Gesù Cristo a Pietro è quello di «confermare nella fede» i fratelli, non quello di confondere, destabilizzare e fuorviare. Ma l' epoca di Bergoglio è così. Lo stesso card. Mueller, custode della fede, a una giornalista di Die Zeit, tre mesi fa, disse che non riteneva eretico papa Bergoglio, ma aggiunse: «Cosa completamente diversa è quando un insegnamento della fede ufficialmente presentato viene espresso forse in modo infelice, fuorviante o vago». Considerato il ruolo che riveste il cardinale, queste parole mi sembrano macigni. Perché essere «fuorviante» vuol dire portare fuori strada. Ed è ammissibile un papa fuorviante? Oltretutto l' Esortazione dimostra che questa ambiguità fuorviante non è un incidente involontario, ma una precisa strategia. Tanto è vero che da ieri è scoppiata una furibonda ridda delle interpretazioni sull' Esortazione stessa, dovuta alla fumosità del testo e alle sue clamorose contraddizioni.
La confusione dunque è alimentata dallo stesso papa Bergoglio che invece avrebbe il dovere - secondo il Vangelo - di parlare con assoluta chiarezza: «Il vostro parlare» comanda Gesù «sia sì (se è sì) e no (se è no). Il di più viene dal Maligno» (Mt 5,37).
Invece oggi il doppio binario e la doppia verità sono evidenti perché il partito bergogliano sul fronte interno cerca di rassicurare i fedeli, sostenendo che non cambia niente (e allora perché terremotare la Chiesa per due anni e fare ora un documento di 260 pagine?), mentre all' esterno suona la fanfara della svolta epocale. Infatti tutti i giornali laici ultrabergogliani festeggiano titolando: «Sinodo, le aperture di papa Francesco: "Comunione possibile per i divorziati risposati"» (Repubblica.it); «Sacramenti ai risposati, il Papa apre» (Corriere.it).
Perché Bergoglio non ordina a padre Lombardi di smentire questa interpretazione dei giornali, visto che lo manda precipitosamente a smentire i banali gossip sulla sua salute fisica? Non è più importante difendere la fede da un' eventuale travisamento che smentire i problemi di salute? Esempio perfetto di questa ricercata ambiguità è stata l' imbarazzante conferenza stampa di presentazione dell' Esortazione tenuta dal card. Schönborn che si è arrampicato sugli specchi per due ore.
È la doppia verità che domina oggi in Vaticano. Eccone un esempio clamoroso nel testo dell' Esortazione. Per poter affermare - a parole - che non cambia la dottrina, Bergoglio doveva in qualche modo ricordare a quale condizione, fino ad ora, la Chiesa ha permesso ai risposati di accostarsi alla comunione: a patto cioè che vivessero «come fratello e sorella».
Era il passaggio decisivo della Familiaris consortio di Giovanni Paolo II che doveva essere centrale nell' Esortazione di Bergoglio, se fosse stata in continuità col magistero di sempre. Ma questa regola Bergoglio non la cita nemmeno nel testo, la relega a una marginale nota, la n. 329, e subito dopo la demolisce dicendo che senza certe «intimità» verrebbe compromessa «la fedeltà».
Da cui si evince che per Bergoglio non c' è più differenza fra famiglie e coppie irregolari, anzi non ci sono più le situazioni «irregolari» e «non è più possibile dire» che si tratti di per sé di «peccato mortale». Questo è il punto decisivo. Infatti, anche se non si dice esplicitamente che tali coppie possono essere ammesse alla comunione sacramentale, si lascia intendere che lo si concede «caso per caso».
Di fatto l' Esortazione contraddice la lettera e lo spirito del decreto sulla giustificazione del Concilio di Trento, della costituzione dogmatica Lumen gentium (Vaticano II) e dell' enciclica sulla morale di Giovanni Paolo II, Veritatis splendor. Infatti essa non pone come bene assoluto da preservare l' essere in grazia di Dio e quindi la salvezza delle anime (legge suprema della Chiesa), ma piuttosto considerazioni sociali, sociologiche e sentimentali, illudendo e ingannando gravemente i fedeli sul loro stato davanti a Dio, mettendo in grave pericolo la loro salvezza.
Bergoglio evita di parlare della «legge morale», che la Chiesa ha condensato da secoli in dogmi e disposizioni canoniche, o la rappresenta sprezzantemente come qualcosa di «astratto» che non si può applicare a situazioni «concrete». Arriva così a contestare Gesù stesso nel suo scontro con i farisei sulla questione del divorzio (Mt 19, 3-12). Infatti Bergoglio sostiene che non si deve presentare «un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono» (36).
Sarebbe una «idealizzazione eccessiva». Peggio ancora: «Non si deve gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l' unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa» (122). In compenso Bergoglio istituisce nuovi peccati gravi. Quello dei cosiddetti «rigoristi», colpevoli di ricordare la Legge di Dio. Ma soprattutto quelli di chi non condivide le sue idee politiche sulle questioni sociali.
Al n. 186 infatti Bergoglio ricorda finalmente il passo di San Paolo che impone di ricevere in modo degno il Corpo di Cristo, «altrimenti si mangia e si beve la propria condanna». Ma per spiegare cosa significa «in modo degno» non dice «in grazia di Dio» (come sempre la Chiesa ha insegnato).
Non mette in guardia le coppie in stato di «peccato mortale», ma le «famiglie che si richiudono nella loro propria comodità… che restano indifferenti davanti alle sofferenze delle famiglie povere e più bisognose». I peccati morali sono così derubricati. Bergoglio istituisce i peccati sociali (o socialisti). Quindi, par di capire, dovrebbe guardarsi dal ricevere l' eucaristia chi non condivide le sue idee sull' immigrazione.
Antonio Socci

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